Allora, salve a tutti! Metto le note dell'autore sia qui che alla fine, giusto per avvisarvi che il capitolo è un po' lunghetto (o pare a me così?) e che se fosse troppo lungo di dirmelo, così lo accorcio (anche se l'ho già accorciato D:) Oh beh, buona lettura!
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Capitolo 3, Radiant
Garden.
Gli aveva convocati.
Si aspettavano che
sarebbe accaduto, ma non così presto. Il Castello era ormai
in rovina e i vari
grattacieli presenti attorno ad esso erano crollati o ridotti in
macerie.
Ciononostante, la sala bianca era rimasta intatta e i lavori di
ricostruzione
procedevano bene, ma lentamente. Quando si manifestò sul
proprio trono, vide
solo alcuni membri seduti assieme a lui. Più in alto di
tutti, il loro capo, il
solito cappuccio tirato giù.
-Isa, ti ringrazio per
aver richiamato gli altri- disse egli, squadrando
dall’alto gli altri –Amici
miei! Sono ormai quasi cinque anni
che non vi convocavo. Ma sono qui per darvi una straordinaria notizia:
l’eroe
del Keyblade si è finalmente risvegliato-
disse con un tono pieno di gioia.
-Sul serio?!-
esclamò il ragazzo che
sedeva sul trono più basso –Ma quindi…
si comincia a lavorare?!- continuò con
tono disperato.
-Certo Mydez,
è anche per questo che vi ho fatti
convocare da Isa. Ho spedito il ragazzo a Radiant Garden, inizieremo
l’offensiva da lì. Mentre tu, Midez, e Isa create
scompiglio in città, io mi
occuperò di recuperarla.
Nel
frattempo, Lea, Maluria, voi andrete al Castello dell’Oblio
per occuparvi della
sua distruzione e del recupero di Ventus. Non ammetto fallimenti,
chiaro?- disse il capo, con
tono più aggressivo. Gli altri membri
annuirono, tranne Midez, che sbuffò.
-Come facciamo a
trovare Ven? Non ce la
fece Xemnas cinquant’anni fa, perché dovremo
riuscirci noi?- chiese Lea,
alzando lo sguardo verso il leader.
-Perché io
vi fornirò la chiave. Vedete, il Keyblade di
maestro Eraqus è l’unico in grado di aprire la
porta segreta del Castello e si
da il caso che io lo abbia recuperato anni fa- ed evocò un
Keyblade dall’elsa metallica, di colore
argentato e bordeaux. Sulla lama aveva alcune macchie e scheggiature, a
indicare che doveva essere molto vecchia. Poi lo lanciò a
Lea, che lo prese al
volo, stupito dal fatto che potesse tenerlo in mano senza vederlo
scomparire
all’improvviso. –Capirete
dove sarà la
stanza quando il Keyblade comincierà a tremolare. Portatevi
quante creature vi
servono, Even potrà comunque ricrearle. Adesso andate, io e
lui dobbiamo
discutere in privato- e subito tutti obbedirono, sparendo in
un portale
oscuro. Poi il capo guardò l’unico membro rimasto
seduto sul proprio scranno e
si abbassò il cappuccio. L’altro sembrò
sorpreso, nessuno lo aveva mai visto abbassarselo.
-E’ strano
vederti così- disse Even,
sorridendo –Allora, che mi dici della ragazza, Ansem?-
Da quando Radiant
Garden era stata
ricostruita, tutti si erano occupati di trovare una soluzione
all’ingente
presenza di Heartless, persino Cloud adesso sembrava intenzionato alle
sorti di
quel pianeta e degli altri mondi. La casa di Merlino non era cambiata:
piccola
come sempre, i muri di pietra e il solito, immancabile disordine. Cid,
per
colpa della vecchiaia, aveva lasciato il posto al suo allievo, un
ragazzo dai
capelli bianchi di nome Hope, e adesso era lui ad occuparsi della
costruzione
della macchina. Il biondo gli si avvicinò, e lo
osservò digitare con attenzione
sequenze di numeri apparentemente senza senso. La stanza era
silenziosissima,
se non per il continuo ticchettare dei tasti del PC.
-Ci sono
novità?- chiese Cloud.
-No, almeno non
adesso- rispose
l’altro, guardando all’improvviso l’amico
–Comunque i lavori provedono bene,
forse in sei mesi i lavori saranno ultimati. Non vedo l’ora,
tu?- concluse,
facendo un grosso sorriso, che l’altro non riuscì
a ricambiare.
-Speriamo Hope, ci
stiamo lavorando da
troppo tempo- disse il biondo, sospirando e le mani alle tempie,
massaggiandosele.
-Tranquillo Cloud,
andrà tutto bene-
disse l’albino, sempre sorridendo. E improvvisamente il
monitor divenne rosso.
-Che succede?!- chiese
Cloud.
-Heartless, sono nel
settore 2. Cloud,
devi pensarci tu- disse il ragazzo, adesso con una espressione seria
dipinta
sul volto. –Chiamo anche lei?-
-No, basto io- rispose
il biondo, che,
dopo aver preso la propria spada, corse fuori dalla porta. Il settore 2
non era
lontano dalla casa di Merlino, bastava passare la piazza Centrale e il
Municipio, il secondo palazzo più alto della
città, dopo il Castello
ovviamente. Raggiunto il settore 2, che era il luogo dove si trovavano
i
magazzini dei vari negozi presenti a Radiant Garden, Cloud si
preparò subito
allo scontro, sguainando la sua gigantesca arma. Fece qualche passo
furtivamente, guardandosi in torno e cercando di respirare il
più piano
possibile: voleva prendere gli Heartless di sopresa e finirla subito.
Passò
davanti ad un deposito dal tetto verde, con sopra scritto
“Emporio Qui, Quo,
Qua”, ma non trovò nessun mostriciattolo. Fu
quando passò davanti al deposito
con su scritto “Gelati De’ Paperoni” che
li vide: una quindicina di Shadow si
ammassavano su qualcosa, che sembrava una persona, cosa che
sembrò abbastanza
strana al biondo, dato che i civili non erano ammessi in
quell’area. Decise di
interrompere l’azione furtiva e fischiò, per
attirare i mostriciattoli che,
sentendo quel suono particolare, si gettarono su Cloud senza pensarci
due
volte. Immediatamente il ragazzo divise la sua spada in due,
distruggendo
quattro Shadows in un sol colpo e passando immediatamente agli altri,
che
adesso lo avevano circondato. Due da destra lo attaccarono, ma egli
fece un
salto di circa due metri, per poi riunire le due lame e schiantarle con
una
potenza inaudita contro il terreno, distruggendo quasi tutti gli
Heartless.
Credendo che fosse tutto finito, il biondo si rilassò, ma un
Heartless
superstite lo attaccò, ferendolo al braccio. Si
portò la mano al braccio e
constatò che la ferita non era gravissima, ma faceva male
comunque. Con grande
rabbia, lasciò che la forza sopita dentro di lui uscisse,
piano piano. La sua
spada venne circondata da un’aura blu scuro, che si
liberò in un’onda d’urto,
riducendo in piccoli pezzi lo Shadow. Poi Cloud cadde in ginocchio: si
era
lasciato trasportare dalla rabbia e l’oscurità
stava uscendo.
-Non sarò
mai un ricordo-
Subito
cercò di calmarsi, rallentando
il respiro e chiudendo gli occhi. Piano piano sentì la forza
oscura dentro di
lui calmarsi e diventare sempre meno potente. Riaprì gli
occhi: adesso era
calmo. Si rialzò piano piano, respirando ancora
affannosamente. Poi fissò la
persona che i mostriciattoli stavano aggredendo: era un ragazzo,
avrà avuto sui
diciassette anni. Gli si avvicinò con cautela e poi si
inginocchiò accanto a
lui, sentendo se fosse ancora vivo. Quando sentì il battito
del suo cuore, si
tranquillizzò, non era successo niente. Rimaneva solo un
problema: da dove
sbucava il ragazzo? Il biondo non l’aveva mai visto prima e
la sua apparizione,
assieme a quella degli Heartless, in una zona proibita gli
sembrò sospetta.
Tuttavia, se lo caricò comunque in spalla e lo
portò a casa di Merlino per
curarlo.
Erano ormai due ore da
quando avevano
ritrovato il ragazzo. Egli dormiva ancora e non sembrava intenzionato a
svegliarsi. Hope lo fissava da un po’ ormai, con
un’espressione assorta.
-Credi che si
sveglierà mai?- chiese
l’albino a Cloud.
-Non lo so, ma spero
di sì. Voglio
sapere chi è e cos’è successo. Voglio
che convochi Leon e gli altri, sono
curioso di sapere cosa ne pensano- ordinò il più
grande.
-Subito!- rispose Hope
portandosi la
mano sinistra alla tempia come fa un militare. Si avviò ad
una scrivania,
ovviamente piena di cianfrusaglie inutili, e prese un cellulare, su cui
si mise
a digitare dei messaggi che inviò a tutti coloro che si
trovavano nel
laboratori. Quando ebbe finito, guardò il biondo con
intensità e, insieme, si
misero ad aspettare l’arrivo degli amici.
Dopo una decina di
minuti arrivarono.
Leon fu il primo. Entrò sbattendo la porta della casa: aveva
ancora una forza
straordinaria, nonostante avesse quasi settant’anni, e
riusciva ancora a
maneggiare da vero maestro la sua Gunblade. La seconda ad entrare fu
una
ragazza dai capelli rosa scuro, che indossava una giacca bianca e una
gonna
marrone molto corta. Sulla gamba sinistra, all’altezza della
coscia, aveva una
serie di specie di cinture a cui era legato un fodero, con
all’interno una spada.
Successivamente entrarono Tifa, con i suoi lunghi capelli ormai
bianchi, e
Yuffie. Tutti guardarono prima i due amici già presenti
nella stanza, per poi
spostare il loro sguardo su Shihi, che era disteso sul letto.
-E questo chi
è?- chiese la ragazza dai
capelli rosa.
-Non lo sappiamo-
rispose Hope –Cloud
lo ha trovato nel Settore 2 mentre degli Heartless lo stavano
aggredendo. Dorme
da due ore…- concluse, abbassando lo sguardo come
intristito.
-Che provenga da un
altro mondo?- disse
Leon, guardando Cloud.
-E’
probabile, ma non ne sono sicur- ma
si interruppe, perché il ragazzo steso sul letto si stava
svegliando.
Shihi aprì gli occhi. La luce presente nella
stanza lo accecò e
passarono un paio di minuti prima che potesse riaprire gli occhi. Si
mise a
sedere e vide che, attorno a lui, c’erano sei persone con
un’espressione
stupefatta dipinta sul viso. La maggior parte era vecchia, ma nella
stanza
c’erano anche tre ragazzi, uno sui sedicianni, la ragazza sui
ventitre e il
biondo sui ventisette.
-Chi siete?- chiese
spaventato.
-Questa domanda
dovremmo fartela noi-
chiese la ragazza dai capelli viola con tono scontroso.
-Io mi chiamo Shihi.
Ma che ci fate a
Crepuscopoli? Avete visto mio zio? Sapete, il campione del torneo
Struggle?
Vorrei davvero vederlo e dirgli che mi dispiace- disse con voce triste.
-Crepuscopoli?!- disse
Cloud, incredulo
–Che diavolo stai dicendo, ragazzo?!- e lo prese per il
colletto della
maglietta.
-Sto dicendo la
verità! Lasciami!- e
tentò di tirare un pugno al biondo, che però lo
schivò senza difficoltà,
lasciando la presa.
-Shihi, il tuo mondo
dev’essere stato
distrutto, non ci sono altre spiegazioni- disse secco Cloud e subito
un’espressione di terrore si dipinse sul volto del castano.
-Ma che dici? Ho avuto
un brutto sogno
dove delle creature mostruose mi aggredivano, ma… era un
sogno, no?- chiese
speranzoso, ma gli altri presenti nella stanza fecero di no con la
testa.
-Mi dispiace piccolo-
disse una signora
dai capelli lunghi fino alla schiena –Ma credo che non fosse
un sogno. Per
favore, puoi raccontarci cosa hai visto?- concluse con tono dolce.
-Tifa, che pensi
di…-
-Silenzio Cloud,
ascoltiamo quello che
ha da dire- e Shihi raccontò tutto. Del torneo,
dell’improvvisa apparizione
degli Heartless e dell’uomo in nero. Del Keyblade. E fu
quando parlò di quello
che tutti quanti rimasero a bocca aperta.
-Il
Keyblade…- sussurrò la signora che
lo aveva interpellato poco prima. Poi tutti si voltarono verso il
ragazzo dai
capelli biondi, che fissava a terra.
-Uscite
tutti…- sussurrò quello e gli
altri obbedirono, senza controferire.
Il castano
fissò il ragazzo di nome
Cloud mentre si sedeva davanti a lui, che era ancora disteso sul letto.
Adesso
che lo osservava meglio, l’altro, sulla punta dei capelli,
aveva delle leggere
sfumature argentate. Aveva anche gli occhi azzurri e una corporatura
piuttosto
robusta. Legata alla schiena aveva una gigantesca spada, che adesso era
posata
sul muro a qualche centimetro da loro. L’ambiente intorno a
loro era strano, ma
soprattutto era terribilmente in disordine: decine di teiere erano
ammassate in
un angolo, tappeti di qualsiasi colore erano ammassati l’uno
sopra l’altro e
intorno al suo letto c’erano miriadi di fogli sparsi per
terra.
-Shihi-
cominciò il biondo –dobbiamo
parlare. Devi sapere che non sei il primo possessore di Keyblade, o
meglio, sei
il primo da cinquant’anni a questa parte. Devi sapere che,
anni fa, un ragazzo
di nome Sora si trovò nella tua stessa situazione: la sua
casa distrutta, i
suoi amici dispersi e un fardello terribilmente pesante da portarsi
sulle
spalle-
-Che c’entra
questo con me?- lo
interruppe il castano, venendo poi fulminato dallo sguardo di Cloud.
-C’entri,
eccome. Comunque non interrompermi,
devi sapere tutta la storia. Sora dovette girare per i mondi, assieme a
due
amici chiamati Paperino e Pippo. Comunque, l’intento del
ragazzo era ritrovare
i suoi due amici dispersi, Riku e Kairi. Per essi arrivò a
perdere il proprio
cuore e a diventare anch’egli un Heartless. Fortunatamente,
Sora non se n’era
mai andato del tutto e l’amore di Kairi lo riportò
ad essere umano. Nel
frattempo Riku si abbandonò
all’oscurità e un uomo, o meglio, un Heartless
chiamato Ansem, si impadronì del suo corpo, constringendolo
a far del male ai
suoi stessi amici. Arrivati ai Confini del Mondo, Sora, Paperino e
Pippo
affrontarono Ansem e vedendo, per la prima volta, il cuore di tutti i
mondi,
Kingdom Hearts, che Ansem voleva sfruttare per portare il caos in tutti
i
mondi. Ma il suo piano non ebbe successo. Nel frattempo, Riku e il Re
Topolino
si fecero rinchiudere da Sora in Kingdom Hearts stesso, mentre Kairi
tornava
nel suo mondo d’origine e l’altro continuava il suo
viaggio. Di questo periodo
non so molto, ma Sora, Paperino e Pippo si addormentarono per un anno.
Nel
frattempo, Riku affrontò Roxas, il nessuno del suo migliore
amico. Devi sapere
che, quando una persona dal cuore estremamente forte si trasforma in
Heartless,
l’involucro vuoto che rimane nel momento che il cuore viene
rubato assume vita
propria, diventando un nessuno. In particolare, tredici nessuno
potentissimi
formarono un’organizzazione, il cui scopo era sfruttare
Kingdom Hearts per
ottenere un cuore. Comunque, tornando a Riku, affrontò
Roxas, ma, inizialmente,
venne sconfitto. Usando il potere di Ansem, sopito dentro al suo cuore,
in
cambio di assumere l’aspetto dello stesso Ansem, ottenne un
potere potentissimo
e sconfisse Roxas, che fu utilizzato per risvegliare Sora, ancora non
sappiamo
come. Da lì, il ragazzo ricominciò il suo viaggio
per i mondi, sconfiggendo
l’Organizzazione XIII, quella di cui ti parlavo prima, e il
suo capo, Xemnas,
nessuno di Xehanort, il cui Heartless era colui che aveva portato
disastro nei
mondi un anno prima, Ansem. Dopo essersi tutti riuniti e dopo che Riku
riottenne il proprio aspetto di un tempo, Sora, Paperino, Pippo, Riku,
Re
Topolino e Kairi sconfissero Xemnas, portando la pace nei mondi. Ma
devi sapere
che non è finita qui: dieci anni prima, tre possessori del
Keyblade, chiamati
Terra, Aqua e Ventus, dovettero affrontare un vecchio ma potentissimo
Xehanort.
In questo scontro, Aqua si trovò segregata nel mondo
dell’Oscurità, Ventus si
addormentò e Terra vide il suo cuore rubato da Xehanort e
dalla loro unione
nacque lo Xehanort che, dieci anni dopo, provocò i problemi
di cui ti ho
parlato. E fu trent’anni dopo che le vicende finirono. Sora e
i suoi amici
riuscirono a salvare Aqua, Ventus e Terra e, insieme, posero fine alla
vita di
Xehanort- e Cloud si fermò un attimo, riprendendo fiato. Poi
riprese -Pensavamo
che non ci sarebbero stati più problemi, ma circa cinque
anni fa gli Heartless
sono riapparsi. E adesso ci sei anche tu: l’eroe del
Keyblade- e si fermò.
-Perché mi
dici questo?- chiese Shihi.
-Perché?
Perché se gli Heartless sono
ricomparsi significa che l’oscurità sta tornando e
il tuo compito è
combatterla- ma il ragazzo fu interrotto da Hope, che entrò
sbattendo la porta.
Aveva il fiatone e qualche taglio sulle braccia.
-H-
Heartless… al laboratorio…- disse,
poi cadde in ginocchio. Cloud si alzò dalla sedia e si
inginocchiò accanto
all’amico, tirandolo su e facendolo sedere sullo stesso letto
in cui era seduto
anche Shihi.
-Hope, resta qui. Ce
ne occupiamo noi,
così anche lui vedrà- e guardò il
castano, che fu preso da un po’ di spavento
vedendo lo sguardo determinato dell’altro –Gli
altri come stanno? E’ tutto a
posto?- e l’altro annuì, ma con fare poco deciso.
-C’è
qualche ferito, ma nulla di grave.
Io ho usato troppa energia magica, ce n’erano veramente tanti
e non solo
Shadows… Cloud, fai attenzione- lo pregò
l’albino, mentre l’altro si avviava a
prendere la gigantesca spada e faceva cenno a Shihi, che si
alzò titubante.
-Non
permetterò che qualcun altro si
faccia male…- disse Cloud, prima di uscire di corsa dalla
casa, seguito a ruota
dal custode del Keyblade.
La città
era particolare: le case erano
a schiera, così da formare delle vere e proprie vie, ed
erano costituite tutte
da mattoni fatti in pietra grigia. Alcune avevano anche due piani, ma
la maggior
parte si fermava al pian terreno. Ma l’edificio che
più di tutti colpì Shihi
era un gigantesco castello alto una quarantina di metri. Era molto
simile ad un
castello e varie torri spuntavano dai lati di esso. Al centro della
costruzione
c’era un gigantesco riquadro con all’interno una
serie di grandissimi
ingranaggi, che giravano producendo un rumore che si sentiva anche da
lontano.
La costruzione era di colore rosa, ma i tetti delle torri erano
bianchi. Cloud sembrava
intenzionato a non fermarsi un attimo e, passando per una gigantesca
piazza
piena di aiuole ricche di fiori rossi e blu, arrivarono in poco tempo
nei
pressi della costruzione. Lì furono assaliti da degli
Heartless, che si
presentarono in dieci, nove dei quali Shadows. Uno solo
colpì Sihi, perché era
diverso dagli altri: aveva una forma più umanoide e non era
più alto di ottanta
centimetri. Il corpo era blu, tranne le ginocchia, che erano di un rosa
scuro.
Le mani avevano quattro dita dalle quali spuntavano altrettante unghie
gigantesche di un rosso sangue molto acceso. In testa aveva un elmo di
metallo
e sui polsi due oggetti che sembravano manette. Al centro del petto uno
stemma
rosso e nero, che assomigliava tantissimo ad un cuore.
-Il Keyblade, Shihi!
Subito!- gli urlò
contro l’altro e il ragazzo annuì, pensando
intensamente all’arma, che gli si
presentò in mano in un fascio di luce purissima. Poi,
entrambi si gettarono nel
combattimento.
Gli Shadows non erano
un problema,
erano piuttosto lenti e quando si trovavano in difficoltà si
nascondevano
sottoterra. A quel punto bastava aspettare che riemergessero e colpirli
per
vederli sparire in una nuvoletta di fumo nero. Il vero problema era il
nuovo
arrivato, che si muoveva rapidissimamente. Cloud era occupato ad
uccidere i
mostriciattoli più piccoli, che sembravano non finire mai e
quindi era il
custode a dover affrontare quel rapidissimo avversario, che faceva
movimenti
acrobatici in aria per poi spostarsi in un altro punto. I pochi colpi
che il
ragazzo lanciò non andarono a segno né sfiorarono
il nemico in alcun modo,
anzi, era l’Heartless che stava avendo la meglio in quel
momento, avendo
colpito Shihi sul braccio con cui impugnava il Keyblade. Aveva il
fiatone e non
credeva di resistere ancora per molto, in fondo non aveva mai
combattuto con
avversari così ostici. Poi il mostriciattolo
sparì, tagliato in due dal biondo,
che non sembrava neanche aver combattuto.
-Diavolo, sei proprio
una schiappa-
disse Cloud, facendo sentire a disagio l’altro
–Comunque non c’è tempo da
perdere, sbrigati, dobbiamo raggiungere il laboratorio al
più presto!- e
ricominciò a correre, mentre Shihi si rialzava a fatica.
Quando
furono sotto al castello, il rumore degli ingranaggi era assordante e
Cloud
porse a Shihi delle cuffie insonorizzate. E così entrarono
finalmente nel
castello. Il castano rimase a bocca aperta: l’interno era
completamente bianco,
illuminato da delle lampade appese a circa mezzo metro
d’altezza.
-Fai attenzione,
questo posto è un
labirinto- disse Cloud, facendo segno all’altro ragazzo di
seguirlo.
-D’accordo-
rispose Shihi,
affrettandosi dietro il biondo, che avanzava a passo veloce. Dopo aver
percorso
un bel po’ di corridoi sempre uguali, finalmente arrivarono
dietro ad una
porta. Entrarono e si trovarono in una piccola stanza circolare senza
neanche
un mobile. L’unica cosa presente era un quadro appeso al
muro, raffigurante un
uomo sulla cinquantina, avente capelli biondi e lunghi fino alle spalle
e gli
occhi arancioni. Sulla cornice, una targhetta riportava scritto
“In memoria di
Ansem il saggio, costruttore di Radiant Garden”. Mentre il
castano era intento
a guardare il quadro, l’altro aveva fatto uscire dal muro una
piccola
macchinetta, su cui digitò dei numeri. Subito il muro si
aperse, lasciando
spazio ad un altro corridoio, anch’esso bianco.
-Svegliati!- disse
Cloud all’altro
–Guarderai dopo i quadri appesi al muro, dobbiamo discutere
di cose più
importanti- e aspettò che Shihi lo raggiungesse, poi riprese
a camminare –Stai
per entrare nei laboratori di Radiant Garden. Qui studiamo gli
Heartless: come
nascono, da dove vengono e come sconfiggerli una volta per tutte.
Abbiamo
ricevuto un grande aiuto dal re, che ci ha fornito i dati dei suoi
viaggi
precedenti.-
-Il Re? Intendi quel
Topolino di cui
parlavi prima?- chiese il castano curioso.
-Esatto. Continuiamo a
mantenere i
contatti con lui-
-E che mi dici di Sora
e dei suoi
amici? Sarei curioso di incontrarli- continuò Shihi,
guardando Cloud, che però
aveva assunto un’espressione cupa.
-Sono ormai
vent’anni che non abbiamo
contatti con loro. Devi sapere che, quando portarono la salvezza nei
mondi,
essi furono di nuovo chiusi dai loro sigilli, che non permettono a
nessuno di
avvicinarsi. Tuttavia, il Re ha trovato un modo per comunicare con gli
altri
mondi senza doverci propriamente andare-
-Scusami, forse sono
inopportuno, ma
come fai a sapere tutte queste cose? Stai parlando di cose accadute
più di un
ventennio fa come se le avessi viste coi tuoi occhi. Ma non mi sembra
che tu
abbia più di ventisette anni, o sbaglio?- quando
finì di parlare, l’altro
assunse un’espressione ancora più cupa.
-Anni fa, ho dovuto
fronteggiare
l’oscurità presente nel mio cuore- rispose Cloud,
portandosi una mano al petto
–Il suo nome era Sephiroth, egli era colui che reincarnava
l’oscurità dentro di
me. Comunque, ci affrontammo e io vinsi, anche se persi una persona
cara…- e
gli si incrinò la voce. Poi si mise la mano nei capelli e,
coll’indice e col
medio, si afferrò una punta dei capelli, mostrandone la
parte argentata –Questo
è il simbolo della mia vincita. E’ come se mi
fossi fuso con Sephiroth, ma per
questo l’oscurità è sempre in agguato,
ogni volta che mi arrabbio rischio di
perdere il controllo. Da quando successe, è come se la mia
vita si fosse
bloccata. Non invecchio e non so neanche se potrò mai morire
di morte naturale.
Diciamo che è il prezzo che devo pagare per un grande
potere- Poi il ragazzo
abbasso lo sguardo e rimase zitto. Adesso erano all’interno
di un corridoio,
stavolta blu. Alle pareti erano appese, o meglio, sospese, delle
fiammelle che
davano all’ambiente un aspetto particolare. Per terra era un
lungo tappeto
dalla cornice marrone e dall’interno verde, con sopra
disegnati motivi
floreali. Dopo qualche minuto che camminavano si trovarono davanti ad
una porta
bianca.
-Stiamo per entrare
nella Radiant
Garden Corporation- cominciò il biondo –preparati
ad affrontare gli Heartless,
perché potrebbero essercene molti- e, mentre parlava,
posò la mano sulla porta,
aprendola. La varcarono e si trovarono in un corridoio che si
affacciava ad una
struttura gigantesca che sembrava una fabbrica e che si estendeva a una
trentina di metri da dove si trovavano i due ragazzi. Arrivarono
poi ad una stanza larga circa
cinque metri, priva di mobili e in cui era presente solo un grosso
computer,
sul quale Cloud si fiondò. Dopo aver digitato qualcosa sulla
tastiera, si
aperse un’altra porta, che dava in un ascensore, che
probabilmente portava alla
struttura presente metri più sotto. Vi entrarono e quello
cominciò a scendere
ad una velocità altissima, tanto da far venire il
voltastomaco a Shihi. Poi si
fermò all’improvviso. Il biondo fece segno
all’altro di seguirlo e si mossero in
mezzo a corridoi sempre uguali, fino ad arrivare ad un gigantesco
piazzale a
forma d’arco, in quel momento vuoto.
-Dove sono tutti?- si
chiese Cloud,
guardandosi intorno con aria confusa –Tifa! Leon! Lightning!-
poi si portò una
mano nei capelli e cominciò a respirare affannosamente
–merda… non di nuovo!- e
batté con tutta la sua forza un pugno per terra, cominciando
a piangere. Shihi
non sapeva cosa fare, voleva consolare il biondo, ma non sapeva cosa
dire, e
poi non era mai stato bravo in quelle cose.
-Stai tranquillo, i
tuoi amichetti sono
salvi- disse una voce, che rimbombò per tutto il
laboratorio. I due ragazzi
alzarono subito gli occhi e cominciarono a guardarsi intorno spaesati.
Poi apparve
un uomo, proprio davanti a loro, da qualcosa che sembrava un tunnel
fatto
d’oscurità. Era identico a quello che era apparso
a Crepuscopoli, solo che lo
stemma che aveva sul pettorale era di un blu scuro. Adesso che lo
poteva
guardare meglio, il simbolo sembrava quello degli Heartless sovrapposto
ad un
altro, di cui ignorava la provenienza.
-Tu!- disse il custode
–tu sei un amico
del tizio che è apparso quella notte!-
-Heilà
custode! Beh, quella notte credo
proprio che tu hai incontrato il nostro capo- e il castano estrasse il
Keyblade
–Hey! Non c’è bisogno di essere
così avventati- e fece una risatina isterica.
-Sapevo che
c’eravate voi dietro a
tutto questo! Sono due anni che date problemi!- urlò Cloud
pieno di rabbia.
-Beh, forse abbiamo
creato un po’ di
scompiglio nei mondi, ma hey! In fondo dobbiamo trovare qualcosa con
cui
passare il tempo! Se suono troppo la chitarra poi Ansem se la
prende… -
sussurrò il nuovo arrivato.
-Ma chi è
questo idiota?- chiese Shihi,
irritato.
-C-come?! Guarda che
se solo lo volessi
potrei batterti adesso!- rispose l’altro.
-Beh, e allora fallo!-
urlò il biondo.
-Ho detto
“se volessi”, il che vuol
dire che adesso non mi v…- ma fu interrotto da un fendente
di Cloud, che lo
mancò per un soffio –Hey! Brutto bastardo!
Heartless!- e con uno schiocco di
dita apparvero i mostriciattoli, questa volta tutti del nuovo tipo
incontrato
poco prima dai due ragazzi.
-Shihi, credi di
farcela?- disse Cloud
all’altro, prima di lanciarsi nel combattimento. Il custode
rimase fermo per un
attimo, mentre le creature gli ronzavano intorno, e poi, stringendo
forte il
Keyblade, fece un affondo improvviso, che distrusse un Heartless, senza
che
quello potesse fare nulla.
“Zio
Hayner…” pensò “Spero di
riuscire
a vendicare tutti oggi!” e poi si gettò a
sconfiggere anche gli altri.
In qualche minuto il
combattimento
finì. Shihi se l’era cavata abbastanza bene, anche
se aveva fatto comunque
fatica. Nel frattempo, l’uomo in nero sembrava sconvolto.
-Cooosa?! Li avete
distrutti tutti?! Oh
porca miseria, e adesso che faccio…? Ehm, sentite! Questo
mondo ormai è invaso
dagli Heartless, c’è poco da fare,
quindi… ehm… c’è un altro
dei miei amici qui
in città, se vi fa piacere saperlo, perché non
andate a cercarlo? Facciamo
così, lascio a voi la scelta: io vi aspetto
all’Abisso Oscuro, questo mio amico
sta nei pressi del Municipio. Scegliete voi da chi venite, OK? Addio!-
e sparì
così come era arrivato. Nel frattempo, i due ragazzi si
guardavano con un
espressione strana in viso: chi diavolo gli avevano mandato contro?
-Senti Cloud, lo
conoscevi?- chiese il
custode.
-Sì. Sono
delle persone che ci mettono
i bastoni fra le ruote da un po’ di tempo. Fanno apparire gli
Heartless nei
mondi e li sciolgono finché quello non viene completamente
distrutto. E’
probabile che sia colpa loro se Crepuscopoli è stata
distrutta. Comunque, io
voglio affrontare questo tizio qui, in fondo l’ho
già visto diverse volte qui a
Radiant Garden, dirò a gli altri di occuparsi del suo
collega- e prese un
cellulare. Cominciò a digitare un numero e poi, quando gli
risposero, disse che
un uomo poco raccomandabile si aggirava per il Municipio e si diressero
assieme
all’Abisso Oscuro.
Al Municipio
c’era il caos più totale.
Moltissimi Heartless avevano preso ad attaccare le case e a distruggere
qualsiasi cosa trovassero di fronte a loro. Gli unici che stavano
combattendo
erano Leon, Lightning, Tifa e Hope. Molte persone erano state
già uccise dai
mostriciattoli, nonostante gli sforzi dei quattro di proteggere quanti
più
abitanti possibili. La telefonata di Cloud aveva messo tutti loro
ancora più in
allarme, costringendoli a fare attenzione a un qualsiasi particolare
che non li
convincesse, ma l’unica cosa che vedevano era Heartless,
un’infinità di
Heartless. Hope cadde a terra, colpito da un attacco di un mostro, che
tentò di
saltargli addosso, ma fu distrutto da Lightning.
-Fa attenzione!- disse
lei con tono
severo all’altro, che annuì, rialzandosi. Poi
sentì qualcosa vibrare nella
tasca della giacca gialla che indossava: il dispositivo
d’allarme del
laboratorio.
-Ragazzi,
c’è qualcosa che non va!-
disse, mentre distruggeva uno Shadow dandogli fuoco.
-Che intendi dire?-
disse Leon.
-L’allarme
del laboratorio sta
indicando un intruso. Che sia quello di cui parlava Cloud?-
-Vado a vedere- disse
Lightning –voi occupatevi
degli abitanti. Al resto penso io- e corse via, imboccando la strada
per la
Fortezza.
-Light! Aspetta!- le
urlò contro Leon,
ma invano: la ragazza era già sparita.
Appena
entrò nella fortezza, un allarme
cominciò a suonare. Non era un problema, se ne sarebbe
andato in pochissimo
tempo, non avrebbero fatto neanche in tempo a raggiungerlo, in fondo,
aveva
mandato Mydez e Braig apposta per tenere occupati quelli che
sorvegliavano il
laboratorio. Si trovava davanti ad uno spiazzo a forma
d’arco: quello era il
luogo. Allungò la mano e si concentrò. La porta
stava per essere aperta, il suo
piano stava per iniziare, finalmente, avrebbe visto il suo sogno
realizzarsi,
dopo moltissimo tempo.
-Mostrati, amico mio- disse,
e la terra cominciò a tremare. Piano piano, al centro del
piazzale, cominciò ad
aprirsi un passaggio che portava nelle profondità del
laboratorio, o meglio, in
quel laboratorio dove, sessant’anni prima, Xeanorth e altri
scienziati avevano
condotto i loro oscuri esperimenti. Ma qualcos’altro lo
interessava: qualcosa
che era appartenuta ad una sua amica, qualcosa che avrebbe dato una
svolta al
suo piano. Vide apparire la scala che portava fin giù e
cominciò ad
incamminarsi verso di lei, con passo tranquillo, sicuro che nessuno
avrebbe
potuto ostacolarlo.
-Non vedo il pass per
entrare in
laboratorio, può mostrarmelo, cortesemente?- disse una voce
femminile con tono
scorbutico. Si girò e si trovò davanti una
ragazza sulla ventina, dai capelli
di un rosa scuro, lunghi fino alle spalle. Teneva in mano, puntata
verso di
lui, una grossa pistola.
-Uh,
un’altra ragazza combattiva. Due in meno di tre
giorni, che gran colpo di fortuna. Ma tu non mi servi e non voglio
avere
rotture di scatole. Non mi impedirai di portare a termine il mio piano,
sciocca
ragazzina- ed estrasse il
Keyblade, che spuntò
dalla solita nuvoletta oscura.
-Quello
è… il Keyblade- disse la
ragazza, sorpresa –Ma chi diavolo sei tu…?-
-Beh, anche se,
probabilmente, non vedrai la luce di
domani, non credo che ti dirò chi sono, sai, informazioni
riservate. Comunque,
ti do due possibilità: o ti levi dai piedi, o ci
penserò io stesso a farlo- e si mise in posizione
di combattimento, sicuro che la
ragazza non avrebbe mai accettato di andarsene. Lightning
deglutì, un po’
agitata, ma decisa a proteggere il laboratorio, e si scagliò
contro il suo
avversario.