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Autore: Lady Francoise    04/12/2012    11 recensioni
Non scalare una montagna se sai che non avrai la forza di raggiungerne la cima;
Non lanciare il cavallo al galoppo se a pena sai andare al trotto;
Non puntare una pistola se sai che intanto ti mancherà il coraggio di sparare;
Non chiudere una porta se sai che prima o poi la riaprirai;
Non voler andare a tutti i costi avanti, non voler compiere sempre missioni impossibili, non voler fare sempre l’eroina…
perché se solo tu ti fermassi un istante a guardare dietro te vedresti un ruscelletto..
calmo e tranquillo, ma proprio per questo così potente e deciso nel suo scorrere..
..e capiresti che ti basterebbe quello per essere felice, per essere te stessa!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti!! E' da un po' che sono iscritta al sito e che leggo le vostre storie sulla nostra amata Oscar; da piccola era il mio cartone preferito ma non sono mai riuscita ad accettare la sua morte e quella di André, così mi sono sempre immaginata una prosecuzione della loro vita.
Era da tanto che volevo scrivere una storia ia eleggere i vostri racconti mi ha spinta a fare il grande passo.
La storia ha inizio quando Oscar scopre di avere la tisi e poco a poco prenderà una piega diversa..non so ancora quanti capitoli avrà e cosa esattamente succederà, ma spero che vi piaccia e, in ogni caso, spero di leggere i vostri commenti e di non annoiarvi troppo!
Buona lettura!!

 
Si aggirava di notte in casa sua come un ladro, con una mano teneva una candela, con l’altra faceva da scudo alla luce emanata dalla stessa per non essere vista; camminava piano, cercando di fare meno rumore possibile per non svegliare nessuno e non dover così dare spiegazioni “imbarazzanti” visto che ormai, suo malgrado, era una donna!
Quante volte da bambina l’avevano sgamata nel pieno della notte nel tentativo di andare in cucina a rubacchiare un po’ del suo tanto amato cioccolato fondente?
Che buffo! A distanza di anni faceva la stessa cosa: stava andando in cucina a mangiare un po’ bel suo cibo preferito, quello che, da sempre, riusciva a darle un conforto immenso, più di molte altre cose a lei care, più di una cavalcata al fiume, più di un bagno caldo, più dell’amore; e di questo ne era assolutamente convinta.
Sembrava che niente fosse cambiato da quando, felice e spensierata com’era, andava nel piano riservato alla servitù per la semplice ebbrezza di soddisfare il palato in “ore proibite”, ma non poteva mentire a se stessa , era tutto cambiato rispetto a quando era piccola e i tempi felici le sembravano ricordi ormai lontani, molto lontani, forse troppo…
 
Aveva appena avuto un attacco di tosse particolarmente violento e sentiva che solo il suddetto cioccolato avrebbe potuto rimetterla un po’ in forze.
Negli ultimi tempi la tosse non le dava proprio pace, la colpiva soprattutto di notte, seguita da forti sbalzi di pressione e febbre molto alta; ormai lo sapeva, non poteva più ingannarsi, aveva la tisi, gliel’aveva detto il giorno prima il dottore, il quale aveva anche aggiunto che non era troppo tardi, che poteva ancora guarire, ma doveva cambiare radicalmente stile di vita.
Certo, per lui era facile parlare, non sapeva la fatica che aveva fatto per ottenere il rispetto e la stima dei suoi soldati e tantomeno poteva lontanamente immaginare il motivo della sua scelta di abbandonare la Regina per diventare Comandante della Guardia Metropolitana!
Era stata una scelta dolorosa, dettata dalla voglia di dimostrare al mondo e se stessa di non aver bisogno di niente e di nessuno, di poter vivere come un uomo, o forse più semplicemente dalla paura di rendersi ridicola rivelando i suoi sentimenti, le sue debolezze..
Si era innamorata di Fersen, per lui aveva pure chinato la testa decidendo di prendere parte a un ballo indossando per la prima volta in vita sua, e anche l’ultima, ne era certa, un abito femminile..ma il cuore di quel bellissimo conte svedese apparteneva già a un’altra donna, bionda con gli occhi azzurri come lei, certo, ma molto più donna di lei..
In quell’occasione il giovane le svelò, ignaro del suo travestimento, di considerare Oscar François de Jarjayes come un’amica o, peggio, come il suo migliore amico.
Quella sera lui le spezzò il cuore, assieme a tutti i suoi candidi ed ingenui sogni d’amore e quando, dopo tanti anni, se lo ritrovò inaspettatamente davanti in sella al suo cavallo grigio, coi capelli lunghi, l’aspetto trasandato, lo sguardo stanco e il sorriso malinconico, tutto il lavoro che aveva accuratamente svolto su se stessa per riuscire ad accettare una vita senza l’unico uomo che avrebbe mai potuto avere al suo fianco, in un soffio, svanì. Come la pesante corazza di  neve si scioglie al primo tiepido sole primaverile facendo riemergere i piccoli ciuffi d’erba che era riuscita a coprire e proteggere dal gelido inverno, così, alla sua vista, il cuore di Oscar perse un battito prima di iniziare a pulsare con un incalzante nuovo ritmo che ebbe il potere di scaldarle l’anima e ridarle speranza.
Ma fu solo una mera illusione che ebbe il potere di gettarla nello sconforto assoluto: Fersen era si venuto per lei, ma non con lo scopo che lei tanto avrebbe desiderato; era infatti venuto principalmente per rivelarle che aveva riconosciuto in lei l’elegante dama che aveva tenuto tra le braccia per pochi e fugaci istanti a un ballo e per dirle che l’amore porta solo a una lenta e triste agonia.
Ma il dolore causato da quell’addio non fu lontanamente paragonabile a quanto fece André poco dopo dichiarandole, in modo sbagliato ma al momento giusto, tutto il disperato amore che provava nei suoi confronti.
L’amava da una vita intera e lei non se n’era mai accorta: aveva pensato a lui come compagno di giochi prima e come amico fidato dopo, ma mai come uomo, mai.
Lei gli aveva detto di aver perdonato il suo gesto, certo, chi meglio di lei in quel momento poteva comprendere la sua sofferenza? Ma l’aveva anche respinto e, in un certo senso, umiliato..
 
Le venne in mente il loro primo incontro..
Lei era in camera sua, il padre le aveva annunciato che un nuovo servo si sarebbe preso cura di lei affiancando Nanny e lei non aveva fatto domande, infondo, “uno vale l’altro” aveva pensato.
Poco dopo una mano incerta bussò alla sua porta e lei andò svogliatamente ad aprirla dicendo, tra se e se, “Addio pace! È arrivato!”..ma la scena che le si presentò davanti la lasciò letteralmente senza parole: UN BAMBINO, che, guardando a terra, le aveva sussurrato con voce imbarazzata un timidissimo “ciao”.
Da quel momento tutto cambiò. I due impararono a conoscersi, lei, così decisa, gioviale, allegra e risoluta, e lui, così timido, rispettoso e, allo stesso tempo, sprezzante del pericolo e delle regole.
Quante punizioni avevano preso per le loto marachelle? Un’infinità, ne era certa!
In poco tempo i due piccoli diventarono inseparabili e così rimase per molti anni: lui le stava sempre accanto, la consolava, la faceva battere , perché lei voleva un compagno di spada, non di giochi, la aiutava nei momenti difficili..la prendeva pure a pugni se serviva, ma questo in verità era successo solo una volta per cercare di convincerla a non assecondare il volere del padre e a vivere come la splendida rosa che era. Quella volta le aveva fatto male, ma, nonostante i numerosi colpi presi nella lotta, non era un male fisico, anche perché il suo André non ne sarebbe mai stato capace. E lui, come al solito, se ne era accorto e le aveva preso la mano, quasi in segno di scusa o forse, pensandoci bene, era una tacita manifestazione d’amore…
"Già da allora mi volevi bene André?”
Poi lei aveva scelto quella che, a molti, sembrò essere la via più facile: aveva assecondato suo padre intraprendendo la carriere militare ed André era diventato il suo attendente.
Le era stato sempre vicino, aveva rischiato più volte la vita per lei e aveva perso l’occhio sinistro per colpa della sua testardaggine e malafede: ma come aveva potuto pensare che il suo André fosse il Cavaliere Nero?? Ora se ne vergognava profondamente.
Aveva sempre considerato le attenzioni che il ragazzo aveva nei suoi confronti come dei gesti dovuti, senza darci troppo peso e spesso ripagandolo con la freddezza che la contraddistingueva, ma ora sapeva che non lo erano affatto! Tante piccole e grandi attenzioni sinonime di amore e non di devozione e lealtà di un attendente nei confronti del suo comandante..possibile che solo ora l’avesse capito? Ora che era troppo tardi, ora che chiedergli scusa non avrebbe più avuto alcun senso.
“Ma mi sta bene! Così la prossima volta imparo a mettere da parte l’orgoglio!” penso con rabbia..ma non ci sarebbe mai più stata una prossima volta: doveva guardare in faccia la realtà. Dal momento che non intendeva lasciare il suo incarico per curarsi, la morte era vicina, forse vicinissima e doveva rassegnarsi.
“Infondo è giusto cosi! Avrei dovuto imparare molto tempo fa a non spezzare i sentimenti degli altri pensando di essere più importante di tutto e di tutti, non l’ho fatto e ora è giusto che ne paghi le conseguenze” ammise.
 
Qualsiasi cosa pensasse,, le venivano in mente episodi della sua vita trascorsi insieme ad André..e come avrebbe potuto essere diverso? Lui le si era consacrato, aveva scelto di sacrificare se stesso per proteggerla e difenderla, aveva accettato di essere umiliato e respinto come il peggiore degli uomini, come il più estraneo era gli sconosciuti ma, ciononostante, era diventato un suo soldato per restarle accanto. Per lei aveva rinunciato alla possibilità di avere una donna, di essere felice, di avere una vita e di questo, infondo, lei ne andava fiera.
“Egoista! Come può un uomo amare così tanto una come me?? Povero André, cosa ti ho fatto.. io mi sono innamorata di Fersen e mi è sembrato di morire quando, ormai più un anno fa, mi ha respinta definitivamente. Tu mi ami da una una vita intera e non oso immaginare la tristezza e la solitudine che devi sentire!”
Pensando ciò era arrivata davanti alla porta della cucina. Era buffo che proprio accanto ci fosse la porta della camera di André, si fermò a pensare per un attimo..un attimo che le sembrò un millennio..un attimo che racchiudeva in se una vita intera..anzi..due!
 
Scivolò nel regno di Nanny facendo ben attenzione a richiudere l’entrata per non disturbare il sonno di quell’uomo che le era così vicino, vicino in tutti i sensi..
Aprì il  basso cassetto bella credenza dove, da sempre, la sua balia teneva del cioccolato fondente per farle la cioccolata. La scelta del posto adibito a contenete il dolce era stata accuratamente studiata in quanto la governante sapeva che spesso la sua bambina si intrufolava in cucina durante la notte e, nonostante le sfuriate che il padrone faceva tutte le volte che se ne accorgeva sentendola passare davanti alle sue camere,  non aveva nessuna intenzione di nasconderle, rendendola inaccessibile, la cosa che più di tutte sembrava essere in grado di darle tutta la dolcezza che le era negata, ma di cui una bambina ha assolutamente bisogno e, col passare del tempo, quel basso cassetto, sotto suggerimento di André, era stato chiamato “ciossetto” in seguito a una notte in cui, avendo fatto particolarmente rumore, Nanny e il suo unico nonché migliore amico si erano precipitati in cucina dove avevano trovato un divertito fagottino biondo con le guancette e le labbra rosee sporche di quel nero-marrone che poteva voler dire solo una cosa!
Era da parecchio tempo che non compiva più imprese notturne di questo tipo..chissà.. magari la bravissima cuoca se ne era accorta a aveva spostato il cioccolato in un cassetto più alto e più agevole alla sua non più tenera età che non le permetteva più di piegarsi senza sforzo..e invece no! Non senza sorpresa, scoprì che il posto di quella prelibatezza era ancora il famoso, basso “ciossetto” come e ricordare che un tempo una bambina vi andava tutte le notti e per sperare che quel tempo in cui quella bambina era felice, semplicemente tornasse.         
Comprendendo ciò, sorrise amaramente, prese un pezzo del suo nettare prelibato e si sedete sulla sua sedia. Già! Perché nella cucina di Nanny e André, lei aveva una sedia dove si sedeva quando nessuno era in casa, quando si sentiva sola e così, al posto di mangiare nella grande, triste, vuota sala da pranzo, cenava con le persone a lei più care, quelle due persone che erano sempre pronte ed accoglierla, a darle una carezza, a regalarle un sorriso, a farla sentire amata..si..amata.. perché entrambi, anche se in modo diverso,la amavano tanto!
E lei? Cos’aveva fatto lei per essere così tanto amata? A Nanny aveva sempre dato ordini e con il suo André non si era comportata diversamente o, forse, con lui aveva fatto anche peggio. Ma, nonostante si fosse sempre mostrata fredda, distante e autoritaria,da loro due aveva sempre ricevuto amore! Forse perché avevano capito? Forse perché sapevano che se avesse potuto si sarebbe mostrata più dolce, avrebbe chiesto ed accettato consigli, si sarebbe fatta consolare, avrebbe pianto apertamente tra le braccia di una donna che considerava la sua seconda madre anche se, ovviamente, non gliel’aveva mai detto, e tra quelle di un ragazzo che considerava un fratello?
L’ipotesi di comportarsi così sembrava impossibile, quasi ridicola e meschina alla Oscar Dea della Guerra, ma chissà se a una ipotetica Françoise* Dea della femminilità, padrona del suo splendido corpo e del suo essere donna, l’idea di farsi aiutare e proteggere dalle braccia di un uomo sarebbe risultata sempre così assurdamente sciocca, chissà..
Ma lei, come non si stancava mai di ripeterle il suo austero padre, era il comandante Oscar François de Jarjayes e, come tale, non poteva perdersi in simili sciocchezze, in atteggiamenti femminili, non poteva permettersi di mostrarsi debole e bisognosa d’affetto; e così aveva finito per fare suoi quei modi che inizialmente, quando era ancora piccola, le sembravano così distanti dal suo essere e iniziò ad assumere con tutte le persone e in tutte le circostanze un atteggiamento freddo sorretto da una voce squillante, grave, decisa come il rombo di un forte, fortissimo tuono: lei non parlava, lei comandava, sempre e comunque.
E, nonostante tutto, c’erano due persone eccezionali che le volevano un bene dell’anima.
 
Le tornò prepotentemente in testa un’idea che l’aveva sfiorata poco prima, un’ipotesi che alla sua mente rigida e controllata era sembrata ridicola e di poca importanza, ma che certamente aveva fatto breccia nel profondo del suo cuore, che aveva iniziato a gridare che quell’ipotesi era, in realtà, il suo più profondo desiderio..
Quanto avrebbe voluto gettarsi tra le braccia di quell’uomo che sapeva non l’avrebbe respinta, che sapeva l’avrebbe capita e, protetta dal suo forte abbraccio, piangere tutte le lacrime che, col tempo, aveva imparato a celare dietro a un’espressione di ghiaccio, aiutata dai suoi occhi azzurri come il mare, azzurri come il cielo, azzurri come il gelo.
Il cuore sapeva bene che Oscar avrebbe tanto voluto che il petto dell’uomo raccogliesse le sue lacrime, quelle stesse lacrime che ora, per la prima volta dopo tanto tempo, si stavano facendo lentamente strada incontrastate, e che, piano piano, iniziavano a scendere lentamente su quelle gote smagrite provocandole una forte sensazione di dolcezza, di calore..anche se non era di quel tipo di calore che aveva bisogno..e ormai Françoise non ne aveva più dubbi...
Françoise: quella piccola parte di se che da tempo immemore Oscar si rifiutava di ascoltare, costringendola a restare imprigionata nel fondo del suo cuore, in un minuscolo spazio vitale…ma per fortuna, Françoise aveva imparato dalla sua padrona a non arrendersi, a essere testarda..
E infatti, Françoise, riuscì a suggerirle che André Grandier come nome, nella sua semplicità, suonava fresco e melodioso e si addiceva alla perfezione al proprietario, mentre il suo, così rigido e altezzoso, così severo, così prepotentemente importante, Oscar François de Jarjayes avrebbe potuto essere sostituito facilmente con un nome semplice e melodioso quanto basta, che non incuteva timore bensì rispetto e curiosità come, ad esempio, Oscar Grandier.
 
Si sorprese sommersa in questi pensieri assurdi che le davano tanta gioia quanta malinconia e, forse per malinconia, uno di quei tanti motivetti** popolari che aveva sentito cantare in un freddissimo giorno di pioggia da una ragazza in un’osteria durante il suo triste, solitario e deprimente viaggio in Normandia fatto per scappare per qualcuno che pensava essere se stessa mentre, in realtà, era André:
“E adesso spiegami tu cosa vuoi da me, tu che lo sai quanto ho amato e sofferto io!
Mi sfiori e mi chiedi corpo e anima, ma se mi vuoi dovrai convincermi e stringermi.
Parlami d’amore, parlami di te, soffiami sul cuore che bruciava ma già vuole te, parlami d’amore e io ti ascolterò: se è vero che mi vuoi non ti deluderò e di volerti io non smetterò!
E adesso spiegami tu cosa vuoi da me, tu non ti arrendi neppure se dico no!
Mi guardi e mi scaldi corpo e anima, ma se mi vuoi dovrai convincermi e vincermi.
Parlami d’amore, parlami di te, soffiami sul cuore che bruciava ma già vuole te, parlami d’amore e io ti ascolterò: se è vero che mi vuoi non ti deluderò e di volerti io non smetterò!
Tra i miei sospiri e dietro ai miei no, c’è la voglia di amare che non smette mai:
io so che tu lo sai, so che tu lo sai, so che tu lo sai!
Parlami d’amore, parlami di te, soffiami sul cuore che bruciava ma già vuole te, parlami d’amore e io ti ascolterò: se è vero che mi vuoi non ti deluderò e di volerti io non smetterò!
Tu parlami d’amore..e ascolterò!”
Allora la parole le avevano fatto ricordare di quella maledetta notte in cui André le aveva detto, in modo decisamente inappropriato e in un momento quanto mai inopportuno, del suo profondo affetto: André era l’unico ad aver tacitamente capito il motivo delle sue scelte con Fersen, era l’unico a vedere in lei tutta la solitudine e il profondo disincanto che l’avevano condotta a lasciare l’incarico di Comandante delle Guardie Reali. Ciononostante aveva scelto di dichiararsi a lei come se lei avesse mai potuto ricambiarlo! Quella dichiarazione, oltre che ferire nell’orgoglio Oscar, aveva lacerato ulteriormente il cuore di Françoise e aveva fatto profondamente arrabbiare sia l’una che l’altra parte di se stessa.
André, che sapeva che stava soffrendo per amore, la aveva detto di amarla e di non scappare da lui!
André, che sapeva bene che lei non era una semplice donnetta, l’aveva trattata come tale, gettandosi su di lei, pretendendo il suo corpo e la sua anima, come se non sapesse che lei avrebbe voluto Fersen!
André, che sapeva che fuggire da se stessi non serve, le aveva detto che se scappare fosse stata la soluzione, lui sarebbe scappato da lei molto tempo prima!
André, che sapeva che senza di lui sarebbe stata persa, si era arruolato nella Guardia Metropolitana!
André, che sapeva che lei aveva lottato con fatica per essere uomo, le aveva detto che una rosa non potrà mai essere un lillà!
André, che sapeva che non amava essere contradetta, le aveva detto che una rosa resta sempre una rosa!
André, che sapeva che lei si sentiva diversa dalle altere donne, le aveva detto che una rosa è una rosa, sia essa bianca o rossa!
André, che l’amava da sempre, e nonostante tutto il suo dolore aveva scelto di restarle sempre accanto!
André, che sapeva di non avere speranze con lei, e nonostante ciò aveva sacrificato se stesso e la sua vita per lei!
André, che sapeva tutto questo, e nonostante tutto aveva scelto di restarle sempre accanto!
André, che col suo carattere calmo e riflessivo finiva sempre per aver ragione su tutto!
 
Allora le parole della canzone le avevano fatto pensare a tutto questo facendola ulteriormente arrabbiare con lui.
Ora invece quelle stesse parole le fecero un effetto tanto contrario quanto inaspettato e, suo malgrado, infinitamente piacevole: si immaginò in quella maledetta sera un André che sapeva quanto entrambi avevano sofferto ma, ciononostante, le parlava d’amore soffiandole sul cuore che bruciava, sapendo che dietro ai suoi no e al suo scappare c’era costantemente una gran voglia di amare..e lei, invece di sfuggire al suo amico d’infanzia come aveva fatto, semplicemente rimaneva ad ascoltare lui e il suo cuore che lo desiderava lascandosi stringere, convincere e vincere.
“Ma cosa mi prende? La gente in Normandia per difendersi dal freddo si lascia scaldare il cuore dall’amore, ma io sono diversa!” considerò Oscar in tutta risposta a quei pensieri così strani. Ma siccome prontamente Françoise le chiese perché, visto che era diversa dai normanni, il pensiero di André costituisse il piacevole tormento degli ultimi tempi, aggiunse decisa: “Il pensiero di André mi accompagna perché ho capito di essermi comportata male, perché la sua rivelazione ha abbattuto tante mie certezze e mi ha aperto gli occhi sul fatto che è un uomo come tanti e non mio fratello come ero solita considerarlo. Ora che finalmente sono riuscita a perdonarlo per il suo gesto devo trovare il modo di dirglielo, di fargli capire che la sua amicizia mi manca e che gli sono infinitamente grata per tutto ciò che ha fatto per me. Solo che miei sentimenti per lui sono ancora di amicizia, stima, affetto e gratitudine, ma niente di più mentre lui mi ama tuttora, e ora che lo so è tutto più difficile. Come faccio a chiedergli di tornare amici come un tempo se so che lui, da me, vorrebbe molto di più? Ecco ciò che mi tormenta! Il vuoto e l’angoscia che sento dentro quando i miei occhi incontrano i suoi è dovuto al fatto che non so come comportarmi, che vorrei abbattere il muro creatosi tra noi dopo quella sera!  Inoltre, il limite che la tisi mi impone, se da un lato mi esorta a muovermi, dall’altro inspiegabilmente mi blocca!”
 
Presa dal vortice delle sue emozioni, Oscar era rimasta seduta sulla sua sedia per quasi venti minuti senza toccare il suo nettare, la sua fonte primaria di dolcezza; “Dai scema! Mangia e fila a letto che domani ti attende una giornata faticosa! Al resto penserai con più calma!” mormorò tra se portandosi finalmente il cioccolato alla bocca quando, improvvisamente, un urlo di dolore straziò il silenzio della notte e le sbarrò gli occhi: quel grido proveniva dalla camera del suo André..che cosa gli era successo??






* Il nome completo di Oscar è Oscar François de Jarjayes; nella sigla del cartone Cristina d'Avena parla di lei come di Lady Oscar, mentre nella traduzione italiana è chiamata Madamigella Oscar, per sottolineare la sua indomita femminilità. Mi è sempre piaciuta l'idea di rivolgersi al lei con un appellativo femminile seguito da un nome maschile, per ricordare non agli spettatori ma alla Oscar stessa la sua vera natura di donna, nonostante il suo inarico maschile. Ecco perché penso che anche dentro di lei viva una parte femminile, Françoise, Francesca, la donna e che lei ha sempre cercato inutilmente di sopire e di relegare.
** Si tratta del testo della canzone di Gorgia "Parlami d'Amore", un testo che associo al povero André che disperato cerca in tutti i modi di aprirle gli occhi.
 
 
  
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