Sentimenti
Camilla
ansimò forte, il fiato corto per tutto il tempo che aveva seguito il pallone di
cuoio, schiacciando e difendendo, saltando e correndo, dando il massimo in ogni
azione. Nonostante sentisse le gambe far male e il cuore battere all’impazzata,
resistette fino in fondo, seguendo la palla che ora volteggiava in aria, mostrando
i suoi colori consumati. Si asciugò con un lembo della maglia la fronte madida
di sudore e riprese il gioco. Una sua compagna difese una schiacciata, Camilla prese
al volo quella opportunità e chiamò l’alzata, il palleggiatore confermò la sua
richiesta e la palla tornò a librarsi in aria. Camilla partì con la rincorsa, i
tre passi necessari per volare e schiacciare. Al terzo spiccò in un balzo,
caricò il braccio e con forza, schiacciò.
<< Ciao
ragazze, ci vediamo! >> salutò allegramente Camilla, uscendo dallo
spogliatoio della palestra. Sorrise, non appena sentì un coro di voci femminile
risponderle con un solare “Ciao Cami!”. La ragazza si mise in spalla l’enorme
borsone blu e rosso e si incamminò verso l’uscita, allacciandosi per bene il
giubbotto in pelle.
Prima di
uscire, intravide il suo allenatore. Lo salutò con un semplice sorriso, che
venne ricambiato da uno sguardo sincero e un lieve cenno del capo. Aprì la
porta di buon umore e fu accolta dalla gelida aria serale, si strinse nei suoi
abiti e procedette lungo il vialetto verso la macchina con sua madre che
l’aspettava. Il suo respiro si condensò in candide nuvolette, accarezzandole la
pelle e i capelli ancora un po’ umidi per il sudore.
Camilla amava
andare agli allenamenti di pallavolo, lì sfogava tutta la rabbia, la
frustrazione, smetteva di pensare alla giornata appena trascorsa – soprattutto
se era una di quelle negative – era il suo modo di distrarsi, lasciare tutto al
di fuori di quella palestra e pensare solo di dare il massimo in ogni azione.
Le piaceva sentire le gocce di sudore cadere sulle sue labbra, assaggiarne il
sapore salato, il sapore della sua fatica, le piaceva quando il suo allenatore
la lodava e le sue compagne esultavano ad ogni suo punto. Ogni punto, ogni
grido di gioia era una ricompensa alle ore passate lì dentro.
L’unica
pecca, era che l’allenamento durava dalle due ore e mezza, alle tre e Camilla
perdeva così gran parte del pomeriggio che avrebbe dovuto passare a studiare.
Borbottò un “uffa” pensando ancora a tutti i compiti che doveva svolgere per il
giorno dopo, soprattutto per il fatto che fosse quasi ora di cena e che
sicuramente avrebbe dovuto studiare anche dopo mangiato. Ma in fondo… era
meglio così. Era troppo legata la suo sport e non ne avrebbe mai potuto fare a
meno: la pallavolo.
Dopo un breve
viaggio in macchina, tornò a casa e si mise subito a svolgere i compiti.
<<
Allora… >> controllò i compiti sul diario << … mmh …Latino …
Matematica e Italiano … >> controllò quali fossero i più veloci da
svolgere e il suo occhio cadde su Italiano. Prese il libro e incominciò a
leggere il brano, uno di quei racconti di fine ‘Ottocento, parlava di una
coppia inglese, dove il ragazzo aveva attraversato tutta l’Asia pur di
ritrovare il suo amore. Camilla finì di leggere le ultime righe sbadigliando.
L’allenamento l’aveva messa k.o. se avesse avuto un po’ più di energia magari
avrebbe gradito la storia che in quel momento trovava incredibilmente noiosa.
Passò alle domande che lesse con un occhiata veloce: << Mh … “Chi sono i
protagonisti?” … “Dove si svolge la vicenda?” … “Cosa pensi dell’amore di
questa coppia?” … “Cos’è per te l’amore?”
>>
Camilla
rimase per qualche istante spiazzata da quella domanda.
Cos’è per me… l’amore? Rimase a pensare, sinceramente… non
sapeva neppure lei cosa fosse l’amore. Sul fatto che fosse un sentimento, beh …
su quello non ci pioveva ma… che significato aveva per lei?
Disegnò a
casaccio qualche scarabocchio con la matita sulla pagina del libro, guardandosi
in torno come se gli oggetti in torno a lei potessero darle la risposta.
C’erano stati dei ragazzi che le erano piaciuti, ma solo fisicamente.
<<
L’amore… >> mormorò. Solo a pronunciare quella parola si sentiva strana,
come se dentro di lei qualcosa tremasse. Sbuffò, stanca, quando il suo
cellulare squillò. Rispose, senza guardare il numero sul display <<
Pronto? >>
<< Ciao
Cami! >> disse una voce. Camilla ebbe un fremito, il suo cuore incominciò
a battere all’impazzata, balbettando rispose << E-ehi, ciao Roxas!
>>
<< Ti
disturbo? >> chiese il ragazzo.
<< No
no, dimmi pure! >> si affrettò a dire lei, come se l’amico potesse
scappare chissà dove.
<<
Volevo chiederti se c’erano compiti di Inglese, io e Leo non li abbiamo
segnati, poi sai com’è Leo quando si parla di compiti… >>
<< Oh
beh non c’è niente di Inglese. Non ha dato nulla. >> rispose Camilla,
sentì che le sue guance stavano diventando pian piano sempre più calde e
–probabilmente – anche di un colorito purpureo.
<< Ah,
ok. >> rispose Roxas << Tanto meglio… bene allora ci vediamo
domani, grazie mille, ciao! >> detto ciò riattaccò.
<< Di
niente, ciao. >> rispose Camilla prima che il ragazzo chiudesse la
telefonata. Fece per riporre il telefono sulla scrivania, ma la sua mano rimase
a mezz’aria. La osservò incredula. La sua mano era scossa da lievi fremiti.
Stava
tremando.
E poi per
cosa? Solo per aver sentito la voce di Roxas, niente di più. Tutto il suo corpo
tremolava, come una foglia cullata dal vento autunnale, il cuore sembrava
impazzire e le sue guance erano incandescenti, di un color rosso fuoco.
Confusa,
scosse la testa, come per risvegliarsi da qualche strana stregoneria. Ma che
caspio le era preso?! Non era la prima volta che le capitava di sentirsi così…
così strana, ormai andava avanti da più di due settimane con tutto ciò!
E lo provava solo quando era con Roxas.
Si abbandonò
alla sedia, alternando sospiri tra sbuffi. Forse
sono solo stanca… Pensò, decise di prendersi qualche minuto di pausa e
riprendere i compiti. Andò in bagno dove si rinfrescò il viso, portò le mani
bagnate al volto e la pelle parve gioire a quella frescura. Si asciugò con un
panno e ritornò in camera.
Bene… Si disse sedendosi. Mettiamoci al lavoro! Si armò di matita
e quaderno e incominciò a rispondere alle domande, ma appena arrivo alla quarta,
strabuzzò gli occhi, incredula tanto che le cadde la matita dalla mano e si
ritrovò nuovamente ad avvampare.
Cos’è per te l’amore? Diceva la domanda, e affianco ad
essa, scritto a matita, vi era un a parola, o meglio un nome.
Roxas.
s s s
Roxas
sonnecchiava felice e beato, avvolto tra
le sue calde e morbide coperte. La stanza era buia, appena illuminata da
qualche raggio di sole, che pigro, si insinuava tra le tapparelle della
serranda e riscaldava il candido viso del ragazzo.
Non vi era
rumore, se non il semplice respiro regolare di Leo, anch’egli steso sul proprio
letto a dormire beato.
Ahh
… si
stava così bene … a dormire … Così in pace
… così tranquilli … così …
<<
SVEGLIA RAGAZZI È TARDISSIMO! >>
Roxas si
svegliò di soprassalto e come se non bastasse, cadde con un sonoro capitombolo
dal suo comodo giaciglio, finendo per sbattere la faccia contro le piastrelle
del pavimento.
La giornata
non poteva incominciare meglio. Borbottando insulti non molto carini contro il
pavimento, il biondino si rialzò, massaggiandosi il naso.
Come un lampo
accecante, la serranda della finestra si alzò tutta di colpo e nella stanza
esplosero i raggi di sole, tanto violenti e accecanti che Roxas si nascose gli
occhi dietro alla mano.
<<
Andiamo ragazzi, svegliatevi e muovetevi! È tardissimo! >> la madre di
Leo sembrava impazzita, correva a destra e manca per tutta la stanza e senza
tante cerimonie, strappo via le coperte dal corpo di Leo, che ancora
sonnecchiava beato nel suo comodo letto.
Roxas prese i
suoi indumenti e mosse i primi passi verso il bagno, mentre Leo nel frattempo
se ne stava ancora steso sul letto a mugugnare parole indecifrabili. Dopo una
lotta contro la voglia di dormire, Leo si alzò.
Ma che ore saranno? Si domandò Roxas, guardo la sveglia: le
8:15!
Roxas
strabuzzò gli occhi << Oh cielo! È tardissimo! >> si vestì
velocemente di fretta e furia, mettendo felpa, jeans, mutande e scarpe alla
velocità della luce.
Leo invece
sembrava ancora dormire, si era alzato – e questo era già un buon segno – ma
muoveva un passo ogni due minuti e gli occhi erano ancora chiusi.
<<
Forza Leo, muoviti! >> Roxas gli diede una scrollata di spalle, ma il
ragazzino non diede segni di vita, mugugnò un “Asdfjash… 5 minuti…”
Roxas gli
buttò addosso i suoi abiti, << Andiamo! Se arriviamo tardi … >>
doveva farlo muovere e lui sapeva come << … la professoressa di Italiano
ci interrogherà! >>
E non si sa
se Leo fosse stato illuminato da qualche grazia divina, ma parve come
risvegliarsi dal letargo e incominciò a vestirsi così velocemente che la
velocità della luce a confronto era fin troppo lenta.
<<
Santo cielo, muoviamoci allora! >> tuonò Leo, pronto e lindo ad andare e
corse via verso l’uscita di casa.
Roxas si mise
lo zaino in spalla e incominciò a correre verso il portone ma si fermò,
accortosi di aver dimenticato qualcosa. Ritornò su i suoi passi, e lo trovò
sulla scrivania, lì dove la sera prima l’aveva lasciato. Il libro di Italiano.
Una domanda
l’aveva turbato per tutto il pomeriggio: Cos’è
per te l’amore?
Lui aveva
saputo dare risposta, era rimasto basito, senza saper cosa scrivere. Non si era
mai innamorato prima, non sapeva bene cosa si provasse quando qualcuno era
innamorato e così era rimasto a pensarci per tutto il pomeriggio e si era
sentito un completo idiota.
Beh, se
almeno ci fosse stata la domanda “Sai
cosa vuol dire essere idioti?” lui avrebbe risposto “Certamente, io sono un chiaro esempio di idiozia, mi perdo in una
domanda che è talmente semplice che la somma di 1+1 è difficile al confronto.”
Rimase a
fissare a copertina lucida del libro. Cosa
vuol dire amore? Si domandò. Cos’è l’amore?
Il rumore di
un clacson riecheggiò nel vicinato << Roxas, muoviti! >> gridò Leo
da fuori.
Roxas infilò
il libro nello zaino e scese di corsa le scale. Raggiunse l’auto e vi entrò.
<< Alla
buon ora, Roxas! >> disse Leo, non appena il biondino mise piede dentro
la macchina. << Che stavi facendo? >>
Roxas nascose
lo sguardo sotto i ciuffi biondi e finse di allacciarsi una scarpa <<
Niente … >> disse, si sentiva un stupido, non voleva dire a Leo che era
rimasto a riflettere su una domanda, il giorno prima non gli aveva chiesto
neppure il suo aiuto.
Dopo un breve
viaggio in auto, raggiunsero il liceo.
<<
Buona giornata ragazzi! >> li salutò la madre di Leo, mentre i due
correvano dentro alla scuola. Non appena entrarono la campanella trillò, acuta
e pungente, annunciando l’inizio delle lezioni.
<< Oh
no! >> disse Leo, guardando l’ora nel suo orologio da polso <<
Questa è la seconda campanella! Presto prima che arrivi la professoressa!
>>
Fecero i
gradini a due a due, correndo trafelati per i corridoi finché non varcarono
finalmente la soglia della loro classe. Per loro fortuna, la prof. di Italiano
non era ancora arrivata, infatti regnava il caos, tra schiamazzi e risate varie
di tutti i ragazzi.
<<
Ciao! >> li salutò Camilla, seduta al proprio posto, con le gambe
appoggiate al banco. I due la raggiunsero e la salutarono di sua volta.
<< Come
mai così in ritardo? >> chiese la ragazza.
<<
Abbiamo avuto un piccolo problema… ci siamo svegliati tardi. >> rispose
Roxas, sedendosi accanto all’amica.
<< Ah…
vi capisco. >> rispose lei sorridendo. Roxas prese l’astuccio e il diario
dallo zaino e tirò fuori anche il libro. Lo aprì e rimase a guardare lo spazio
bianco che aspettava di essere scritto della domanda che lo turbava. Non sapeva
proprio che scrivere.
Mi sento un idiota! Pensò Roxas, sollevando lo sguardo al
cielo.
<< Ehi,
cos’hai? >> Camilla gli andò vicino. Il biondo scosse la testa <<
No… non è niente… solamente non ho … >> esitò, piuttosto imbarazzato
<< … non ho risposto a questa domanda … >> rispose, indicando la
fatidica frase all’amica.
Camilla parve
arrossire non appena lesse la frase. Roxas sbuffò << Non sapevo cosa
scrivere … io non mi sono mai innamorato. >>
I due
rimasero in silenzio, finché Roxas non chiese << Tu… che cosa hai
scritto? >>
Camilla
abbassò lo sguardo, nascondendo le sue iridi brune dietro ad alcuni ciuffi
<< In realtà… non ho scritto niente. >> disse. Roxas non aprì
bocca, rimase in attesa. Camilla rialzò il viso, mostrando un’espressione seria
<< Non si può descrivere l’amore con poche righe. >> voltò il capo
verso la finestra e rimase ad osservare gli alberi dalle chiome simili a fiamme
dorate << Ognuno ha una propria idea, ma secondo me… non si può definire
realmente. Può essere un ricordo, un desiderio, per alcuno uno stupido
sentimento, oppure è un senso indescrivibile che si prova quando… >>
esitò << … quando stai con la persona che ami, la persona che ti fa
sorridere… un senso che solo puoi
decifrare … >> lo sguardo di Camilla parve perdersi nel panorama, mentre
pian piano le sue guance assumevano un colorito purpureo. Roxas non disse
nulla. Quelle parole lo avevano letteralmente folgorato, avevano un ché di
delicato, sentiva che nascevano dal cuore, era qualcosa di realmente sincero,
ma sentiva che erano potenti, decise, ognuna insieme formava un grande il vero
significato, seppur vago…
Camilla si
voltò mostrando un solare sorriso e due occhi scuri che brillavano di vivacità
<< Naturalmente questa è una mia opinione! Ognuno è libero di avere delle
proprie idee! >>
Roxas
rise << Sì … >> il suo volto
si addolcì in un sorriso << … grazie mille. >>
<< Di
niente. >> ricambiò con uno sguardo sincero l’amica. Rimasero a
chiacchierare per qualche minuto, finché arrivò in classe la professoressa di
Italiano. << Buongiorno ragazzi. >> disse, sedendosi sulla sedia.
Sembrava piuttosto trafelata, come se avesse corso. << Scusate il ritardo ma ho avuto un
piccolo problema con la mia sveglia… >>
Camilla,
Roxas e Leo si guardarono per un istante per poi scoppiare in risatine
sommesse, cercando in qualsiasi modo di non farsi sentire dalla donna, anche se
difficilmente.
Io e Leo non siamo i soli oggi che
hanno avuto problemi di risveglio! Pensò
divertito Roxas, ridendo sotto i baffi, mentre la professoressa, ancora con il
fiatone, guardava interrogativa i tre ragazzi, chiedendosi che cosa fosse
successo per aver fatto loro ridere così tanto.
s s s
<< … Bring
me home in a blinding dream, Through the secrets that I have seen. Wash the
sorrow from off my skin. And show me how to be whole again.‘Cause I’m only a
crack in this castle of glass. Hardly anything left for you to see. For you to
see … >> Camilla
passeggiava verso casa si Chiara, ascoltando con gli auricolari i Linkin Park.
Le piaceva sentire quella canzone, si immaginava avventure a ritmo di musica, scandendo
labilmente le parole. Ma in quel momento, cantare le serviva per dimenticare,
quando, pochi giorni prima le aveva chiesto che cos’era per lei l’amore e lei
aveva risposto, cercando di nascondere il più possibile il suo imbarazzo… ma
ricordare il dolce sorriso e quei due piccoli sprazzi di cielo… si sentiva
confusa e terribilmente imbarazzata.
Ormai non si
capiva più. Si sentiva strana ogni volta che stava accanto a Roxas, le bastava
incontrare il suo sguardo anche per qualche fugace istante e dentro di lei il
cuore cominciava a battere sempre più veloce. Scosse la testa. Cosa le stava
succedendo?
Era così
immersa nei suoi pensieri che dimenticò la canzone e non si accorse neppure di
essere arrivata a casa della sua amica, finché non sbatté contro la porta.
<<
Ahia! >> mugugnò, massaggiandosi la fronte per la botta. Suonò al
citofono e a breve Chiara scese dal palazzo.
<< Ciao
Cami! >> salutò la bionda con un solare sorriso. <<
Pronta ad andare a Kingdom Hearts? >>
chiese.
Camilla
sorrise << Certamente! Andiamo. >> le due si incamminarono dirette
a casa di Leo. La ragazza alzò lo sguardo al cielo, il sole era già tramontato
e la volta aveva assunto un color blu cobalto sfumato.
<< Che bello il cielo. >> disse
Chiara, alzando il viso.
L’amica annuì
<< Già… >> mormorò << … bello quanto gli occhi di Roxas…
>> non appena si rese conto di ciò che aveva appena detto si voltò verso
Chiara che la guardava stupita.
<<
Cioè! Nel senso… >> Camilla incominciò a balbettare delle scuse,
sbracciandosi nel tentativo di convincere l’amica << … nel senso che i
suoi occhi sono dello stesso colore! >>
Chiara la
guardò per qualche istante in silenzio << Ehm … ok … >> disse
infine Chiara.
Camilla si
schiaffò una mano in faccia, cercando di nascondere il suo imbarazzo. Ecco, Pensò sospirando, ho fatto proprio una bella figura … ah, sto
impazzendo!
Maledisse più
volte sé stessa e la sua testa bacata, rimproverandosi di tenere a freno la
lingua. Tsk, tutta colpa di Roxas e di
quello stupido sorriso e dei suoi occhi!
Calciò via un
sasso bianco, che finì in mezzo all’asfalto nero. Mentre camminava silenziosa
le venne in mente una domanda, ma perché
pensava così tanto a Roxas?
Si fermò per
un istante a riflettere. Non capisco…
perché? Riprese a camminare, a testa bassa, mentre nella sua mente cercava
risposte. Non sapeva darsi una
spiegazione. Insomma, era suo amico, su questo non ci pioveva, però … sentiva
come… qualcosa in più per lui …
<<
Cami, ehi attenta! Guarda davanti! >> disse Chiara. Camilla alzò il volto
<< Cos…? >> ma non finì neppure la frase che andò a sbattere contro
un palo della luce, per poi finire con il sedere per terra.
<< Ahi
ahi ahi! Che male! >> piagnucolò Camilla, massaggiandosi il naso. La
bionda accorse dall’amica << Ehi, stai bene? >> chiese.
Camilla
mugugnò un “sì”, rialzandosi in piedi.
<<
Dovresti stare un po’ più attenta. >> fece Chiara << In questo
periodo hai la testa tra le nuvole, qualcosa non va? >>
<< No,
è … tutto ok. >> mentì Camilla. << Stai tranquilla, stavo solo
pensando… ad una cosa. Andiamo ora. >> La bionda non parve molto convinta
ma non volle controbattere e riprese a camminare.
Camilla
sospirò. Devo smetterla di pensare a
lui... Alzò lo sguardo avanti a sé, osservando le villette a schiera che le
affiancavano. Giusto! Un sorriso
appena pronunciatosi fece strada nel suo volto. Smettendo di pensarlo, tornerò sicuramente la solita chiacchierona
combina guai di sempre. Respirò a fondo, svuotando la mente da tutto e il
suo sorriso si allargò. Trotterellò affianco a Chiara e, circondandole il collo
con un braccio le chiese << Ehi, ti vedo un po’ silenziosa oggi! Che mi
racconti di bello? >>
Chiara
rimase sorpresa dal cambio di umore
dell’amica << Cos’è tutta questa esplosione di ilarità? >> chiese
cercando di nascondere un sorriso.
Camilla si
strinse nelle spalle << Niente, ho solo voglia di andare a Kingdom
Hearts. >>
Chiara
sorrise << Sei proprio una lunatica! Prima stai tutta silenziosa e adesso
sei più attiva di chiunque altro! >>
Le due risero
e insieme raggiunsero casa di Leo, chiacchierando amabilmente. Camilla si
sentiva bene come sollevata da quel peso, avere la mente sgombra l’aiutava ad
essere allegra.
Prima di
suonare al campanello prese un profondo respiro. Devi solo essere te stessa. Si
disse. Fai come se fosse tutto normale. Sfoderando
un largo sorriso, suonò e poco dopo Roxas aprì il portone di casa, salutando le
due ragazze.
<< Ciao
Roxas. >> dissero Chiara e Camilla, il biondo fece loro cenno di seguirlo
e insieme scesero le scale che portavano al laboratorio.
<< Vi
consiglio di non togliervi il cappotto. >> avvisò il biondo.
<< Come
mai? >> fece Chiara, Roxas aprì la porta del laboratorio << Beh …
lo scoprirete. >>
Appena
entrati, i ragazzi furono accolti da una fredda aria autunnale, talmente pungente
da penetrare nelle ossa.
<<
Caspiterina ma qui ci si congela! >> fece Chiara stingendosi negli abiti.
<<
Perché fa così freddo? >> chiese Camilla, seppur timidamente.
<<
Purtroppo non lo sappiamo, però Leo ha detto che questo però è meglio così,
perché se fosse troppo caldo, le macchine andrebbero in tilt e noi rischieremmo
di rimanere a Kingdom Hearts. >> rispose il biondo.
Trovarono Leo
indaffarato con tutti i suoi computer, coperto da tanti e tanti strati di
abiti.
<< Ciao
Leo! >> fecero i tre.
<< Ehi.
>> ricambiò semplicemente il ragazzo << ringraziatemi che sono qui
per farvi andare a Kingdom Hearts, perché con questo freddo non è facile
lavorare. Se mi prendo un raffreddore è colpa vostra! >>
<< Ah,
non ti lamentare subito. >> fece Camilla << Guarda il lato
positivo, ci stai aiutando a salvare i mondi! >>
Leo mandò un
occhiata torva alla ragazza da dietro gli occhiali << Certo… >>
sbuffò, sollevando gli occhi al cielo. << Tsk, vi conviene muovervi a
partire prima che cambi idea e me ne vada al calduccio. >>
I tre
entrarono di corsa nel Portale Oscuro e a breve si ritrovarono nell’ Isola Che
Non C’è.
La notte era
già calata sull’isola e il mare scuro si mischiava con il cielo notturno, che
risplendeva di migliaia piccoli puntini argentati. In quel momento, i tre si
trovavano sopra ad un grosso scoglio, piatto poco lontani dalla riva; l’ acqua
era calma, si muoveva placida in piccole onde, che si increspavano verso la
riva, riflettendo il candore delle stelle.
Chiara indicò
la spiaggia << Ehi, laggiù c’è qualcuno! >> disse. Infatti, sulla
riva risplendeva solitario quello che doveva essere un falò. Aguzzando la
vista, Camilla, poté distinguere cinque sagome, dovevano sicuramente essere i
loro amici. Si guardò in giro, cercando un mezzo o anche una semplice zattera
per portarli all’Isola, ma intorno a lei
vi era solo acqua. Osservò il suo riflesso mosso dalle onde << Come
facciamo a raggiungere la riva? >> chiese. << Nuotiamo fino a loro?
>>
Roxas scoppiò
a ridere << Non c’è bisogno di nuotare! Esiste un altro metodo, oltre a
quello del Portale Oscuro, molto più divertente … >> Camilla lo guardò
confusa << E quale sarebbe? >> chiese.
Il biondo
indicò dietro di lei, e quando Camilla si voltò si ritrovò davanti Axel che
fluttuava proprio davanti ai suoi occhi. << Buh! >> esclamò il rosso e la ragazza cade a terra dalla
sorpresa.
<< Ma
che diavolo…?! >> fece incredula, guardando sconcertata un Axel che ora
era piegato in due dalle risate. << Come cavolo fai a volare?! >>
chiese, stizzita, rialzandosi da terra.
<< Beh
… è una lunga storia! >> disse una voce solare. Camilla balzò di lato,
ritrovandosi accanto Sora che sorrideva allegro.
Comparvero
anche Riku, Kairi e Naminè tutti quanti fluttuavano i aria, risplendendo di
finissima polvere dorata. Camilla sbatté più volte le palpebre. Forse sto impazzendo sul serio o davanti a
me loro stanno davvero volando?!
<< Ehi,
che c’è? >> chiese Axel, volando in circolo in torno alla ragazza,
lasciando che la polvere disegnasse ampi cerchi, che si spensero poi non appena
caddero a terra. << Sembra che tu abbia appena visto un fantasma.
>> nel suo volto vi era disegnato un sorrisetto divertito.
Camilla lo
guardò allibita << … credo di aver preso troppe pallonate in testa
durante gli allenamenti di pallavolo … >> mormorò. Finalmente i ragazzi
poggiarono piede sullo scoglio e la polvere finissima scomparve.
Roxas non
trattenne qualche risatina << Ma no! È l’effetto della polvere fatata,
permette a chiunque di volare. >>
<<
Polvere fatata? >> ripeté Chiara << Ma dove la prendete? >>
chiese.
<<
Forse è meglio dire da chi la
prendiamo … >> disse Axel. Camilla inarcò un sopracciglio rimanendo
qualche istante in silenzio. Polvere
fatata… ma allora…! Camilla sorrise, sapeva chi era costui, ma non ebbe
tempo di ribattere che davanti al suo naso, saettò qualcosa, o meglio qualcuno:
risplendeva come un lumino dorato, veloce e scattante, in tutta la sua
delicatezza, Trilli.
La fatina si
avvicinò al naso della ragazza, osservandola con occhio critico, mentre Camilla
sorrideva << Ehm … ciao. >> fece. La fatina sorrise a sua volta e
saettò intorno a lei per poi posarsi sulla sua testa, lasciando che dalle sue
ali un po’ della polverina scivolasse via, insinuandosi tra le ciocche nere di
Camilla. Un po’ della polvere scese lungo il volto della ragazza, che starnutì.
Ma non rimase che qualche secondo, per poi riprendere a volteggiare in aria. Si
avvicinò a Chiara, la quale salutò la fatina con un dolce sorriso.
La fatina
incominciò come a danzare intorno alle due, disegnando splendide figure dorate,
in contrasto con il cielo blu della notte. Nei suoi movimenti aggraziati,
Camilla parve come di sentire il suono di un campanellino, lieve e delicato.
<<
Trilli ci aiuterà a raggiungere la riva, ma in cambio vuole che la aiutiamo a
risolvere il problema degli Heartless. >> disse Kairi. Camilla rispose,
senza distogliere lo sguardo dalla fatina, che danzava accompagnata dal vento
<< L’aiuteremo senz’altro, non si deve preoccupare. >>
A quelle
parole, Trilli interruppe la sua danza e saettò di fronte al volto di Camilla.
La osservava come se con lo sguardo volesse chiedere se veramente l’avrebbero
aiutata, la ragazza sorrise << Certamente, ti aiuteremo e libereremo i
Mondi. >>
La fatina
sorrise e ritornò a disegnare ampi cerchi, ma questa volta intorno a tutto il
gruppo di ragazzi, acquistando velocità ad ogni giro e l’aria si riempì di
polvere fatata, così tanta che per qualche istante parve che il sole stesse
sorgendo e la notte fosse giunta al termine e i ragazzi si ritrovarono sommersi
da polvere dorata.
<<
Perfetto, >> disse Roxas << ora possiamo raggiungere la spiaggia.
>> detto ciò, mosse dei passi verso la fine dello scoglio e si tuffò.
<<
Roxas! >> Camilla non fece in tempo a raggiungere il ragazzo che questo
si era buttato. Si sporse dallo scoglio, osservando preoccupata la superficie
dell’acqua, ma non vi riemerse nessuno. << Ma dove…? >>
<<
Cerchi qualcuno? >> fece una voce. Camilla alzò lo sguardo e per
ritrovarsi a qualche centimetro di distanza da quello del ragazzo, che
fluttuava indisturbato davanti a lei.
<< Oh
santo Kingdom Hearts! >> esclamò Camilla, balzando all’indietro dallo
spavento, mentre Roxas se la rideva. E non solo, era anche diventata rossa
quanto i capelli di Axel, non appena aveva visto la vicinanza del suo viso a
quello dell’amico, ma cercò di
nasconderlo il più possibile.
<<
Smettetela di farmi prendere questi spaventi! >> si lamentò.
<< Oh,
andiamo! Provate anche voi a volare, è divertentissimo! >> fece Sora.
Chiara e Camilla si scambiarono un’occhiata << Sicuri che non cadiamo in
acqua? >> chiese Chiara.
<<
Certo che no! Trilli di ha dato la polvere fatata, potete volare anche voi!
>> disse Kairi, librandosi in aria con il resto del gruppo. Chiara
strinse il pugno << Voglio provare. >> disse. Spiccò un balzo e
distese sia braccia e gambe, rimanendo perfettamente in aria.
<<
Guarda Cami! >> fece entusiasta la bionda << Sto volando è
incredibile! >> incominciò a fluttuare, muovendosi insieme agli altri e
lasciando dietro di se una sottile scia dorata. << Dai vieni anche tu!
>> disse, facendole cenno di raggiungerla.
Camilla
rimase ferma, un po’ la turbava provare a volare, e se poi cadeva? Ebbe uno
spasmo di indecisione ma alla fine si decise.
Indietreggiò
di qualche passo, prendendo la rincorsa per poi correre fino alla fine dello
scoglio e balzare in alto. Chiuse gli occhi, aspettandosi di sentire la fredda
acqua marina sferzarle il corpo, ma ciò non accadde. Allora aprì gli occhi e
rimase incredula. Volava! Stava volando!
<<
Andiamo, non rimanere lì ferma come uno stoccafisso, vieni! >> le fece
Chiara. Camilla sorrise e incominciò a muoversi verso la bionda. Nel suo corpo
migliaia di puntini dorati risplendevano, lasciando una scia, che si ribellava
alla notte.
Camilla rise
di gioia, l’aria salubre le inondava i polmoni, con il profumo di sale e
dell’acqua fresca, cristallina. Il vento le scompigliava dolcemente i capelli,
come se li stesse accarezzando con le sue mani invisibili. Si sentiva
incredibilmente bene, le sembrava essere una foglia che cadeva, cullata dal
vento autunnale.
Camilla
saettò tra gli amici, suscitando risate e piccole grida di sorpresa. Volò a
tutta velocità a qualche centimetro dall’acqua, increspando la superficie dello
stesso color della notte con la mano.
<< È
fantastico! >> rise di gioia Camilla, voltandosi verso gli amici. Roxas
le sorrise dolcemente e Camilla si sentì imbarazzare fino alla punta dei
capelli, ma … si ritrovò a ricambiare quello splendido sorriso. I ragazzi
volarono ancora un po’, divertendosi in cielo a rincorrersi l’un l’altro o
semplicemente a perdersi in quella distesa nera come l’Oscurità. Finché non
raggiunsero la riva dell’Isola.
<<
Grazie Trilli. >> ringraziò Riku, che fino a quell’istante era rimasto
taciturno. La fatina abbassò il capo in un cenno di saluto e se ne andò via,
lasciando una scia dorata come prova della sua presenza.
<<
Avete scoperto niente di nuovo sugli Heartless? >> chiese Camilla, Riku
si voltò verso i tre << Purtroppo no. Sembrano essersi come
volatilizzati. Spariti. >>
<<
Abbiamo controllato in diversi Mondi, oggi ispezioneremo questo. >> disse
Sora. Camilla rimase in silenzio ad ascoltare, lasciando vagare di tanto in
tanto lo sguardo sui presenti. Notò che Naminè pareva più rinvigorita, aveva
ripreso colore, non come l’ultima volta che l’aveva vista a Halloween Town.
<< Inoltre, abbiamo deciso di dividerci
in coppie per controllare meglio l’isola, dato che è piuttosto grande. >>
aggiunse Kairi. << Io andrò al villaggio indiano con Axel. >>
Sora si
avvicinò pian piano a Chiara << Ti va di venire con me a controllare il galeone
dei pirati? >>
Chiara
sorrise << Certamente! Però dovremmo stare attenti a non farci scorgere
da Capitan Uncino. >>
…Potrei chiedere a Roxas se viene con
me … disse tra sé e
sé Camilla. Il pensiero la mise un po’ in imbarazzo, ma scosse la testa come
per togliersi quella sensazione. Non devo
imbarazzarmi. Devo solo rimanere normale, come ho fatto fin ora. Così, si
avviò verso Roxas, ma non fece in tempo ad aprir bocca che Naminè aveva freso
per mano il biondo << Ehi Roxas, >> aveva fatto la bionda, con una
voce gentile, ma che Camilla trovò incredibilmente falsa. << Posso unirmi
a te? >>
Roxas rimase
sorpreso dal gesto della bionda, ma rispose << Ehm … certamente. >>
<<
Perfetto, noi andremo a controllare il lato sud
e quello est della spiaggia. >> disse la bionda, tirandolo verso
la direzione, senza dargli il tempo di fare nulla. E Camilla rimase lì. In silenzio,
incredula. Chissà perché dentro di lei stava crescendo sempre di più
un’incredibile odio verso Naminè…
<< Noi
controlleremo il lato nord e ovest della spiaggia. >> disse Riku,
distraendola dai suoi pensieri.
Camilla
abbassò lo sguardo avvilita, quando ormai le sagome dei due erano scomparse in
lontananza. << … ok … >> rispose.
Si incamminò
con Riku a testa bassa, il fatto di stare con lui non le dispiaceva affatto,
perché era suo amico, però … in quel momento, le sarebbe piaciuto stare accanto
a Roxas, vedere il suo sorriso, i suoi occhi azzurri … sentire la sua voce
cristallina …
Si fermò, e
rimase a scrutare i granelli di sabbia, accanto alla sua scarpa. Perché Roxas
gli importava così tanto? Perché?!
Non capiva!
Stava letteralmente impazzendo. Voleva correre da lui e … e basta!
Semplicemente stare accanto a lui. Ma perché, PERCHE’!?
E mentre la
sua testa era affollata da tutti questi pensieri, dentro di lei crebbe una
sensazione… una strana sensazione. Era spiacevole, come… come se stesse per accadere
qualcosa… qualcosa legato a… a…
… Naminè.
La sua testa
prave scoppiare con tutti quei pensieri, ma tutto si spense quando una sola
parola affiorò, cancellando la marea di frasi e di domande che la tempestavano:
pericolo. Stava per succedere qualcosa
e Camilla sentiva che era legata a Naminè.
Si volse
verso la direzione presa dalla bionda e da Roxas. Doveva raggiungerli, non
poteva stare lì con le mani in mano.
<<
Riku! >> chiamò Camilla, nella sua voce trafelava la fretta, la
preoccupazione. L’albino si voltò, incuriosito dall’improvvisa preoccupazione
della ragazza.
<<
Riku, io… io devo ritornare alla baia. Ho dimenticato una cosa, ed è
importantissima. Ti raggiungerò non appena l’ho trovata. >> disse lei.
Riku la guadò silenzioso per qualche istante, per poi dire << … Ok, vai
pure. >>
Camilla
sorrise riconoscente << Grazie, grazie mille Riku, tornerò non appena
l’avrò trovata! >> detto ciò, girò sui tacchi e sfrecciò in una corsa.
Correva tra la sabbia, e nel suo petto il cuore sfavillava a mille, se ne fregò
altamente quando le scarpe si riempirono di sabbia, se ne fregò quando non
aveva più fiato per la corsa, voleva solo raggiungere quei due, perché più si
avvicinava e più quella sensazione aumentava.
Poi,
finalmente, intravide due sagome: Roxas e Naminè. Ansimando si nascose dietro
ad una grossa pietra e rimase ad osservarli in silenzio. Perlustravano in
torno, scrutando intorno silenziosi, cauti.
Naminè, salì
un una pietra, grande quanto il suo piede, e rimase ferma per qualche istante. Che vorrà fare? Pensò Camilla. Naminè,
mosse un passo e cadde a terra. << Ahi! >> si lamentò << Mi
sono slogata la caviglia! >>
Roxas si
voltò e accorse subito << Ehi, tutto bene? Ti fa male molto la caviglia?
>>
<< Un
po’ >> rispose la biondina. Roxas l’aiutò ad alzarsi e la fece sedere su
una pietra un po’ più grande, delle dimensioni di una sedia.
<<
Grazie mille Roxas, mi aiuti sempre… grazie. >> disse Naminè. Roxas
sorrise << Non ti preoccupare, è normale che ti aiuti, in fondo sei mia
amica. >>
Camilla
rimase incredula. Non era possibile! Insomma… la bionda aveva finta di slogarsi
la caviglia! E poi … ma che diavolo stava facendo? Era … troppo dolce,
lontanamente al modo in cui si comportava invece con Camilla! Che copione stai recitando? Si domandò
Camilla su tutte le furie.
<< Ce
la fai a camminare? >> chiese Roxas. Sul volto di Naminè si dipinse una
smorfia di dolore << Non credo … >>
<<
Allora ti farò un incantesimo Energia. >> disse il biondo. Roxas si piegò
e evocò l’incantesimo e il volto della ragazzina tornò a sorridere.
<<
Grazie Roxas. >> disse Naminè, muovendo il piede.
<< Di
niente. >> sorrise il biondo.
Smettila di sorridere, idiota! Pensò Camilla rossa dalla rabbia, o
meglio dire rossa dalla … gelosia?
Naminè
abbassò lo sguardo << Sei sempre stato un amico fidato, Roxas… senza di
te … non so cosa sarei … >>
Il biondo
arrossi << Beh … io … io ci tengo a voi, siete i miei amici, la mia
famiglia. >>
<< Lo
so… >> Naminè alzò lo sguardo mostrando un sorriso dolce << … però,
io non ti vedo solo come un amico, per me sei qualcosa di più. E per questo non
ti ringrazierò mai abbastanza. >>
COSA?! Ma … ma stiamo scherzando?! Ma
che diavolo…?! Ok,
Camilla era letteralmente impazzita. Le cose non quadravano più, perché Naminè
stava facendo un discorso del genere a Roxas?! Cosa cavolo le era passato di
mente?! Camilla non solo era incredula, arrabbiata – o gelosa – dentro si sé,
si sentiva come… svuotata, come se qualcosa si stesse pian piano rompendo.
Roxas, nel
frattempo era rimasto altrettanto sorpreso e imbarazzato << Io … >>
incominciò, ma non fece in tempo a finire che Naminè si era avvicinata e aveva
posato le labbra sulle sue.
E la mente di
Camilla parve come spegnersi. I pensieri svanirono, gli insulti scomparvero. Le
sue emozioni furono come spazzate via. E dentro di lei sentì come il rumore
dello spezzarsi di un vetro, cadere a terra e rompersi in mille pezzi. Camilla
si sentì morire, una pugnalata alla schiena. Un dolore immenso.
Camilla
incominciò a vedere sfuocato, le calde lacrime le offuscavano la vista, e
scendevano in silenziosi singhiozzi, rigando la pelle rosea, le sagome di Roxas
e Naminè non erano altro che qualcosa di confuso.
Ma non poté
rimanere un altro secondo lì, perché Camilla si voltò e riprese la sua corsa
sfrenata, non gli importava dove andava, non gli importava per quanto tempo
sarebbe rimasta via, non gli importava se poi i suoi amici non l’avrebbero
trovata. Voleva solo andare via, dimenticare quanto visto, credere che fosse
solo un sogno, un fottutissimo sogno.
Corse e
corse, entrando addirittura nella foresta, ma l’unica cosa che vedeva era il
ricordo dei due che si baciavano. Niente di più. Niente di meno. Finalmente,
qualcosa interruppe quel dolore, Camilla era inciampava ed ora giaceva, in
mezzo alla vegetazione.
Rimase in
silenzio, ad ascoltare il niente, il dolce vento, che prima le aveva scompigliato
i capelli e la lieve melodia degli animali notturni, finché l’aria non venne
squarciata da un urlo lancinante, un urlo carico di tutto il dolore, e tutto
parve tacere.
E Camilla
scoppio nei veri singhiozzi, battendo i pugni a terra, gridando e lasciando che
le lacrime scorressero via, morendole in gola e bagnando il terreno rigoglioso.
Sfogò tutto il suo dolore, finché non rimase a terra, in silenzio, privata
delle forze.
Nel suo viso,
scendeva solitaria l’ultima lacrima, che ora le moriva sulle labbra. Si mise a
sedere, scossa ancora da qualche lieve singhiozzo.
Perché?
Si domandò.
Era una domanda, una sola, ma carica di tutta la sua frustrazione, tutto il suo
dolore, tutta la sua confusione.
Perché Naminè
aveva baciato Roxas? Perché il mondo sembrava caderle addosso? Perché aveva
voglia di morire? Perché non sopportava vedere Roxas accanto a Naminè?
… Perché?
Rimase in
silenzio, con la testa che sembrava scoppiarle ed alzò lo sguardo al cielo,
osservando il cielo, finché una risposta non spazzò via tutte le domande e
sbatté le in faccia la dura e fredda realtà.
<<
Semplice… >> disse Camilla, con una piccola risata amara << … io lo
amo. >>
Lei amava
Roxas. Era quella realtà, una realtà dolorosa, era come ricevere una secchiata
di acqua gelida addosso, ma al tempo stesso… tremendamente dolce. Per quanto in
quel momento odiasse quei due… sentiva anche che avrebbe mai potuto fare a meno
di quei sorrisi, di quei piccoli sprazzi di cielo …
Sospirando,
si coprì il volto con le mani, non le era mai capitato di avere la mente
talmente incasinata come in quel momento.
… o forse era
il suo cuore che non sapeva più che cosa provare?
Lanciò via un
sasso. E adesso? Si chiese. Non
sapeva più che fare. Doveva ritornare indietro, oppure rimanere lì per sempre e
vagare come uno zombie a vita?
La mente le
diceva di tornare indietro, per amor dei suoi amici e per non farli
preoccupare, il suo cuore invece era come spento. Nei suoi occhi comparve di
nuovo il bacio e non poté fare a meno di digrignare i denti. Quanto odiava
Naminè in quel momento…
Naminè…
Camilla
sgranò gli occhi di colpo. Il suo corpo tremò, e il respiro venne meno. Il suo
cuore parve sussultare e una sensazione si impadronì di lei: pericolo.
Pericolo?! Camilla non capiva… era come se…
fosse legato a Naminè…
Non c’era
tempo, più passavano i secondi, più quella sensazione aumentava, così si alzò e
corse via verso la spiaggia, dove si era separata dagli amici.
Il palmo
della mano incominciò a risplendere, ma soprattutto a bruciare, talmente tanto
che Camilla dovette stringere i denti dal dolore, ma nonostante tutto, non
cedette e continuò ad andare avanti.
Scavalcò un
tronco con un balzo e nelle sue mani e notò che mancava poco per raggiungere la
spiaggia. Adesso basta Naminè… , disse
dentro di sé, mentre nelle sue mani comparve il Keyblade, con un bagliore che
esprimeva tutta la determinazione della ragazza.
… ora te la vedrai con me!
s s s
Roxas sgranò
gli occhi, al contatto delle sue labbra con quelle di Naminè e, incredulo e
sorpreso, si allontano lentamente.
Naminè non
disse nulla, ma rimase a guardarlo con uno sguardo enigmatico.
Roxas abbassò
lo sguardo, piuttosto imbarazzato << Naminè ... io … mi dispiace … tu mi
piaci, però … solo come amica. Io non sono … >> nella sua mente affiorò
il ricordo delle parole che gli aveva detto Camilla sull’amore e mordendosi il
labbro disse << … io non sono innamorato di te … mi dispiace, ma sappi
che ti voglio bene e sei una grandissima amica per me… perdonami. >>
Naminè abbassò
il capo, nascondendo lo sguardo sotto ad alcuni ciuffi biondi e Roxas credette
che la ragazza fosse sul punto di scoppiare a piangere, invece, dopo alcuni
istanti di silenzio, alzò il viso, mostrando al biondo un dolce sorriso.
<<
Capisco … >> mormorò, infine Naminè e senza dire altro si incamminò
verso la spiaggia, lì dove si erano
separati dagli amici. Roxas rimase da solo, confuso. Cosa doveva fare? L’aveva
sicuramente ferita, ma… non sapeva come rimediare, lui era molto amico con
Naminè, ma … non era innamorato di lei … lui … lui …
Sospirando,
si maledisse mentalmente, lui e la sua incapacità di dialogare e corse verso la
ragazza, ignorando la sabbia che gli entrava passo dopo passo dentro le scarpe.
<<
Naminè! >> chiamò, intravedendo la ragazza che camminava a testa bassa.
La raggiuse con il fiatone << Naminè! >> ripeté, piegandosi sulle
ginocchia per riprendere fiato, la bionda si girò, mostrandole i suoi occhi,
colpi di lacrime e a quella vista, Roxas si sentì stringere il cuore in una
morsa << Naminè … mi dispiace davvero. >> mormorò, prendendole le
candide mani << … io ti voglio bene e non ti lascerò mai perché sei una
mia grande amica e … >>
<<
Shhh… >> fece la bionda, posandole l’indice sulle labbra, lì, dove
qualche istante prima aveva posato le sue << … non ti preoccupare Rox… ho
capito … sappi che anche io ti voglio bene, te ne voglio tanto… e … e …
>> la bionda ebbe come uno spasmo, come se stesse ad un tratto per
svenire e Roxas rimase sorpreso e fece come per prenderla, nel caso cadesse, ma
la bionda non cedette e rialzò lo sguardo.
<< … e non
ti preoccupare, sto bene. >> disse mostrandogli un solare sorriso. Roxas
si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo e sorrise a sua volta.
<<
Andiamo allora. >> disse il ragazzo e insieme ritornarono alla spiaggia.
Roxas si sentiva sollevato nel sapere che Naminè era rimasta sua amica, anche
se le era dispiaciuto molto averla fatta piangere… sperò con tutto sé stesso
che l’amica dimenticasse quanto accaduto, anche se sarebbe stato difficile.
Raggiunsero
la spiaggia, dove trovarono tutti: Sora, Kiara e Kairi parlottavano tra loro,
ridendo di tanto in tanto delle buffe espressioni di Sora, mentre Riku e Axel
parlavano tra loro, ma Roxas si accorse subito che mancava qualcuno, Camilla.
Corse da Riku
e gli chiese dove fosse la ragazza.
<< Non
lo so. >> rispose semplicemente l’albino. Roxas sgranò gli occhi <<
COSA?! Come sarebbe a dire che non lo sai?! Ma… ma era con te… >>
<< Si è
allontanata, mi ha detto che aveva lasciato qualcosa qui, ma non è più tornata…
>> disse Riku.
<< Che
succede? >> chiese Naminè, osservando l’agitazione dell’amico.
<<
Camilla è scomparsa. >> disse Axel.
Naminè parve
fremere sentendo quel nome e alzando gli occhi al cielo disse << Non
credo che sia scomparsa, forse è nei paraggi… comunque sia se la caverà…
>>
<<
Potrebbero comparire gli Heartless da un momento all’altro è lei è da sola!
>> esclamò Roxas.
Naminè voltò
lo sguardo e senza aggiungere altro si allontanò, sedendosi su un grosso masso,
dove incominciò a disegnare, silenziosa. Roxas era intento a cercare Camilla,
quando, da dietro un grosso masso, non comparve
con un balzo la ragazza stessa, con in mano il suo Keyblade e in volto
un espressione determinata.
<<
Camilla! >> fecero sorpresi in coro tutti i ragazzi, non appena sbucò
fuori. Roxas si avvicinò alla ragazza << Dov’eri finita? >> chiese
<< Eravamo in pensiero, Riku ha detto che eri andata via… >>
Camilla,
voltò lo sguardo << … non credo che tu fossi in pensiero per me …
>> disse, abbassando il Keyblade.
Roxas rimase
sorpreso << Ma che stai dicendo? Dove eri finita? >>
Camilla
rimase a testa bassa, rimanendo in silenzio, Roxas stava per chiedergli
dell’altro ma non fece in tempo che qualcuno riempì il suo silenzio <<
Ben tornata tra noi… >> Naminè si era alzata dalla roccia in cui
disegnava e nel suo volto era dipinto un insolito sorrisetto << … ti sei
divertita a correre nella foresta? >>
<< Naminè! >> disse Camilla
digrignando i denti, come se fosse un ringhio e assunse subito una posizione di
attacco.
Roxas guardò
confuso le due.
<<
Immagino che tu abbia visto tutto… o sbaglio? >> continuò Naminè, con un
aria provocatoria, il ché fece andare su tutte le furie Camilla.
<< No…
ho visto tutto… >> Camilla nascose lo sguardo dietro ad alcuni ciuffi, ma
mantenne la posizione.
Visto tutto? Tutto cosa? … non starà
parlando … del bacio? Si
chiese Roxas, incominciando a sudare freddo.
<< Ooh…
meglio così … almeno non dovrò dirtelo di persona. >> fece Naminè, ridendo
quasi con aria canzonatoria e Camilla non si trattenne più, con tutta la sua
rabbia si avventò sulla ragazza, tentando di colpirla con il Keyblade. Ma la
bionda era scaltra, molto abile e riuscì a schivare tutti gli attacchi, finché
Camilla non menò un potente fendente, urlando di rabbia.
Naminè cadde a
terra, dove rimase inerte per qualche istante. L’aria si paralizzò, rimase
atona, nessuno si muoveva o batteva ciglio, l’isola parve come ammutolirsi e i
Roxas trattenne il fiato.
Finché l’aria
non venne spezzata da sonore risate. << Credi di potermi battere con dei
colpi insulsi del genere, ragazzina? >> fece, rialzandosi, senza alcuna
fatica, ridacchiando. << Allora, non sai con chi hai a che fare… >>
Naminè si
voltò e Roxas sussultò incredulo: quello sguardo, che ora lo scrutava maligno,
da dolce era diventato inquietante, lasciando al suo posto due iridi rosse come
il sangue, la pelle era diventata grigiastra e quella che era stata Naminè, ora
non lo era più.
<< Non
sfuggirete all’Oscurità! >> gridò Naminè e in cielo, si sprigionarono nubi
nere e rosse come il sangue, minacciose e cariche di negatività, l’aria si fece
pesante e gli Heartless invasero ogni angolo della spiaggia
<< Addio… mie piccole realtà! >>