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Autore: Agapanto Blu    03/12/2012    2 recensioni
Lucia e Mattew stanno per sposarsi, come avevano deciso, e, tra riappacificazioni con il passato, grandi ritorni e amici di sempre, vedranno infine il culmine del loro amore...
Però il Destino sembra avere altri programmi e i due amanti si ritroveranno separati da qualcosa che entrambi amano e da qualcosa che pare insormontabile...
Assieme a Miriam e Nick e ad un (come sempre) imprevedibile Andrea, i due si troveranno davanti a una domanda cruciale per entrambi:
Quanto si è disposti a sacrificare quando si arriva al limite?
***
Seguito della storia "Il cuore dell'Arcangelo" ma incentrato, appunto, sulla coppia Mattew/Lucia...
Posso solo anticiparvi tanti colpi di scena e un bel po' di sorprese...
A presto!
Ciao ciao!
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La saga degli Angeli di Victoria'
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Vi prego, vi prego, vi prego! Perdonatemi!
Filosofia, Storia e Greco mi hanno presa in ostaggio! Adesso sono qui, però...
Allora, questo, signori e signore, e il penultimo capitolo! (l'ultimo se contate che il prossimo, l'epilogo, sia a parte)
Detto questo, vi lascio a leggere!
A sotto!
Agapanto Blu





33.
 
Lucia cullò Angelica tra le braccia guardandola in viso poi alzò lo sguardo su Samuel.
“Non sei qui per lei.” sussurrò, non era una domanda ma una constatazione, “Sei qui per me.”
Samuel perse il sorriso, divenne serio e cupo in volto, ma annuì.
Anche Valentina e Maria persero il sorriso in favore di un’espressione rattristata ma solenne.
Mattew fece correre lo sguardo sui tre Arcangeli poi su Lucia e infine sugli amici ma nessuno osò guardarlo negli occhi.
“Che significa?” chiese, preoccupato, poi si rivolse a Samuel, “Sei qui per assicurarti che Luci stia bene, no?”
L’Arcangelo dei Pietosi sospirò.
“Non solo per quello, Mattew…” sussurrò, “Sono venuto a prenderla.”
“A… a prenderla?” balbettò il Nephilim, sconvolto, “Perché?!”
“Mattew, sono morta.” sussurrò Lucia, continuando a guardare dritto negli occhi di Samuel, senza spostare lo sguardo sul consorte, “Non appartengo più alla Terra.”
“Ma…” tentò di obiettare il ragazzo, gli occhi fissi sul viso della moglie, “Ma Zira…”
“La sua morte non cancella la mia.” replicò Lucia spostando lo sguardo sulla figlia che teneva in braccio, “Io sono morta, sono un Angelo, e il mio posto è in Cielo, tra i Pietosi.”
“Io… Non…”
Mattew si voltò e si guardò attorno, alla disperata ricerca di aiuto, ma incrociò solo sguardi pieni di compassione.
Quando Nick non rispose alle sue occhiate supplichevoli, Mattew capì.
“Lo sapevate…” sussurrò, sconvolto, “Lo sapevate tutti!”
“Mattew,” sussurrò Miriam accostandosi all’amico, “non pensavamo che tu avessi frainteso… Lucia non può stare qui: deve tornare al suo posto, e il suo posto adesso è lassù…”
Mattew si sentiva un bambino incompreso in mezzo ad adulti che parlavano di cose troppo difficili per lui. Si sentiva sperduto.
Lucia gli si accostò e gli porse Angelica.
“Il tuo posto, invece, è con lei…” mormorò al marito mentre gli passava la bambina.
Mattew si era illuso, stava soffrendo per la seconda volta lo stesso dolore dilaniante di chi perde l’unica cosa che conti, eppure prese la bambina con delicatezza assoluta e sorrise nel sentirla rigirarsi tra le sue braccia e ridacchiare nel riconoscere, anche se da addormentata, le braccia familiari del papà.
“Sei padre…” mormorò Lucia, “Hai delle responsabilità: non dimenticarlo.”
Mattew guardò la moglie un’ultima volta: ne ammirò ogni tratto, dagli zigomi alti e morbidi al naso piccolo, dai contorni del viso ovale alle labbra sottili, dai capelli corvini agli occhi divenuti grigi e privati di pupilla.
Annuì.
“Non lo dimenticherò…” promise ma poi non riuscì a trattenersi dall’aggiungere, “Così come non dimenticherò che è figlia tua…”
Lucia non replicò, non disse nulla, non abbracciò il marito né gli si avvicinò, ma spalancò le ali e piegò il viso verso il Cielo.
Le ali brillarono, luminose, e Lucia scomparve mentre tutti chiudevano gli occhi per via della luce accecante.
Con lei, Samuel, Valentina e Maria scomparvero allo stesso modo.
Nel silenzio generale, Angelica aprì gli occhi e si guardò intorno.
Il visino si imbronciò nel notare che la mamma se n’era andata ma, ormai, la piccola si era abituata a vedere più che altro il padre.
Angelica osservò il viso del genitore, estremamente serio e puntato verso il soffitto, e attese con inconsueta pazienza che lui le rivolgesse la sua attenzione.
Quando Mattew spostò lo sguardo sulla bambina, quella si illuminò di un sorriso enorme e giocoso che finì per contagiare, anche se in modo mesto, tutti i presenti.
Infine, per completare la sua opera di portatrice di serenità, Angelica eseguì il gran finale.
Spalancò la bocca e, facendo brillare per la gioia gli occhietti ancora privi della tonalità definitiva e quindi azzurri, pronunciò con una risata la sua prima parola.
“Pa-pà!”
 
Lucia scoppiò a ridere e a piangere nello stesso momento.
“È una bambina incredibile…” assentì Samuel.
Lucia si voltò di scatto.
Era in piedi nel bel mezzo di un’enorme sala, totalmente bianca, in cui una sezione circolare molto ampia del pavimento pareva fatta di vetro o di specchio ma rifletteva, in quel momento, le immagini di Mattew e Angelica.
Lucia, sul bordo, aveva guardato giù fino ad un momento prima; Samuel, due passi dietro di lei, pareva essere apparso dal nulla in quell’istante.
La Pietosaannuì poi guardò di nuovo il proprio mentore.
“C’è qualcosa che vuoi dirmi, Samuel?” chiese notando l’espressione dell’Angelo.
Samuel aveva uno sguardo di pacata tristezza ma sorrideva, come di una strana rassegnazione.
“Non ti sfugge niente, vero Lucia?” chiese, invece di rispondere.
“Hai una faccia!” replicò la ragazza, confusa.
“Anche tu!” rispose l’Arcangelo poi sospirò, “Ed è il motivo per cui sono qui…”
Lucia aggrottò la fronte, confusa.
Samuel le si accostò e, sorprendendola, le mise una mano su una guancia.
“Sei triste, Lucia…” dichiarò, “E questa tua tristezza non svanirà mai… Certe cose ci cambiano troppo in profondità per essere cancellate, da alcune trasformazioni non si può più tornare indietro…”
Lucia chinò il capo, sconsolata, e si voltò dando le spalle all’amico.
“Lo so.” sussurrò, “Lo so bene.”
Samuel sorrise mestamente.
“Ma non puoi farci nulla, vero?”
Lucia si voltò di scatto.
“No, non posso farci nulla, va bene?!” esclamò per poi pentirsi subito della propria durezza, “Scusa, non…”
Samuel la fermò alzando una mano e continuò a sorridere, segno che le sue parole non l’avevano ferito né turbato.
“È solo la verità, Lucia…” mormorò, “E questo regno è fatto di verità… Non possiamo sfuggirgli: né io, né tu. Anche se a volte vorrei poter fingere di non vedere per non dover prendere decisioni difficili, qui non posso farlo…”
Lucia rimase sconvolta dalla forte tristezza che trapelava dalla voce dell’Arcangelo.
“Samuel, che succede?” chiese, la voce che le tremava per la confusione.
Il Pietoso la guardò dritta negli occhi mentre le si avvicinava e le metteva una mano su una spalla per farla voltare di nuovo verso lo specchio.
“Lucia, hai detto a Mattew che questo era il tuo posto…” mormorò nell’orecchio della protetta, “Ma tu ne sei certa?”
Lucia lo guardò, confusa.
“Non capisco…” mormorò.
Samuel spostò lo sguardo sul vetro e parlò senza spostarlo di lì.
“Ogni cosa è relativa, Lucia.” dichiarò, “Con il passare del tempo, te ne accorgerai. Quello che è un dono per qualcuno, è una dannazione per un altro… Essere un Angelo è un dono: ma guarda te, pensa a Miriam… Per voi non è così…”
Lucia aprì la bocca per protestare ma Samuel le fece cenno di lasciarlo finire.
“Allo stesso modo però vale per la situazione inversa… Guarda Zira: quella che doveva essere la sua punizione, per lei è stato un regalo.”
Lucia tacque, in attesa di capire.
“Per Nick, la sua punizione era il supplizio più terribile al quale essere condannato ma adesso non tornerebbe il Cielo per nulla al mondo…” continuò Samuel, “La sua punizione si è rivelata un regalo quando anche Miriam ha scelto l’esilio da qui…”
Lucia attese ma Samuel non parlò più per lungo tempo.
“Cosa vuoi dirmi?” osò chiedere alla fine.
“Nick è un Angelo…” constatò Samuel, “Ed è felicemente sposato…”
Lucia scosse la testa.
“Per Nick è diverso!” ribatté, “Lui è un Caduto e…”
“… è felice…” concluse per lei Samuel guardandola dritta negli occhi.
Lucia emise un verso sconvolto.
“Se è questo che vuoi,” dichiarò Samuel, “se sceglierai la tua famiglia al di sopra del tuo essere Angelo, l’Assemblea ti sosterrà… O ti rinnegherà, come preferisci dirlo…”
Lucia tremò violentemente.
“Vuoi dire… che?”
“Che ti daremo una mano.” chiarì Samuel guardandola poi sorrise, “O anche che ti spingeremo giù. Esistono tanti modi per dire la stessa cosa…”
Lucia abbassò lo sguardo sul pavimento bianco, sconvolta dallo spiraglio appena apertosi per lei.
Cosa doveva fare?
Seguire i suoi desideri, rinnegando così chi l’aveva salvata dopo meno di un mese dall’accaduto?
Rinnegare il giuramento fatto davanti a Lui, in chiesa, davanti all’altare e al ministro del Cielo?
“Il padre vuole sempre il meglio per i propri figli…” commentò Samuel guardando Mattew ridere con Angelica, fingendo di non stare soffrendo per la perdita di Lucia.
La ragazza però capì l’invito implicito.
“Ovviamente,” stava dicendo l’Arcangelo, “non devi decidere adesso, se non vuoi… Puoi prenderti tutto il tempo che vuoi e…”
“Adesso!” supplicò Lucia e Samuel si voltò verso di lei, sorpreso.
La ragazza lo fissava, disperata e determinata insieme, finalmente decisa e finalmente in pace con se stessa.
“Buttami giù!” implorò la Pietosa.
Samuel sorrise poi si spostò in modo di mettere Lucia tra il proprio corpo e lo specchio nel pavimento.
“Nove Giorni di Caduta.” dichiarò serio, “Vattene da questo regno, Non-Più-Angelo.”
Lucia sapeva che Samuel non avrebbe dovuto dire altro ma l’uomo sorrise e aggiunse: “E buona fortuna…”
Poi le mani di Samuel sulle sue spalle, una spinta forte, la sensazione di cadere all’indietro, il pavimento che spariva da sotto i suoi piedi, il cerchio dello specchio visto da dentro di esso, il viso di Samuel e, stranamente, degli altri Arcangeli affacciatisi a guardarla.
Maria, sorridente ma con le lacrime agli occhi, sillabò qualcosa che solo Lucia capì: È quello il tuo posto…
Infine fu solo l’aria che la percuoteva, piegandole e strappandole le piume.




Allora, immagino che la conclusione di questa storia sia parecchio scontata a questo punto... (beh, è il penultimo capitolo: posso permettermelo! ;) )
Beh, direi che non c'è altro da dire...
Il titolo del prossimo capitolo sarà: Epilogo
(viva la fantasia!!!)
Spoiler? Massì! "
“Ho imparato che a volte le cose prendono una piega diversa da quella che ci aspettiamo…” mormorò Nick all’improvviso.
Miriam alzò la testa per osservarlo negli occhi ma lui guardava un punto fisso sul muro."
Allora?
Ispira?
A presto!
Ciao ciao!
agapanto Blu
  
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