Ci sono tradizioni da onorare in ogni
famiglia di maghi che si rispetti.
In quelle due che abitavano la Lucky
House poi, le tradizioni e le leggende erano parte integrante del loro albero
genealogico.
Quella domenica Kensington Gardens
brulicava di vita, di turisti, di bambini felici e
sorridenti.
E quel 31 agosto un bambino era
felice ed eccitato come pochi potevano permettersi di
esserlo.
Perché era venuto finalmente il
giorno in cui un Potter tornava a varcare le soglie di Hogwarts, la Scuola di
Magia e Stregoneria più famosa della Gran Bretagna.
Si, un
Potter.
In questo caso Lucas James Potter, il
figlio di Harry Potter, il bambino
sopravvissuto.
Ah, le
leggende.
Ah, le
favole.
Non accompagnano solo i sogni dei
fanciulli.
Ma certe favole sopravvivono alla
notte e conducono per mano i bambini in pieno giorno, immergendoli nella realtà,
facendo vedere che la magia non è solo nei libri, nelle
bacchette.
Ma anche
nell’aria.
Alle sei di mattina, Lucas James
Potter aprì gli occhi celesti e si catapultò a sedere fra cuscini e la sveglia
che avrebbe dovuto suonare solo da lì a due ore.
C’era il
sole.
Era
giorno.
Era fatta, era
fatta!
Sorridendo saltò giù dalla sponda,
buttando le lenzuola alla rinfusa ai piedi del letto insieme alla sveglia, che
sbatté contro il pavimento, emettendo qualche borbottio seccato con voce di
folletto.
Lucas aprì le tende, gettandosi sul
balcone.
Ah. Era fatta,
s’iniziava!
Addio Baynard, addio vita piena di
babbani rintronati!
Finalmente una scuola per
maghi!
- E’ ora!- urlò all’improvviso,
facendo traballare anche i vetri – GENTE SVEGLIA! E’ ORA DI
ANDARE!-
Catapultandosi fuori dalla sua
stanza, imboccò il corridoio sopraelevato, lo stesso che collegava ala Potter
con l’ala Malfoy della casa ed entrò come un tornado nell’ultima stanza a
destra, aprendo i due battenti come una carica di
croen.
- Papà! Mamma!- gridò con un sorriso
luminoso come il sole – Sveglia ragazzi! E’ ora! E’ il
31!-
Alla sua tanto effervescente
vivacità, ci fu però una replica quanto mai blanda.
Sua madre infatti, Elettra Baley
Potter, cacciò la testa bionda sotto il braccio del marito dopo aver guardato
l’ora di sbieco, all’orologio a pendolo appeso dall’altra parte della
stanza.
- Le sei.- alitò Elettra – Lei
sei...Lucas, il treno è alle undici!-
- Sparisci, scherzo di
natura.-
Questa frase venne invece ruggita
letteralmente da suo padre, Harry James Potter, che si tirò il lenzuolo sulla
faccia.
- Scherzo della natura vallo dire a
quei mostri con cui lavori. O al serpente dall’altra parte della casa!- disse
Lucas, seccatissimo da quella mancanza d’entusiasmo – Andiamo, avete l’energia
di due vampiri all’alba! Su, dai ragazzi!-
- Lucas...- Elettra quasi piagnucolò
– Tesoro...è presto!-
- Ma mamma! Dovremmo andare prima in
stazione! Abbiamo l’appuntamento con Ron e Jeremy! Ci saranno anche Alex, Herik,
Caleb e la zia Isabella!- e senza ascoltare altre storie si buttò sul loro
letto, iniziando a saltare tanto da trasformare il materasso in una lancia in
mezzo a un maremoto – Su, su! Animo!-
- Hai due secondi per sparire.-
sibilò di nuovo suo padre, nascosto sotto le
lenzuola.
- Anche tu hai due secondi! O brucio
il letto con te dentro!-
Lo
uccideva.
Le iridi di giada del bambino
sopravvissuto apparvero all’improvviso, rapide come una saetta e prima che il
piccolo Phyro potesse fare una mossa si ritrovò schiacciato sotto il padre, a
subire in un attacco irrefrenabile di risate i colpi di solletico che l’Auror
gl’inflisse, senza mai lasciarlo sgusciare via.
Ah, le
risate.
Harry Potter non era stato
altrettanto fortunato ma...quella mattina, tutto sembrava
ripagarlo.
Tutto...aveva
senso.
Tutto...era al suo posto,
finalmente.
Fu l’ultimo pensiero logico del
bambino sopravvissuto perché suo figlio, già a undici anni, aveva scoperto una
cosa fondamentale. Per buttare giù dal letto Harry Potter, bisognava prima
svegliare l’unica persona che fosse davvero in grado di rovinargli
l’esistenza.
Lucas lo sapeva. Così sgusciò
silenziosamente dal letto dei genitori, che sperarono quasi se ne fosse tornato
a letto, ma sfortunatamente per loro...ohoh, non fu
così.
Sessanta secondi più tardi, la
distanza in linea d’aria fra l’ala est e quella ovest della Lucky House, un urlo
apocalittico fece traballare letti, finestre, mobilio e pavimento della
villa.
Ecco
fatto.
Lucas Potter era saltato in un altro
letto.
Nell’alcova diabolica del demonio
biondo che venerava le prime ore del sole mattutino come il bicchiere a cui si
attaccava prima di andare a coricarsi la notte.
Draco Lucius Malfoy era appena stato
svegliato all’alba.
-
Potter!!!-
Il bambino sopravvissuto nascose la
testa sotto il cuscino.
Adesso capiva i genitori che
abbandonavano i figli in culla.
- A questo punto tanto vale alzarsi.-
sussurrò dolcemente Elettra al suo orecchio.
- Piccolo
mostriciattolo.-
- Su tesoro...- la piccola mano
tiepida della moglie strinse forte la sua, carezzandola con tenerezza – E’
l’ora.-
Non intendeva l’ora della
sveglia.
Harry lo sapeva
bene.
Stava salutando suo figlio. Ora la
Lucky House non sarebbe più stata la sua casa.
Ma Hogwarts. Com’era stato per
lui.
- SFREGIATOOO! PER
DIO!-
...Fosse stato possibile rimandare
indietro anche Malfoy...
Cinque minuti dopo, Draco Lucius
Malfoy stava in cucina, i gomiti poggiati sulla lastra di granito, occhiaie
profonde che gli conferivano un che di minaccioso, i capelli biondi spioventi
sugli occhi di argento fuso.
Davanti a lui, Lucas faceva
beatamente le bolle nel latte al cioccolato.
E Draco lo fissava come se avesse
voluto incenerirlo.
- Io ti
odio.-
Il sibilo dell’Auror pareva quello di
un serpente a sonagli.
- Ti
detesto.-
Lucas sogghignò, continuando il suo
lavoro di sbrodolo.
- Non credevo fosse possibile...ma in
confronto a te, tuo padre è sopportabile.-
Harry, che spadellava insieme ad
Elettra ed Hermione, continuò a strapazzare le uova. Sorrise melenso. Quanto
adorava che ora fosse suo figlio il bersaglio
prescelto.
- Draco, lascia stare i bambini, per
cortesia.- disse Hermione, sbadigliando nella sua vestaglia di seta color
porpora.
- Io questo lo uccido! Sono le sei e
dieci, cazzo! E quel dannato treno parte alle
undici!-
- Niente parolacce di fronte ai
piccoli.- sospirò Elettra, carezzandogli la spalla – Mi dispiace
tesoro.-
- A me dispiace che tu sia rimasta
incinta!- frecciò il biondo – Ricordatemi di mettere la firma per la legge sul
controllo delle nascite!-
-
Draco...-
- Quella notte avreste dovuto
guardarvi un film! I contraccettivi costano troppo per
voi?-
Non c’era verso di farlo tacere. Però
all’interessato tutto entrava da un orecchio e usciva dall’altro come
olio.
Lucas era visibilmente eccitato. Non
aveva smesso di sorridere da quando si era svegliato...c’era da chiedersi se
avesse dormito un po’ quella notte. Era attivo come un fringuello. Potesse,
avrebbe cantato come un gallo.
E quella vitalità urtava Draco da
morire.
- E’ già tutto pronto?- chiese
Elettra, sistemando in tavola frutta fresca e una caraffa di
caffè.
- A parte il cervello di tuo figlio,
direi di si.- sospirò Harry, rovesciando nel piatto di fronte a Malfoy le uova
strapazzate con malagrazia – Forza, mangiate.-
- Ficcati quella padella in gola. E
già che ci sei, pure quella spatola. Ma in un posto
diverso.-
C’erano quattro bambini in quella
casa, non tre.
Fortuna che Faith si lanciò giù per
le scale in quel momento. Assonnata si, eppure sorrise al fratellino con una
sorta di certa indulgenza. Con Cosmo infilato nella tasca del suo pigiama, saltò
a sedere a tavola accanto a Lucas e poi arrivò l’ultima Malfoy. La perfetta
miniatura del padre.
Da grande, sarebbe scesa con gli
occhiali da sole sul naso in stile Anni Sessanta. Adesso, traballava sulle
gambe. Arrancò a tavola, infilò la testa sotto il braccio di Draco e ringhiò
qualcosa di poco gentile a Lucas.
Qualcosa di simile a un “...ti odio,
mi hai svegliato...ti ucciderò nel sonno appena mi
sveglio...”
Insomma, qualcosa di abbastanza
bislacco.
- Pronti per la
scuola?-
Lucas alzò finalmente il visetto
dalla tazza, sorridendo grato ad Hermione.
Annuì, contento ed elettrizzato.
Finalmente qualcuno che parlava di Hogwarts!
- Quanto ci mette il treno ad
arrivare?- celiò curioso.
- Parecchio. Si scende che è buio.-
gli spiegò Elettra – Cerca di stare attento sul treno,
ok?-
- Non dare fuoco a nessuno.- tradusse
suo padre.
- Oppure fallo, invece.- rimbombò
cupamente Draco, pronto a correggere il caffè con qualsiasi cosa di alcolico che
gli fosse capitato a tiro, anche il collutorio, che aveva un 14% di alcool nella
sua composizione – Così è la volta buona che ti sbattono in cella e ci liberiamo
tutti della tua fastidiosa presenza.-
- Funzionasse ci avrei già provato
con te anni fa.- lo rintuzzò Potter Senior – Lucas, chiariamoci...- gli puntò un
dito sul naso, tutto serio – Niente fuoco sul treno. Niente scherzi, niente
risse, niente di niente.-
- E il divertimento dov’è?- sospirò
il Phyro.
- Vuoi che ti spacchi la testa?
Lucas!-
- Ok, ok!- sbuffò il bambino –
Merlino, che rottura.-
- Sta con Jeremy e non litigare.-
proseguì Elettra, con tono più dolce – Andrà tutto benissimo,
vedrai.-
Stavolta la ghignata di Draco assunse
un che di perverso.
- Ma certo. Fino a che il buon
vecchio Piton non gli metterà le grinfie addosso. Ah, come vorrei essere una
mosca.-
- Manica di raccomandati.- insinuò
Harry, prendendosi dietro una simpatica parolaccia dal biondo – Ok, colazione
finita. Andate a prepararvi. Vi ci vanno ore, anche se è già tutto pronto da
ieri. Lucas, fila in camera a lavarti e vestirti.-
- Anche tu Glory.- sorrise Hermione,
carezzando la testolina biondissima di sua figlia – Controlla di aver messo
tutto in valigia.-
- Ho controllato io.- Draco adorava
perseverare, era noto a tutti – I veleni sono nel sottofondo
nascosto.-
- Vuoi che ti spari amore?- lo
minacciò sua moglie con finto affetto.
- Ti sento nervosa mezzosangue. Hai
paura che vinca la scommessa?-
- Ma va?- s’intromise Harry in
sottofondo – Hai trovato il modo per scucirle qualcos’altro? Ah, no. Aspetta.
L’altra volta il banchetto l’avevo già iniziato
io.-
- Ma
vaffanc...-
- E con questa bella immagine in
testa, credo che andrò a farmi una doccia.- sibilò la Grifoncina, ficcando una
giornalata in testa al suo migliore amico – Draco, muoviti. Abbiamo delle cose
da sistemare anche noi.-
Glory non mosse la testa dalla lastra
di granito della tavola.
Emise solo un altro ringhio sommesso,
mentre Lucas saltava giù dallo sgabello
canticchiando.
Salì al primo piano e dopo essersi
chiuso in camera sua, guardò estasiato quello che lo
aspettava.
Un baule con rifiniture in bronzo e
oro. Le sue iniziali su di esso.
Libri. Un sacco di libri di magia.
Provette, ampolle di cristallo, una bilancina.
E un mantello nero con gli alamari,
dove presto sarebbe spiccato un simbolo...di una
Casa.
La sua
Casa.
Fin da quando gliel’avevano
raccontata chiara e tonda il giorno prima, la faccenda gli era parsa
affascinante.
Come, piena di meravigliosa ansia, la
sua mente tornò a Diagon Alley.
Il giorno prima...era stato il
secondo più bella della sua vita.
Il primo...il primo aveva un primato
che niente avrebbe scalzato per il momento.
La fine della guerra contro i
Mangiamorte.
Gli occhi azzurri di Lucas James
Potter si erano allargati, brillando come stelle, quando il muretto di cinta del
Paiolo Magico si era aperto di fronte a lui. Anche un altro Potter aveva reagito
così, tanti anni prima.
- Benvenuti a Diagon
Alley.-
Harry ridacchiò, dandogli una spinta
scherzosa dietro alla schiena – Dai che dobbiamo darci alla pazza
gioia.-
- E vedi di starci vicino.- sibilò
Draco Malfoy a seguire, bardato di nero e con la solita aria regale che lo
accompagnava sempre – Perché se ti perdi giuro che ti lasciamo qua. Intesi
piccolo mostro?-
Neanche gl’insulti di Malfoy
l’avevano smontato.
Lucas, Faith e Glory avevano fatto
una sorta di catena fra loro, muovendosi nello stupendo mondo colorato e
chiassoso di Diagon Alley. Il sole brillava quel 30 agosto, scivolando in raggi
roventi sui vetri dei negozi più vicini a loro.
Ci sarebbero voluti quattro paia
d’occhi, pensò Lucas, avviandosi con lo spirito curioso di un
gattino.
C’era roba ovunque. Gente ovunque.
Maghi e streghe. Non babbani della malora!
I negozi, le cose esposte
all’esterno, maghi che contrattavano, i frullare dei volatili sistemati nelle
gabbie all’aperto...
Il profumo delle
spezie!
Era in paradiso, se lo sentiva! E non
si gelava neanche come pensava lui!
- Bene!- Elettra elargì uno stupendo
sorriso al consorte e al figlio, nascosta per precauzione sotto un cappuccio di
seta leggerissima – Da dove vogliamo cominciare?-
- Tagliamo la testa al croen.-
bofonchiò Malfoy, accendendosi una sigaretta – Dritti da
Burke&Burges.-
- Certo, molto spiritoso Malferret.-
Hermione, al suo fianco, studiava la lista – Roba da matti. E’ uguale a
vent’anni fa. I libri sono gli stessi. Ci sono pochissimi titoli
nuovi.-
- Cominciamo dalle scope!- ululò
letteralmente Lucas, attaccandosi alla veste della
madre.
- Tesoro, non è legale al primo
anno.- sospirò debolmente la bionda – Non voglio che ti becchino, prima devo
almeno comprarti un baule col doppio fondo, come avevo fatto
io.-
- Hai sentito tua madre?- celiò
Harry, scoccandole un’occhiata bieca – Cominciamo bene! Diamo prima un’occhiata,
poi vedremo di cominciare. Dovrebbe esserci Ron in giro. A Jeremy s’è rotta la
bacchetta.-
- E come l’ha rotta? Contro il
Platano?- insinuò acidamente Hermione.
- Ringrazia che tua figlia non sappia
ancora cos’è una Polisucco.- ribattè lui a tono – Se non altro avrà il buonsenso
di non trasformarsi in una gatta!-
- Che ne sapevo che erano peli di
gatto...- masticò la strega fra i denti – La prossima volta te la fai da solo,
allora.-
I discorsi dei grandi a Lucas non
importavano poi molto in quel frangente. Adorava sentire vecchie storie, ora che
suo padre di nuovo un mago, ma trovarsi lì a Diagon Alley dirottava la sua
attenzione vorticosamente.
Dalle vetrine si vedevano ogni sorta
di oggetti in esposizione: casse di spezie, mensole piene di oggetti metallici,
libri di ogni forma e misura, piume d’oca che si muovevano nei loro barattoli.
Vasetti pieni di occhi strani, zampe di animali e code di rettile...si, era
proprio il paradiso quello.
Arrivati alla Gringott, Draco ed
Elettra entrarono per occuparsi dei liquidi, considerato che entrambi avevano
avuto la bella idea di portarsi dietro solo il libretto degli assegni. Forse
avevano intenzione di svuotare i loro conti.
Rimasti fuori, Harry prese ai bambini
dei gelati al miele e cannella, più che altro per tenerli
fermi.
Speranza vana, visto che Lucas si
attaccò all’Emporio Gufo, quasi spiaccicando il gelato alla
vetrina.
- Cosmo è ancora piccolo per portare
la posta.- disse a suo padre – Che ne dici di un
gufo?-
- Scegli.- sorrise Potter Senior,
incurante di un gruppetto di streghe che si erano impalate in mezzo alla strada,
scorgendolo insieme ai piccoli – Anche tu Glory, cerca qualcosa che ti piaccia.
E possibilmente niente rospi e serpenti, grazie.-
- Papà, le signore ti
fissano.-
- Lo
so.-
- Gli brucio i
capelli?-
- E se ti mandassi a una scuola di
babbani?-
- Vado a scegliere il
gufo.-
- Ecco,
bravo.-
Rimasto fuori ad aspettare, Harry
Potter alzò il volto. Scrutò il cielo...
Uguale a quello di più di vent’anni
prima. La gioia, la novità di quel giorno...non se li era
scordati.
- Ehi,
perdente...-
Come non ci poteva scordare anche
chi, dannazione, aveva incontrato quel giorno.
Draco gli apparve a fianco,
mollandogli fra le mani una sacchetta di cuoio.
- Tua moglie sta firmando la fronte a
un folletto. Arriva subito. Mia figlia?-
- E’ dentro che sceglie un animale.-
lo informò, spazientito – Dopo dove si va?-
- Te le stai tirando dietro,
Potty.-
- Ce la fai a stare serio per due
secondi?- sbuffò, studiandolo finalmente con attenzione – Ma si può sapere
cos’hai? E’ da un mese che sei intrattabile, più del solito. Ma che
c’è?-
Vide la mascella indurita di Draco.
Le sue iridi fredde, quasi la pupilla contratta.
Seguendo il suo sguardo, trovò la
piccola Glory che carezzava la testa di un minuscolo gattino
fulvo.
La bambina...
Un moto di comprensione lo avvicinò a
Malfoy.
Gli sarebbe mancata, lo capì solo
allora. Draco passava la maggior parte del suo tempo con sua
figlia.
E adesso l’avrebbe “persa” per
Hogwarts.
Incredibile. Incredibile come si
cresce e si diventa diversi dai propri genitori.
Chissà come aveva passato Draco la
sua giornata di spese a suo tempo. In sartoria, gli aveva detto che i suoi
genitori lo avevano accompagnato, lo ricordava bene. Ma ora, con senno e la
maturità di poi, ricordava solo un ragazzino mollato su uno sgabello. Soli tutti
e due.
E adesso...ah, chi l’avrebbe mai
detto che dopo vent’anni si sarebbero ritrovati
insieme.
Malfoy si scosse improvvisamente, nel
momento in cui il suo Bracciale del Destino emise una leggera
vibrazione.
- Che accidenti succede?-
brontolò.
Quello di Harry emise una pernacchia,
tanto per rispondergli.
- Ma bene, ci diamo anche agli
scherzetti adesso.- gli ruggì addosso il biondo – Dove sta la
mezzosangue?-
- Credo che abbia seguito il tuo
consiglio e sia andata a Nocturne Alley.-
- Bella immagine che dà di
sé.-
- Da quand’è che un Malfoy si
preoccupa di certe cose?-
- Fottiti
Sfregiato.-
Un richiamo dall’Emporio sedò la
rissa sul nascere, così, dieci minuti più tardi, Glory e Lucas erano i
proprietari di due gufi bruni. Vecchi come il cucco. Quando Draco si mise a
sbraitare che avrebbero tirato le cuoia quella notte, Glory sbattè le lunghe
ciglia, dicendogli che il signore dell’Emporio disperava di venderli. Li aveva
da anni, nessuno li aveva voluti e lei e Lucas non se l’erano sentita di farsi
“crepare” separati. Sue esatte parole.
Da non
credersi.
- Al massimo l’anno prossimo
prenderemo qualcos’altro.- il Phyro terminò l’arringa con un’alzata di spalle –
E poi se non restano secchi, ce li mangiamo. Ti
va?-
L’unica cosa che andava a Draco in
quel momento, era prendere lui e suo padre per il
collo.
La fermata da Madama McClan,
(“Merlino, è ancora viva?” aveva sussurrato Elettra allibita) fu decisamente più
traumatico. Lucas non stette fermo un secondo, si fece infilzare dagli aghi una
ventina di volte, bruciò l’orlo dell’abito di una sarta per vendicarsi mentre la
McClan cinguettava verso Harry, sbaciucchiandolo come se fosse stato un
nipote.
E poi c’era Draco, che, stravaccato
nel salottino d’attesa insieme a Faith e Cosmo, si godeva gli strilli del Phyro
nascondendo il suo ghigno dietro alle pagine della Gazzetta del Profeta, che
leggeva insieme alla serissima streghetta.
C’erano molte altre famiglie
comunque, che preferivano fare le compere all’ultimo minuto.
Il fatto che più della metà fossero
mezzosangue convinse Malfoy a stare in disparte, mentre i purosangue esultavano,
riconoscendo Elettra e poi subito Harry, urlando alla visione della Vergine non
appena scorgevano la sua cicatrice.
Sconvolto dalla prova della divisa,
Lucas riuscì a starsene buono per la durata dell’acquisto dei libri. Provette e
accessori per Pozioni, se le era già fatte spedire Draco a casa, da un fornitore
di Everland che procurava cose al limite dell’umana
concezione.
L’ultima fermata, dopo l’acquisto di
una scopa per Lucas e Glory ficcate entrambe strategicamente nella borsa di
Elettra, cosa che Hermione disapprovava come bere un analcolico prima di darsi
al vino da tavola, fu dal mitico Olivander.
Sempre
uguale.
Sempre minuscolo e dall’aspetto
sporco. Con le lettere d’oro logore e scartocciate.
Olivander, Fabbrica di Bacchette di
qualità superiore dal 382 a.C.
La polverosa vetrina, il solito
cuscino di velluto stinto, su cui era appoggiata quell’unica
bacchetta.
Lei sempre lucida. Sempre
perfetta.
Lucas e Glory capirono immediatamente
che quella sarebbe stata la tappa più importante di
tutte.
Mentre il ragazzino entrò col cuore
pieno di qualcosa di troppo forte per essere spiegato a parole, la Veggente
rimase a fissare l’ingresso. Sapeva che...lì c’era parte del suo
futuro.
Perché la bacchetta sceglieva il
mago.
C’era magia ovunque, capì, quando
seguendo Lucas e Faith entrò nello spazio angusto e stipato del
negozio.
Scatole di bacchette ovunque. Solo
una scrivania a staccare dalle mensole ricolme.
C’era magia
lì, pensò
Glory.
Magia
ovunque.
Il futuro...il suo futuro...era la
magia...
- Salve,
signori.-
Quella voce sottomessa non colse
impreparato nessuno degli adulti. Neanche Lucas. Solo Faith e
Glory.
Olivander era invecchiato. La fitta
ragnatela di rughe si era addensata. Si appoggiava a un bastone. Ma avanzò
pacifico, con sorriso sulle labbra. Gli occhi come lune piene, sembravano aver
perso il loro colore.
Eppure il suo spirito era ancora lì.
Vivo e infuocato.
- Salve, Harry Potter.- salutò
Olivander. L’anziana e roca voce colma di rispetto – Signor Malfoy... e
signore.- fece un elegante inchino ad Elettra ed Hermione, senza alcuna
apparente fatica – Non aspettavo che questo
momento.-
Qualcosa attirò il fine istinto della
Grifoncina. Alcune scatole erano imballate.
C’erano segni di troppi passi sul
pavimento velato di polvere...e poi, allargando gli occhi dorati, vide altri
pacchi pronti per l’imballaggio.
- Oh no!- sussurrò, sconvolta –
Olivander...sta chiudendo?-
- Esatto.- annuì, lasciando basiti
anche gli altri – Ho aspettato di vedervi varcare quella soglia, per permettermi
poi di chiudere questa sera stessa.-
- Ma...ma...- Harry sbattè le ciglia
senza capire – Non può farlo!-
- Caro ragazzo...- disse il mago
pieno di divertimento – Io ormai sono vecchio, sai?-
- Non ha nessuno a cui lasciare il
negozio?- gli chiese Elettra più gentilmente.
- Ah, stanno aprendo altri negozi di
bacchette mia cara.- la consolò Olivander, dandole qualche pacca gentile sulle
mani che aveva stretto – Su, non fare quella faccia. Ho fatto quello che dovevo
ed è ora per me di ritirarmi. Ho prodotto le mie ultime sei bacchette. Che oggi
posso permettermi di consegnare a voi. Non potevo certo lasciare che i vostri
ragazzi usassero bacchette di seconda categoria.- dicendo questo, abbassò il
volto rugoso su Lucas e Glory – Questi bambini meritano qualcosa di speciale,
fidatevi di me.-
Appoggiato al bastone, lasciando
tutti a bocca aperta, Olivander sparì momentaneamente dietro il bancone,
infilandosi fra alti scaffali. Tornò qualche istante dopo, con tre bacchette già
incartate nei loro pacchi di carta ruvida, ma contrassegnata dal suo simbolo
color rame.
- Ecco.- porse i tre pacchi oltre il
bancone, verso Draco che alzò un sopracciglio con la solita diffidenza – Credo
che queste due possa tenerle lei, signor Malfoy.- e indicò quelle più a sinistra
– Sono per i figli di suo cugino. Ho fatto una chiacchierata col signor Hayes,
l’altro giorno. E Desmond non sbaglia mai.-
- Tom per il momento ha un figlio
solo in arrivo.- borbottò Draco, ancora più tetro.
- Si, ma non sarà per sempre.- disse
Olivander – Quella alla estrema sinistra è per il primogenito, legno di quercia,
dodici pollici e peli di unicorno. Ottima per le Evocazioni e le Proiezioni.
Quella all’estrema destra invece...- Olivander abbassò il viso su Faith, che
arrossì adorabilmente -... è per la preziosa fanciulla che delizierà tutti col
suo intelletto. Dieci pollici, in ciliegio, intrisa di lacrime di Veela. Ecco a
te, Faith Potter.-
Elettra sorrise e strinse sua figlia,
ringraziando il mago.
Harry e Draco però, fissava la
bacchetta al centro. L’unica rimasta. Per il figlio che Tom avrebbe dovuto
avere, almeno secondo Hayes. E del Menestrello, non c’era sempre da
fidarsi.
- Questa è per colei che deve
nascere.- Olivander girò loro le spalle, mettendosi a trafficare con degli
schedari. Fu strano, ma entrambi ebbero l’impressione che stesse cercando di
evitarli.
- Tredici pollici, Ebano Nero della
Cornovaglia e gocce di sangue cristallizzato di drago.- Olivander elencò senza
entusiasmo, sempre più palesemente nervoso nei movimenti – L’ideale per la
Trasfigurazione.-
- Senta...- iniziò Harry, ma il
vecchio si rigirò subito, cambiando argomento di
volata.
Ora doveva concentrarsi su chi aveva
il bisogno imminente della sua magia.
Della loro magia.
- Bene, bene.- Olivander sorrise a
Lucas, che come sempre non si fece intimidire neanche dalla grande esperienza
del vecchio mago – Braccio destro o sinistro?-
Il Phyro allungò il destro, eccitato
come a Natale. Si vedeva che prima o poi avrebbe
fuoco.
Olivander si accertò delle misure,
poi annuì tutto compiaciuto, proprio come Lucas.
- Ecco.- tolse il coperchio alla
prima scatola, mettendo sotto al naso del maghetto una bacchetta lunga dieci
pollici, leggermente tozza, con del cuoio nero a ricoprire l’impugnatura – E’
apalicandro. Legno ignifugo.- lo istruì Olivander – Credo si troverà molto bene
con questa bacchetta, signor Potter. E’ raro questo tipo di legno, incantato dai
folletti in persona. Durerà circa cinque anni.-
- Cinque anni?- trasecolò il bambino
– Finirò per bruciarla?-
- Oh, forse...- lo lasciò secco il
vecchio – In fondo i poteri di un Phyro crescono al pari del fisico e della
mente. A sedici anni, lei sarà pronto a sbocciare. E per allora, potrà
finalmente usare questa.-
Harry si sporse oltre suo figlio,
fissando stupito...una bacchetta di metallo!
- Tungsteno.- sorrise Olivander,
dando un colpetto sulla spalla del bambino – Il metallo con la più alta soglia
di resistenza al calore. Durerà per tutta la vita, a meno che lei, signor
Potter, non decida di farsi dei tuffi dentro alla lava bollente di Mount St.
Helen. Questo glielo sconsiglio caldamente.-
- Ehm...grazie...- balbettò il
piccolo. E com’era successo con la prima, anche la gelida bacchetta di metallo,
fra le sue dita, provocò un fascio di luce intenso e brillante.
- Prego.- replicò il proprietario del
negozio, scrutandolo coi suoi occhi saggi e mistici – Credo che...le strade per
la gloria sia ripide e impervie, signor Potter. Ma sono sicuro che lei, come suo
padre, riuscirà a percorrerle tutte egregiamente.-
Un sospiro, poi Olivander si rivolse
a Glory.
Fra sua madre e suo padre, la bambina
si fece avanti. Diligentemente allungò il braccio sinistro, lasciandosi
misurare.
- Bene, molto
bene.-
Tirando fuori l’ultimo astuccio, il
mago estrasse elegantemente una bacchetta d’ebano dalla custodia in
velluto.
- Ecco qui, signorina Malfoy. Tredici
pollici, ebano e fibre di ali di farfalle dell’Artico. Molto flessibile. E
potente per ogni Incanto che richieda il dono della Visione. Assomiglia a quella
di suo padre. Ma ha il potere di quella di sua madre.- aggiunse, vedendo la
piccola trasalire quando la bacchetta fra le sue dita s’illuminò tutta – Otterrà
grandi risultati con questa, signorina. Mi creda.-
Ora avevano proprio
tutto.
Harry Potter, chiusa la vendita, si
girò verso il negozio.
Olivander gli sorrideva dalla
vetrina.
Un inchino...e con un colpo di magia,
il cartello con su scritto “Close” richiuse per sempre il negozio di
bacchette.
E l’era di maghi che aveva portato
con sé.
- Dai, dai,
dai!-
Lucas camminava avanti e indietro di
fronte alla porta della Lucky House.
Avesse avuto l’età, si sarebbe messo
a fumare.
A undici anni però, si limitava a
masticare faticosamente una gomma da masticare al
lampone.
Se non si muovevano, avrebbe dato
fuoco alla casa. E al diavolo tutti!
- Sono le dieci e mezza!- urlò di
nuovo – Mi farete perdere il treno!-
- Ci vanno dieci minuti in macchina.-
bofonchiò suo padre dall’interno – Non rompere!-
- Su, tesoro. Dacci tempo.- cinguettò
anche sua madre – Non possiamo mica lasciare aperta la
casa.-
- Eh già, è più importante la
casa...io perdo il treno e voi pensate alla casa!-
- Non rompere,
cazzo!-
- Draco basta parolacce!- quella era
Hermione – Vuoi che ti spacchi un vaso in testa per
caso?-
- Eh, capirai
mezzosangue...-
No, non c’era
verso.
Il Phyro sibilò qualcosa fra i denti,
ma se non altro anche Glory arrivò fuori, tirandoti sdegnosamente dietro il suo
baule.
- Ci porteranno in slitta, di questo
passo.- sentenziò la biondina.
Fortunatamente per loro, non
dovettero andare a piedi.
Perché grazie a Merlino finalmente
Harry decise di mettere tutti in macchina, anche se aveva cercato di ficcare
Draco nel bagagliaio della famigliare.
Raggiunsero King’s Cross in poco meno
di dieci minuti. Come sempre era un’accozzaglia di gente di ogni
nazionalità.
E di maghi. I più bizzarri,
ovviamente. Vestiti in maniera assurda da morire.
Ma c’era da morire anche per stare
appresso a Lucas, che tirava il carrello come un forsennato, investendo chi più
chi meno. Quando tentò d’investire una vecchietta, Harry capì che per arrivare
al binario 9 e ¾ ci sarebbe voluto un panzer.
Fra il binario 9 e il 10, trovarono
una simpatica ressa.
Fra cui Ron, che litigava coi gemelli
perché volevano infilarsi nel carrello di Jeremy e
seguirlo.
- Ciao Jemy!- salutò Lucas, dando il
cinque al suo migliore amico – Come va?-
- Oh, io benissimo. E tu?- sorrise il
rossino – Pronto?-
- Non hai neanche da chiedere. Come
si passa?-
- Buttati sulle rotaie.- sibilò
lugubremente Draco, avvolto nel fumo della sua settantesima
sigaretta.
- Attraversate il muretto divisorio.-
sospirò Ron, dando una gomitata al biondo – Forza ragazzi, c’è una ressa
tremenda stamattina. Ho visto passare una quarantina di matricole. Uno aveva un
procione.-
- Un procione?- Hermione ridacchiò
divertita – Wow, niente maialini?-
- Si possono portare i maiali?-
tubarono Steve e Step insieme, in perfetto sincrono – Grande! Mamma ce li
compri?-
Pansy linciò la Grifoncina con
un’occhiata. Era sicuro al cento per cento che quei due, a loro volta, al loro
ingresso a Hogwarts non avrebbero voluto solo due maiali. Ma anche due
pecore.
E due galline. O due scimmie. Anche
un dinosauro.
Qualche minuto dopo, Lucas varcò il
muro...e la prima cosa che vide, fu una grande locomotiva rossa a
vapore.
Un binario gremito di gente. Un
cartello sulla testa del treno diceva Espresso per Hogwarts, ore
11.
Una nube di fumo proveniente dalla
locomotiva si alzava a grossi anelli si alzava sopra la testa della folla
rumorosa.
Gli scoppiava il
cuore.
Gufi e civette si chiamavano l’un
l’altro col loro verso cupo, sovrastando il cicaleccio e i rumori dei pesanti
bauli che venivano trascinati.
Le prime carrozze erano già gremite
di studenti. Una marea di loro si sporgeva dai finestrini, salutando i
genitori.
Che a loro volta, al passaggio di
Harry ed Elettra, si giravano con gli occhi fuori dalle orbite, ignorando i loro
pargoli.
In coda al treno, il gruppo iniziò a
caricare i bagagli dei ragazzi.
Lucas però, mentre sua madre e suo
padre venivano subissati da altri genitori che volevano conoscerli e
presentarsi, sentì fra tutto quel brusio...una voce
conosciuta.
Qualcuno...stava raccontando una
storia.
Una storia che lui conosceva
bene.
Si girò, si mosse fra quelle persone
che gracchiavano e...in un angolo del binario, trovò il Menestrello seduto a
terra, su un giaciglio di fogli di carta di un giornale
babbano.
Pizzicava le corde del suo liuto.
Intorno a lui, ragazzini più grandi che lo ascoltavano
sospirando.
Si mescolò a loro, restando a braccia
incrociate.
Quella storia la sapeva a memoria
ormai...
-...lui continuò a dormire, senza sapere che era speciale, senza
sapere che era famoso, senza sapere che da lì a poche ore sarebbe stato
svegliato dall'urlo della signora Dursley che apriva la porta di casa per
mettere fuori le bottiglie del latte, né che le settimane successive le avrebbe
trascorse a farsi riempire di spintoni e pizzicotti dal cugino Dudley...
Non
poteva sapere che, in quello stesso istante, da un capo all'altro del paese,
c'era gente che si riuniva in segreto e levava i calici per brindare “a Harry Potter, il bambino che è
sopravvissuto.”-
Chissà perché piace raccontare tanto
l’inizio delle storie. Chissà perché la fine...viene nascosta come uno scheletro
nell’armadio. Ma tanto Lucas, cogliendo uno sguardo azzurro del signor Hayes,
sapeva come funzionavano le favole.
Vanno sempre avanti.
Si può dire “...e vissero per sempre
felici e contenti...” ma se uno aveva voglia, poteva continuarle come
voleva.
Le storie finiscono solo quando i
protagonisti muoiono.
E siccome il bambino sopravvissuto
ancora non lo era...e forse non sarebbe mai morto, diventando una leggenda e poi
mito, il Phyro si augurò di poter continuare, quella
favola.
Tutti gli eroi avevano bisogno di una
spalla.
Fra una nota cantata e l’altra, il
Menestrello gli strizzò la palpebra. Augurandogli buona
fortuna.
Tornò dalla sua famiglia. Mancavano
pochi minuti a che il treno partisse...e fra quella folla, Harry sperò fino
all’ultimo di veder comparire una persona.
Che
arrivò.
I sfavillanti occhi bluastri di
Thomas Maximilian Riddle si fecero largo come un fascio di luce nel
buio.
- Ciao ragazzi!- Lucas e Glory si
precipitarono da lui, felicissimi. Accanto a Riddle, Claire King aveva lo
sguardo brillante di tutte coloro che custodiscono un
segreto.
- Meno male che sei venuto.- sussurrò
Harry, quando Tom lo abbracciò.
- E chi se la perdeva.- ridacchiò il
mago, stringendo la mano al cugino – E tu che hai?-
- Non ho niente.- brontolò Draco – E
pensa ai fatti tuoi, mostriciattolo.-
- Ok.- Tom rise, levando le mani in
aria in segno di resa – Hai mangiato veleno per
caso?-
- E’ solo nervoso.- disse Hermione,
mentre Pansy tirava giù i gemelli dal vagone del treno – Lascialo stare tesoro.
Tu come stai?-
- Stiamo una favola.- Tom passò
subito il braccio attorno alla vita di Cloe. Sembravano due
piccioni.
Una cosa
incredibile.
Sfavillavano di gioia tutti e due
come diamanti.
- Quand’è che ne fate un altro?-
esclamò Lucas, che aveva sempre il diritto di dire la cosa più scema e
imbarazzante nel momento meno opportuno.
- Prima deve nascere questo.- rise
Cloe, scompigliandogli i capelli neri disastrati – Perché me lo
chiedi?-
- Bene!- Harry allungò il braccio,
chiuse la bocca al figlio e se lo schiacciò addosso, enfatizzando molto bene il
fatto che suo figlio dovesse smetterla di blaterare – Ragazzi, credo che sia
ora...avanti, salite tutti quanti!-
Ci fu un primo fischio del treno.
Glory fissò sua madre e suo padre, salì. Senza girarsi
indietro.
Ma corse subito in uno scompartimento
libero e si attaccò al finestrino chiuso.
Un istante e poggiò la manina contro
il vetro.
Hermione fece come lei. Palmo contro
palmo, a separarle solo una leggera lastra di
vetro.
Posando gli occhi oltre la madre, la
piccola strega vide Draco. Restava indietro.
All’interno dello scompartimento,
Glory non sentì il sussurro uscito dalle labbra del padre. Ma se lo immaginò
perfettamente. Rispose a tono, dicendo “anch’io”.
Lucas a sua volta stava ancora sul
binario. Non si fece abbracciare da sua madre, però lasciò che gli sistemasse la
camicia.
- Comportati bene.- disse Elettra,
senza mai perdere il sorriso – E divertiti.-
- Già.- ironizzò Riddle – Te l’hanno
data la mappa del Malandrino?-
- Tom...- ruggì sottilmente Potter
Senior – Vuoi che ti rovini?- per poi abbassarsi fino al livello del suo
primogenito – E tu devi farmi una promessa.-
- Certo.- il Phyro piegò la bocca in
un ghigno da iena e fece segno al padre di abbassarsi di
più.
All’orecchio...gli sussurrò una
promessa vera.
Quella dei
Potter.
Lo scintillio degli occhi smeraldini
del bambino sopravvissuto acconsentirono a quel
giuramento.
Sacro e pericoloso al tempo
stesso.
- Sali.- ordinò al figlio – E vedi di
mantenere la parola.-
- Contaci
pa’.-
Il treno fischiò di nuovo. La
locomotiva si mosse, vibrando sulle rotaie.
Erano tutti ai finestrini. A
salutare.
Andavano a Hogwarts. Quel giorno
l’avrebbero ricordato per sempre.
Draco Malfoy, fermo sul binario,
sentiva qualcosa al livello del petto. Qualcosa che stava per
spezzarsi.
Poi una dolce e piccola mano strinse
la sua. Abbassò il volto segnato e trovò Faith.
La piccola gli fece un timido
sorriso.
- Dai... adesso puoi coccolare me.-
Gli sfuggì un gemito, ma subito la prese in braccio di slancio, dandole un
bacio sulla guancia e ricevendone un altro in cambio. Il treno stava
partendo...era in movimento ormai.
Varcò l’angolo del binario 9 e ¾. E
non ne rimase che il vapore.
Fu il viaggio più lungo nella vita di
Lucas.
Non colse il paesaggio. Sempre uguale
per lui. Quasi non sentì le chiacchiere di Jeremy, dei suoi amici e compagni che
avevano fatto a gara per farsi presentare. Tantomeno aveva percepito i nomi
degli amici di suo cugino Caleb, o di Alexander Mckay...o di Herik.
Niente.
Ogni tanto si ricordava di Glory, che
non aveva mai staccato il visino dal vetro.
Dal punto in cui aveva visto sparire
i volti dei genitori.
C’erano tante risate. Ragazzi grandi
che parlavano del quidditch, che esultavano per aver visto Elettra Baley al
binario.
Matricole che si aggiravano spauriti
negli scompartimenti.
Chiacchiere,
chiacchiere.
E intanto il pomeriggio si spegneva,
il sole tramontava...saliva una tiepida sera.
-...non ti sei portato dietro
Cosmo?-
Lucas sobbalzò alla domanda,
girandosi verso Jeremy che faceva i palloni con la gomma da
masticare.
- No, è ancora piccolo.- rispose,
decidendo di godersi il viaggio quando ormai stava per finire – Abbiamo preso
due gufi ieri, tanto sono mezzi stecchiti.- e bofonchiando quello, buttò un
occhio allo scompartimento aperto. Nel corridoio passò una ragazzina bionda, con
un cerchietto di seta lilla nei capelli.
La mocciosetta si sentì osservata. Si
piantò un attimo lì in mezzo, accodando il seguito delle sue amichette dietro di
lei.
Un istante di studio e sorrise a
Lucas con la consumata abilità di un’attrice. Poi sparì, lasciando il
compostissimo Phyro con due zigomi rossi come peperoni.
- Chi hai visto?- gli chiese Jeremy,
guardandosi alle spalle – Hai già conosciuto
qualcuno?-
- No, a parte tutti i vostri
compagni.- frecciò – Alex mi passi la Gazzetta?-
- Tanto è piena di fesserie.-
brontolò Mckay, con una smorfia – L’ennesimo del gruppo dei Black Bats che è
stato trovato coi funghi allucinogeni.-
- Ecco perché suonano bene.- rise
Weasley.
- Ecco perché finirà in galera.-
sbuffò Glory, saltando giù dal sedile – Vado a prendere
aria.-
- Vuoi che venga con te?- si offrì
Lucas.
- No.-
E si sbattè lo sportello alle spalle.
Bene. L’umore nero era di famiglia.
Intanto, Glorya Malfoy fece il primo
di una serie di ottimi incontri, per la sua futura vita sociale da leader di
Hogwarts.
Stava fra un vagone e l’altro,
attaccata a un’uscita di sicurezza, quando incontrò per la prima volta Gilda
Tempest.
La figlia di Balthazar Tempest, il
pittore che un mese prima era riuscito nell’intento di farle un
ritratto.
Si trattava di una ragazzina con una
chioma rossa che avrebbe fatto ingelosire anche un
Weasley.
Rosso fuoco, intenso e brillante. Un
visetto da bambolina che non era segnato da una sola
efelide.
E due occhi celesti
meravigliosi.
Che la fissò con sguardo diffidente.
Si erano viste di sfuggita il giorno in cui, settimane prime, Glory aveva posato
per Sir Balthazar senza sapere che per i futuri sette anni, sarebbero state
quanto più vicino al rapporto fra due sorelle.
Mezz’ora più tardi, erano
arrivati.
C’era stata la gita sul Lago Nero.
Le mille lanterne che avevano
illuminato la superficie nera dell’acqua.
C’era stato l’arrivo a
Hogwarts.
C’era stato l’ammirare eterno di quel
castello...che ora sarebbe stata la loro casa.
Ci si poteva innamorare di Hogwarts.
Aveva incantato tanti cuori...e quella notte incantò Lucas e
Glory.
Poi l’ingresso, passi, passi e ancora
passi fino a raggiungere la porta della Sala
Grande.
E come sempre, in un ciclo continuo
che non avrebbe forse avuto mai fine, Minerva Mcgranitt li
aspettava.
Altera, vestita di verde, i capelli
striati di grigio e il volto tenuto sospeso nel tempo dal
Lazzaro.
Rigida e severa, zittì il chiasso
delle matricole in un istante.
Con una sola occhiata sottile e
imperiosa.
- Molto bene.- scandì, intrecciando
le dita in grembo – Benvenuti a Hogwarts. Fra pochi minuti varcherete questa
soglia e verrete smistati alla vostra Casa. Per il tempo che starete qui, le
Case saranno la vostra famiglia. Sono Tassorosso, Grifondoro, Corvonero e
Serpeverde.- incrociò le iridi azzurre del Phyro – Ogni merito che otterrete, vi
farà conquistare punti. E ogni violamento delle regole ve ne farà perdere. Alla
fine dell’anno, verrà assegnata la Coppa delle
Case.-
Un po’ di brusio, poi
riprese.
- Adesso attendete qui. La Cerimonia
di Smistamento inizierà fra pochi minuti.-
Sparita oltre i battenti della Sala
Grande, Lucas emise un sospiro. Che palle, ma quanto ci andava
ancora?
Si lasciò andare contro la balaustra
di pietra, accanto a Glory. Mugugnando, si girò e si mise a
fissarla.
Lei, da parte sua, levò nervosamente
un sopracciglio.
- Vuoi una
foto?-
- E se finiamo in Case
diverse?-
La Veggente tacque. Poi, troppo in
fretta, si rigirò di nuovo.
- Non ho bisogno di una cane da
guardia.-
Lucas ignorò la sua acidità,
mettendosi in bocca un’altra gomma da masticare – Finiremo per diventare come
quei due.-
- Impossibile.- sospirò la biondina –
Fanno così perché sono maschi.-
- Essere maschi non centra...- Lucas
parlò più lentamente, come attento a qualcos’altro -...sono fuori di testa e
basta. Magari, se fossero stati nella stessa Casa, sarebbero diventati
amici...-
Quel parlare in modo vago lasciò
perplessa la Malfoy fino a che non capì cosa stava puntando il Phyro. O meglio,
chi.
Una bambolina bionda con un
cerchietto lilla che starnazzava insieme ad altre tre
pupattole.
E che intanto continuava a fare le
moine a Lucas anche a distanza!
Ehi, ehi!
- Mi ascolti quando parlo?- sbottò,
risvegliandolo.
- Si, certo.- fece, sbattendo le
ciglia – Dicevi?-
Al diavolo.
- Potter della malora.- bofonchiò fra
sé. Fu troppo a voce altra, perché un trio di mocciosetti davanti a loro si girò
di colpo. Tutti e tre alti quasi uguali, uno coi capelli neri, uno castano e uno
quasi biondo.
- Un Potter?- fece quello coi capelli
castani, con uno strano tic alle sopracciglia – Wow! Sei il figlio di Harry
Potter? Davvero?!-
- Grande!- il ragazzo quasi biondo
allargò la bocca e poi allungò la mano – Ciao! Io sono Jason. Loro sono Colin e
Phin. Ci siamo conosciuti in treno.-
Lucas strinse la mano a tutti. Che
forti, sembravano proprio simpatici tutti e tre!
- Piacere. Io sono Lucas...e lei è
Glory.-
Tempo di aver sentito che c’era un
Potter fra loro e tutto andò a ramengo. Fortuna per Glory, altrimenti si sarebbe
buttata giù dalle scale, la svenevole sceneggiata di quel gruppetto di lecchini
finì col provvidenziale ritorno della Mcgranitt. Li chiamò dentro. Ci volle un
istante prima che Lucas mosse un passo avanti a
tutti.
Gli altri erano rimasti indietro,
intimoriti.
- Avanti.- la vicepreside l’incalzò
con una sorta di assurda gentilezza – Il Preside vi
aspetta.-
Fu un’esperienza
unica.
Perché Lucas Potter camminò a capo
eretto. Ma non per il suo nome.
Perché così gli diceva il coraggio e
lo spirito.
Glory, dietro di lui, avrebbe voluto
inconsciamente afferrargli la mano. Neanche lo comprese. Eppure, essere vicino a
lui, le rese quella situazione più facile.
Il gruppetto di quaranta matricole e
poco più passò fra le tavole centrali della Sala Grande, fino a raggiungere il
pulpito del Preside.
Lo sgabello.
Il Cappello
Parlante.
La Mcgranitt aprì la lunga pergamena
e mentre lei faceva questo, Lucas si chinò all’orecchio della
compagna.
- Ricorda che ci hanno detto. Prendi
sempre la seconda possibilità.-
La streghetta esibì l’ennesima
smorfia da purosangue innata.
- E finire a Tassorosso? Meglio la
scabbia.-
- Quando chiamerò i vostri nomi
verrete avanti!- esclamò ad alta voce la vicepreside – Vi siederete e il
Cappello vi smisterà nella vostra Casa. Molto bene.- abbassò il volto sulla
pergamena – Allen John Bennett!-
Un mocciosetto biondo in costosissima
uniforme, con la classica espressione malefica andò a sedersi sullo
sgabello.
Fu il primo Serpeverde dell’anno. E
dalle premesse, specialmente dall’espressione con cui puntò Lucas, il
bastardello sarebbe stato il primo della lista
nera.
- Cody Alan
Blindsworth!-
Il ragazzo alto e allampanato evitò
per un pelo d’inciampare e finire addosso alla Mcgranitt. E con una semplice
lettura, il Cappello Parlante lo smistò a
Corvonero.
Mentre aspettava il suo turno, Lucas
si guardava attorno. Vide Jeremy, Alex e Caleb a
Grifondoro.
Herik invece stava a Serpeverde. Ma
non aveva la faccia perfida di quei malefici suoi
compagni.
Forse era solo suggestione, si
disse.
- Christina
Balogh…Keith Browning… Rick Callow…Leila Dodd! ...Clemence Drummond...Mia
Garland!-
Tutti Tassorosso e
Corvonero.
- Diana Finster! Rebecca Leanna
Frost...-
Due Serpeverde. La prima tutta
spocchiosa. La seconda un po’ amorfa.
E finalmente una Grifondoro, la
prima. Una moretta con aria seria e truce al tempo
stesso.
- Evangeline
O’Brien!-
E poi…
- Lucas James
Potter!-
Silenzio tombale. Poi un lieve brusio
si alzò da due centimetri dal pavimento fino al soffitto
stellato.
Silente in persona, come tanto tempo
prima, si rizzò sulla sedia.
Lucas scoccò un ultimo sguardo a
Glory, poi salì i gradini senza la minima esitazione. Si sedette e lasciò che il
Cappello gli venisse sistemato sul capo.
Un lieve fruscio e ... “Oh, un altro
Potter! Ahah, bene...guarda che cosa interessante...quanta forza...e che
desiderio...si, è molto potente in te...”
Lucas alzò le pupille verso l’alto,
sfiorando il bordo del Cappello con la vista.
“Quindi?” gli chiese
curioso.
“Si,
Serpeverde!”
“Cosa?” Lucas non era contento per
niente “Non scherzare, la seconda opzione, voglio la seconda! O diventerò matto
come quei due! No, no, no! Qualunque cosa ma non
lì!”
“Davvero? Hn...si, l’ho già sentita
questa. D’accordo...allora...”
- Grifondoro!- proclamò il Cappello.
Un secondo più tardi l’intera Sala Grande venne invasa da un’ovazione generale,
battiti di mani e cori di felicità. Con un gran sogghigno, Lucas saltò giù dallo
sgabello e strizzando l’occhio a Glory andò al tavolo dei rosso oro dove venne
acclamato praticamente come se fosse stato Harry in persona e non suo
figlio.
- Benjamin
MacDugall…Colin Mandrake! Phin Manners...-
Colin e Phin finirono a Grifondoro
all’istante, mancava solo Jason ma Lucas, nonostante fosse contento di essersi
ritrovato con quei nuovi amici, aspettava lo smistamento di Glory. Che infine
venne chiamata.
- Glorya Artemisia
Malfoy!-
La vide tremare leggermente. Poi
ispirare e salire dritta allo sgabello. Il profilo di una
principessa.
Lui e Jeremy si sporsero dal loro
tavolo, quando la Mcgranitt le pose il Cappello sulla testolina
biondissima.
Alla piccola Veggente scoppiava il
cuore.
Odiava sentirsi così nervosa...e il
fatto che quel accidenti di copricapo che stesse leggendo ogni angolo della
mente, le piaceva ancora meno.
“Per tutti i maghi!” il Cappello
Parlante sembrava assurdamente strabiliato “E’ impossibile, una
Malfoy!”
La seconda opzione, ricordò Glory fra
sé.
“Aspettavo da secoli il momento per
dirlo! Bene, piccola mia. Il tuo posto è...”
-
Grif...!-
Il Cappello Parlante non finì la
frase, lasciando un silenzio gelido nella Sala Grande. Silente e la Mcgranitt
credevano di aver sentito male. Grif...Grifondoro?
Possibile?
Il Cappello taceva. Dondolava sui
capelli di Glory e parlava con lei sottovoce.
“Che cosa? Ma perché? Perché a
Serpeverde?” le chiese “Per Merlino, non starai mai bene lì! Oh, hai
l’intelletto, anche la superbia necessaria, ragazza mia. Ma il tuo posto è al
Grifondoro, credimi.”
“Lo so.”
“Allora perché ci vuoi
andare?”
“Perché è ora che la gente capisca di che pasta sono fatti i
Malfoy.”
Nella Sala Grande si era scatenato
uno spettacolo che non si sarebbe mai più ripresentato. Una contrattazione in
piena regola. E Silente, dalla sua poltrona, scrutava attentamente la schiena di
Glory. Un sorriso curvò le sue labbra sottili, mentre si portava il calice d’oro
alla bocca.
Ah. Quei due bambini avrebbero dato
lustro alla scuola. Ne era certo.
- Molto bene.- cinque minuti dopo, il
Cappello emise uno sbuffo spazientito – Ho deciso.
SERPEVERDE!-
Lucas saltò letteralmente in piedi.
Che cosa?! Oh no, no, no!
Era diventata matta? Che fine aveva
fatto la seconda opzione, che cavolo?!
Glory sarebbe stata benissimo a
Corvonero, era assurdo che avesse deciso di finire in quel caos di
psicotici!
E
adesso?
- Victoria Desideria
Sharp!-
Lucas si rigirò come una trottola e
vide la ragazzina bionda col cerchietto color lillà salire sullo
sgabello.
E lei si che finì dritta al
Grifondoro, accidenti!
Si rimise seduto, quando quella
Victoria e anche Jason Steins e la sua gemella Jennifer raggiunsero la tavola.
Ma lui non aveva più voglia di stringere le mani a nessuno, anche se Jason,
Colin e Phin erano tanto simpatici.
Era un peccato. Lui da che aveva
memoria faceva colazione, pranzo e cena alla stessa tavola con
Glorya.
Ora erano divisi da un tavolo intero.
Magari non avrebbero neanche avuto le stesse
lezioni.
- Ciao.-
Girandosi, vide la biondina sedersi
accanto a lui. Gli porgeva la mano.
- Io sono Victoria Sharp!- si
presentò, con un sorriso luminoso – E’ vero che sei il figlio di Harry
Potter?-
Già.
Il figlio di Harry Potter che si era
fatto un nemico a vita nella tavola dei verde
argento.
E se fra lui e Glory fosse finita
così?
Strega di una biondina con gli occhi
bicolore. L’aveva fregato.
Gli fece pure la linguaccia, seduta
vicino a una specie di colosso col nome che era tutto un programma, Harshness,
undici anni come loro, sfidandolo a dirle qualcosa.
Oh, l’avrebbe sentito
comunque!
Si sarebbe presa le sue quella sera
stessa, a costo di bruciarle la gonna!
In fondo l’aveva giurato a suo padre,
quella mattina alla stazione...
- Certo.- il Phyro piegò la bocca in un ghigno da iena e fece segno
al padre di abbassarsi di più.
All’orecchio...gli sussurrò una promessa
vera.
Quella dei Potter.
Lo scintillio degli occhi smeraldini del bambino sopravvissuto
acconsentirono a quel giuramento.
Sacro e pericoloso al tempo
stesso.
- Sali.- ordinò al figlio – E vedi di mantenere la
parola.-
- Contaci
pa’.-
Rimasti soli, Elettra scrutò il
marito e vedendo quella sua espressione divertita, si avvinghiò al suo
braccio.
- Che ti sei fatto promettere eh? Che
ti ha detto?-
E il bambino sopravvissuto, con lo
sguardo ancora rivolto al treno che spariva in lontananza, ripeté la sua
promessa.
Come un tempo era stata di suo padre,
di Remus e di Sirius.
E ora, sarebbe stata quella di
Lucas.
- Giuro solennemente di non avere buone
intenzioni.-
Finite Incantatem.
Grazie per tutto quello che siete stati per me. Grazie a Bluking, Nixy, Amalia, panuela, fanny80, Eneri_Mess, giois, Kikka91 (grazie dei magnifici disegni), syberia83, julietta, mhcm, taty89.
Kysa
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