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Autore: GhostFace    04/12/2012    1 recensioni
Riflessioni interiori, ma anche azione, istinto ed avventure, senza mai farci mancare qualche risata... Questa è una storia che coinvolgerà tutti i personaggi principali di Dragon Ball, da Goku a Jiaozi! Cercando di mantenermi fedele alle vicende narrate nel manga, vi propongo una serie di avventure da me ideate, con protagonisti Goku ma soprattutto i suoi amici. I fatti narrati si svolgono in alcuni momenti di vuoto di cui Toriyama ci ha detto poco e nulla, a cominciare da quell'anno di attesa trascorso successivamente alla sconfitta di Freezer su Namecc (ignorando o rielaborando alcuni passaggi only anime). Come dice qualcuno in questi casi, Hope You Like It! Buona Lettura!
PS: la storia è stata scritta prima dell'inizio della nuova serie DB Super, quindi alcuni dettagli non combaciano con le novità introdotte negli ultimi anni. Abbiate pazienza e godetevi la storia così com'è, potrebbe piacervi ugualmente. :)
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Kapirinha iniziò quindi a far qualcosa che Kodinya in vita sua aveva visto fare solo da Vegeta, appena poco tempo prima. Concentrandosi, la ragazza del Peyote Team iniziò a potenziarsi e ad aumentare il proprio livello combattivo, come l'ex collega di Vegeta poté constatare accendendo il proprio scouter. Adesso la piccola combattente era avvolta da una sorta di lingua di fuoco rosea in continuo e fluido movimento. Con un balzo si diresse verso Kodinya e iniziò a saettare a zigzag ad altissima velocità, per poi portarsi alternativamente – sempre in modo rapido – sopra la testa della nemica e poi sotto, a destra e a sinistra. Sopra, sotto, destra, sinistra, destra, sotto, sopra, sinistra, sotto, destra, sopra... Kodinya faticava davvero a seguirla. Pensò: “È rapidissima... mai vista una cosa simile...!” A quel punto, impossibilitata a seguirla con gli occhi, si vide comparire frontalmente il viso risoluto di Kapirinha che, a pochi centimetri da lei, gridò «Sorpresa!» per poi sferrarle un pugno furioso allo sterno, poderoso nonostante le piccole dimensioni della sua mano. Kodinya perse il controllo di sé e finì per precipitare, attraversando l'aria ad altissima velocità verso il suolo desolato del pianetino, per sprofondare sotto terra. All'impatto il terreno si spaccò in mille frammenti rocciosi sollevando un immane polverone. Da sotto il mucchio di detriti rocciosi, Kodinya emerse indolenzita dopo qualche minuto. “Wow, che male... il pugno più potente che abbia mai preso... incredibile!” Poi urlò con entusiasmo all'avversaria: «Ehi piccola, sei molto forte! Scusa se ti ho sottovalutata solo perché sei carina!»
«E considera che non sono nemmeno al massimo! Se voglio, ti distruggo in due minuti... nasona!»
 
Quando le due ragazze furono svanite dalla loro vista, gli altri due componenti del Peyote Team si trovavano faccia a faccia con Vegeta. Quest'ultimo domandò loro: «Quindi vorreste osare combattermi, eh? Complimenti per il vostro notevole fegato!» Vegeta era chiaramente intenzionato a far pesare la propria superiorità sui due nuovi avversari.
«Sì. Il nostro programmino lo conosci... al più presto possibile, sarai consegnato alla colonia cooleriana più vicina» rispose Peyote.
«Ahahahah!» scoppiò a ridere il Principe dei Saiyan. «Ma ti sei visto? Sei semplicemente patetico... penoso, per non dire di peggio!» affermò marcando le parole. «Hai assunto questo atteggiamento da leader serio e autoritario, ma caratterialmente sei una mezza tacca senza carisma... se non fossi così forte, i tuoi seguaci nemmeno avrebbero una ragione per obbedirti! Oltretutto sei anche un cafone ineducato, direi, a giudicare dal tuo linguaggio becero!» constatò Vegeta con spietatezza, mentre il volto di Peyote diventava sempre più truce, a denti sempre più stretti; l'espressione esprimeva un nervosismo indicibile. Senza mezzi termini, il Principe continuò i suoi affondi: «Lascia che ti dica una cosa che mio padre, il Re dei Saiyan, disse a me. Lui sosteneva che il fascino di un vero leader non deriva dalla sua potenza, benché questa sia un fattore determinante nell'assumere il comando. Leader è colui che ha una forte personalità, oltre che una potenza elevata; per mantenere un ruolo dominante, bisogna avere il talento di attirare proseliti e seguaci, convincerli di avere davanti il migliore di tutti i possibili capi. Troverai sempre qualcuno più forte di te nello spazio, ma la mera forza bruta non ti aiuta ad essere il miglior capo possibile! Lo dimostra il fatto che, per invocare rispetto, senti il bisogno di alzare la voce e urlare come un isterico. In conclusione tu non hai alcuna delle doti che ti ho elencato: non sei un capo, sei nato per servire... sei solo un pallone gonfiato che ha avuto la fortuna di ottenere una potenza artificiosa! Io non potrei mai una scorciatoia così ignobile per rafforzarmi: preferisco mille volte allenarmi a modo mio! Del resto, chi ha ottenuto grandi poteri in maniera affrettata, non sarà in grado di gestirli al meglio! Sarà un combattente incompleto, finché non impara a gestirli!»
Vegeta aveva colto nel segno. Peyote, infatti, sentiva spesso il bisogno di alzare la voce per affermare il proprio egoda sedicente leader. Chi conosceva Vegeta, invece, poteva testimoniare che gli bastava rivendicare il titolo di Principe dei Saiyan per richiamare il rispetto e l'autorevolezza che pretendeva dagli altri. Vegeta non era solito regalare queste perle a dei perfetti estranei; in questo caso, il suo scopo non era puramente educativo: aveva una gran voglia di umiliare un borioso combattente.
«Devi ammettere che non ti aspettavi una concezione così raffinata dal membro di una razza che ha fatto della forza e del combattimento la propria ragione di vita...» sorrise Vegeta con uno sguardo di sfida.
«Chiudi il buco! Sai che sei proprio stronzo?» sbraitò senza ritegno il boss del Peyote Team.
«Capo, la prego. Ignori le provocazioni o farà il suo gioco; plachi la sua ira e lasci fare a me. Voglio essere io a combatterlo: io sono l'erede di una razza attaccata e trucidata immotivatamente; lui è l'erede di colui che in quell'occasione capeggiava gli invasori. Credo sia mio dovere morale adempiere a questa resa dei conti. Del resto, ci è noto che il suo livello di combattimento si era attestato attorno ai livelli di Kyui. Riuscirò sicuramente a venirne a capo, con la mia nuova potenza.» Zabov, da bambino, era stato spettatore di un copione tradizionale, andato in scena centomila volte e più: un manipolo di Saiyan, al servizio di Freezer, aveva conquistato con la violenza un pianeta i cui abitanti ben poco potevano contro gli scimmioni dall'immane potere. Dopo una strage di migliaia di civili, in quell'occasione specifica avevano ricevuto ordini di risparmiare parte della popolazione indigena superstite, per ridurla in schiavitù ed adibirla alle più disparate attività, anche a quella militare. Il tiranno era contrario alla distruzione gratuita di potenziale capitale umano; e inoltre adorava deludere il desiderio di sangue di quelle bestie Saiyan. Come si sarà capito, fu così che Zabov intraprese la carriera militare e, dopo anni di servizio, riuscì a diventare uno dei più forti esponenti della propria razza, se non proprio il più forte.
Zabov e Vegeta si fronteggiavano a poca distanza: il primo, con uno sguardo scuro pieno di odio, accese lo scouter, sempre utile a quantificare la potenza nemica; il secondo, con un sorriso arrogante, fece cenno allo sfidante di avvicinarsi. Innervosito, Zabov scattò in avanti con il pugno destro pronto a colpire. Sferrò il pugno, ma colpì solo l'aria, perché il Saiyan si spostò evitandolo con facilità; l'attacco andò a vuoto. Il guerriero del Team non si abbatté e rilanciò con una rapida sequenza di pugni, tutti parati senza sforzo. Zabov decise di ricorrere ai calci, cercando di rendere più complicata la propria tecnica d'attacco, in modo che Vegeta avesse maggiori difficoltà a difendersi. Ma non cambiò nulla. Vegeta si muoveva rapidamente senza batter ciglio, e il suo avversario non riusciva a mettere a segno nemmeno un colpo.
«Una volta eri pari a Kyui, Vegeta... o sbaglio?» domandò Zabov con un leggero fiatone. Non si aspettava che avrebbe faticato tanto.
«Non sbagli... Peccato, però, che quell'idiota sia stato ammazzato da me!» li informò Vegeta.
«Quindi sei migliorato da allora, e sicuramente di molto... come sospettavo... il problema è capire di quanto!» Poi voltò la testa verso il suo leader: «Capo, le chiedo di intervenire! Anche lei si sarà reso conto  che, combattendo singolarmente, non siamo in grado di sconfiggerlo... Se combattiamo in due, potremo farcela! E dobbiamo farcela assolutamente!»
«Non chiedo di meglio... lo sai che non vedo l'ora di alzare le mani su questo bastardo del cazzo!» rispose Peyote, calcando le ultime parole e facendo scrocchiare le nocche delle mani. Si portò in posizione di attacco, con le mani pronte a sferrare dei colpi di karate.
Era uno strano duello. A Vegeta vennero in mente i combattimenti del periodo in cui la squadra Saiyan, alla conquista dei pianeti, affrontava il migliore o i migliori campioni del pianeta attaccato. Normalmente, l'opponente, per quanto impotente, avrebbe ostinatamente dato il tutto per tutto fino ad esaurire completamente le proprie energie in maniera alquanto sciocca. L'alieno dalla pelle blu era però un tipo piuttosto accorto, per cui aveva chiamato i rinforzi subito dopo essersi reso conto della propria inferiorità.
 
Frattanto, il combattimento tra le due guerriere stava volgendo al peggio per Kodinya. L'ex-collega di Vegeta, infatti, non riusciva a fare altro che subire i pugni potenti e rapidi di Kapirinha, che incalzava pur senza impegnarsi fino in fondo. La piccola combattente sbatacchiava l'avversaria come un sacco di patate a mezz'aria, facendola indietreggiare e precipitare a suo piacimento, pensando: “Con tutto questo divario di forza, non devo nemmeno impegnarmi a fondo...”. Dopo aver calciato il sedere dell'avversaria, facendola volare verso l'alto, si portò al di sopra di lei e la colpì alla schiena con una martellata a due mani sbattendola al suolo.
Kodinya si rialzò dolorante e con qualche livido sul suo corpo robusto. «Non mi aspettavo che fosse a questi livelli...! Solo non capisco perché Vegeta fosse convinto che io e te fossimo alla pari... forse ha preso un abbaglio con quella storia delle aure. Dovrebbe fidarsi di più dello scouter! Mannaggia a lui... “Credo sia l'unica del gruppo alla tua portata”, aveva detto!» ringhiò Kodinya con una smorfia di disappunto, cercando di portarsi faticosamente in posizione eretta, frustrata per la propria incapacità di fronteggiare l'avversaria. «A forza di essere sballottolata qua e là, sono tutta indolenzita… ma ho energia a sufficienza per portare avanti questo combattimento e mettere a segno un attacco decente... se solo trovassi il momento propizio…»
«Allora ti è passata la voglia di fare la simpaticona, eh? Comunque non lamentarti, stangona! Tanto ora con un ultimo colpo ti metterò al tappeto definitivamente! Voglio sperimentare in un combattimento serio la mia nuova tecnica speciale!»
«E che avrebbe di tanto speciale?»
«Il suo segreto è... uhm...» rifletté un attimo, portandosi un indice alle labbra. «Ok, non c'è nessun segreto, è un normale raggio di energia, però il colore è molto bello! Vedrai!»
“Che vergogna... la campionessa dell'ex pianeta Mantis, sconfitta da una rincoglionita simile...” pensò Kodinya fra sé, allibita. “Aspetta... un colpo speciale! Anche io ho un colpo speciale! Perché non ci ho pensato prima? Ah, già... perché da tanti anni non ho avuto occasione di usarlo!”
La mente di Kodinya fu catapultata per una manciata di secondi ai tempi in cui militava tra le fila di Freezer, quando era più giovane e i suoi “incontri” con Vegeta - quelli sessuali, per intenderci – erano più frequenti. Fu proprio alla fine di uno dei loro rapporti che Kodinya gli chiese, non senza un po' di imbarazzo: «Vegeta... perché non mi insegni quel tuo colpo speciale?»
Vegeta ghignò: «Me lo chiedi adesso perché pensi che io sia più benevolo e vulnerabile... per questo motivo,  non te lo insegnerò...»
«Oh...» si limitò a rispondere delusa. «Mi sarebbe piaciuto avere un qualche speciale asso nella manica da sfoderare quando ne avessi bisogno...»
«…infatti te lo insegnerò, ma per un altro motivo. Perché penso che tu sia una combattente molto più intelligente della media degli uomini di Freezer, perché sei più forte di Nappa e Radish... e perché so che ne faresti l'uso che merita, senza disonorare questa tecnica. È una delle più potenti tecniche Saiyan, ottima nei duelli...»
Il pensiero di Kodinya ritornò alla realtà presente, al duello a cui stava prendendo parte. L'avversaria si stava portando sempre più in alto «Assaggerai i colori sgargianti della sconfitta, nasona!» Poi si fermò a mezz'aria “Perfetto... da qua otterrò un bell'effetto cromatico...” Nel frattempo, Kodinya sorrise pensando fra sé: “Grazie, Vegeta... avevi ragione a supporre che non sarei stata sconfitta...”
Kapirinha aprì i palmi delle mani allungando le braccia davanti a sé e incrociando fra loro i due pollici, formando con le mani una sorta di farfalla. «Preparati, Kodinya! SUPA STUPENDO POWA BEAM!» Dalle sue mani partì un luminoso raggio di energia di colore arancio-rosato fluorescente, che illuminò di un rosa ancora più acceso e lucido il viso di colei che lo stava emanando. Le tenebre che coprivano il cielo del pianeta furono presto schiarite.
In men che non si dica, l'amica di Vegeta voltò il torso all'indietro e iniziò a caricare l'energia interiore nelle braccia; poi si girò di scatto, allungando le proprie braccia, per poi aprire i palmi pronta a lanciare un attacco energetico, in modo da respingere la potente tecnica della nemica. Accumulò energia nelle braccia toniche, che ora erano percorse da scosse elettriche. «Prendi questo, Kapirinha! GARRICK CANNON!!!» Un largo e ampio raggio di energia dalla luminosa tonalità porpora venne lanciato a tutta forza dalla alta guerriera, illuminando di riflessi violacei il viso chiaro della guerriera.
 
Dall'altra parte, la battaglia volgeva al peggio per i due componenti del Peyote Team. Zabov e Peyote insieme scatenato una breve offensiva combinata a base di colpi fisici, ma nemmeno combattendo in due erano riusciti a nuocere all'avversario. Vegeta, infatti, aveva evitato quasi tutti i pugni con estrema velocità; quei pochi che erano andati a segno, invece, sembravano aver raggiunto il loro destinatario solo perché Vegeta accettato di lasciarsi colpire, senza mai farsi cogliere impreparato. Il Saiyan colpì Peyote con un pugno alla mandibola, sbattendolo a terra. Il leader del Team si pulì con il guanto il muso sporco di polvere mischiata a qualche rivolo di sangue; dovette ammettere con disappunto che il suo nemico non si era nemmeno impegnato in quell'attacco. Digrignando i denti imprecò tra sé: “Maledizione! Perché non riesco a fargli nulla? Eppure ormai potrei essere capace di stendere il capitano Ginew con un colpo solo!”, mentre il suo compagno di squadra veniva messo a tappeto a qualche decina di metri da lui con un calcio allo stomaco. I due compagni di squadra si guardarono accigliati, rialzandosi. «E allora? Dov'è finita tutta la sicurezza che ostentavate qualche minuto fa?» li derise Vegeta. Per tutta risposta, dopo essersi tacitamente accordati con un cenno di assenso,  i due risalirono verso l'alto e si portarono in posizioni opposte rispetto a Vegeta, prendendolo in mezzo. Subito dopo, ognuno dei due distese le braccia in avanti mirando verso il Saiyan e, con un urlo, lanciarono un'ampia ondata di energia. Il Principe dei Saiyan ne uscì illeso, senza riportare nemmeno un'ustione leggera; pure la sua faccia tosta era rimasta illesa.
Zabov, che era di gran lunga più riflessivo del suo capo, si avvicinò al leader e commentò sottovoce: «Ho capito il suo gioco, capo. Vegeta è in grado di alzare il livello di potenza all'improvviso, solo quando deve colpirci, in modo che per lo scouter il mutamento sia impercettibile. Per questo non riusciamo a rilevare alcun mutamento di potenza...» Peyote trasse da sé le proprie conclusioni, e restò sgomento.
 
Le onde energetiche lanciate dalle due combattenti si erano venute incontro reciprocamente fino a collidere. Entrarono in contatto tra loro, con uno stupefacente gioco di luci che illuminò a giorno il cielo cupo del piccolo corpo celeste che faceva da scenario allo scontro. La collisione delle due onde durò per diverse decine di secondi, poi sembrò che quella di Kodinya acquistasse terreno rispetto all'altra; Kapirinha si rese conto di ciò e potenziò di colpo il suo attacco, che finì per travolgere la sua avversaria generando una notevole esplosione. Mentre le polveri si diradavano, la piccola guerriera si tuffò verso il terreno per vedere quale fosse stata la sorte della sua avversaria: quest'ultima giaceva immobile, mezza coperta da frammenti di rocce e terra.
“Quella era matta come un cavallo! L'ho ammaccata un po' troppo, e ora chi lo sente il Capo? Però era tenace... ci credo bene che il Capo la voleva in squadra!”
Sconfitta la nemica, Kapirinha si portò in una posizione molto aggraziata, poggiandosi sulla punta di un piede mentre l'altro piede stava sollevato all'indietro. Con un'elegante giravolta, formò una V con la mano destra, felicitandosi con sé stessa: “Vittoria! E adesso vado a vedere a che punto sono gli altri! Mi sembra di sentire che c'è qualcosa che non va.” E si avviò in volo, fendendo l'aria con i pugni puntati in avanti.
 
  
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