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Autore: DarkButterfly    20/06/2007    2 recensioni
Questa assurdità mi è venuta in mente all'improvviso. E' una breve fan fiction su un bambino - fantasma. Probabilmente sarà un pò caotica, ma spero che vi piaccia, l'ho scritta un pò in fretta, quindi non garantisco sul risultato...
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1, 2, 3…Questa volta tocca a…te!

Mi diressi sbuffando verso la parete di casa mia, e iniziai a contare.

I miei amici corsero in tutte le direzioni facendo una gran confusione.

Dovevo contare fino a 60, iniziai, molto lentamente, volevo lasciare loro il tempo di riflettere sul nascondiglio più adatto, così la “caccia” sarebbe stata più divertente.

50…51…52…53…54…55…56…57…58…59…60!

Li avvertii con un urlo e mi voltai, iniziando a correre entusiasta per la casa, li trovai uno ad uno, ero avvantaggiato, siccome conoscevo palmo a palmo casa mia.

Marika nascosta sotto al tavolo della sala da pranzo.

Samuel rannicchiato dietro alla poltrona di velluto verde, su cui si sedeva papà a fine giornata.

Jessica striminzita accanto alla libreria, dove mamma riponeva accuratamente i libri.

Eric sulla tromba delle scale, dalli quali ero caduto, rompendomi un braccio.

Toccava a Marika contare. Lei protestò un po’, perché non ne aveva voglia e perchè non conosceva molto bene casa mia, e dichiarò che “Nascondino” era un gioco stupido. Alla fine però si mise alla parete e cominciò a numerare, molto lentamente.

Mi nascosi sotto il letto dei miei genitori…

Una mano coperta da un guanto in pelle nera mi tirò fuori dal mio nascondiglio tirandomi a sé per una caviglia. Aveva il volto coperto da una maschera, ma sotto ad essa i suoi lineamenti erano tirati a formare una smorfia di cattiveria. Questa volta non stavo giocando a nascondino, quell’uomo era pericoloso e faceva paura.

Prese un coltello, e tutto ciò che sentii era la lama che penetrava il mio stomaco, dolore e sangue, cadevo a terra. Bramavo l’aria, annaspai cercando invano di respirare. Buio, chiusi gli occhi e ascoltai la ninna nanna che mi accompagnava nell’aldilà.

Buio, chiudo gli occhi e dimentico me stesso.

Perché la mamma urla? Perché il parquet è coperto di sangue? Perché sto male? Perché non riesco a ricordare nulla? Perché?

Marika, dove sei?

Da quanto tempo sono nascosto qui?

Corro a cercare i miei amici ma non c’è nessuno. Solo stanze vuote coperte di polvere e di calcinacci precipitati.

Perché sono qui?

Dove sono la mia mamma e il mio papà?

Che fine ha fatto il tavolo della sala da pranzo?

E la poltrona di velluto verde?

La libreria con i libri di mamma e papà che io avevo scarabocchiato?

Perché le scale sono semi crollate?

Dov’è il letto?

La casa sembrava dimenticata da tempo.

Amici, perché non mi avete detto che ve ne eravate andati?

Mamma, papà, perché mi avete abbandonato?

Dove siete ora?

Mi avvicino a ciò che resta dello specchio all’entrata, ma vedo il vuoto.

Cosa resta di me? Ho dimenticato me stesso.

Chi ero? Chi sono stato? Cosa mi è successo?

Tocca a me cercarvi ora. Così potremmo giocare ancora e ancora, per sempre.

  
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