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Autore: bastii    04/12/2012    5 recensioni
Lily Potter ha quasi tredici anni, due fratelli iperprotettivi, una moltitudine di cugini impiccioni e delle amiche fuori di testa. Aggiungeteci tre Serpeverde autoproclamatesi regine dell'investigazione, un biondino che sembra essere nato per darle il tormento e una nuova arrivata poco gradita: la vita ad Hogwarts non potrà che essere un delirio.
Importante: Questa storia altro non è che la vecchia "Una ragazza normale...o no?". La sto riscrivendo daccapo e l'altra è stata cancellata.
Dal cap.4: "Era bello vivere così, a mille, con il sorriso onnipresente sulle labbra. Non c’era mai stato nessun problema o incomprensione tra loro, nessun ragazzo a dividerle – del resto nessuna delle due si era mai innamorata seriamente- tutto liscio come l’olio.
Ma Lily avrebbe dovuto immaginarlo, che l’adolescenza non sarebbe stata liscia, piatta, calma. L’adolescenza era tutto un procedere a zigzag, era turbolenza, perturbazione e lei stava per lasciare l’occhio del ciclone per imbattersi nella tempesta. Ciò che riteneva saldo, inamovibile, presto si sarebbe incrinato irrimediabilmente. "
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Roxanne Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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                                                                1. L'agenzia del mistero




Si potevano dire molte cose di Scorpius Malfoy. Che fosse egocentrico, certo. Vanesio e megalomane, anche. Uno stupido pallone gonfiato, come diceva qualcuno. Ma non che fosse uno sprovveduto. 

Madre Natura gli aveva fornito un cervello - sebbene l’uso che ne faceva risultasse incomprensibile ai più - ed era proprio in virtù del possedere un briciolo d’intelligenza che aveva capito, ad appena undici anni, che con quel nome e cognome non sarebbe andato da nessuna parte. 

Andiamo, chiamarsi Scorpius Hyperion avrebbe procurato scompensi psicologici a chiunque, figuriamoci con un cognome così ingombrante. 

E invece il ragazzo, nonostante il nome quantomeno imbarazzante, non aveva perso un grammo di fiducia in sé stesso, anche se aveva intuito che il mondo non era ancora pronto per le sue dimostrazioni di magnificenza. 

I pregiudizi infatti erano sempre dietro l’angolo, o meglio, dietro le sue spalle, pronti a materializzarsi sotto forma di sussurri, frecciatine, frasi bisbigliate a mezza voce, come se lui non se ne accorgesse. 

Se ne accorgeva eccome, perché appunto, Scorpius Malfoy non era uno sprovveduto.

Comunque, più per quieto vivere che perché gliene importasse qualcosa realmente, aveva deciso di fare in modo che la gente non avesse da ridire su di lui e aveva cercato di contenersi nel ricordare al resto del mondo quanto fosse splendido e magnifico.

I suoi primi anni ad Hogwarts erano trascorsi così in maniera abbastanza anonima e l’unica cosa ad aver in qualche modo suscitato scalpore era stata la sua amicizia con Albus Potter, l’unico a non aver riso del suo nome, probabilmente perché di nomi ridicoli se ne intendeva; le malelingue però non avevano potuto sfogarsi come avrebbero voluto, perché al di là del pettegolezzo iniziale, non c’era proprio nulla di sconveniente nella loro amicizia, a parte il fatto che si chiamassero Potter e Malfoy, ovviamente.

A partire dal terzo anno aveva compreso che si annoiava e che comportarsi da bravo ragazzo non era roba per lui. Soprattutto, dall’alto dei suoi tredici anni, aveva preso una delle decisioni migliori della sua vita: smettere di ricercare l’approvazione altrui a causa di errori che suo padre aveva commesso circa vent’anni prima. Voleva essere libero di essere un adolescente qualsiasi, voleva smettere di pagare per gli errori degli altri e cominciare a commettere i suoi, di errori. Perché lui non era suo padre, e questo la gente avrebbe dovuto iniziare a capirlo.

Ora, bisogna dire che nelle intenzioni era un piano magnifico, se escludiamo il piccolo problema che si poneva ogni volta che si parlava di Scorpius Malfoy. Ovvero, che la sua ragionevolezza aveva un limite. E lui, avendone già ampiamente usufruito, aveva esaurito le idee geniali. Perché, onestamente, l’idea di dare il tormento a Lily Potter da lì agli anni a venire poteva considerarsi tutto, fuorché geniale. 

A posteriori, sarebbe stata una delle peggiori decisioni che avesse mai preso. Si era infatti reso immediatamente conto che la sua vita non sarebbe stata mai più tranquilla, da quando quell’uragano rosso vi aveva fatto irruzione. (Se questo gli dispiacesse o meno, era un altro discorso.)

Si ripeteva che la disprezzava, così, giusto per darsi un contegno – soprattutto in presenza di Albus - ma in realtà faticava a ricordarsi come fosse la sua vita, prima.

Prima di incontrare quella piccola, smorfiosa e dispettosa di una Potter. Capelli di fuoco e occhi rubati al mare. Un ossimoro vivente, che lo stupiva ogni volta.

 

 

 

***

 

 

Lily sapeva di avere delle compagne di dormitorio non del tutto normali.

C’era Estelle, una tipa pazza almeno quanto lei, con la passione per i colori accesi, i piercing, i tatuaggi, i prodotti Weasley e tutto ciò che era considerato illegale. 
Aveva un accento così strano che quando parlava si faceva fatica a distinguere tutte le parole. Veniva da Réunion, un’isoletta sparsa da qualche parte nell’Oceano Indiano (o era l’Oceano Pacifico? Non se lo ricordava più, e dire che glielo aveva ripetuto almeno un migliaio di volte). 
Lily aveva conosciuto i suoi genitori l’anno prima. Tipi un po’ eccentrici, bisogna dirlo, e patriottici fino all’inverosimile. Avevano dato alle figlie nomi che celebrassero la grandezza della loro isola, Victoria, Glorya e…beh, a Estelle era toccato Honoria, perché era l’ultima e i nomi in rima iniziavano a scarseggiare. Non che ricordarglielo fosse una buona idea, era parecchio suscettibile a riguardo. Per fortuna la madre aveva avuto l’accortezza di darle un secondo nome, così lei si presentava a tutti sempre e solo come Estelle.

Poi c’era Alice, la figlia di Neville, che sì, lo sapeva che era un professore, ma proprio non riusciva a non chiamarlo per nome. 
Quella ragazza era l’incarnazione della beatitudine, quanto di più lontano potesse esserci dalle paturnie adolescenziali. Sembrava sempre sul punto di raggiungere il Nirvana e abbandonare per sempre il pianeta Terra e le sue magagne (Era una teoria di Estelle, questa). Sembrava sempre così al di sopra di tutto, col sorriso perennemente sulle labbra, che nulla poteva preoccuparla. L’ottimismo era la sua filosofia di vita e Lily un po’ la invidiava, un po’ provava fastidio. Lei che si inalberava per tutto, non riusciva a comprendere come potessero esistere persone così pacate e tranquille. In pace con il mondo, ecco. Lei non ci sarebbe mai riuscita, questo era chiaro. Si conoscevano da quando erano nate e non aveva mai visto Alice arrabbiarsi. A volte sembrava non essere neanche umana. Forse qualche alieno l’aveva rapita nel sonno, da piccola, per poi sostituirla con una creatura artificiale programmata per non incazzarsi mai (Sì, era un’altra delle teorie di Estelle).

E poi c’era Robbie, una tipa tutta perfettina, Miss-mai-una-piega–nella-gonna-dell’uniforme, con manie igieniste che sfociavano nella paranoia. Sul serio, era da ricovero. Cambiava le lenzuola ogni mattina e si rifaceva da sola il letto perché aveva paura che gli Elfi glielo contaminassero con i loro germi, si lavava le mani ogni dieci minuti (Una volta lei ed Estelle avevano calcolato gli intervalli di tempo. Erano proprio dieci minuti) e una volta era quasi svenuta perché si era svegliata con il gatto di Alice di sopra, nel letto (Avevano impiegato circa tre quarti d’ora per placare il suo attacco di panico da Oh-Merlino-santissimo-questa-maledetta-palla-di-pelo-mi-è-salita-addosso). Per non parlare della sua snervante mania dell’ordine…sistemava i libri in ordine alfabetico, conservava i vestiti in ordine cromatico e conosceva una quantità di incantesimi domestici tale da fare invidia perfino a nonna Molly. La convivenza con lei non sempre era semplice. Anzi, il più delle volte era un delirio.

E infine c’era Amalia, una ragazza enorme per avere solo tredici anni. Sfiorava il metro e ottanta e avrebbe potuto benissimo fare la Battitrice, visto il fisico, se non fosse stato per il piccolissimo dettaglio che era un autentico disastro ambulante. Aveva la misteriosa capacità di inciampare ogni due per tre, quasi come se gli ostacoli si nascondessero e si materializzassero apposta per lei. La gente tendeva a tenersi alla larga da lei, più che altro perché temeva per la propria incolumità fisica. Non era raro infatti che le sue cadute coinvolgessero oggetti delle più svariate dimensioni e spesso a rimetterci erano le persone che incautamente si trovavano nei paraggi. La sua goffaggine la rendeva spesso oggetto di risate e prese in giro, ma chi la conosceva sapeva quanto ci soffriva per questo.

Con queste premesse, Lily era assolutamente consapevole di non avere diritto ad una convivenza tranquilla, così non si stupì più di tanto quando tornò in camera, poco prima dell’ora di cena e trovò Estelle e Robbie che stavano litigando -sai che novità- con quest’ultima che strepitava nel bel mezzo di una crisi isterica. Alice, incurante delle urla, leggeva un libro come se a pochi passi da lei non ci fossero due belve fuori controllo, mentre Amalia era…dov’era?

-Amy?-

-Sono qui.-

Lily si guardò attorno ma non riuscì a capire da dove provenisse la voce.

-Dove?-

-…- Nessuna risposta.

-Non ti vedo.-

-…a terra.- Mormorò tetra.

Lily abbassò lo sguardo e la vide, spiattellata sul pavimento con un’espressione rassegnata sul volto. Doveva essere inciampata sul libro di Incantesimi che Estelle aveva abbandonato sul pavimento. Le due belve stavano litigando appunto per quello.

-Réunion, capisco che per te sia difficile comprendere il significato della parola ordin-

-De la Réunion! De la Réunion! –

-Fa lo stesso!-

-Se io ti chiamo Fonnigan, va bene uguale?-

Lily alzò gli occhi al cielo, prima di interrompere lo spettacolino che si svolgeva quotidianamente da tre anni a quella parte.

-Oh, piantatela. Non venite a cena?-

-CENA?!- Quattro voci differenti si unirono in coro. Estelle e Robbie smisero all’istante di accapigliarsi, Alice chiuse il libro con un colpo secco ed Amalia tentò dignitosamente di alzarsi.

C’era solo una cosa capace di mettere d’accordo le cinque abitanti del dormitorio femminile del terzo anno di Grifondoro: la cena.

-Sì, è quasi ora. E poi a quanto pare la Mc deve dare un annun-

Non finì neanche di dirlo che le tre ragazze la travolsero precipitandosi verso le scale.  

-CIBOOOOOO! CENAAAAAAA! SI MANGIAAAAAAAAA!- Le sentì urlare, come se non toccassero cibo da giorni. Scoppiò a ridere e si affrettò a seguirle. Stava per uscire dalla stanza quando la voce di Amalia la richiamò.

-Hey…non è che mi aiuteresti a rialzarmi?-

Lily con un sorriso le tese la mano.

 

 

 

 

***

 

 

La Sala Grande era il solito tripudio di profumini invitanti e vociare disordinato degli studenti. 

La Sala Grande all’ora di cena era caos e lei amava il caos. 

Forse non aveva mai fatto nient’altro nella sua vita che cercare di sconvolgere l’ordine. Doveva essere per questo che era l’unica persona in tutta la scuola capace di farsi ascoltare da Pix. Era un motivo di vanto. Ritenne necessario esplicarlo a parole a dei primini che la stavano guardando adoranti.

-Sapete, sono l’unica persona in tutta la scuola che dà ordini a Pix!-

I ragazzini del primo e del secondo anno applaudirono.

Lily, seduta affianco a lei, le diede una cucchiaiata sul polso, per farla stare zitta.

-Lo dici ogni anno, Rò. Lo sappiamo. Non datele ascolto bambini, è semplicemente una montata.-

Roxanne scoppiò a ridere, senza prendersela con la cugina per averle interrotto il momento di gloria. Era una cosa che facevano spesso, sminuirsi a vicenda.

-Bambini? Ma sentila! Ha parlato la donna adulta.-

-Ho quasi tredici anni. Sono una donna adulta!- Replicò lei, dandosi delle arie. James, Hugo, Dominique, Estelle e Roxanne la guardarono scettici.

-Beh? Qualcosa in contrario?-

-No, no figurati.- Le rispose Roxanne ridendo.

Adorava il tavolo dei Grifondoro e il fatto che quasi tutti i suoi cugini preferiti fossero nella sua stessa casa. Certo, Hugo a volte era insopportabile e Dominique sembrava perennemente affetta da sindrome pre-mestruale, ma non si poteva avere tutto dalla vita.

-Ragazzi, un attimo di silenzio, per favore.- La preside, l’anziana Minerva McGranitt, si alzò in piedi, reclamando l’attenzione della sala. In pochi istanti il chiacchiericcio scemò d’intensità e ci fu silenzio totale. 

Soltanto lei avrebbe potuto mettere a tacere un centinaio di adolescenti. Roxanne era sicura che nessun altro professore avesse la stessa autorità agli occhi degli studenti. Ne era sicura principalmente perché lei stessa dava retta soltanto alla Mc.

-Vi ruberò solo pochi attimi, poi potrete tornare alla vostra cena. Vi interrompo perché dobbiamo dare il benvenuto ad una nuova studentessa del quinto anno, proveniente da Beuxbatons. Mi aspetto da voi la massima accoglienza. Non tutti si ricordano di tenere alto il nome di Hogwarts…- Il suo sguardo si soffermò in particolare verso un gruppetto di Grifondoro a caso, che ricambiò con un sorrisetto preoccupante.
La McGranitt
sospirò. Si sentiva troppo vecchia per contrastare le macchinazioni sempre più diaboliche dei Potter-Weasley.

-Allora era questo l’annuncio che doveva fare? In effetti ne parlano tutti da giorni…- Stava dicendo Estelle.

-Sì, ci sono state un sacco di scommesse ultimamente.- Confermò Roxanne.

-Non ci credo che esiste gente che scommette su cose così insignificanti!- Esclamò Rose, sbalordita.

-Bah, a noi non dispiace.- Intervenne Fred con un ghigno, che si occupava delle scommesse clandestine insieme alla sorella. Guadagnavano un bel po’ da quella attività extrascolastica.

Le porte della Sala Grande si aprirono interrompendo la loro conversazione. Una ragazza pallida, dai lunghi capelli castani e con indosso una maglietta scollata ai limiti della decenza, fece il suo ingresso nella sala, accompagnata da Neville. Non sembrava intimidita, nonostante avesse gli occhi di tutta la scuola puntati addosso. Sembrava abituata a stare al centro dell’attenzione, realizzò Lily.

-Cazzo, che tette!- Esclamò James, guadagnandosi un’occhiata disgustata da parte di Dominique.

-Sei la raffinatezza fatta persona Jay.- Lo prese in giro Lily. Anche se dovette ammettere che il fratello aveva ragione. Doveva avere una quarta o una quinta. 

Tutti i ragazzi la stavano fissando, adesso, e non esattamente negli occhi. Lily intercettò un’occhiata furiosa di Estelle rivolta a Fred, completamente imbambolato. 

Dal tavolo dei Serpeverde partirono dei fischi di apprezzamento che quasi fecero collassare la McGranitt, rossa di vergogna. Si domandò per l’ennesima volta se non fosse il caso di andare in pensione.

-Ragazzi.- Li redarguì. Il silenzio calò nuovamente.

Neville fece accomodare la ragazza su uno sgabello e le mise in testa il Cappello Parlante. Dopo alcuni minuti di riflessione questo annunciò: - Brianna Campbell, Grifondoro!-

Tutti i Grifondoro applaudirono ma Lily non era granché contenta. Non riusciva a capire perché, ma aveva la netta sensazione che quello fosse solo l’inizio di una lunga serie di casini.

 

 

 

 

***

 

 

Era passato soltanto qualche giorno da quando Brianna Campbell aveva sconvolto la routine quotidiana ad Hogwarts e Lily era già stufa marcia. Tutta la popolazione maschile sbavava senza ritegno dietro alla nuova arrivata, neanche fosse una Veela. Persino suo fratello si stava rendendo ridicolo nel tentativo di attaccare bottone. Non aveva nulla di speciale, aveva solo un paio di tette, e che diamine!

-Sai potresti venire alla Tana qualche volta, potresti avere l’onore di conoscere mio padre…il grande Harry Potter!- Lo sentirono dire a Brianna.

-Pessimo.- Commentò Amalia.

-Vomitevole.- Fu il parere di Estelle.

-Disgustoso.- Aggiunse lei.

-Già. Andiamocene Lil.-  Concluse Alice.

Se ne andarono indignate, confabulando tra di loro.

-Non si fa altro che parlare di lei. Brianna di qua, Brianna di là. Ma chi si crede di essere? – Sbottò Lily.

-Io più che altro non capisco perché l’hanno smistata adesso. Voglio dire, siamo già ad Ottobre…-

-In effetti è strano. Non poteva iscriversi a Settembre, come tutti?-

-Voleva fare l’entrata ad effetto!- .Scherzò Estelle, ma neanche tanto.

-Quello che non capisco è…- Cominciò Lily.

-Perché non si veste?-

-Perché James è caduto così in basso?-

-Perché tutti i maschi si sono rincoglioniti?-

Lily scoppiò a ridere. Era bello essere circondata da menti simili alla propria.

-Sapete ragazze…c’è solo un posto dove possiamo trovare le nostre risposte.-

-Il Reparto Proibito della biblioteca?-

-Il Pensatoio di Silente?-

-Da tua zia Hermione Granger?

Lily rise nuovamente.

-No, care. Serpeverde.-

-Oh accidenti, devo finire un tema, mi mancano ancora venticinque centimetri! Vado.-

-Io ho dimenticato il calderone sul fuoco, che sbadata! Devo proprio andare.-

Alice sorrise. Estelle ed Amalia erano sempre state allergiche ai sotterranei.

-Tsk. E voi sareste Grifondoro? Bel coraggio!- Le sfotté Lily.

-Non stiamo scappando! Ho davvero il tema da finire, di Pozion…ehm, no mi sa che era Trasfigurazio-

-Storia della Magia, era di Storia della Magia!-

-Si, sì. Faremo finta di credervi.- Concesse Alice.

-Fifone!- Le urlò Lily, dato che le due si stavano già dileguando.

Non che avessero tutti i torti. I sotterranei erano sempre un po’ lugubri e i Serpeverde non erano proprio degli amiconi. C’erano le eccezioni, certo, ma Lily le poteva contare sulle dita di una mano. Suo fratello Albus, Chantal Montague, Scarlett Higgs e Alyssa Zabini. Che poi erano anche il motivo per cui si stavano dirigendo verso la sala comune di Serpeverde. 

Intendiamoci, non che lei fosse propriamente a suo agio, là sotto. Il quantitativo di figure di merda che aveva fatto lì dentro avrebbe dovuto convincerla a non metterci più piede, ma voleva troppo bene al malefico trio per rinunciare ad andare da loro.

-Lil…come mai Mija Mitsumi ti sta guardando come se volesse avadakedavrizzarti?- Erano entrate nella sala comune del nemico e Alice parlava a voce bassissima.

-Oh. Ehm. Lunga storia.- Rispose, accorgendosi dell’occhiata omicida della bella giapponesina. –Ti spiego dopo.-

Continuarono ad avanzare verso il dormitorio femminile, sentendosi sotto osservazione come animali a Cura delle Creature Magiche. Si sforzarono di ignorare gli sguardi e Lily pregò disperatamente di non incontrare quella piaga di Scorpius Malfoy.

Qualcuno lassù ascoltò la sua richiesta e le ragazze giunsero nella stanza delle amiche senza incidenti di percorso.

-Ahi! Porca putt…Ahia!- O quasi.

Lily era stata colpita ad un occhio da…un aeroplanino di carta?!

-E questo cos’è?- Chiese infastidita.

-Oh, scusa Lil! Non vi avevo sentito arrivare!- Una massa di capelli lunghi e biondi come il sole occupò interamente la sua visuale. O perlomeno, quella che l’occhio superstite le consentiva.

-Ciao Chantal!- Salutò Alice con un sorriso. Quelle due si intendevano a meraviglia, con i loro sorrisi eternamente dipinti sul volto, luminosi come lampadine da duecento watt.

Chantal le abbracciò entrambe con entusiasmo, come se non si vedessero da anni. Era una Serpeverde atipica. Troppo espansiva, troppo solare. Era un raggio di sole che squarciava le tenebre, in mezzo a tutti quei musoni.

-Dove sono le altre?-

-Lavorano.- Rispose Chantal con un sorrisetto enigmatico.

Si guardarono meglio intorno e le individuarono, accovacciate sul tappeto e sommerse da miliardi di fogli svolazzanti e fotografie.

-Ok. Io non ne voglio sapere niente.-

-Sicura Lil?- Alyssa prese un altro aeroplanino di carta e lo soffiò dolcemente in direzione di Lily. Questa volta planò delicatamente sulle sue mani.

Incuriosita, lo prese e lo aprì.

-“Hizamo, l’Agenzia del Mistero. Tutto ciò che hai sempre desiderato sapere, tutto ciò che non hai mai osato chiedere…Ora puoi. Rivolgiti a noi e saprai vita, morte e miracoli di ogni singola persona di Hogwarts! Prezzo da contrattare. Contattare esclusivamente via gufo.” Ma che roba è?- Chiese sbalordita, non appena finì di leggere.

-Il biglietto da visita della nostra nuova attività.- Spiegò Scarlett, mentre con un lieve movimento di bacchetta piegava altri aeroplanini. – Ancora qualche giorno e li vedrai dappertutto.-

-Ma che significa Hizamo?-

-Ti facevo più intelligente Lil. Non è ovvio? Higgs, Zabini, Montague. Hi-Za-Mo! Il nostro nome in codice.-

-Non ci credo…Siete pazze!- Rise Lily.

-Io la trovo un’idea geniale.- Disse Alice.

-Modestamente.- Scarlett si esibì in un inchino.

-Allora…cosa vi porta nella tana del nemico?- Chiese Alyssa dopo un po’.

-Inizia con la B e finisce con la A.- Rispose Alice.

-Brutta megera?-

-Balena assassina?-

-Babbuino analfabeta?-

Lily e Alice scoppiarono a ridere.

-Dai che avete capito!-

-Chiaro. Cosa volete sapere?-

-Tutto. Chi è, da dove è sbucata fuori, cosa ci fa qui!-

-Come mai è arrivata ora e non a Settem…Oh, ma non è che ci fate pagare vero?-

-Tranquilla Aly. Non chiediamo soldi alle amiche. Solo, ci piacerebbe, ecco…uno scambio equo di informazioni.- Rispose Alyssa.

-Aha! Pettegolezzi!-

-Come sei rozza Lil. Scambio equo di informazioni suonava molto più figo. - Ribatté imbronciata Chantal.

Risero tutte e cinque.

-D’accordo care. Vedremo quello che riusciremo a scoprire in giro, ma non prometto niente.-

-Il tuo “non prometto niente” corrisponde sempre a succose informazioni, perciò mi sta bene.- Disse Lily, rigirandosi tra le mani l’aeroplanino che l’aveva colpita.  -Che matte che siete…-

-Oh già, a proposito di quello. Very top secret, mi raccomando. La nostra identità deve restare anonima.-

-Saremo mute come la piovra gigante.- Promise Lily.

-Ma non si sa neanche se esiste!- Protestò Chantal.

-Appunto. Può parlare qualcosa che non esiste?-

-Mi hai convinto.-

-Hey, frena! La piovra gigante esiste eccome!- Intervenne Scarlett.

-Ma quando mai! Lo sanno tutti che è una cazzata messa in giro dai professori per evitare che la gente si tuffi nel lago!-Ribatté Alyssa.

-Ti ripeto che esiste.-

-Ma figurati.-

-Ti giuro che l’ho vista!-

-Non ci credo.-

-È la verità!-

-Giura!-

-Giuro.-

-Non ci credo lo stesso.-

Lily, Alice e Chantal ridevano mentre le amiche continuavano a discutere sull’esistenza della piovra gigante. Quel che si dice un discorso profondo ed acculturato. In fondo finiva sempre così, quando andavano a trovare le Serpeverde: con il mal di pancia dal troppo ridere.

 

 

 

 

 

 

Note:

Hello everyone!

Se leggevate "Una ragazza normale...o no?" questa ff potrà sembrarvi familiare. NON è un plagio (anche perché si tratterebbe di un plagio di me stessa e non avrebbe molto senso :)), semplicemente la sto riscrivendo. 

Non la aggiornavo da più di un anno e non riuscivo proprio a continuare. Non per le idee, quelle non mi mancano, quanto per lo stile di scrittura. Non sarei riuscita a proseguire, continuando a scrivere in quel modo, ma non volevo abbandonare tutto così. Perciò ho deciso di riscriverla (in modo più decente) e modificare il titolo (aaagh, purtroppo con i titoli non sono migliorata affatto). La vecchia storia sarà presto cancellata. Ci tengo a ringraziare tutti quelli che mi hanno seguito finora, spero apprezzerete il mio tentativo di migliorare :)

Comunque, tornando alla storia, alcune precisazioni: Lily, Hugo, Estelle, Alice, Robbie, Amalia, Scarlett, Alyssa e Chantal sono al terzo anno. Scorpius, Albus, Roxanne, Rose e Brianna sono al quinto, James, Fred e Dominique sono al sesto. Anche se la famiglia Potter-Weasley-Delacour la conosceremo meglio nei prossimi capitoli. 

Aspetto i vostri commenti :)

Ciaoo, 

Bastii.

P.s. Voi che dite, la piovra gigante esiste? ;)

  
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