Eccolo.
Come
tutte le mattine.
Cammina
tranquillo lungo la strada che costeggia casa mia. Lo guardo dalla finestra.
Come
tutte le mattine.
A volte
fischietta, a volte canticchia, a volte discute animatamente di qualcosa.
Oggi
canticchia.
A volte è
da solo, a volte è con il suo amico.
Oggi è
solo.
Cammina
con calma lungo la strada che costeggia casa mia, canticchiando una musica che
sente dal suo lettore mp3, un largo sorriso luminoso; saluta con un cenno del
capo la gente che gli passa a fianco, augura il buongiorno alla gente che vede
tutti i giorni e che risponde allegra.
Intorno a
lui la gente è allegra, sempre. Sorride quando lo vede
passare.
Sorrido
anche io.
Dev’essere
quella sua felicità contagiosa, camminando a volte sembra saltelli.
Un albero
lo nasconde alla mia vista. E’ arrivato alla porta.
Come
tutte le mattine.
Sento il
campanello suonare e chiudo gli occhi per un attimo, sistemando la tenda e
allontanandomi dalla finestra. Sento i passi frettolosi di Hinata-sama che si
affretta alla porta per non farlo aspettare.
Hinata-sama
è mia cugina, minore di me per un anno; è una persona timida ed impacciata,
inutile ed assolutamente incapace. Eppure lui è qui. Per lei.
Come
tutte le mattine.
Esco
dalla mia camera e la vedo scendere le scale, cosa che mi appresto a fare a mia
volta; arrivata all’ultimo gradino inciampa e cade. Mi avvicino a lei.
- Tutto
bene, Hinata-sama? – chiedo, facendo intuire benissimo che non mi interessa
affatto come lei stia; credo che la mia voce abbia un’intonazione abbastanza disgustata
e rassegnata.
- I… io…
s.. sì, Neji-niisan. – risponde lei, con voce debole e tremante, balbettando
come al solito; alzo gli occhi al cielo mentre lei si
sistema i corti capelli neri e abbassa gli occhi, intimidita. La pelle pallida
del volto si arrossa.
E’
talmente irritante ed inutile!
E lui è
qui per lei.
Come
tutte le mattine.
Le do una
mano ad alzarsi, mentre lei evita accuratamente di guardarmi. Usciamo insieme
nell’ordinato giardino di casa Hyuuga. Hinata-sama si affretta ad andare al portone
e ad aprirlo. Fuori c’è lui, sorride.
- Buon
giorno, Hinata-chan! – la saluta allegro, dedicandole un sorriso affettuoso e…
speciale?
Una
dolorosa morsa mi stringe lo stomaco.
Come
tutte le mattine.
- Buon
giorno…- balbetta lei, chiudendo il portone.
Lui si
gira e mi guarda.
Io lo
guardo di rimando.
Ci
guardiamo.
Lui
sorride, solare. – Anche questa mattina con noi, Hyuuga-san?
Hinata-chan.
Hyuuga-san.
Hyuuga-san.
Hinata-chan.
La morsa
si stringe.
Come
tutte le mattine.
Annuisco,
inespressivo. – Accompagno Hinata-sama fino al campo di allenamento e poi
proseguo.-
- Mi… mi
spiace di…di esserti così di…dis…disturbo. – barbuglia lei, abbassando gli
occhi che era riuscita ad alzare.
- Nessun
disturbo, Hinata-sama. – ringhio. – Dovere.
Lui
sorride, un po’ a disagio. – Emh… dunque! – dice all’improvviso, la voce felice
di aver trovato qualcosa con cui cambiare argomento. – Andiamo, okay?-
Annuisco
ed Hinata-sama sorride ed alza gli occhi, uno sguardo di gratitudine verso di
lui.
Camminiamo.
Lui parla con Hinata-sama e cerca di coinvolgermi nel discorso.
Come
tutte le mattine.
- E come
stanno Lee-senpai e Tenten-senpai? – chiede ad un certo punto. – E’ da tanto che non
li vedo.
Lee-senpai e
Tenten-senpai? Lee-senpai. Tenten-senpai. Hyuga-san.
- Stanno
bene. – rispondo, semplicemente. Lui continua a sorridere. - Come vanno i tuoi allenamenti, invece?
-
Mi
guarda, curioso. Questo mio intervento non se lo aspettava. Si riprende subito,
comunque: il suo sorriso si fa orgoglioso e fiero, raddrizza la schiena e quasi
gonfia il petto. – Bene, grazie!-
- E’…è
migliorato molto. – s’intromette Hinata-sama, timida; lui arrossisce e
distoglie lo sguardo, ridacchiando.
- Sì,
beh…-
La morsa
si stringe.
Mi chiedo
come faccia ancora a respirare.
Arriviamo
alla prima destinazione. Il campo di allenamento splende sotto al sole
mattutino.
Come
tutte le mattine.
Hinata-sama
mi ringrazia e va a rifugiarsi nello spogliatoio, imbarazzata come al solito.
Siamo
soli.
Questo
decisamente non è come tutte le mattine.
Lui si
perde a guardare il campo, forse dovrei andarmene. Sto per farlo, ma lui si
gira verso di me., guardandomi negli occhi. Ricambio
lo sguardo. Sospira e distoglie il suo.
-
Allora…- inizio, facendo per andarmene. La sua voce mi blocca.
- Do…
domani…- prende un grosso respiro e si gira verso di me, sembra quasi timido.
Questo non è da lui. – Domani verrai ancora con noi?
- Ti do
tanto fastidio? – chiedo, una nota amareggiata. – Se vuoi stare da solo con
Hinata-sama…-
- No!- mi
interrompe, quasi urlando; lo guardo stupito dal cambiamento repentino e lui
arrossisce. – Non mi dà fastidio che tu venga con noi…
anzi.
Anzi.
Anzi. Anzi.
Lui
abbassa gli occhi, ma poi li rialza e mi guarda, deciso.
- Allora
credo che accompagnerò ancora Hinata-sama, sì. – rispondo, sollevato. Lui
sorride.
Ti prego
non esserne così felice. La morsa si allenta un poco, ma purtroppo so che
presto si restringerà.
- Bene…
quindi a domani, Hyuga-san!- mi saluta e fa per andarsene, ma lo prendo per
il polso e lo faccio girare verso di me.
- Puoi
chiamarmi per nome. – lui guarda la mia mano che tiene il suo braccio e poi me,
stupito e un po’ confuso. Mai quanto me, però. Non so più che faccio e che
dico.
-
O…okay…- esita un poco, imbarazzato. – Neji-kun.–
Neji-kun.
Neji-kun. Neji-kun.
Accenno
un sorriso e lo lascio andare.
– A
domani, dunque. – dico, guardandolo mentre se ne, va,
sorridendomi un poco.
E domani
lo aspetterò, di nuovo alla finestra a guardarlo, e faremo la strada insieme, e
magari parleremo un poco.
Come
tutte le mattine?
Tu mi
sorridi in lontananza.
Forse no,
Kiba.