CAPITOLO 2
IL PASSATO RITORNA
Sato
era un bel ragazzo di circa 15 anni, dai lunghi capelli corvini e dall’aria
sbruffona, i suoi capelli erano sempre spettinati e arruffati, ed era
divertente e simpatico, era una persona così speciale che tutti gli volevano un
gran bene, e tutte le ragazze del villaggio facevano a gara per stare con lui,
ma il ragazzo, ingenuamente, o forse inconsciamente, declinava sempre gli
inviti con un sorriso sincero sulle labbra; nessuno, però, se la prendeva a
male per questo, e la vita scorreva tranquilla. Il villaggio, chiamato da
sempre “della Felice Esistenza”, era un posto tranquillo, dove esseri umani e Pokèmon
vivevano quasi in simbiosi tra loro. Insomma, era un vero e proprio angolo di
paradiso. L’estate si trasformò quietamente in autunno, e gli alberi si tinsero
a poco a poco di un bellissimo color rame, e Sato approfittava di queste
bellissime giornate ultime giornate di sole e caldo per fare lunghe passeggiate
assieme al suo Celebi. “Ehi, Celebi!! Non correre! Non riesco a starti dietro,
ah ah ah!!” rise il ragazzo, mentre correvano lungo i sentieri che
s’inoltravano nei boschi, ridendo e scherzando: “biii, bi, biiiiii!!” ridacchiò
la piccola fatina, volando ancora più in alto, mentre il suo allenatore la
seguiva, sorridendo. Giocando e ridendo, i due amici per la pelle non si
accorsero che stava calando la sera; ormai era il crepuscolo, e il cielo si
stava tingendo di riflessi violacei e blu, davvero incantevoli, e si stava
facendo buio; ma il ragazzo non ci fece caso, abituato com’era a camminare
anche col buio, ma Celebi ne era terrorizzato, e corse a nascondersi tra le
braccia del suo allenatore, con una serie di singhiozzi di paura. “Scusami
tanto, amico… Mi ero scordato di questo particolare. Su, andiamo a casa.” Disse
dolcemente il giovane, avvolgendo il pokèmon nel suo giaccone, mentre una
brezza leggera gli scompigliava dolcemente i capelli corvini, già di per sé
spettinati e indomabili; Sato prese a correre sul sentiero che lo avrebbe
riportato al villaggio, e ormai era quasi arrivato a destinazione, mancavano
pochi chilometri, quando scoppiò improvvisamente a piovere! “No, ci mancava
solo questa oggi??” si lamentò Sato, quando, improvvisamente, udì come un
grido, e un invocazione d’aiuto, provenire dal ponte sospeso che collegava il
paesino al Monte: “cavoli! Gli argini!” urlò, prima di correre verso il punto
da cui era giunto l’urlo. Sempre tenendo il piccolo pokèmon, spaventato a morte
tra le braccia, il ragazzo prese a correre come un pazzo verso la vicina diga,
una recente costruzione ordinata da Aratesu in persona per evitare che il
vicino fiume, in caso di piogge torrenziali, straripasse e inondasse il
villaggio intero; anche Sato aveva partecipato alla costruzione della diga, e Dio
solo sa quanto si era divertito. Per lui, qualunque lavoro era un gioco, un
divertimento, infinito, e prendeva tutto sul ridere, anche le cose più
semplici; riusciva a vedere il lato bello di ogni cosa, il lato divertente dei
lavori più duri, delle serate più noiose… Era un ragazzo fantastico! Ma
soprattutto, era la persona più gentile e altruista che i due gemelli avessero
mai incontrato: se Sato avesse visto qualcuno in difficoltà, era sicuro che
avrebbe fatto l’impossibile per aiutarlo, era certo. “Ahhhhhhh!!!” un altro grido
lacerante scosse profondamente il moro, un grido di ragazza, “sto arrivando!
Resisti!” si fece sentire Sato, raddoppiando gli sforzi per raggiungere la
misteriosa ragazza che stava gridando. Con un ultimo sforzo, il giovane arrivò
alla diga, e ciò che vide lo scioccò profondamente: sull’altra riva, proprio di
fronte a lui, vicino alla diga, vi era un gruppo di ragazzi, erano quattro, e
uno di essi, una ragazza dai folti capelli scuri, era caduta in acqua, e non
riusciva a stare a galla! Un’altra ragazza, con una chioma rossa che le
incorniciava il volto, reso pallido dall’agitazione e dalla paura, stava tentando
di buttarsi in acqua per ripescarla, ma un ragazzo, dalla buffa zazzera scura e
dalla carnagione abbronzata la tratteneva per le spalle, sembrava avesse paura.
Un bimbetto, vestito con proprietà e pulizia, con un paio di buffi e tondi
occhiali da vista, era aggrappato alla gamba del ragazzo più grande, urlando e
strepitando; malgrado la lontananza, Sato udì distintamente le sue parole: “Haruka-neechan!!! Lasciami, Takeshi,
devo salvare mia sorella!”, il piccolo piangeva e si dimenava, ma il giovane
chiamato Takeshi non mollava la presa sul piccolo, tenuto per un braccio.
D’istinto, Sato, poggiato Celebi a terra, si lanciò nel fiume in piena,
nuotando vigorosamente verso la ragazza, ormai quasi del tutto sott’acqua, era
allo stremo! Con uno sforzo supremo, la raggiunse, e la prese tra le braccia,
nuotando poi di nuovo verso la riva; questa volta ebbe molte più difficoltà a
ritornare, ma tutto andò bene, e Sato si ritrovò, ansante ed esausto, ma vivo e
in salvò, sulla riva dalla quale si era lanciato. Per prima cosa, si occupò
della ragazza, e s’avvide che, nonostante alcune ferite superficiali, si
sarebbe ripresa. Ora come ora, era essenziale tenerla al caldo e all’asciutto,
così decise di portarla a casa sua; ma prima doveva cercare i compagni della giovane.
Non dovette aspettare molto, perché, pochi secondi dopo, quello strano ed
eterogeneo gruppo fece la sua comparsa tra gli arbusti alle sue spalle. Pioveva
ancora, se non più forte di prima, Sato non riuscì a distinguere bene i
lineamenti dei suoi ospiti, e si concentrò sulla ragazza, era lei quella più
bisognosa di attenzioni. Fece per prenderla tra le braccia, quando una piccola
scheggia verde gli sbucò sotto il naso, strepitando e abbracciando il corpo
esanime della giovane salvata, il piccolo che tentava di buttarsi per salvarla!
Intenerito, Sato gli poggiò una mano sulla spalla, e gli parlò: “Non
preoccuparti per lei, starà bene. Ma non potete restare qui, venite con me, vi
va di venire da me? Almeno potrete passare la notte all’asciutto, no?” disse
semplicemente, prima di caricarsi la sorella del piccolo sulle spalle,
“potresti prendere il mio giaccone? Fa attenzione, dentro c’è il mio pokèmon,
non scoprirlo per alcun motivo, ha paura del buio.” Disse solo, tirando fuori
un grande ombrello, e incamminandosi
lentamente verso il paese. Non parlarono molto durante il tragitto, e in breve
raggiunsero il villaggio, completamente deserto; con rapidità, Sato si diresse
verso casa sua, aprì la porta, e li introdusse nell’abitazione, calda e
accogliente. “Su, movetevi! Poggiate tutto in ingresso, ci penserete dopo,
adesso datemi una mano con la vostra amica, forza! Piccolo, tu devi cercarmi
degli asciugamani in bagno, fa presto! Tu invece, ti chiami Takeshi, vero? Tu
dovresti preparare un infuso d’erbe secondo le mie istruzioni, e per ultima, la
tua amica, scusa ma non so il tuo nome, potresti per favore togliere i vestiti
alla tua compagna e portarla nella mia camera? È quella in fondo al corridoio,
non puoi sbagliare. Io, invece, andrò a recuperare garze e disinfettante.”
Chiese gentilmente Sato, correndo poi in bagno; frugò ovunque, e si procurò il
necessario per curare le ferite, poi corse in cucina, dove trovò Takeshi,
impegnato ai fornelli: “mi dispiace, ma la luce è saltata…” si scusò Sato,
vedendolo al buio, illuminato solo da una candela. “non preoccuparti, grazie
per l’ospitalità! Allora, cosa devo fare?” chiese il ragazzo, guardando negli
occhi il loro misterioso salvatore; “bene, vedi quelle piantine lì sul
davanzale? Devi prenderne alcune foglie, e farle bollire, poi prendi l’infuso,
versalo in una tazza, e aggiungi al tutto un cucchiaio di quel barattolo rosso che
c’è sul tavolo, fa presto.” E uscì dalla stanza, dirigendosi verso la camera da
letto.
Alla
ragazza sembrava di galleggiare, galleggiare nel buio, ma si sentiva
infinitamente tranquilla, felice…
Protetta.
All’improvviso,
vide una grande luce…
“Haruka!
Dai, vieni con noi! Dobbiamo raggiungere la città che ospita il festival, manca
poco!”. Delle voci gioviali la chiamarono, e lei si trovò in un bosco, assieme
ai suoi amici più cari… Suo fratello Masato, la sua
migliore amica, Kasumi, Takeshi, il loro mentore… e
poi… “Ehi, Haruka! Cos’è quella faccia così triste’ non sei felice di
partecipare al Festival?”, una voce allegra e dolce la scosse dai suoi
pensieri, una voce amica.
“Satoshi…” mormorò la ragazzina, voltando lentamente la
testa: lì, davanti a lei, c’era il suo migliore amico, il loro leader
indiscusso. Satoshi, quel ragazzino dolce e gentile con cui aveva vissuto mille
avventure! Con un balzo, gli saltò addosso, e lo abbracciò, piangendo
disperatamente, ma le sue lacrime, erano di gioia: “Satoshi!! Sei vivo!!!”
urlò, abbracciandolo.
Poi,
improvvisamente, Haruka si ritrovò a galleggiare nel buio, e sentì un gran
caldo alle gambe, e delle voci… Aprì gli occhi.
“Satoshi.”
Mormorò, vedendo un volto davanti a sé.
“Non
preoccuparti. Sei al sicuro, adesso.”
UFF! CHE FATICA!
PENSAVO DI NON FARCELA PIÙ! È STATO DAVVERO IL
CAPITOLO PIÙ DIFFICILE CHE ABBIA MAI FATTO, VE LO ASSICURO! NON CE L’AVREI MAI
FATTA SENZA L’AIUTO DELLE MIE FIDE COLLEGHE, VERA E KOGARASHI!! RINGRAZIO
VIVAMENTE ANCHE FEDINA, CHE MI HA DATO SOSTEGNO
MORALE DURANTE LA LAVORAZIONE!! GRAZIE DI TUTTO!!
SPERO CHE NON VI ABBIA SCONVOLTO TROPPO QUESTO
CAPITOLO, MA CERCATE DI CAPIRE, CI
SARANNO ALTRI COLPI DI SCENA OLTRE A QUESTO! E ORA…. VIA CON I
RINGRAZIAMENTI!
FEDINA: CIAO! BEH,
SATO È UN RAGAZZO ENIGMATICO, E IL SUO PASSATO VERRÀ RIVELATO A POCO A POCO.
ANCHE SE, DA QUESTO CAPITOLO, QUALCOSA DOVREBBE ESSERE TRAPELATO, NO?
ILA: GRAZIE PER I
COMPLIMENTI! IL FUTURO DEI NOSTRI EROI SI PREANNUNCIA PIENO D’INSIDIE, E DI STRANI AVVENIMENTI, MA NON TI DICO ALTRO! SPERO CHE
ANCHE QUESTO MIO SPUTO DI CAPITOLO (PERCHÉ È
VERAMENTE BREVE..) TI SIA PIACIUTO…
KOGARASHI: DAI, COSÌ MI FAI ARROSSIRE!!! NON È NECESSARIO, DAVVERO!! COMUNQUE
SATO AVRÀ PARECCHI PROBLEMI, E SOPRATTUTTO FARÀ PARECCHI GUAI, PRIMA DELLA
FINE.. SPERIAMO NON DISTRGGANO IL VILLAGGIO… MI CI SONO AFFEZIONATA!!
ATTENZIONE! SONDAGGIO:
SECONDO VOI, COSA È SUCCESSO A SATO?? SE VOLETE, PARTECIPATE!!
GRAZIE INFINITE ANCHE
A CHI LEGGE SOLO!! VOGLIO BENE A TUTTI!!!