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Autore: Roxetta    02/12/2012    3 recensioni
E se Edward Cullen non fosse un'esclusiva di Forks? E se, una comune diciottenne, avesse un Edward Cullen tutto per se?
Alzo lo sguardo dal cellulare e lo vedo mentre si avvicina nei suoi jeans stretti e giubbino nero di pelle: Edward Cullen, il ragazzo che mi ossessiona! È ormai un anno e mezzo che lo spio da lontano ogni volta che lo incontro e lui... beh, lui non sa nemmeno che esisto!
Se vi ho incuriosite almeno un po', non vi resta che leggere la mia one shot!
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Pov Bella
 
Le cuffiette nelle orecchie. Tiro fuori dalla tasca dei jeans il mio I-pod e schiaccio play: Pink riprende a cantare da dove l’avevo interrotta l’ultima volta.
Guardo prima la punta delle mie Vans verdi e poi il marciapiedi su cui aspetto il bus per raggiungere l’università: non ci sono foglie per terra nonostante sia ottobre.
Alzo lo sguardo e mi guardo un po’ intorno: qualche ragazzino attraversa la strada di corsa per raggiungere la scuola senza fare ritardo; un uomo vestito elegantemente esce dal bar parlando ad alta voce al suo cellulare; un volantino si strappa da un muro per il vento.
Sistemo meglio la borsa a tracolla in modo da liberare il cappuccio della felpa e tirarlo sulla testa per ripararmi un po’ dal vento.
Guardo lo schermo del mio cellulare e trovo un nuovo messaggio da Alice.
 
Tesoro, ho la febbre e non vengo in università... poi mi passi gli appunti??? Ti adoro! A.
 
Alzo gli occhi al cielo e sbuffo. Un’intera giornata in università senza Alice sarà una tortura! Almeno con lei scherzo un po’ sul prof. di diritto privato che somiglia a Fassino o sul prof. di matematica che è ormai sull’orlo di una crisi di nervi!
 
Okay cuore. Riprenditi in fretta però! Altrimenti con chi scherzo sui nostri professori? E con chi parlo dell’uomo della mia vita che sta raggiungendo la fermata?
 
Alzo lo sguardo dal cellulare e lo vedo mentre si avvicina nei suoi jeans stretti e giubbino nero di pelle: Edward Cullen, il ragazzo che mi ossessiona! È ormai un anno e mezzo che lo spio da lontano ogni volta che lo incontro e lui... beh, lui non sa nemmeno che esisto!
La città in cui vivo non è così grande... non è stato particolarmente difficile trovare informazioni su di lui! Specie se sei l’ultimo arrivato del posto e sei inglese in una cittadina italiana, è come se girassi con un cartello luminoso in testa! Tutti sapranno chi sei!
Lo guardo nascosta dagli occhiali da sole mentre raggiunge il marciapiedi su cui aspetto anche io il pullman; si siede sulla panchina e tira fuori una sigaretta dal pacchetto. Quanto cavolo possono farmi tremare le gambe le sue labbra che accolgono la sigaretta fra loro?!
Il cellulare vibra fra le mie mani.
 
Vai donna! Conquista quel figo d’inglese e spacca il culo a tutti!
 
Sorrido da sola come una cretina e mi sento osservata alle spalle. Arrossisco e mi nascondo dietro il cappuccio. Probabilmente starà pensando che sono pazza.
Un rumore di freni familiare che copre la musica nelle mie cuffiette, mi fa voltare a sinistra: finalmente il pullman si parcheggia di fronte a noi e, a giudicare da quanto posso vedere da qui giù, è strapieno di gente. Grandioso!
Sbuffo prima di salire le scalette del bus; oblitero il biglietto in fretta e comincio a camminare in cerca di qualche posto. Miraggio! Corro in fretta verso i due sedili vuoti che ho trovato: lascio la borsa sul sedile libero accanto al mio e mi sistemo comoda sul mio sedile posando la testa contro il vetro del finestrino e chiudo gli occhi.
Ed ora posso starmene un po’ in santa pace a sognare il mio amore impossibile!
« Scusa? »
Riapro gli occhi di scatto e mi volto verso quella voce che ho sentito solo nei miei sogni.
La mia faccia adesso è di sale.
« Scusa, è occupato questo posto? », chiede sorridendo mentre il bus riparte.
Perde un momento l’equilibrio e si arpiona con una mano al sedile.
« N-no! Scusa... », farfuglio tirando via la mia borsa.
Si siede al mio fianco e, in questo momento, vorrei morire: lo “spio” da quasi due anni (prima quando andavo al liceo e lo vedevo correre verso la fermata del bus, o quando uscivo la sera con le mie amiche e lo vedevo bersi una birra con i suoi amici ed ora che vado all’università anch’io e lo vedo tutti i giorni) ma, comunque, mai ero riuscita a sentire così bene il suo profumo! È fresco: sa di lavanda e dopobarba. Un accostamento che non avrei mai immaginato ma che mi fa impazzire.
« Grazie e scusami tu! », dice sorridente una volta sistematosi sul sedile.
Alieni, rapitemi adesso!
Sorrido anche io come una cretina. Meglio tornare al mio I-pod ed evitare di fare altre figure di merda. Richiudo gli occhi e poso nuovamente la testa contro il vetro.
« Ehm, scusa se ti interrompo ancora... – sento bussare sul mio braccio destro. Riapro gli occhi prestandogli attenzione – è tuo questo? », mi mostra un burro cacao dal cappuccio azzurro.
Guardo verso la mia borsa e poi la sua mano ancora sospesa a mezz’aria.
« Ehm... si! Deve essermi caduto dalla borsa! Grazie. », sorrido con le guance che vanno in fiamme. Non ho mai scambiato neanche una parola con lui e adesso... ok, devo smetterla di farmi film mentali!
« Figurati! Ops! », sorridendo afferra la cuffietta che mi è caduta dall’orecchio quando ho mosso il braccio per prendere il burro cacao.
Dire che oggi non è la mia giornata è un eufemismo!
« Grazie... »
« Figurati! Che ascolti? », chiede infilando la cuffietta nel suo orecchio ed avvicinando la testa alla mia.
Sono impietrita.
« Ehm... non è attuale. Si chiama “Oh Johnny Oh” delle Andrews Sisters. È degli anni trenta credo... », rispondo con voce insicura sentendo le guance surriscaldarsi.
Lo sento ridacchiare e vorrei sprofondare.
« Quindi ti piace la musica nata prima di te? », chiede porgendomi di nuovo la cuffietta con il sorriso sulle labbra.
Quelle labbra... quante volte, baciando il mio ex, sognavo che fossero le sue!
« No! Cioè, si! Cioè, dipende! Ci sono diverse canzoni nate prima di me che mi piacciono molto! »
Wow Bella! Tutte queste parole senza balbettare nemmeno una volta? Complimenti a te!
« Hey, tranquilla! Anche a me piacciono canzoni più vecchie di me! – mi fa l’occhiolino; sorrido come un’ebete – Comunque piacere, sono Edward! »
O MIO DIO! Cioè, lui si sta davvero presentando alla sottoscritta? Non stai sognando Bella! Muoviti a stringere quella mano prima che la ritragga!
« Ehm... piacere, Bella! », sorrido mentre stringo la sua mano affusolata: la sua pelle è leggermente ruvida e, stranamente, questo mi fa impazzire!
« Io... ho l’impressione di averti già visto da qualche parte! »
Mi strozzo con la mia saliva.
Certo che mi hai già vista, genio! Ti ho “pedinato” per quasi due anni dovunque andassi! Ho controllato tutti i giorni il tuo profilo su Facebook per assicurarmi che fossi sempre “single”! Ho lasciato il mio ragazzo perché non eri tu! Come minimo devi avere l’impressione di avermi già vista!
« Io frequentavo il liceo che si trova più dietro alla fermata del pullman... forse mi avrai vista andare a scuola! », ipotizzo come una finta tonta sorridendo.
Fa che la beva!
« Già! Devo averti vista dall’anno scorso... quindi adesso sei passata di livello! », scherza dandomi di gomito.
« Già! Ormai sono un’universitaria! Una matricola è vero, ma sempre un passo avanti rispetto ai ragazzini di scuola! », rido anche io lasciandomi andare un po’.
Forse posso avere una conversazione con lui senza svenire!
« Puoi giurarci! Io però ti batto! Ormai sono al primo anno della specialistica! », mi fa nuovamente un occhiolino.
« Wow! E in cosa se posso? »
E l’Oscar come miglior finta tonta dell’anno va... a Bella!!!
« Economia! E tu, cara la mia matricola? », chiede ridendo.
Secondo te mio bel fusto?
« Ma, è incredibile! Frequento economia anche io! », sorrido fingendo sorpresa.
« Bene! Allora posso diventare il tuo tutor/ cicerone/ amicone personale dell’università! », dice ridendo e guardandomi negli occhi.
Sto forse sognando? Vi prego, ditemi che non finirà tutto fra pochi secondi e mi ritroverò con la faccia spiaccicata sul cuscino!
« Ehm... sarebbe grandioso! Il primo giorno sono arrivata in ritardo e non ho sentito i rappresentanti spiegare le “informazioni utili” per le matricole! », sorrido imbarazzata.
È vero che sono arrivata in ritardo ma non ho mai avuto problemi fin ora! Per stare con lui però, mi fingerei la tonta più tonta che c’è!
« Perfetto! Allora è deciso! », mi sorride prima di porgermi nuovamente la mano.
Ed io l’afferro e, nella mia testa, sento gli angeli cantare e lo sbattere delle ali del mio cuore rimbombare!

 
 
3 mesi dopo
 
 
« Alice, ricordami perché ci andiamo... », sbuffo stendendomi sul suo letto mentre sfila davanti ai miei occhi con l’ennesimo abbinamento per la serata.
Siamo state invitate (come il resto delle matricole e di universitari) ad un party di benvenuto.
Si volta verso di me e sorride paziente prima di rispondermi.
« Punto primo: è un party di benvenuto per le matricole e, essendo noi matricole, dobbiamo andarci per farci conoscere e conoscere un po’ di gente. Punto secondo: Carlo mi ha invitata personalmente e tu sai quanto mi piaccia Carlo! Punto terzo, non meno importante: ci vai con Edward... hai capito? Edward in persona vuole andarci con te! », si lancia sul letto solleticandomi i fianchi.
Già... quando me lo ha chiesto sono quasi morta d’infarto! Insomma, è vero che negli ultimi tempi siamo diventati “amici per la pelle”, ma io continuo ad amarlo! Già, amarlo! Prima adoravo il suo aspetto fisico (gli sbavavo dietro) ma, adesso che lo conosco, sono sicura di amarlo.
« Va bene Alice! Hai vinto! », dico sorridente.
« Si! », strilla abbracciandomi forte.
« Ma non sperare che metta i tacchi! », sussurro con poco fiato a causa della sua stretta.
« Va bene! Poi però non ti lamentare di non essere alta! », ridacchia tornando verso lo specchio.
Le faccio una linguaccia in risposta.
 
 
La musica è alta, rimbomba nella mia testa. Alice si bacia con Carlo; sorrido contenta per lei continuando a muovermi a ritmo con i bassi. Edward balla vicino al mio corpo ed io, come al solito, sono in adorazione: credo sia il solo ragazzo che conosco a non apparire ridicolo mentre balla.
« Vuoi bere qualcosa? », mi strilla nell’orecchio continuando a muoversi.
Rido come una deficiente.
« Ancora? Sono brilla! Ma si dai, portami da bere! », strillo sorridente facendolo ridere.
Ci spostiamo insieme dal centro della folla per avvicinarci al bancone del bar e, una volta raggiunto, mi getto in maniera davvero poco elegante su uno sgabello.
Non lo sento nemmeno mentre ordina da bere... la musica è troppo alta perché io distingua i suoni e, in più, sono davvero brilla!
« Tieni nonna! », mi passa un bicchierino ridendo.
« Grazie nipote! », rido anche io facendo scontrare i bicchierini.
Ormai, quando vuole farmi innervosire, mi chiama nonna a causa dei miei gusti musicali.
« Bleah! È troppo forte! », protesto stringendo gli occhi mentre butto giù quel liquido che mi brucia la gola.
« È un baby patron! », si giustifica posando il bicchierino mio e suo sul piano del bar.
Mi alzo dallo sgabello e, sentendo la testa come vuota, comincio a camminare più o meno in equilibrio verso la porta; credo che un po’ d’aria fresca mi aiuterà a riacquistare lucidità.
« Hey bellissima! Ti va di ballare un po’? », mi chiede un tipo di cui non ricordo il nome lanciandosi addosso.
Scoppio a ridere senza riuscire a levarmelo di dosso.
« Coglione, non vedi che è in compagnia? Levati dalle palle! », dice Edward serio prendendolo di peso e spostandolo dall’altra parte.
Continuo a camminare mentre i giochi di luci colorate mi fanno girare di più la testa. Voglio uscire... mi sto sentendo male.
« Bella? Da questa parte! », le mani di Edward afferrano i miei fianchi e mi guidano; chi sa dove stavo andando a finire...
« Ed, usciamo. Ho bisogno d’aria! », sussurro vicino al suo orecchio.
Ringrazio il cielo che qui sia piuttosto buio... devo essere più pallida del solito!
« Si, tranquilla! Ti viene da vomitare? », chiede premuroso guidandomi verso l’uscita.
« No... mi gira la testa. », non sono sicura che mi abbia sentita.
Finalmente usciamo e, sebbene il rumore qui fuori non sia minore, l’aria fresca mi da subito una sensazione di benessere.
Mi fa sedere su un muretto di pietra prendendomi in braccio.
« Come va nanetta? », chiede scostandomi un po’ di capelli appiccicati alla fronte per il sudore.
« Meglio grazie... li dentro non si respira! », sussurro ridacchiando.
Ride anche lui più tranquillo.
« Pensavo che avresti vomitato da un momento all’altro! », scherza sorridente sedendosi accanto a me.
« Spiritoso! Lo reggo l’alcool! Erano solo quelle luci a farmi girare la testa! », mi giustifico guardandolo negli occhi.
Stasera sembrano più verdi del solito... sono così profondi! Ci affogherei dentro...
« Buona la scusa! Tanto io non ti credo! »
« Stronzo! È la verità! », urlo scoppiando a ridere e facendo ridere anche lui.
« Piuttosto, non pensavo che fossi così geloso! »
Scoppio a ridere un momento dopo aver chiuso la bocca. Lui invece la spalanca arrancando una risposta.
« Non sono geloso! O meglio, vorrei evitarti maniaci e coglioni! Ma, se a te piacciono, posso richiamarlo! Sono sicuro che non gli dispiacerà! », risponde più serio di quanto mi aspettassi.
Torno a ridere e scendo dal muretto.
« Dove vai ora? », chiede restando dietro di me.
Io... io non so dove vado! Continuo a camminare a zonzo cercando di non cadere. C’è un parco giochi con delle panchine; punto dritto ad una di quelle panchine.
« Bella? », mi chiede restando sempre un passo indietro.
« Non ti va di sederti? », chiedo in risposta accomodandomi su una panchina in legno un po’ nascosta.
Resta in piedi di fronte a me mettendo le mani in tasca ed abbassando lo sguardo; quando lo rialza, sta sorridendo.
« Ci rinuncio! – si accomoda al mio fianco – Non eravamo seduti anche li? », chiede prendendo la mia mano congelata riscaldandola fra le sue.
« Si, ma li era freddo! I mattoni sono freddi! Queste panchine di legno invece, si riscaldano! », gli faccio un occhiolino.
Ride.
« Sei la mia pazza preferita! »
Rido anche io.
« Grazie per il complimento, eh! », rispondo poggiando la testa sulla sua spalla per poi chiudere gli occhi.
Il suo profumo è sempre li: lavanda e dopobarba; ormai dovrei essermi abituata (visto che stiamo sempre pappa e ciccia) ma mi fa impazzire ogni volta come la prima!
« Davvero volevi stare con quel tipo? », chiede di punto in bianco continuando a riscaldare le mie mani fra le sue.
Rialzo la testa sorridendo.
« Certo che no! Ma ho ragione allora... sei geloso! », lo accuso ridendo.
« Non sono geloso! Voglio solo che tu stia bene! », sorride prima di accarezzarmi il viso dalla tempia al mento.
Sento farfalle pesanti quintali svolazzare nel mio stomaco (come ogni volta).
« Davvero? », sussurro sorridente sempre vicina al suo corpo... al suo viso.
« Certo Bells! Non devi neanche chiederlo! », risponde sorridente.
È il momento: sogno quelle labbra da due anni. Ogni particella del mio corpo è attratta dal suo; è come se io fossi ferro e lui una calamita: i suoi occhi, il suo viso, il suo odore perfino... tutto di lui mi attrae! È una sofferenza fisica stargli lontano; devo porre fine a questo dolore.
Chiudo gli occhi, avvicino il viso al suo; le nostre fronti si sfiorano un attimo. Non voglio più aspettare... basta!
Eccole, si toccano finalmente: sono piccoli sfioramenti, timidi... prendo l’iniziativa. Mi avvicino al suo corpo, mordo piano il suo labbro inferiore; cattura il mio viso fra le sue mani e mi avvicina ancora di più: sembra impaziente quanto me quando mi sfiora il labbro con la lingua. Sorrido felice mentre accolgo la sua lingua nella mia bocca e gli permetto di assaporarla in ogni angolo.
L’ossigeno comincia a mancarmi ma, onestamente, me ne infischio: potrei morirci su queste labbra!
Ci giriamo uno di fronte all’altra, io mi inginocchio sulla panchina; lo voglio sentire più vicino. Faccio per addossarmi al suo corpo senza mai far separare le nostre labbra che si cercano febbrili.
« Wow Bella! Fermati! », sussurra senza fiato separandomi da lui, allontanandomi dalle spalle.
« Che c‘è? », chiedo cercando di riprendere fiato anche io e fissandolo negli occhi.
Sono verdi come una foresta, profondi, ardenti. Mi desiderano come io desidero lui.
« Non... noi non dovremmo! », abbassa lo sguardo mentre parla.
Mi sento paralizzata: cosa sta dicendo? L’ho sentito pochi istanti fa mentre mi mangiava le labbra! Li ho visti i suoi occhi! Erano carichi di desiderio!
« Che stai dicendo? », sussurro senza voce allontanandomi dalle sue mani che continuano a spingermi dietro.
« Non sarebbe giusto Bella! Noi siamo amici... noi... non possiamo! »
Continua a guardare le sue mani invece che i miei occhi.
« Che cazzata è questa?! Mi stavi baciano Edward! Nel caso non te ne fossi accorto! », non riesco ad abbassare la voce mentre sento il cuore battere freneticamente... di dolore.
« Io... non dovevo. »
Sussurra sollevando lo sguardo nel mio per pochi istanti.
« Che... », non riesco a parlare, a respirare, a pensare.
« Andiamo Bells... siamo tutti e due ubriachi! È stato un momento! Solo un... momento. », la sua voce scema sull’ultima parola.
Riesco a sentire il rumore dei pezzi del mio cuore che si spargono ovunque nel corpo. Un momento? Solo un momento dovuto all’alcool? Questo è stato per lui?
Mi sposto velocemente dal suo corpo, come se la sua vicinanza mi scottasse; lui mi guarda con occhi sbarrati. Immobile.
Mi alzo di scatto in piedi e comincio a camminare veloce: non ci vedo... gli occhi sono affogati dalle lacrime. Come può dirmi una cosa simile? Come può farmi questo?
« Bella! Dove vai?! Fermati! », la sua voce si avvicina man mano; il mio dolore cresce per ogni suono proveniente da quelle labbra che erano mie fino a pochi istanti prima.
« Fermati Bells! », dice afferrando un mio braccio e bloccandomi. Mi fa girare, ma io abbasso la testa: non voglio mostrargli le mie lacrime.
« Guardami. », sussurra cercando di sollevarmi il viso da sotto il mento.
Oppongo resistenza fino ad essere sicura di riuscire a reprimere le lacrime.
« Avevi ragione tu... sono ubriaca! È meglio che vada a sfogare la sbronza con qualcun altro. Ora scusami. », strattono il mio braccio dalla sua presa e mi allontano; torno in quel caos fatto di gente incosciente ignorando la sua voce che mi distrugge più di quanto non abbiano fatto le sue parole di poco prima.
 

 
10 giorni dopo
 
« Bella, arriva Edward. », mi sussurra Alice a denti stretti mentre aspettiamo il pullman alla fermata (solita vita).
La guardo sollevando un sopracciglio.
« E beh? Farò come al solito. », rispondo fredda e distaccata.
Ormai cerco di evitarlo e, qualora me lo trovi fra i piedi e mi ritrovi a dover rispondere a delle domande, lo faccio utilizzando il numero minimo di parole.
« Quando finirà questa situazione di merda? », mi chiede Alice sotto voce con quegli occhi che hanno il potere di farmi sentire un verme.
Addolcisco un po’ il mio sguardo e le mie parole.
« Al, lo sai che non è colpa mia... vorrei davvero cambiare pagina, ma sembra che questa non abbia mai fine per me. »
Sento gli occhi inumidirsi.
Mi guarda più dolce anche lei e mi accarezza una guancia sorridendo.
« Passerà, vedrai. »
Le sorrido piano per poi tornare nel mio stato di apatia verso il mondo intero.
« Ciao ragazze. », Edward saluta piano, come ogni mattina del resto... si ostina a far finta di nulla nonostante la mia freddezza assoluta.
« Ciao Edward. », Alice gli sorride appena, gentile come sempre.
Io infilo le cuffie nelle orecchie facendo un cenno con la testa come saluto.
Nascosta dalle lenti dei miei occhiali da sole, gli lancio uno sguardo rapido: è più pallido del solito e i suoi occhi sono tristi, addolorati. Distolgo immediatamente lo sguardo pentendomi di essermi concessa questa debolezza: l’ultima cosa che voglio è sentirmi responsabile anche per quello sguardo triste.
Mia croce e delizia, arriva il pullman a salvarmi da questa situazione. Mi infilo per prima nel bus andando subito alla ricerca di due posti liberi da occupare per me e la mia borsa (Alice ormai fa coppia fissa con Carlo). Ed ora non mi resta che aspettare i miei bei venti minuti di viaggio! Chiudo gli occhi e poggio la testa contro il vetro.
 
Forse mi sono abbandonata a Morfeo... forse mi sono semplicemente distratta a tal punto da non accorgermi che il paesaggio è passato di fronte ai miei occhi fino a condurmi in facoltà.
Scendo rapidamente e, mantenendo il mio passo svelto, cammino verso il cancello della facoltà che varco dopo pochi  istanti. In tutto questo, il mio cervello è come scollegato... non percepisco nulla in realtà: ne il vento che fa agitare i miei capelli nell’aria, ne una ragazzina isterica che strilla con una sua amica, ne la presenza di Edward che mi avvicina da dietro. Me ne accorgo solo quando mi afferra un braccio.
« Che fai? », urlo quasi guardandolo smarrita mentre mi trascina verso il parcheggio dell’università.
« Vieni un attimo con me. », parla a denti stretti con gli occhi quasi spiritati.
Io non so se esserne impaurita o no. Semplicemente lo seguo mentre, stringendomi forte il polso, mi trascina quasi correndo.
« Edward, mi fai male! », sussurro con voce stridula sentendo un groppo soffocante in gola.
Allenta leggermente la presa sul mio polso senza però mollarmi completamente. Entriamo in uno stabile che non avevo mai visto.
« Dove siamo? », la mia voce è sempre bassa ed un po’ stridula.
Non mi risponde; va a richiudere la porta di questo stanzone per poi tornare a testa bassa verso me.
« Vuoi rispondermi?! »
Se ne sta fermo a testa bassa proprio di fronte a me; solleva lo sguardo lentamente fino a raggiungere i miei occhi.
« Qui c’era la mensa... adesso non ci fanno più nulla. », sussurra tenendomi incatenata ai suoi occhi.
Quanto mi sono mancati... di quel verde così profondo, unico. Sono un po’ rossi...
« Che vuoi? », gli chiedo con un tono meno acido del solito.
Mi guarda negli occhi.
Ancora.
E non proferisce parola.
Ancora.
Attendo qualche secondo ancora ma nulla. Quest’atmosfera è più che imbarazzante... è insopportabile!
« Io me ne vado... », sussurro distogliendo lo sguardo dai suoi occhi e muovendomi da quel punto in cui mi ero piantata.
« No... – sussurra con voce piena di panico prima di bloccarmi per le braccia – Ho bisogno di parlarti. »
Perché mi guarda con quello sguardo capace di farmi sentire in colpa? Non sono io che ho definito quel bacio come un momento dovuto all’alcool!
« Di cosa?! », gli chiedo con un tono di voce che risulta un po’ troppo arrogante anche a me.
Il suo sguardo si accende improvvisamente.
« Di cosa? Sono dieci giorni che mi eviti come la peste! Non mi cerchi mai e, quando ti cerco io, mi ignori! Si può sapere che ti prende? », sputa fuori tutto d’un fiato, come se avesse ripetuto questa frase nella sua testa decine e decine di volte.
Lo guardo riuscendo a mantenere uno sguardo più o meno neutrale; non ho però intenzione di proferire parola.
« Parlami! Lo sai che mi stai facendo stare di merda? Dimmi cosa c’è che non va! », sbotta scuotendomi per le spalle.
Spalanco gli occhi.
Adesso sarei io che lo sto facendo stare di merda? Sarei io la responsabile di tutto?
« Ti chiedo scusa! È solo che non vorrei rischiare di fare casini per una sbronza! », rispondo sprezzante cercando di liberarmi dalla sua presa.
Alza gli occhi al cielo e molla finalmente le mie spalle.
« Ti prego! Non sarà ancora per l’altra sera! », sembra quasi esasperato. Bene, un’ulteriore pugnalata al mio amore per lui.
« Me ne vado... non so nemmeno perché ti ho seguito. », dico sbuffando mentre gli giro intorno.
« No! – urla correndomi dietro prima di “placcarmi” e farmi scontrare con il muro – Non puoi fare così! », esclama costringendomi fra il suo corpo ed il muro; le sue braccia ad intrappolarmi.
« Così come?! »
« Bella, non puoi comportarti così per uno sbaglio che ho fatto! Lo so, non avrei dovuto baciarti, ma ero ubriaco e non ne ho capito nulla! Io ci tengo alla nostra amicizia... non voglio che finisca così! », cerca di guardarmi  insistentemente negli occhi. Io mi rifiuto di imitarlo.
Un errore... questo è stato per lui! Il bacio più bello della mia vita, per lui è stato un errore che non avrebbe mai dovuto esistere! Gli occhi mi si gonfiano di lacrime.
« Guardami... per favore! », sussurra sollevandomi il viso da sotto il mento.
Lo accontento, gli mostro i miei occhi. Nel preciso istante in cui gli rivolgo lo sguardo, una lacrima pesante come un macigno mi riga la guancia, seguita poi da tutte le sue sorelle.
« Non mi perdonerò mai per averti fatto così tanto male. », dice mentre asciuga le mie lacrime.
Scuoto la testa e guardo il soffitto per cercare di ricacciare dentro le lacrime.
« Tu non hai capito proprio niente! », sussurro ridendo amara fra le lacrime.
Mi intrappola il viso fra le mani.
« Aiutami a capire allora! Ti prego... », parla piano, come se un suono più forte potesse rompere questa specie di atmosfera che non c’è.
« Non posso spiegartelo io... è una cosa che dovresti capire tu! », sorrido piano; dopo dieci giorni, per la prima volta, gli sorrido perché sento davvero di farlo.
« Io... non ce la faccio! Ti prego! Ti giuro che non ci proverò mai più con te se è questo il problema! Ma per favore, aiutami a capire! », sembra disperato mentre dice tutto velocemente; come se, un secondo sprecato, potesse costargli la vita.
I miei occhi si gonfiano di nuovo di lacrime.
« Smettila di dire che è stato un errore! », sussurro disperata prima che un singhiozzo mi spezzi il respiro.
« Che... », la sua espressione è più che confusa.
« Non l’hai ancora capito? – continua a guardarmi aspettando una spiegazione più esaustiva – Non è mai stato uno sbaglio per me! Quel bacio, è stata la cosa più bella che mi sia capitata! », un nuovo singhiozzo mi spezza il fiato. Lui resta a guardarmi immobile con gli occhi spalancati.
Ormai non posso tornare indietro... tanto vale che gli confessi tutto e mi tolga questo peso dal cuore.
« Mi sei sempre piaciuto Edward! E il fatto che tu volessi essere mio amico, rappresentava già un autentico miracolo per me! Poi quella sera mi hai baciata ed io... ho toccato il cielo! Non avrei mai potuto essere così felice! Perché, malgrado ciò che tu dici adesso, io ti ho sentito mentre mi baciavi! Non era solo colpa dell’alcool! Mi hai distrutta dicendo che era stato un errore dovuto all’ubriachezza... »
Continua a guardarmi fisso negli occhi senza proferire parola e, in quei due spicchi di cielo, riesco a vedere tutte le parole che gli ho detto mentre prendono forma.
« Non dici nulla? – chiedo sorridendo amara; ovviamente lui resta muto – Appunto... era per questo che non ti avevo detto nulla. Per questo ti evitavo. Per non perderti completamente come succederà ora. Adesso è meglio che vada... », cerco di liberarmi da quella gabbia umana e, con qualche difficoltà, ce la faccio.
Lui resta li, immobile, con le braccia contro il muro a fissare il vuoto che fino a pochi istanti fa occupavo.
« Addio Ed, ti voglio bene. », sussurro cercando di sorridere mentre altre lacrime vanno a bagnarmi il viso.
Mi avvicino alla porta e, fino all’ultimo momento, spero come una povera illusa che corra a fermarmi, ma nulla...
L’aria fresca colpisce il mio viso bagnato di lacrime.
Ho fatto bene a dirgli addio... ormai gli Edward e Bella di qualche tempo fa sono morti.
Cammino piano al di fuori di quello stabile fino a sedermi su una panchina. Adesso posso piangere.
« Perché non me lo hai mai detto? », è un sussurro che percepisco appena sotto i miei singhiozzi.
Mi volto immediatamente e lo vedo addossato alla porta della mensa mentre mi osserva.
Mi asciugo (o almeno ci provo) rapidamente le lacrime e tento di sorridere.
« Tu che mi avresti risposto? »
Si avvicina alla panchina dove mi trovo e si accomoda al mio fianco. Si guarda le scarpe prima di voltarsi verso di me.
« Non lo so... forse avrei cercato di fermarti per non perderti come amica, ma avresti dovuto dirmelo! », osserva le mie mani che si stringono nervose; le afferra affinché  smetta di torturarle. Io resto in silenzio per qualche secondo mentre le sue parole penetrano nella mia testa.
« Nemmeno io volevo perderti come amico. E non sarei voluta arrivare a questo! Ormai però ci siamo dentro ed io... io non so che fare. Non ti piaccio, quindi... »
« Chi ti ha detto che non mi piaci scusa? », chiede di botto interrompendomi e stringendomi di più le mani.
Sento il mio cuore perdere due battiti. Non devo illudermi! Non devo illudermi! Ho già pianto abbastanza in questi giorni, e in più lui non mi ha detto nulla.
« Non dici nulla adesso? », chiede ancora sorridendo.
« Io... non so che dire. Credo che ci siamo infilati in un gran casino! », confesso sorridendo anche io mentre osservo un po’ le nostre mani strette, un po’ i suoi occhi.
« Un gran casino si, ma comunque un bel casino. », mi sorride prima di avvicinarsi con le spalle a me.
Mi allontano dal suo corpo; non voglio illudermi, non voglio soffrire di più di così.
« Perché ti allontani? », chiede serio guardandomi negli occhi.
Riesco a reggere il suo sguardo solo per pochi secondi.
« Non riesco a capire cosa siamo... siamo amici? O siamo in lite? O forse siamo innamorati?», a testa bassa do voce ai pensieri che mi frullano in testa.
« Però forse noi... – si interrompe di colpo – no, forse è solo una stupidaggine! »
« Cosa? », chiedo sollevando un po’ lo sguardo.
« Nulla. – lo guardo fisso aspettando che continui a parlare ed alla fine sbuffa – Io pensavo che... magari noi... si noi... noi potevamo provarci, ecco. », sputa alla fine spiandomi con la coda dell’occhio.
Sento il cuore bloccarsi per alcuni secondi. Non è possibile, non può avermelo detto davvero.
« Bella? Ci... ci sei? », chiede ridacchiando nervoso.
« Credo... »
« E allora? »
Respiro profondamente per qualche istante: non sto sognando allora!
« Tu sei serio? Cioè, parli sul serio? », chiedo guardandolo piano.
« Si io... credo che potremmo provarci. », parla a voce bassissima.
Dopo dieci giorni di sofferenza e di silenzio, sento finalmente il mio cuore riprendere a battere frenetico per la gioia. Non ci posso credere. Forse è un sogno, ma non ne ho mai fatti di così belli... tanto vale viverlo! Non passerà mai più un treno come questo...
« Mi piacerebbe tanto provarci... », sussurro a voce ancora più bassa della sua puntando di nuovo lo sguardo sulle nostre mani e sentendo gli occhi inumidirsi nuovamente.
Le sue mani si districano rapidamente da questo incastro di dita e vanno a racchiudere il mio viso; ritrovo i miei occhi incatenati ai suoi ed osservo anche le sue labbra: sempre un po’ screpolate e ruvide, sempre così dannatamente meravigliose. Sono esattamente come le ricordavo, come le avevo sempre immaginate: sono soffici come non si potrebbe pensare, ruvide così da strapparti da quell’illusione di dolcezza e trasportarti nella passione del momento.
Mi sfiora i labbro inferiore con la lingua quasi a chiedermi il permesso di approfondire il bacio; sorrido mentre gli concedo accesso alla mia bocca e mi beo della sua.
Ci separiamo per riprendere fiato e ci osserviamo negli occhi: i suoi occhi verdi mi ustionano con la stessa intensità di mille soli. Stampa ancora due, tre baci sulle mie labbra per poi tornare ad osservarmi sorridente.
« Quindi adesso siamo... », mi interrompe con un altro bacio a stampo.
« Siamo Edward e Bella: niente di più, niente di meno. », mi sorride prima di posare un nuovo bacio sulle mie labbra e trascinarmi poi nuovamente in quella stanza enorme e vuota.
E mentre rido felice come non mai, dentro sento il mio cuore esplodere come fuochi d’artificio per poi rinascere nuovo, cambiato, forse addirittura migliorato! Prima di conoscerlo era un cuore comune, come se ne trovano a migliaia nel mondo! Adesso, mentre le sue mani accarezzano la mia pelle sotto la maglietta, mentre le sue labbra assaggiano ogni centimetro del suo viso, è un cuore diverso: forse un po’ più folle ma, senza dubbio, un cuore vivo.




Spero vi sia piaciuta questa piccola pazzia! Un bacio

Rox
   
 
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