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Autore: The Light Wolf    04/12/2012    5 recensioni
Camilla è una normalissima ragazza di quattordici anni, a cui però accade dell'incredibile: dal suo Nintendo esce un personaggio di Kingdom Hearts, Roxas. I due, grazie ad alcuni amici, riescono a ritornare a Kingdom Hearts, passando incredibili e avvincenti avvunture, costruendo una meravigliosa e fantastica amicizia, ma non sanno che loro destino è intracciato ad una leggenda...
(capitolo16)Avanzava, potente, aggressivo. L’avrebbe uccisa e avrebbe assaporato la sua carne sulla lingua, il sangue caldo scivolargli lungo la gola e gli artigli squarciarle le membra.
"NO!"Ormai il mostro torreggiava su di lei.(...)Ma in quell’oscurità, qualcosa parve opporsi.Un piccolo puntino luminoso. Debole. Indifeso.
"Apri gli occhi … disse una voce." Calda, gentile. Camilla si sentì sicura.
"Vieni da me …" continuò la voce. Il mostro parve bloccarsi. Il puntino, da piccolo, divenne sempre più grande, finché una vera luce, non squarciò il corpo del mostro(...)
"Chi sei?" osò chiedere Camilla.
"Colei che può aiutarti." Con un bagliore, il mostro scomparve, liberandola da quel pensiero opprimente. "Vieni da me, Camilla. Non cedere dinnanzi all’Oscurità. Segui la via della Luce."
"Chi sei tu, che mi dici questo?"
"Io sono la Luce. Vieni da me, poiché ho le risposte che cerchi..."
Genere: Avventura, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Nuovo personaggio, Roxas
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: KH 358/2 Days
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Sentimenti

Sentimenti

 

Camilla ansimò forte, il fiato corto per tutto il tempo che aveva seguito il pallone di cuoio, schiacciando e difendendo, saltando e correndo, dando il massimo in ogni azione. Nonostante sentisse le gambe far male e il cuore battere all’impazzata, resistette fino in fondo, seguendo la palla che ora volteggiava in aria, mostrando i suoi colori consumati. Si asciugò con un lembo della maglia la fronte madida di sudore e riprese il gioco. Una sua compagna difese una schiacciata, Camilla prese al volo quella opportunità e chiamò l’alzata, il palleggiatore confermò la sua richiesta e la palla tornò a librarsi in aria. Camilla partì con la rincorsa, i tre passi necessari per volare e schiacciare. Al terzo spiccò in un balzo, caricò il braccio e con forza, schiacciò.

 

<< Ciao ragazze, ci vediamo! >> salutò allegramente Camilla, uscendo dallo spogliatoio della palestra. Sorrise, non appena sentì un coro di voci femminile risponderle con un solare “Ciao Cami!”. La ragazza si mise in spalla l’enorme borsone blu e rosso e si incamminò verso l’uscita, allacciandosi per bene il giubbotto in pelle.

Prima di uscire, intravide il suo allenatore. Lo salutò con un semplice sorriso, che venne ricambiato da uno sguardo sincero e un lieve cenno del capo. Aprì la porta di buon umore e fu accolta dalla gelida aria serale, si strinse nei suoi abiti e procedette lungo il vialetto verso la macchina con sua madre che l’aspettava. Il suo respiro si condensò in candide nuvolette, accarezzandole la pelle e i capelli ancora un po’ umidi per il sudore.

Camilla amava andare agli allenamenti di pallavolo, lì sfogava tutta la rabbia, la frustrazione, smetteva di pensare alla giornata appena trascorsa – soprattutto se era una di quelle negative – era il suo modo di distrarsi, lasciare tutto al di fuori di quella palestra e pensare solo di dare il massimo in ogni azione. Le piaceva sentire le gocce di sudore cadere sulle sue labbra, assaggiarne il sapore salato, il sapore della sua fatica, le piaceva quando il suo allenatore la lodava e le sue compagne esultavano ad ogni suo punto. Ogni punto, ogni grido di gioia era una ricompensa alle ore passate lì dentro.

L’unica pecca, era che l’allenamento durava dalle due ore e mezza, alle tre e Camilla perdeva così gran parte del pomeriggio che avrebbe dovuto passare a studiare. Borbottò un “uffa” pensando ancora a tutti i compiti che doveva svolgere per il giorno dopo, soprattutto per il fatto che fosse quasi ora di cena e che sicuramente avrebbe dovuto studiare anche dopo mangiato. Ma in fondo… era meglio così. Era troppo legata la suo sport e non ne avrebbe mai potuto fare a meno: la pallavolo.

Dopo un breve viaggio in macchina, tornò a casa e si mise subito a svolgere i compiti.

<< Allora… >> controllò i compiti sul diario << … mmh …Latino … Matematica e Italiano … >> controllò quali fossero i più veloci da svolgere e il suo occhio cadde su Italiano. Prese il libro e incominciò a leggere il brano, uno di quei racconti di fine ‘Ottocento, parlava di una coppia inglese, dove il ragazzo aveva attraversato tutta l’Asia pur di ritrovare il suo amore. Camilla finì di leggere le ultime righe sbadigliando. L’allenamento l’aveva messa k.o. se avesse avuto un po’ più di energia magari avrebbe gradito la storia che in quel momento trovava incredibilmente noiosa. Passò alle domande che lesse con un occhiata veloce: << Mh … “Chi sono i protagonisti?” … “Dove si svolge la vicenda?” … “Cosa pensi dell’amore di questa coppia?” … “Cos’è per te l’amore?” >>

Camilla rimase per qualche istante spiazzata da quella domanda.

Cos’è per me… l’amore? Rimase a pensare, sinceramente… non sapeva neppure lei cosa fosse l’amore. Sul fatto che fosse un sentimento, beh … su quello non ci pioveva ma… che significato aveva per lei?

Disegnò a casaccio qualche scarabocchio con la matita sulla pagina del libro, guardandosi in torno come se gli oggetti in torno a lei potessero darle la risposta. C’erano stati dei ragazzi che le erano piaciuti, ma solo fisicamente.

<< L’amore… >> mormorò. Solo a pronunciare quella parola si sentiva strana, come se dentro di lei qualcosa tremasse. Sbuffò, stanca, quando il suo cellulare squillò. Rispose, senza guardare il numero sul display << Pronto? >>

<< Ciao Cami! >> disse una voce. Camilla ebbe un fremito, il suo cuore incominciò a battere all’impazzata, balbettando rispose << E-ehi, ciao Roxas! >>

<< Ti disturbo? >> chiese il ragazzo. 

<< No no, dimmi pure! >> si affrettò a dire lei, come se l’amico potesse scappare chissà dove.

<< Volevo chiederti se c’erano compiti di Inglese, io e Leo non li abbiamo segnati, poi sai com’è Leo quando si parla di compiti… >> 

<< Oh beh non c’è niente di Inglese. Non ha dato nulla. >> rispose Camilla, sentì che le sue guance stavano diventando pian piano sempre più calde e –probabilmente – anche di un colorito purpureo.

<< Ah, ok. >> rispose Roxas << Tanto meglio… bene allora ci vediamo domani, grazie mille, ciao! >> detto ciò riattaccò.

<< Di niente, ciao. >> rispose Camilla prima che il ragazzo chiudesse la telefonata. Fece per riporre il telefono sulla scrivania, ma la sua mano rimase a mezz’aria. La osservò incredula. La sua mano era scossa da lievi fremiti.

Stava tremando.

E poi per cosa? Solo per aver sentito la voce di Roxas, niente di più. Tutto il suo corpo tremolava, come una foglia cullata dal vento autunnale, il cuore sembrava impazzire e le sue guance erano incandescenti, di un color rosso fuoco.

Confusa, scosse la testa, come per risvegliarsi da qualche strana stregoneria. Ma che caspio le era preso?! Non era la prima volta che le capitava di sentirsi così… così strana, ormai andava avanti da più di due settimane con tutto ciò!

E lo provava solo quando era con Roxas. 

Si abbandonò alla sedia, alternando sospiri tra sbuffi. Forse sono solo stanca… Pensò, decise di prendersi qualche minuto di pausa e riprendere i compiti. Andò in bagno dove si rinfrescò il viso, portò le mani bagnate al volto e la pelle parve gioire a quella frescura. Si asciugò con un panno e ritornò in camera.

Bene… Si disse sedendosi. Mettiamoci al lavoro! Si armò di matita e quaderno e incominciò a rispondere alle domande, ma appena arrivo alla quarta, strabuzzò gli occhi, incredula tanto che le cadde la matita dalla mano e si ritrovò nuovamente ad avvampare.

Cos’è per te l’amore? Diceva la domanda, e affianco ad essa, scritto a matita, vi era un a parola, o meglio un nome.

Roxas.

     s   s   s

Roxas sonnecchiava  felice e beato, avvolto tra le sue calde e morbide coperte. La stanza era buia, appena illuminata da qualche raggio di sole, che pigro, si insinuava tra le tapparelle della serranda e riscaldava il candido viso del ragazzo.

Non vi era rumore, se non il semplice respiro regolare di Leo, anch’egli steso sul proprio letto a dormire beato.

Ahh … si stava così bene … a dormire … Così in pace … così tranquilli … così …

<< SVEGLIA RAGAZZI È TARDISSIMO! >>

Roxas si svegliò di soprassalto e come se non bastasse, cadde con un sonoro capitombolo dal suo comodo giaciglio, finendo per sbattere la faccia contro le piastrelle del pavimento.  

La giornata non poteva incominciare meglio. Borbottando insulti non molto carini contro il pavimento, il biondino si rialzò, massaggiandosi il naso.

Come un lampo accecante, la serranda della finestra si alzò tutta di colpo e nella stanza esplosero i raggi di sole, tanto violenti e accecanti che Roxas si nascose gli occhi dietro alla mano.

<< Andiamo ragazzi, svegliatevi e muovetevi! È tardissimo! >> la madre di Leo sembrava impazzita, correva a destra e manca per tutta la stanza e senza tante cerimonie, strappo via le coperte dal corpo di Leo, che ancora sonnecchiava beato nel suo comodo letto.

Roxas prese i suoi indumenti e mosse i primi passi verso il bagno, mentre Leo nel frattempo se ne stava ancora steso sul letto a mugugnare parole indecifrabili. Dopo una lotta contro la voglia di dormire, Leo si alzò.

Ma che ore saranno? Si domandò Roxas, guardo la sveglia:  le 8:15!

Roxas strabuzzò gli occhi << Oh cielo! È tardissimo! >> si vestì velocemente di fretta e furia, mettendo felpa, jeans, mutande e scarpe alla velocità della luce.

Leo invece sembrava ancora dormire, si era alzato – e questo era già un buon segno – ma muoveva un passo ogni due minuti e gli occhi erano ancora chiusi.

<< Forza Leo, muoviti! >> Roxas gli diede una scrollata di spalle, ma il ragazzino non diede segni di vita, mugugnò un “Asdfjash… 5 minuti…”

Roxas gli buttò addosso i suoi abiti, << Andiamo! Se arriviamo tardi … >> doveva farlo muovere e lui sapeva come << … la professoressa di Italiano ci interrogherà! >>

E non si sa se Leo fosse stato illuminato da qualche grazia divina, ma parve come risvegliarsi dal letargo e incominciò a vestirsi così velocemente che la velocità della luce a confronto era fin troppo lenta.

<< Santo cielo, muoviamoci allora! >> tuonò Leo, pronto e lindo ad andare e corse via verso l’uscita di casa.

Roxas si mise lo zaino in spalla e incominciò a correre verso il portone ma si fermò, accortosi di aver dimenticato qualcosa. Ritornò su i suoi passi, e lo trovò sulla scrivania, lì dove la sera prima l’aveva lasciato. Il libro di Italiano.

Una domanda l’aveva turbato per tutto il pomeriggio: Cos’è per te l’amore?

Lui aveva saputo dare risposta, era rimasto basito, senza saper cosa scrivere. Non si era mai innamorato prima, non sapeva bene cosa si provasse quando qualcuno era innamorato e così era rimasto a pensarci per tutto il pomeriggio e si era sentito un completo idiota.

Beh, se almeno ci fosse stata la domanda “Sai cosa vuol dire essere idioti?” lui avrebbe risposto “Certamente, io sono un chiaro esempio di idiozia, mi perdo in una domanda che è talmente semplice che la somma di 1+1 è difficile al confronto.”

Rimase a fissare a copertina lucida del libro. Cosa vuol dire amore?  Si domandò. Cos’è l’amore?

Il rumore di un clacson riecheggiò nel vicinato << Roxas, muoviti! >> gridò Leo da fuori.

Roxas infilò il libro nello zaino e scese di corsa le scale. Raggiunse l’auto e vi entrò.

<< Alla buon ora, Roxas! >> disse Leo, non appena il biondino mise piede dentro la macchina. << Che stavi facendo? >>

Roxas nascose lo sguardo sotto i ciuffi biondi e finse di allacciarsi una scarpa << Niente … >> disse, si sentiva un stupido, non voleva dire a Leo che era rimasto a riflettere su una domanda, il giorno prima non gli aveva chiesto neppure il suo aiuto.

Dopo un breve viaggio in auto, raggiunsero il liceo.

<< Buona giornata ragazzi! >> li salutò la madre di Leo, mentre i due correvano dentro alla scuola. Non appena entrarono la campanella trillò, acuta e pungente, annunciando l’inizio delle lezioni.

<< Oh no! >> disse Leo, guardando l’ora nel suo orologio da polso << Questa è la seconda campanella! Presto prima che arrivi la professoressa! >>

Fecero i gradini a due a due, correndo trafelati per i corridoi finché non varcarono finalmente la soglia della loro classe. Per loro fortuna, la prof. di Italiano non era ancora arrivata, infatti regnava il caos, tra schiamazzi e risate varie di tutti i ragazzi.

<< Ciao! >> li salutò Camilla, seduta al proprio posto, con le gambe appoggiate al banco. I due la raggiunsero e la salutarono di sua volta.

<< Come mai così in ritardo? >> chiese la ragazza.

<< Abbiamo avuto un piccolo problema… ci siamo svegliati tardi. >> rispose Roxas, sedendosi accanto all’amica.

<< Ah… vi capisco. >> rispose lei sorridendo. Roxas prese l’astuccio e il diario dallo zaino e tirò fuori anche il libro. Lo aprì e rimase a guardare lo spazio bianco che aspettava di essere scritto della domanda che lo turbava. Non sapeva proprio che scrivere.

Mi sento un idiota! Pensò Roxas, sollevando lo sguardo al cielo.

<< Ehi, cos’hai? >> Camilla gli andò vicino. Il biondo scosse la testa << No… non è niente… solamente non ho … >> esitò, piuttosto imbarazzato << … non ho risposto a questa domanda … >> rispose, indicando la fatidica frase all’amica.

Camilla parve arrossire non appena lesse la frase. Roxas sbuffò << Non sapevo cosa scrivere … io non mi sono mai innamorato. >>

I due rimasero in silenzio, finché Roxas non chiese << Tu… che cosa hai scritto? >>

Camilla abbassò lo sguardo, nascondendo le sue iridi brune dietro ad alcuni ciuffi << In realtà… non ho scritto niente. >> disse. Roxas non aprì bocca, rimase in attesa. Camilla rialzò il viso, mostrando un’espressione seria << Non si può descrivere l’amore con poche righe. >> voltò il capo verso la finestra e rimase ad osservare gli alberi dalle chiome simili a fiamme dorate << Ognuno ha una propria idea, ma secondo me… non si può definire realmente. Può essere un ricordo, un desiderio, per alcuno uno stupido sentimento, oppure è un senso indescrivibile che si prova quando… >> esitò << … quando stai con la persona che ami, la persona che ti fa sorridere…  un senso che solo puoi decifrare … >> lo sguardo di Camilla parve perdersi nel panorama, mentre pian piano le sue guance assumevano un colorito purpureo. Roxas non disse nulla. Quelle parole lo avevano letteralmente folgorato, avevano un ché di delicato, sentiva che nascevano dal cuore, era qualcosa di realmente sincero, ma sentiva che erano potenti, decise, ognuna insieme formava un grande il vero significato, seppur vago…

Camilla si voltò mostrando un solare sorriso e due occhi scuri che brillavano di vivacità << Naturalmente questa è una mia opinione! Ognuno è libero di avere delle proprie idee! >>

Roxas rise  << Sì … >> il suo volto si addolcì in un sorriso << … grazie mille. >>

<< Di niente. >> ricambiò con uno sguardo sincero l’amica. Rimasero a chiacchierare per qualche minuto, finché arrivò in classe la professoressa di Italiano. << Buongiorno ragazzi. >> disse, sedendosi sulla sedia. Sembrava piuttosto trafelata, come se avesse corso.  << Scusate il ritardo ma ho avuto un piccolo problema con la mia sveglia… >>

Camilla, Roxas e Leo si guardarono per un istante per poi scoppiare in risatine sommesse, cercando in qualsiasi modo di non farsi sentire dalla donna, anche se difficilmente.

Io e Leo non siamo i soli oggi che hanno avuto problemi di risveglio! Pensò divertito Roxas, ridendo sotto i baffi, mentre la professoressa, ancora con il fiatone, guardava interrogativa i tre ragazzi, chiedendosi che cosa fosse successo per aver fatto loro ridere così tanto.

      s  s  s

<< … Bring me home in a blinding dream, Through the secrets that I have seen. Wash the sorrow from off my skin. And show me how to be whole again.‘Cause I’m only a crack in this castle of glass. Hardly anything left for you to see. For you to see … >> Camilla passeggiava verso casa si Chiara, ascoltando con gli auricolari i Linkin Park. Le piaceva sentire quella canzone, si immaginava avventure a ritmo di musica, scandendo labilmente le parole. Ma in quel momento, cantare le serviva per dimenticare, quando, pochi giorni prima le aveva chiesto che cos’era per lei l’amore e lei aveva risposto, cercando di nascondere il più possibile il suo imbarazzo… ma ricordare il dolce sorriso e quei due piccoli sprazzi di cielo… si sentiva confusa e terribilmente imbarazzata.

Ormai non si capiva più. Si sentiva strana ogni volta che stava accanto a Roxas, le bastava incontrare il suo sguardo anche per qualche fugace istante e dentro di lei il cuore cominciava a battere sempre più veloce. Scosse la testa. Cosa le stava succedendo?

Era così immersa nei suoi pensieri che dimenticò la canzone e non si accorse neppure di essere arrivata a casa della sua amica, finché non sbatté contro la porta.

<< Ahia! >> mugugnò, massaggiandosi la fronte per la botta. Suonò al citofono e a breve Chiara scese dal palazzo.

<< Ciao Cami! >> salutò la bionda con un solare sorriso. << Pronta ad andare a Kingdom Hearts? >> chiese.

Camilla sorrise << Certamente! Andiamo. >> le due si incamminarono dirette a casa di Leo. La ragazza alzò lo sguardo al cielo, il sole era già tramontato e la volta aveva assunto un color blu cobalto sfumato.

<< Che bello il cielo. >> disse Chiara, alzando il viso.

L’amica annuì << Già… >> mormorò << … bello quanto gli occhi di Roxas… >> non appena si rese conto di ciò che aveva appena detto si voltò verso Chiara che la guardava stupita.

<< Cioè! Nel senso… >> Camilla incominciò a balbettare delle scuse, sbracciandosi nel tentativo di convincere l’amica << … nel senso che i suoi occhi sono dello stesso colore! >>

Chiara la guardò per qualche istante in silenzio << Ehm … ok … >> disse infine Chiara.

Camilla si schiaffò una mano in faccia, cercando di nascondere il suo imbarazzo. Ecco, Pensò sospirando, ho fatto proprio una bella figura … ah, sto impazzendo!

Maledisse più volte sé stessa e la sua testa bacata, rimproverandosi di tenere a freno la lingua. Tsk, tutta colpa di Roxas e di quello stupido sorriso e dei suoi occhi!

Calciò via un sasso bianco, che finì in mezzo all’asfalto nero. Mentre camminava silenziosa le venne in mente una domanda, ma perché pensava così tanto a Roxas?

Si fermò per un istante a riflettere. Non capisco… perché? Riprese a camminare, a testa bassa, mentre nella sua mente cercava risposte. Non sapeva darsi una spiegazione. Insomma, era suo amico, su questo non ci pioveva, però … sentiva come… qualcosa in più per lui …

<< Cami, ehi attenta! Guarda davanti! >> disse Chiara. Camilla alzò il volto << Cos…? >> ma non finì neppure la frase che andò a sbattere contro un palo della luce, per poi finire con il sedere per terra.

<< Ahi ahi ahi! Che male! >> piagnucolò Camilla, massaggiandosi il naso. La bionda accorse dall’amica << Ehi, stai bene? >> chiese.

Camilla mugugnò un “sì”, rialzandosi in piedi.

<< Dovresti stare un po’ più attenta. >> fece Chiara << In questo periodo hai la testa tra le nuvole, qualcosa non va? >>

<< No, è … tutto ok. >> mentì Camilla. << Stai tranquilla, stavo solo pensando… ad una cosa. Andiamo ora. >> La bionda non parve molto convinta ma non volle controbattere e riprese a camminare.  

Camilla sospirò. Devo smetterla di pensare a lui... Alzò lo sguardo avanti a sé, osservando le villette a schiera che le affiancavano. Giusto! Un sorriso appena pronunciatosi fece strada nel suo volto. Smettendo di pensarlo, tornerò sicuramente la solita chiacchierona combina guai di sempre. Respirò a fondo, svuotando la mente da tutto e il suo sorriso si allargò. Trotterellò affianco a Chiara e, circondandole il collo con un braccio le chiese << Ehi, ti vedo un po’ silenziosa oggi! Che mi racconti di bello? >>

Chiara rimase  sorpresa dal cambio di umore dell’amica << Cos’è tutta questa esplosione di ilarità? >> chiese cercando di nascondere un sorriso.

Camilla si strinse nelle spalle << Niente, ho solo voglia di andare a Kingdom Hearts. >>

Chiara sorrise << Sei proprio una lunatica! Prima stai tutta silenziosa e adesso sei più attiva di chiunque altro! >>

Le due risero e insieme raggiunsero casa di Leo, chiacchierando amabilmente. Camilla si sentiva bene come sollevata da quel peso, avere la mente sgombra l’aiutava ad essere allegra.

Prima di suonare al campanello prese un profondo respiro. Devi  solo essere te stessa. Si disse. Fai come se fosse tutto normale. Sfoderando un largo sorriso, suonò e poco dopo Roxas aprì il portone di casa, salutando le due ragazze.

<< Ciao Roxas. >> dissero Chiara e Camilla, il biondo fece loro cenno di seguirlo e insieme scesero le scale che portavano al laboratorio.

<< Vi consiglio di non togliervi il cappotto. >> avvisò il biondo.

<< Come mai? >> fece Chiara, Roxas aprì la porta del laboratorio << Beh … lo scoprirete. >>

Appena entrati, i ragazzi furono accolti da una fredda aria autunnale, talmente pungente da penetrare nelle ossa.

<< Caspiterina ma qui ci si congela! >> fece Chiara stingendosi negli abiti.

<< Perché fa così freddo? >> chiese Camilla, seppur timidamente.

<< Purtroppo non lo sappiamo, però Leo ha detto che questo però è meglio così, perché se fosse troppo caldo, le macchine andrebbero in tilt e noi rischieremmo di rimanere a Kingdom Hearts. >> rispose il biondo.

Trovarono Leo indaffarato con tutti i suoi computer, coperto da tanti e tanti strati di abiti.

<< Ciao Leo! >> fecero i tre.

<< Ehi. >> ricambiò semplicemente il ragazzo << ringraziatemi che sono qui per farvi andare a Kingdom Hearts, perché con questo freddo non è facile lavorare. Se mi prendo un raffreddore è colpa vostra! >>

<< Ah, non ti lamentare subito. >> fece Camilla << Guarda il lato positivo, ci stai aiutando a salvare i mondi! >>

Leo mandò un occhiata torva alla ragazza da dietro gli occhiali << Certo… >> sbuffò, sollevando gli occhi al cielo. << Tsk, vi conviene muovervi a partire prima che cambi idea e me ne vada al calduccio. >>

I tre entrarono di corsa nel Portale Oscuro e a breve si ritrovarono nell’ Isola Che Non C’è.

La notte era già calata sull’isola e il mare scuro si mischiava con il cielo notturno, che risplendeva di migliaia piccoli puntini argentati. In quel momento, i tre si trovavano sopra ad un grosso scoglio, piatto poco lontani dalla riva; l’ acqua era calma, si muoveva placida in piccole onde, che si increspavano verso la riva, riflettendo il candore delle stelle.

Chiara indicò la spiaggia << Ehi, laggiù c’è qualcuno! >> disse. Infatti, sulla riva risplendeva solitario quello che doveva essere un falò. Aguzzando la vista, Camilla, poté distinguere cinque sagome, dovevano sicuramente essere i loro amici. Si guardò in giro, cercando un mezzo o anche una semplice zattera per portarli all’Isola, ma  intorno a lei vi era solo acqua. Osservò il suo riflesso mosso dalle onde << Come facciamo a raggiungere la riva? >> chiese. << Nuotiamo fino a loro? >>

Roxas scoppiò a ridere << Non c’è bisogno di nuotare! Esiste un altro metodo, oltre a quello del Portale Oscuro, molto più divertente … >> Camilla lo guardò confusa << E quale sarebbe? >> chiese.

Il biondo indicò dietro di lei, e quando Camilla si voltò si ritrovò davanti Axel che fluttuava proprio davanti ai suoi occhi. << Buh! >> esclamò il rosso e la ragazza cade a terra dalla sorpresa.

<< Ma che diavolo…?! >> fece incredula, guardando sconcertata un Axel che ora era piegato in due dalle risate. << Come cavolo fai a volare?! >> chiese, stizzita, rialzandosi da terra.

<< Beh … è una lunga storia! >> disse una voce solare. Camilla balzò di lato, ritrovandosi accanto Sora che sorrideva allegro.

Comparvero anche Riku, Kairi e Naminè tutti quanti fluttuavano i aria, risplendendo di finissima polvere dorata. Camilla sbatté più volte le palpebre. Forse sto impazzendo sul serio o davanti a me loro stanno davvero volando?!

<< Ehi, che c’è? >> chiese Axel, volando in circolo in torno alla ragazza, lasciando che la polvere disegnasse ampi cerchi, che si spensero poi non appena caddero a terra. << Sembra che tu abbia appena visto un fantasma. >> nel suo volto vi era disegnato un sorrisetto divertito.

Camilla lo guardò allibita << … credo di aver preso troppe pallonate in testa durante gli allenamenti di pallavolo … >> mormorò. Finalmente i ragazzi poggiarono piede sullo scoglio e la polvere finissima scomparve.

Roxas non trattenne qualche risatina << Ma no! È l’effetto della polvere fatata, permette a chiunque di volare. >>

<< Polvere fatata? >> ripeté Chiara << Ma dove la prendete? >> chiese.

<< Forse è meglio dire da chi la prendiamo … >> disse Axel. Camilla inarcò un sopracciglio rimanendo qualche istante in silenzio. Polvere fatata… ma allora…! Camilla sorrise, sapeva chi era costui, ma non ebbe tempo di ribattere che davanti al suo naso, saettò qualcosa, o meglio qualcuno: risplendeva come un lumino dorato, veloce e scattante, in tutta la sua delicatezza, Trilli.

La fatina si avvicinò al naso della ragazza, osservandola con occhio critico, mentre Camilla sorrideva << Ehm … ciao. >> fece. La fatina sorrise a sua volta e saettò intorno a lei per poi posarsi sulla sua testa, lasciando che dalle sue ali un po’ della polverina scivolasse via, insinuandosi tra le ciocche nere di Camilla. Un po’ della polvere scese lungo il volto della ragazza, che starnutì. Ma non rimase che qualche secondo, per poi riprendere a volteggiare in aria. Si avvicinò a Chiara, la quale salutò la fatina con un dolce sorriso.

La fatina incominciò come a danzare intorno alle due, disegnando splendide figure dorate, in contrasto con il cielo blu della notte. Nei suoi movimenti aggraziati, Camilla parve come di sentire il suono di un campanellino, lieve e delicato.

<< Trilli ci aiuterà a raggiungere la riva, ma in cambio vuole che la aiutiamo a risolvere il problema degli Heartless. >> disse Kairi. Camilla rispose, senza distogliere lo sguardo dalla fatina, che danzava accompagnata dal vento << L’aiuteremo senz’altro, non si deve preoccupare. >>

A quelle parole, Trilli interruppe la sua danza e saettò di fronte al volto di Camilla. La osservava come se con lo sguardo volesse chiedere se veramente l’avrebbero aiutata, la ragazza sorrise << Certamente, ti aiuteremo e libereremo i Mondi. >>

La fatina sorrise e ritornò a disegnare ampi cerchi, ma questa volta intorno a tutto il gruppo di ragazzi, acquistando velocità ad ogni giro e l’aria si riempì di polvere fatata, così tanta che per qualche istante parve che il sole stesse sorgendo e la notte fosse giunta al termine e i ragazzi si ritrovarono sommersi da polvere dorata.

<< Perfetto, >> disse Roxas << ora possiamo raggiungere la spiaggia. >> detto ciò, mosse dei passi verso la fine dello scoglio e si tuffò.

<< Roxas! >> Camilla non fece in tempo a raggiungere il ragazzo che questo si era buttato. Si sporse dallo scoglio, osservando preoccupata la superficie dell’acqua, ma non vi riemerse nessuno. << Ma dove…? >>

<< Cerchi qualcuno? >> fece una voce. Camilla alzò lo sguardo e per ritrovarsi a qualche centimetro di distanza da quello del ragazzo, che fluttuava indisturbato davanti a lei.

<< Oh santo Kingdom Hearts! >> esclamò Camilla, balzando all’indietro dallo spavento, mentre Roxas se la rideva. E non solo, era anche diventata rossa quanto i capelli di Axel, non appena aveva visto la vicinanza del suo viso a quello dell’amico, ma  cercò di nasconderlo il più possibile.

<< Smettetela di farmi prendere questi spaventi! >> si lamentò.

<< Oh, andiamo! Provate anche voi a volare, è divertentissimo! >> fece Sora. Chiara e Camilla si scambiarono un’occhiata << Sicuri che non cadiamo in acqua? >> chiese Chiara.

<< Certo che no! Trilli di ha dato la polvere fatata, potete volare anche voi! >> disse Kairi, librandosi in aria con il resto del gruppo. Chiara strinse il pugno << Voglio provare. >> disse. Spiccò un balzo e distese sia braccia e gambe, rimanendo perfettamente in aria.

<< Guarda Cami! >> fece entusiasta la bionda << Sto volando è incredibile! >> incominciò a fluttuare, muovendosi insieme agli altri e lasciando dietro di se una sottile scia dorata. << Dai vieni anche tu! >> disse, facendole cenno di raggiungerla.

Camilla rimase ferma, un po’ la turbava provare a volare, e se poi cadeva? Ebbe uno spasmo di indecisione ma alla fine si decise.

Indietreggiò di qualche passo, prendendo la rincorsa per poi correre fino alla fine dello scoglio e balzare in alto. Chiuse gli occhi, aspettandosi di sentire la fredda acqua marina sferzarle il corpo, ma ciò non accadde. Allora aprì gli occhi e rimase incredula. Volava! Stava volando!

<< Andiamo, non rimanere lì ferma come uno stoccafisso, vieni! >> le fece Chiara. Camilla sorrise e incominciò a muoversi verso la bionda. Nel suo corpo migliaia di puntini dorati risplendevano, lasciando una scia, che si ribellava alla notte.

Camilla rise di gioia, l’aria salubre le inondava i polmoni, con il profumo di sale e dell’acqua fresca, cristallina. Il vento le scompigliava dolcemente i capelli, come se li stesse accarezzando con le sue mani invisibili. Si sentiva incredibilmente bene, le sembrava essere una foglia che cadeva, cullata dal vento autunnale.

Camilla saettò tra gli amici, suscitando risate e piccole grida di sorpresa. Volò a tutta velocità a qualche centimetro dall’acqua, increspando la superficie dello stesso color della notte con la mano.

<< È fantastico! >> rise di gioia Camilla, voltandosi verso gli amici. Roxas le sorrise dolcemente e Camilla si sentì imbarazzare fino alla punta dei capelli, ma … si ritrovò a ricambiare quello splendido sorriso. I ragazzi volarono ancora un po’, divertendosi in cielo a rincorrersi l’un l’altro o semplicemente a perdersi in quella distesa nera come l’Oscurità. Finché non raggiunsero la riva dell’Isola.

<< Grazie Trilli. >> ringraziò Riku, che fino a quell’istante era rimasto taciturno. La fatina abbassò il capo in un cenno di saluto e se ne andò via, lasciando una scia dorata come prova della sua presenza.

<< Avete scoperto niente di nuovo sugli Heartless? >> chiese Camilla, Riku si voltò verso i tre << Purtroppo no. Sembrano essersi come volatilizzati. Spariti. >>

<< Abbiamo controllato in diversi Mondi, oggi ispezioneremo questo. >> disse Sora. Camilla rimase in silenzio ad ascoltare, lasciando vagare di tanto in tanto lo sguardo sui presenti. Notò che Naminè pareva più rinvigorita, aveva ripreso colore, non come l’ultima volta che l’aveva vista a Halloween Town.

 << Inoltre, abbiamo deciso di dividerci in coppie per controllare meglio l’isola, dato che è piuttosto grande. >> aggiunse Kairi. << Io andrò al villaggio indiano con Axel. >>

Sora si avvicinò pian piano a Chiara << Ti va di venire con me a controllare il galeone dei pirati? >>

Chiara sorrise << Certamente! Però dovremmo stare attenti a non farci scorgere da Capitan Uncino. >>

…Potrei chiedere a Roxas se viene con me … disse tra sé e sé Camilla. Il pensiero la mise un po’ in imbarazzo, ma scosse la testa come per togliersi quella sensazione. Non devo imbarazzarmi. Devo solo rimanere normale, come ho fatto fin ora. Così, si avviò verso Roxas, ma non fece in tempo ad aprir bocca che Naminè aveva freso per mano il biondo << Ehi Roxas, >> aveva fatto la bionda, con una voce gentile, ma che Camilla trovò incredibilmente falsa. << Posso unirmi a te? >>

Roxas rimase sorpreso dal gesto della bionda, ma rispose << Ehm … certamente. >>

<< Perfetto, noi andremo a controllare il lato sud  e quello est della spiaggia. >> disse la bionda, tirandolo verso la direzione, senza dargli il tempo di fare nulla. E Camilla rimase lì. In silenzio, incredula. Chissà perché dentro di lei stava crescendo sempre di più un’incredibile odio verso Naminè…

<< Noi controlleremo il lato nord e ovest della spiaggia. >> disse Riku, distraendola dai suoi pensieri.

Camilla abbassò lo sguardo avvilita, quando ormai le sagome dei due erano scomparse in lontananza. << … ok … >> rispose.

Si incamminò con Riku a testa bassa, il fatto di stare con lui non le dispiaceva affatto, perché era suo amico, però … in quel momento, le sarebbe piaciuto stare accanto a Roxas, vedere il suo sorriso, i suoi occhi azzurri … sentire la sua voce cristallina …

Si fermò, e rimase a scrutare i granelli di sabbia, accanto alla sua scarpa. Perché Roxas gli importava così tanto? Perché?!

Non capiva! Stava letteralmente impazzendo. Voleva correre da lui e … e basta! Semplicemente stare accanto a lui. Ma perché, PERCHE’!?

E mentre la sua testa era affollata da tutti questi pensieri, dentro di lei crebbe una sensazione… una strana sensazione. Era spiacevole, come… come se stesse per accadere qualcosa… qualcosa legato a… a…

… Naminè.

La sua testa prave scoppiare con tutti quei pensieri, ma tutto si spense quando una sola parola affiorò, cancellando la marea di frasi e di domande che la tempestavano: pericolo. Stava per succedere qualcosa e Camilla sentiva che era legata a Naminè.

Si volse verso la direzione presa dalla bionda e da Roxas. Doveva raggiungerli, non poteva stare lì con le mani in mano.

<< Riku! >> chiamò Camilla, nella sua voce trafelava la fretta, la preoccupazione. L’albino si voltò, incuriosito dall’improvvisa preoccupazione della ragazza.

<< Riku, io… io devo ritornare alla baia. Ho dimenticato una cosa, ed è importantissima. Ti raggiungerò non appena l’ho trovata. >> disse lei. Riku la guadò silenzioso per qualche istante, per poi dire << … Ok, vai pure. >>

Camilla sorrise riconoscente << Grazie, grazie mille Riku, tornerò non appena l’avrò trovata! >> detto ciò, girò sui tacchi e sfrecciò in una corsa. Correva tra la sabbia, e nel suo petto il cuore sfavillava a mille, se ne fregò altamente quando le scarpe si riempirono di sabbia, se ne fregò quando non aveva più fiato per la corsa, voleva solo raggiungere quei due, perché più si avvicinava e più quella sensazione aumentava.

Poi, finalmente, intravide due sagome: Roxas e Naminè. Ansimando si nascose dietro ad una grossa pietra e rimase ad osservarli in silenzio. Perlustravano in torno, scrutando intorno silenziosi, cauti.

Naminè, salì un una pietra, grande quanto il suo piede, e rimase ferma per qualche istante. Che vorrà fare? Pensò Camilla. Naminè, mosse un passo e cadde a terra. << Ahi! >> si lamentò << Mi sono slogata la caviglia! >>

Roxas si voltò e accorse subito << Ehi, tutto bene? Ti fa male molto la caviglia? >>

<< Un po’ >> rispose la biondina. Roxas l’aiutò ad alzarsi e la fece sedere su una pietra un po’ più grande, delle dimensioni di una sedia.

<< Grazie mille Roxas, mi aiuti sempre… grazie. >> disse Naminè. Roxas sorrise << Non ti preoccupare, è normale che ti aiuti, in fondo sei mia amica. >>

Camilla rimase incredula. Non era possibile! Insomma… la bionda aveva finta di slogarsi la caviglia! E poi … ma che diavolo stava facendo? Era … troppo dolce, lontanamente al modo in cui si comportava invece con Camilla! Che copione stai recitando? Si domandò Camilla su tutte le furie.

<< Ce la fai a camminare? >> chiese Roxas. Sul volto di Naminè si dipinse una smorfia di dolore << Non credo … >>

<< Allora ti farò un incantesimo Energia. >> disse il biondo. Roxas si piegò e evocò l’incantesimo e il volto della ragazzina tornò a sorridere.

<< Grazie Roxas. >> disse Naminè, muovendo il piede.

<< Di niente. >> sorrise il biondo.

Smettila di sorridere, idiota! Pensò Camilla rossa dalla rabbia, o meglio dire rossa dalla … gelosia?

Naminè abbassò lo sguardo << Sei sempre stato un amico fidato, Roxas… senza di te … non so cosa sarei …  >>

Il biondo arrossi << Beh … io … io ci tengo a voi, siete i miei amici, la mia famiglia. >>

<< Lo so… >> Naminè alzò lo sguardo mostrando un sorriso dolce << … però, io non ti vedo solo come un amico, per me sei qualcosa di più. E per questo non ti ringrazierò mai abbastanza. >>

COSA?! Ma … ma stiamo scherzando?! Ma che diavolo…?! Ok, Camilla era letteralmente impazzita. Le cose non quadravano più, perché Naminè stava facendo un discorso del genere a Roxas?! Cosa cavolo le era passato di mente?! Camilla non solo era incredula, arrabbiata – o gelosa – dentro si sé, si sentiva come… svuotata, come se qualcosa si stesse pian piano rompendo.

Roxas, nel frattempo era rimasto altrettanto sorpreso e imbarazzato << Io … >> incominciò, ma non fece in tempo a finire che Naminè si era avvicinata e aveva posato le labbra sulle sue.

E la mente di Camilla parve come spegnersi. I pensieri svanirono, gli insulti scomparvero. Le sue emozioni furono come spazzate via. E dentro di lei sentì come il rumore dello spezzarsi di un vetro, cadere a terra e rompersi in mille pezzi. Camilla si sentì morire, una pugnalata alla schiena. Un dolore immenso.

Camilla incominciò a vedere sfuocato, le calde lacrime le offuscavano la vista, e scendevano in silenziosi singhiozzi, rigando la pelle rosea, le sagome di Roxas e Naminè non erano altro che qualcosa di confuso.

Ma non poté rimanere un altro secondo lì, perché Camilla si voltò e riprese la sua corsa sfrenata, non gli importava dove andava, non gli importava per quanto tempo sarebbe rimasta via, non gli importava se poi i suoi amici non l’avrebbero trovata. Voleva solo andare via, dimenticare quanto visto, credere che fosse solo un sogno, un fottutissimo sogno.

Corse e corse, entrando addirittura nella foresta, ma l’unica cosa che vedeva era il ricordo dei due che si baciavano. Niente di più. Niente di meno. Finalmente, qualcosa interruppe quel dolore, Camilla era inciampava ed ora giaceva, in mezzo alla vegetazione.

Rimase in silenzio, ad ascoltare il niente, il dolce vento, che prima le aveva scompigliato i capelli e la lieve melodia degli animali notturni, finché l’aria non venne squarciata da un urlo lancinante, un urlo carico di tutto il dolore, e tutto parve tacere.

E Camilla scoppio nei veri singhiozzi, battendo i pugni a terra, gridando e lasciando che le lacrime scorressero via, morendole in gola e bagnando il terreno rigoglioso. Sfogò tutto il suo dolore, finché non rimase a terra, in silenzio, privata delle forze.

Nel suo viso, scendeva solitaria l’ultima lacrima, che ora le moriva sulle labbra. Si mise a sedere, scossa ancora da qualche lieve singhiozzo.

Perché?

Si domandò. Era una domanda, una sola, ma carica di tutta la sua frustrazione, tutto il suo dolore, tutta la sua confusione.

Perché Naminè aveva baciato Roxas? Perché il mondo sembrava caderle addosso? Perché aveva voglia di morire? Perché non sopportava vedere Roxas accanto a Naminè?

… Perché?

Rimase in silenzio, con la testa che sembrava scoppiarle ed alzò lo sguardo al cielo, osservando il cielo, finché una risposta non spazzò via tutte le domande e sbatté le in faccia la dura e fredda realtà.

<< Semplice… >> disse Camilla, con una piccola risata amara << … io lo amo. >>

Lei amava Roxas. Era quella realtà, una realtà dolorosa, era come ricevere una secchiata di acqua gelida addosso, ma al tempo stesso… tremendamente dolce. Per quanto in quel momento odiasse quei due… sentiva anche che avrebbe mai potuto fare a meno di quei sorrisi, di quei piccoli sprazzi di cielo …

Sospirando, si coprì il volto con le mani, non le era mai capitato di avere la mente talmente incasinata come in quel momento.

… o forse era il suo cuore che non sapeva più che cosa provare?

Lanciò via un sasso. E adesso? Si chiese. Non sapeva più che fare. Doveva ritornare indietro, oppure rimanere lì per sempre e vagare come uno zombie a vita?

La mente le diceva di tornare indietro, per amor dei suoi amici e per non farli preoccupare, il suo cuore invece era come spento. Nei suoi occhi comparve di nuovo il bacio e non poté fare a meno di digrignare i denti. Quanto odiava Naminè in quel momento…

Naminè…

Camilla sgranò gli occhi di colpo. Il suo corpo tremò, e il respiro venne meno. Il suo cuore parve sussultare e una sensazione si impadronì di lei: pericolo.

Pericolo?! Camilla non capiva… era come se… fosse legato a Naminè…

Non c’era tempo, più passavano i secondi, più quella sensazione aumentava, così si alzò e corse via verso la spiaggia, dove si era separata dagli amici.

Il palmo della mano incominciò a risplendere, ma soprattutto a bruciare, talmente tanto che Camilla dovette stringere i denti dal dolore, ma nonostante tutto, non cedette e continuò ad andare avanti.

Scavalcò un tronco con un balzo e nelle sue mani e notò che mancava poco per raggiungere la spiaggia. Adesso basta Naminè… , disse dentro di sé, mentre nelle sue mani comparve il Keyblade, con un bagliore che esprimeva tutta la determinazione della ragazza.

ora te la vedrai con me!

      s  s  s

Roxas sgranò gli occhi, al contatto delle sue labbra con quelle di Naminè e, incredulo e sorpreso, si allontano lentamente.

Naminè non disse nulla, ma rimase a guardarlo con uno sguardo enigmatico.

Roxas abbassò lo sguardo, piuttosto imbarazzato << Naminè ... io … mi dispiace … tu mi piaci, però … solo come amica. Io non sono … >> nella sua mente affiorò il ricordo delle parole che gli aveva detto Camilla sull’amore e mordendosi il labbro disse << … io non sono innamorato di te … mi dispiace, ma sappi che ti voglio bene e sei una grandissima amica per me… perdonami. >>

Naminè abbassò il capo, nascondendo lo sguardo sotto ad alcuni ciuffi biondi e Roxas credette che la ragazza fosse sul punto di scoppiare a piangere, invece, dopo alcuni istanti di silenzio, alzò il viso, mostrando al biondo un dolce sorriso.

<< Capisco … >> mormorò, infine Naminè e senza dire altro si incamminò verso  la spiaggia, lì dove si erano separati dagli amici. Roxas rimase da solo, confuso. Cosa doveva fare? L’aveva sicuramente ferita, ma… non sapeva come rimediare, lui era molto amico con Naminè, ma … non era innamorato di lei … lui … lui …

Sospirando, si maledisse mentalmente, lui e la sua incapacità di dialogare e corse verso la ragazza, ignorando la sabbia che gli entrava passo dopo passo dentro le scarpe.

<< Naminè! >> chiamò, intravedendo la ragazza che camminava a testa bassa. La raggiuse con il fiatone << Naminè! >> ripeté, piegandosi sulle ginocchia per riprendere fiato, la bionda si girò, mostrandole i suoi occhi, colpi di lacrime e a quella vista, Roxas si sentì stringere il cuore in una morsa << Naminè … mi dispiace davvero. >> mormorò, prendendole le candide mani << … io ti voglio bene e non ti lascerò mai perché sei una mia grande amica e … >>

<< Shhh… >> fece la bionda, posandole l’indice sulle labbra, lì, dove qualche istante prima aveva posato le sue << … non ti preoccupare Rox… ho capito … sappi che anche io ti voglio bene, te ne voglio tanto… e … e … >> la bionda ebbe come uno spasmo, come se stesse ad un tratto per svenire e Roxas rimase sorpreso e fece come per prenderla, nel caso cadesse, ma la bionda non cedette e rialzò lo sguardo.

<< … e non ti preoccupare, sto bene. >> disse mostrandogli un solare sorriso. Roxas si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo e sorrise a sua volta.

<< Andiamo allora. >> disse il ragazzo e insieme ritornarono alla spiaggia. Roxas si sentiva sollevato nel sapere che Naminè era rimasta sua amica, anche se le era dispiaciuto molto averla fatta piangere… sperò con tutto sé stesso che l’amica dimenticasse quanto accaduto, anche se sarebbe stato difficile.

Raggiunsero la spiaggia, dove trovarono tutti: Sora, Kiara e Kairi parlottavano tra loro, ridendo di tanto in tanto delle buffe espressioni di Sora, mentre Riku e Axel parlavano tra loro, ma Roxas si accorse subito che mancava qualcuno, Camilla.

Corse da Riku e gli chiese dove fosse la ragazza.

<< Non lo so. >> rispose semplicemente l’albino. Roxas sgranò gli occhi << COSA?! Come sarebbe a dire che non lo sai?! Ma… ma era con te… >>

<< Si è allontanata, mi ha detto che aveva lasciato qualcosa qui, ma non è più tornata… >> disse Riku.

<< Che succede? >> chiese Naminè, osservando l’agitazione dell’amico.

<< Camilla è scomparsa. >> disse Axel.

Naminè parve fremere sentendo quel nome e alzando gli occhi al cielo disse << Non credo che sia scomparsa, forse è nei paraggi… comunque sia se la caverà… >>

<< Potrebbero comparire gli Heartless da un momento all’altro è lei è da sola! >> esclamò Roxas.

Naminè voltò lo sguardo e senza aggiungere altro si allontanò, sedendosi su un grosso masso, dove incominciò a disegnare, silenziosa. Roxas era intento a cercare Camilla, quando, da dietro un grosso masso, non comparve  con un balzo la ragazza stessa, con in mano il suo Keyblade e in volto un espressione determinata.

<< Camilla! >> fecero sorpresi in coro tutti i ragazzi, non appena sbucò fuori. Roxas si avvicinò alla ragazza << Dov’eri finita? >> chiese << Eravamo in pensiero, Riku ha detto che eri andata via… >>

Camilla, voltò lo sguardo << … non credo che tu fossi in pensiero per me … >> disse, abbassando il Keyblade.

Roxas rimase sorpreso << Ma che stai dicendo? Dove eri finita? >>

Camilla rimase a testa bassa, rimanendo in silenzio, Roxas stava per chiedergli dell’altro ma non fece in tempo che qualcuno riempì il suo silenzio << Ben tornata tra noi… >> Naminè si era alzata dalla roccia in cui disegnava e nel suo volto era dipinto un insolito sorrisetto << … ti sei divertita a correre nella foresta? >>

<< Naminè! >> disse Camilla digrignando i denti, come se fosse un ringhio e assunse subito una posizione di attacco.

Roxas guardò confuso le due.

<< Immagino che tu abbia visto tutto… o sbaglio? >> continuò Naminè, con un aria provocatoria, il ché fece andare su tutte le furie Camilla.

<< No… ho visto tutto… >> Camilla nascose lo sguardo dietro ad alcuni ciuffi, ma mantenne la posizione.

Visto tutto? Tutto cosa? … non starà parlando … del bacio? Si chiese Roxas, incominciando a sudare freddo.

<< Ooh… meglio così … almeno non dovrò dirtelo di persona. >> fece Naminè, ridendo quasi con aria canzonatoria e Camilla non si trattenne più, con tutta la sua rabbia si avventò sulla ragazza, tentando di colpirla con il Keyblade. Ma la bionda era scaltra, molto abile e riuscì a schivare tutti gli attacchi, finché Camilla non menò un potente fendente, urlando di rabbia.

Naminè cadde a terra, dove rimase inerte per qualche istante. L’aria si paralizzò, rimase atona, nessuno si muoveva o batteva ciglio, l’isola parve come ammutolirsi e i Roxas trattenne il fiato.

Finché l’aria non venne spezzata da sonore risate. << Credi di potermi battere con dei colpi insulsi del genere, ragazzina? >> fece, rialzandosi, senza alcuna fatica, ridacchiando. << Allora, non sai con chi hai a che fare… >>

Naminè si voltò e Roxas sussultò incredulo: quello sguardo, che ora lo scrutava maligno, da dolce era diventato inquietante, lasciando al suo posto due iridi rosse come il sangue, la pelle era diventata grigiastra e quella che era stata Naminè, ora non lo era più.  

<< Non sfuggirete all’Oscurità! >> gridò Naminè e in cielo, si sprigionarono nubi nere e rosse come il sangue, minacciose e cariche di negatività, l’aria si fece pesante e gli Heartless invasero ogni angolo della spiaggia << Addio… mie piccole realtà! >>

  
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