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Autore: aresian    04/12/2012    1 recensioni
E’ legata alla fanfictions “Un confronto chiaritore”. Giunto al Grande Tempio come nuovo Comandante delle Guardie di Athena, Ikki fa l’incontro di una intraprendente, dolce e avventata giovane Sacerdotessa Guerrero. Galeotto fu il primo… pugno.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Phoenix Ikki, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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cassiopea 1

Note di Autore: Mi scuso per il ritardo abissale. Cercherò di essere più celere ora. Riguardo le recensioni al Cap. 2 rispondo direttamente ad esse. Grazie per chi ha letto e leggerà ancora la mia Fanfiction.

DISCLAIMER:
I Cavalieri dello Zodiaco, i suoi personaggi e tutti i film legati alle serie sono copyright © di Masami Kurumada, Toei Production e Shonen Jump.
Questa fanfiction è stata creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti vorranno leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene, pertanto, intesa….

CASSIOPEA - LA SACERDOTESSA GUERRIERO

CAPITOLO 3 – CARATTERI A CONFRONTO

Come d’abitudine Ikki si svegliò all’alba. La foschia si stava lentamente diradando, recando all’austero silenzio della Scalinata una sorta di aurea surreale. L’ultima volta che aveva frequentato quei luoghi non aveva certo avuto il tempo per osservare il panorama. A dire il vero non era questo il suo scopo neanche adesso, ma se doveva disporre opportune ed efficienti difese al Tempio era necessario che conoscesse ogni più piccolo spaccato di roccia, ogni singolo ulivo di quella brulla parte di Grecia. A tal proposito gettò uno sguardo verso la Casa di Cancer, intravvedendo l’elegante figura della sua intraprendente guida.
“Sei in ritardo” l’apostrofò duramente.
La giovane si strinse nelle spalle, con un gesto di noncuranza.
“Ho dovuto attendere le consegne di Shaina per il cambio della guardia. Mi spiace” si limitò a rispondere in un tono volutamente neutro. La sera prima lui non aveva precisato a che ora avrebbe dovuto recarsi da lui. Pertanto non si riteneva in torto.
“Spero che tu sia più precisa come guida, giacché come guerriero non sei un granché” fu l’ironica osservazione di Ikki, che istantaneamente la fece andare in collera. Contando sino a dieci prima di rispondere, e serrando i pugni per impedirsi di commettere il madornale errore di attaccarlo una seconda volta, Cassiopea gli chiese con un tono di voce che sperò sufficientemente pacato e incolore.
“Da dove vuole cominciare? Il porto o le scogliere?”.
“Dalla zona più facilmente abbordabile” rispose Ikki dopo avere studiato per un attimo la sua interlocutrice. Era ovvio che rinfacciarle la misera sconfitta del giorno precedente l’aveva alquanto indispettita, segno palese il prolungato silenzio e quei pugni serrati sino a farsi venire le nocche bianche. L’aveva stuzzicata di proposito per studiare la sua reazione e rimase sorpreso dal suo autocontrollo. Shaina, come minimo, avrebbe tentato di cavargli gli occhi per quell’affermazione.
La vide voltare lo sguardo verso le rocce, come se stesse valutando la sua domanda.
“Allora è meglio cominciare dal porto. E’ sicuramente il luogo più abbordabile di tutto il Tempio” sentenziò dopo un attimo, sicura.
“Fa strada”.
I due scesero pertanto, senza più rivolgersi la parola, sino alla base della lunga scalinata del Grande Tempio raggiungendo in breve il posto di guardia, ora custodito da una dozzina di soldati come richiesto espressamente da Ikki. Qui il cavaliere si fermò un attimo per dare nuove e più precise disposizioni mentre Cassiopea si teneva tranquillamente in disparte.
La sera prima, rientrata nel quartiere ove risiedevano le Sacerdotesse, era andata a cercare Marin con il puro intento di scoprire qualcosa di più su questo cavaliere. La donna, tuttavia, oltre le gloriose battaglie alle quali aveva preso parte, e pertanto la riconferma del suo grande valore di guerriero, non aveva saputo dirle molto di lui come persona.
*Ikki è un tipo solitario, per lungo tempo è stato al servizio di Arles, ovvero dell’oscurità, ma da quando si è liberato del controllo malefico del vecchio Gran Sacerdote è diventato uno dei migliori guerrieri delle schiere di Athena. Durante lo scontro con Arles gli è persino riuscito di sconfiggere il grande Shaka della Vergine, che tu non hai avuto la fortuna di conoscere. Ad essere onesta non l’ho mai visto in azione. Se vuoi sapere qualcosa di più su di lui devi chiedere a Shaina, che ha combattuto al suo fianco e a quello di suo fratello durante la Guerra di Asgaard. Sei stata fortunata a cavartela con qualche ammaccatura. Si racconta che quando combatte non abbia pietà per nessuno, indipendentemente dal fatto che sia uomo o donna*.
“Ci siamo incantate?” la riportò al presente una voce fredda e sardonica. Accidenti, ma possibile che non le riuscisse in alcun modo di non prendere secchi rimproveri da lui?
“Niente affatto. Proseguiamo?” chiese tuttavia, dandosi mentalmente dell’idiota.
Ikki si limitò a farle il cenno di incamminarsi verso valle e lei, desiderosa di evitare altri rimproveri al vetriolo, si affrettò ad obbedire. Una ventina di minuti dopo giungevano in vista del Villaggio di pescatori e del porto. Una grappolo di povere casupole bianche si stagliava contro il sole mattutino,mentre stretti viottoli, adornati di oleandri in fiore, scendevano dolcemente verso la baia e il mare. Al molo, occupati attorno a qualche malandata feluca o intenti a riparare le reti, un gruppo di anziani dalla pelle cotta dal sole mentre l’azzurro mare dell’Egeo lambiva dolcemente, con morbide e spumose onde, l’istmo di sabbia che dava verso nord. Quella era la sua terra e lei l’amava con l’orgoglio tipico di un greco. Fece per scendere verso il villaggio ma si accorse che Ikki si era inerpicato lungo le rocce a strapiombo. Evidentemente qualcosa aveva attirato la sua attenzione, pertanto si affrettò a seguirlo.
“Che cosa sono?” chiese deciso, non appena gli fu al fianco, additando alcuni ruderi rivestiti di piante erbacee.
Cassiopea li esaminò per qualche istante, chinandosi a studiare alcuni blocchi marmorei dall’insolita foggia.
“Direi i resti di un antico faro. Quello nuovo è ora dall’altra parte del promontorio” rispose tranquilla.
Ikki osservò ancora i ruderi, poi si volse a studiare la posizione rispetto al colonnato del Tempio, intravedendo tra gli gli spuntoni rocciosi l’Altura delle Stelle.
“Per quale ragione non hanno bonificato quest’area per costruire il nuovo faro?” chiese dopo un istante, perplesso.
Cassiopea studiò il suo volto deciso e fiero. L’espressione determinata del suo volto dava ad intendere che stesse riflettendo.
“Per quel che ne so perché nelle notti di tempesta il faro non era visibile da questa posizione. Pare che in epoca antica ci fossero stati diversi naufragi” gli rispose riferendo quanto raccontato spesso, quando era bambina, dagli anziani del villaggio.
“Così questo promontorio è difficilmente individuabile dal mare rispetto la punta ad est” in realtà Ikki non si aspettata una risposta, stava semplicemente riflettendo ad alta voce. Gli era venuta un’idea per rendere più sicura la baia.
“Vorrà dire che al posto del vecchio faro vi ergeremo una torre di guardia. La posizione è perfetta giacché questa parte di costa è visibile anche dall’Altura delle Stelle. Posta qui una torre, ed ivi una postazione di guardia, saremmo in grado di sapere, in tempo reale, l’eventuale approdo di ospiti indesiderati prima che tentino la scalata al Grande Tempio”.
Un sorriso compiaciuto si delineò sul volto di Ikki, mutandone la fisionomia austera, mentre faceva cenno a Cassiopea di tornare verso il villaggio.
La giovane non replicò, convinta che tanto a lui non interessasse il suo parere ma che avesse parlato ad alta voce per alimentare i suoi stessi pensieri.
Dall’alto i tetti bianchi delle case avevano celato il mezzo disastro causato dall’incendio del giorno precedente ma, come misero piede nelle vie del villaggio, le pareti annerite dal fumo e le strutture danneggiate balzarono immediatamente agli occhi. Cassiopea provò un senso profondo di sconforto nel vedere il disastro che ne era derivato. Gli abitanti non erano certo ricchi e quello sciagurato incendio aveva messo in ginocchio la loro già poco edificante esistenza. Con un gesto quasi timoroso la giovane scostò un paio di tronchi anneriti dalla strada, che si erano abbattuti sul tetto di un’abitazione devastandolo.
“Cassiopea!!!” strillò all’improvviso una bimbetta di poco più di cinque anni, correndole incontro, salvo bloccarsi di colpo alla vista del cupo cavaliere che le sostava al fianco.
“Miri” esclamò la sacerdotessa, chinandosi a terra allargando le braccia, ove la piccola si gettò di slancio iniziando a piangere.
Le si strinse il cuore a quei singhiozzi disperati. Con delicatezza la strinse al petto, carezzandole i corti capelli dimentica della presenza di Ikki alle sue spalle.
“Va tutto bene, Miri. Non piangere” le sussurrò quietamente, cullandola. Evidentemente le fiamme l’avevano spaventata, povera piccola.
“Ci sono stati dei feriti nell’incendio?” chiese ad un tratto Ikki, il tono deciso ma cortese.
“Qualche ferito lieve ma fortunatamente nessun morto” spiegò la giovane, allontanando leggermente la piccola, che si era calmata, rialzandosi in piedi tenendola teneramente per una mano.
Prima che potesse fermarla Miri si aggrappò alle gambe di Ikki, tirandogli i pantaloni con le piccole manine. Cassiopea fece per riprendere la piccola, dubitando seriamente che l’ombroso comandante apprezzasse quel genere di confidenze, ma rimase sorpresa nel vederlo chinarsi, poggiando un ginocchio a terra, per trovarsi all’altezza del viso della piccola.
“Che cosa vuoi dirmi?” lo sentì chiedere in tono serio mentre gli occhi azzurri abbandonavano il solito cipiglio altero per illuminarsi di una luce gentile.
“I cavalieri proteggono i bambini come me vero?” chiese in tono serio la piccola.
Con lo stesso tono Ikki le rispose “Certamente. E’ il nostro primo dovere”.
Miri fissò per un attimo il volto abbronzato del suo interlocutore poi, mettendosi un dito in bocca, un po’ intimidita proseguì.
“Mio fratello dice che ora che non c’è più la barca non possono pescare e che questo è un guaio. Puoi aiutarlo tu?”.
Sotto la maschera calde lacrime sgorgarono dagli occhi di Cassiopea, essere una sacerdotessa guerriero non le impediva, pur se avrebbe dovuto, di provare dei sentimenti. Povera piccola Miri….
“Vedrò cosa posso fare, Miri. E’ questo il tuo nome giusto?” chiese Ikki, sempre con lo stesso tono.
La piccola annuì.
“Molto bene ma in cambio devi promettere a questo cavaliere che non verserai più lacrime. Quello che è successo ieri è il passato. Ora devi vivere per il presente e sorridere in vista del domani. Se farai questo tuo fratello avrà nuovamente la barca”.
Cassiopea lanciò un’occhiata sorpresa al cavaliere mentre Miri si affrettava ad asciugarsi le lacrime e lo gratificava di un timido sorriso.
“Brava. Adesso torna a casa” concluse il cavaliere sorridendole debolmente, prima di arruffarle gentilmente i corti riccioli ribelli. Quel sorriso aveva mutato completamente la fisionomia del Cavaliere di Athena. Improvvisamente Cassiopea ebbe l’impressione di trovarsi innanzi ad uno sconosciuto. Qual’era il vero volto della Fenice?
Ignorando la perplessità della sua giovane amica Miri si affrettò di corsa verso casa salutando i due con un rapido gesto della mano mentre Ikki si rialzava in piedi, il sorriso scompariva dal suo volto e gli occhi azzurri tornavano distanti ed indagatori.
“Il nostro giro di perlustrazione, oggi, termina qui. Diamo un’occhiata qui attorno e vediamo quali sono le primarie necessità di questa povera gente”.
Il tono di Ikki era pacato e controllato. Proteggere il Grande Tempio da eventuali intrusi aveva la sua rilevanza ma anche ripristinare il Villaggio era un dovere che gli spettava giacché esso era sotto la protezione della Dea Athena ed in assenza di Lady Saori qualcuno doveva prendere in mano la situazione. Così i due trascorsero il resto della mattinata al villaggio, Ikki ad ispezionare le case danneggiate dalle fiamme, appurando l’entità dei danni, mentre Cassiopea si recava a far visita ai feriti per sincerarsi sulle loro condizioni. I pescatori erano povera gente, poco al di dentro di quanto accadeva oltre la Scalinata che conduceva al Tempio Sacro alla Dea Athena. Abbastanza abituati alla presenza di Cassiopea, che spesso si aggirava per l'abitato scambiando qualche parola con i più anziani mentre sostavano all’ombra di un ulivo, sorseggiando un bicchierino di Ouzo, rimasero turbati dalla presenza di Ikki. A dirla tutta era da tempo memorabile che i Saints del Tempio non si mischiavano con i comuni mortali. Il giovane cavaliere si rese conto dello scompiglio generato dalla sua presenza ma, volutamente, non vi diede peso. Constatò personalmente che un paio di casupole avevano riportato seri danni strutturali e che, pertanto, avrebbero necessitato di qualche riparazione prima di essere nuovamente abitabili.
“Non appena possibile vi farò consegnare il materiale necessario per riparare i danni, nel frattempo cercate una sistemazione alternativa, ad esempio alla taverna, non è prudente che restiate sotto questo tetto, è pericolante” disse deciso ad una coppia di anziani che lo osservarono come si osserva una sorta di apparizione. Talmente sorpresi per l’interesse da questi mostrato, e al contempo grati all’inverosimile, insistettero per offrire al cavaliere e alla giovane sacerdotessa le poche frittelle che avevano preparato per pranzo.
Cassiopea conosceva la spontanea generosità di quella gente e sapeva che un rifiuto, anche se dettato dal buon senso, li avrebbe offesi pertanto accetto una focaccia chinando la testa in segno di ringraziamento. Vide gli occhi opachi dell’anziana donna brillare di gioia, poi volse lo sguardo verso Ikki che, con fermezza, aveva invece posto un garbato rifiuto.
“Vi prego, cavaliere” insisté l’anziana signora protendendo, con le sue mani callose e scarne, la cesta di paglia con il povero, ed ancora caldo, cibo.
Cassiopea si intromise, prevenendo un rifiuto più netto e marcato del Saint, spiegando pacatamente.
“Il Cavaliere vi ringrazia ma gli è fatto divieto di accettare qualsiasi forma di ricompensa per compiti che sono considerati per lui, un dovere”.
Ikki non rispose, anche se un lampo ironico attraversò quelle iridi color del mare. Quella regola gli era nuova, o meglio la forma con la quale era stata espressa, giacché solitamente erano pochi gli umani che riconoscessero o, semplicemente, fossero a conoscenza di quanto i Saints di Athena facessero per loro. Non di meno era stata quella la ragione per la quale aveva rifiutato l’omaggio della donna, unitamente al fatto che non si sarebbe mai azzardato a privare una famiglia del poco sostentamento, faticosamente ottenuto, per avere semplicemente preso atto dei danni della loro misera casupola. Era, pur tuttavia, curioso che la giovane decantasse la regola dopo avere afferrato con placida tranquillità una bella focaccia fumante. Dopo un paio di minuti i due si allontanarono, inerpicandosi lungo la salita, mentre gli abitanti li salutavano certamente con maggior calore di quando li avevano visti arrivare, qualche ora prima.
“Vedo che riconosci il tuo status di inferiorità, Cassiopea, giacché non ti adegui alla regola del “perfetto Saint d’Athena” enunciata all’anziana di prima” fu l’ironico commento di Ikki non appena fu certo che nessuno potesse udire la loro conversazione.
Cassiopea si fermò di colpo, la focaccia ancora tra le dita.
“Ho accettato questo cibo perché conosco quella donna da quando avevo quattro anni. E’ lei che mi ha allevata, quando sono rimasta orfana, prima che entrassi tra le reclute del Grande Tempio. So che l’avrei offesa se non avessi accolto il suo gesto. Sono persone povere ma molto orgogliose” disse in tono gelido, mentre Ikki si voltava a guardarla sorpreso da quella confessione.
“Sono, inoltre, intervenuta a vostro favore con la favoletta della “legge dei Saints” esclusivamente per evitare che poteste offenderla con un rifiuto secco ed intempestivo, data l’arroganza di cui siete capace. E per dirla tutta sono convinta che l’abbiate rifiutata semplicemente perché una focaccia è troppo poco per il Comandante delle Guardie del Grande Tempio” non riuscì a trattenersi dal dire, esasperata dai suo continuo rinfacciarle l’inadeguatezza combattiva mostrata al suo arrivo.
Ikki si irrigidì all’istante, mentre l’irritazione prendeva posto dell’ironico divertimento.
“Scuserò l’insolenza delle tue parole solo perché è evidente che sei coinvolta emotivamente con quella gente, ma bada a quello che dici. Non permetto a nessuno di giudicarmi, tanto meno a chi non mi conosce affatto. Sono stato chiaro?”.
Il timbro di voce di Ikki era gelido e furente mentre osservava la maschera d’argento della giovane, rimpiangendo amaramente di non poter vedere, in quel frangente, il suo sguardo. Sarebbe stato interessante scoprire se manifestava rabbia, contrizione o timore.
“Cristallino” sibilò Cassiopea, fremente d’ira repressa. “Suppongo che questo sia un altro dei privilegi dei Saints nei confronti delle sacerdotesse guerriero” ritorse poi, per nulla disposta a ritirare l’offesa, ne aveva incassate anche troppe da lui.
“Si può sapere di cosa diamine stai blaterando?” sbottò Ikki, piazzandolesi innanzi, costringendola di fatto a sollevare il viso per poterlo guardare negli occhi.
“Sostenete che non posso giudicarvi giacché non vi conosco. Ragionamento che non fa una grinza e che mi porta, di fatto, a dovervi delle scuse per un’affermazione prematura e, a quanto pare, infondata. Tuttavia non vi siete minimamente posto il problema inverso, ovvero a non giudicare me, o ad offendermi, dato che neanche voi mi conoscete” ribatté prontamente cercando di riacquistare il controllo dei propri nervi. Tanto perdere le staffe non l’avrebbe portata da nessuna parte, se non a ricevere una punizione per insubordinazione.
Ikki soppesò l’affermazione della ragazza, riflettendo sul fatto che erano le scuse più singolari che avesse mai ricevuto. Era anche vero che Cassiopea aveva ragione. Forte della sua posizione di Comandante l’aveva punzecchiata in continuazione, divertito dai suoi misurati gesti di stizza. Stava per scusarsi a sua volta quando la sentì aggiungere, in tono amaro.
“Perché poi me ne stupisco, a voi cavalieri non interessa affatto non offendere una recluta” per poi, in pratica, dribblarlo e riprendere la salita verso il Tempio.
Ikki rimase perplesso per quell’ultima, amara, constatazione. Che diamine era successo al Grande Tempio durante gli anni trascorsi dopo lo scontro con Hades e, di fatto, l’inizio del suo errare meditabondo in giro per il globo? Quello era un argomento da approfondire. Senza indugio l’afferrò per un braccio, costringendola a voltarsi.
“In primo luogo mi sa che siamo partiti, entrambi, con il piede sbagliato. Azzuffarci ieri, al mio arrivo, lo ammetto non è stato il massimo delle presentazioni. Ammesso e non concesso che posso avere esagerato con le battutine riguardo la tua inequivocabile sconfitta non ero al corrente del tuo legame con quei due anziani o mi sarei risparmiato quell’uscita infelice. Imparerai presto che non sono particolarmente avvezzo ai rapporti interpersonali così come il sarcasmo sia mio pane quotidiano, ma non farti un vanto del trattamento che ti riservo giacché tratto allo stesso modo tanto Seiya quanto Shaina. Inoltre, per la cronaca, nemmeno Shaina può battermi. Ora, se abbiamo finito di discutere, vorrei visitare gli altri punti di accesso al Tempio”.
Cassiopea rimase in silenzio per un bel po’, come a soppesare le sue parole. Stranamente Ikki si sentì a disagio, quanto detestava quella dannata maschera d’argento che gli impediva di intuire i suoi pensieri. Oh avrebbe potuto usare il suo cosmo per penetrarli, nel profondo, ma dubitava fortemente che la ragazza avrebbe apprezzato quella forzata intrusione senza tentare di tagliargli la gola. La sentì sospirare poi, cogliendolo completamente di sorpresa, la vide tendergli la mano.
“Piacere di conoscervi, Saint della Fenice. Mi chiamo Cassiopea e il prossimo punto d’accesso lo si raggiunge salendo da un sentiero dietro la 2^ Casa del Toro”.
Beh, qualunque cosa fosse frullata per la testa della ragazza pareva avere messo una pietra sopra alla loro spiacevole discussione. Con un sorrisetto ironico e, vagamente divertito, Ikki strinse quella mano tesa provando un’istintiva sensazione di calore e di forza. Un micro-cosmo potente che dormiva nell’inconscio della giovane. Una forza che non aveva percepito durante lo scontro del giorno precedente. Forse Cassiopea ne era ancora inconsapevole. Quel fuggevole contatto colpì anche la giovane. Un brivido la colse intuendo, in quella stretta, la vastità di un cosmo potente e lucente come decine di nove. Quale micro-cosmo si celava dietro a quell’apparenza sarcastica ed indolente del Saint? Un contatto fugace, che comunque la turbò nel profondo, più di quanto si aspettasse. Fu il Saint a spezzare il silenzio meditabondo sceso tra i due.
“D’ora in avanti, Sacerdotessa, vedi di chiamarmi semplicemente Ikki e dammi del tu, detesto i formalismi, mi rendono nervoso” e detto questo Ikki le fece cenno di fare strada. C’era ancora molto da fare ed avevano già perso tempo a sufficienza.


- continua -
  
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