Say Goodbye
-even if it hurts-
Next time I'll be
braver
I'll be my own savior
When the thunder calls for me
Ranmaru
sospirò sconsolato.
-Tutto bene?- Takuto si sistemò lo zaino sulle
spalle, guardandolo di sbieco.
La strada era praticamente vuota, se non per due o tre
passanti.
Quello scosse la testa –Sto cercando di rimanere
calmo.-
-Mh?- il castano si sporse per guardarlo meglio.
-Kariya.- rispose solo Kirino,
stringendo le labbra, nervoso. E l’altro capì al volo
–Cos’ha fatto questa volta?- domandò, sospirando anche lui.
-Le solite cose.- rispose sbrigativo Ranmaru -Mi
chiedo per quale motivo non gli abbia ancora urlato in faccia.- sorrise
amaramente.
Oramai erano mesi che Kirino e Kariya
si conoscevano, e un minimo pensava di aver imparato a capirlo, eppure era una
continua sorpresa. C’erano momenti in cui non desiderava altro che prenderlo a
schiaffi in faccia, altri in cui lo avrebbe abbracciato sino a farlo soffocare.
Che il più piccolo cercasse qualsiasi modo per dar fastidio al ragazzo dai
capelli rosa era appurato, e che il più delle volte lo facesse
scherzando, a suo modo, era un dato di fatto. Ma alla lunga,
quel comportamento aveva cominciato a seccare Ranmaru.
E, poichè inevitabilmente aveva finito per
affezionarsi, faceva male sentire Kariya dire certe
cose.
I ripetuti “ti odio”, o “stupido senpai”, le numerose
frecciatine, i sorrisini a mezza bocca, i
comportamenti inspiegabili del turchese lo lasciavano del tutto basito. A volte
sentirlo pronunciare quelle parole lo infastidiva talmente tanto che aveva
paura di non controllarsi.
-Dovresti farlo.- la voce di Takuto
lo riportò alla realtà –Forse ha proprio bisogno che qualcuno lo faccia.-
continuò, serio.
La risposta di Kirino fu fin troppo
repentina –No!- arrossì appena e voltò lo sguardo –Non posso.- biascicò,
mordendosi il labbro.
Shindou, che oramai conosceva la situazione alla
perfezione, e che soprattutto conosceva alla perfezione Ranmaru,
gli pizzicò il braccio –Di che cosa hai paura?- gli
sorrise incoraggiante.
L’altro si morse il labbro e scosse la testa, guardandosi le scarpe –Se lo
facessi non mi parlerebbe più.- fu la risposta.
-Quindi qualsiasi cosa faccia va bene, purchè
continui a parlarti?-
-No, non è così…- Kirino strinse e rilasciò i pugni
–Ho faticato per riuscire ad ottenere la sua fiducia. Non so nemmeno se ci sia
effettivamente riuscito. Se ci litigassi, smetterebbe
di fidarsi.- prese aria.
-E su quale base sai che sarebbe così?- Takuto
arricciò il naso –Sai cosa penso?- aggiunse –Penso che a te dia fastidio il pensiero
di aver sbagliato tutto sin dall’inizio, con Kariya.
Non vuoi buttare via il lavoro
di mesi.- tornò a guardare il suo migliore amico, fermandosi in mezzo
alla strada.
Kirino sgranò gli occhi azzurri e si fermò a sua
volta –Non è un lavoro. Kariya
è mio amico. Shindou, come puoi pensare…- non trovò il modo di finire la frase. Sviò lo sguardo del castano, a disagio, sempre più nervoso –Non è
così. Sai che non è così.- ripetè, più a sé stesso che all’altro, chiudendo gli occhi.
Quando li riaprì, aveva un’espressione talmente triste
che a Shindou si strinse lo stomaco –Non è così. Però… mi chiedo come sia possibile volere bene ad una
persona in cui vedi più difetti che pregi.- dirlo fece male e bene allo stesso
tempo. Sentì di liberarsi di un peso enorme, ma allo stesso tempo un
attanagliante senso di colpa gli fece male al petto.
Fu come se una bomba ad orologeria fosse scoppiata. Ranmaru
allargò le braccia -Non lo capisco. Ci provo, tutti i
giorni, davvero. Ma non riesco… Non ha senso.
Qualsiasi cosa gli dica lui sembra sempre distante
miglia. E’ chiuso a riccio, tiene tutto per sé. E’
geloso di me ma mi respinge quando cerco di
avvicinarmi. Mi aiuta quando ne ho bisogno ma non dice
quando è lui ad avere bisogno di me. Mi tratta male. Malissimo.- alzò l’indice
e represse un singulto –Non ha mai una parola gentile,
che sia una. All’inizio pensavo che non mi sarebbe importato, in fondo è fatto così. E invece è
fastidioso. Incredibilmente. Mi fa male, ma lui non lo capisce. Ed ho paura,
una fottuta paura, di dirglielo, perché se si allontanasse farebbe ancora più male.-
Takuto sorrise, appena tirato. Si sentiva geloso del
rapporto che Kirino aveva instaurato con Kariya. Non l’aveva mai sentito parlare così per nessuno.
Era come se il suo migliore amico si stesse allontanando da lui. E non capisse che gli faceva male. Ma il castano non poteva
fare a meno di aiutarlo in ogni caso, sempre e comunque
–Probabilmente lui vuole che tu glielo dica.- disse, senza malizia, senza
cattiveria. Stava analizzando la situazione dall’esterno, cercando il modo di
aiutare l’altro senza coinvolgere sé stesso.
-Come può volerlo?- Ranmaru
voltò lo sguardo e socchiuse gli occhi –Perché.-
-Ti
tratta male perché vuole che tu stia male per lui. E
ci sta riuscendo.- continuò, impassibile, il castano. Strinse le labbra –Gli
piace che tu soffra per lui, è la prova che gli sei
affezionato. Ma allo stesso tempo vuole che tu ti
arrabbi con lui. Che ti sfoghi, dicendogli tutto ciò
che pensi.- distolse a sua volta lo sguardo. Contrariamente ai suoi propositi,
stava cominciando a sentire le solite fitte di gelosia che gli era impossibile
ignorare –Che lo tratti male, gli urli contro, gli dimostri
che non è vero che sei affezionato a
lui. Perché deve mantenere in piedi la storia che a
lui nessuno vuole bene.- ogni parola feriva Kirino
più di quanto potesse immaginare. Sul suo volto comparve una
smorfia –Shindou, basta.- mormorò, mordendosi
il labbro.
Ma il
suo migliore amico non si fermò. Le parole uscivano da sole, come un fiume in
piena. Tutto ciò che aveva pensato, che pensava. Non
voleva che Ranmaru stesse così male. Che stesse così male per qualcun altro che non fosse lui. E si sentiva un debole, un inetto, a pensarlo, ma non poteva
farne a meno. Alzò appena la voce, guardando negli occhi il più basso.
-Non
aspetta altro, così che possa sentirsi nel giusto ancora una volta, relegandoti
assieme a tutte le altre persone che lo hanno deluso.- era
crudele, faceva male, ogni cosa che diceva. Faceva
male ad entrambi.
-Shindou.-
-E
così ancora una volta le sue motivazioni per comportarsi come si comporta
saranno giustificate, almeno per lui.- ancora più alto, ancora più infido.
Erano mesi che stava zitto. Mesi e mesi, e mai si era
azzardato a farne parola con Kirino, perché non erano
affari suoi, perché non era corretto, perché non voleva discutere con lui.
Già lo stava perdendo così, non poteva permettersi di
peggiorare la situazione. Ma a stare in silenzio, il
suo migliore amico gli stava lentamente scivolando via dalle mani. Erano nella
stessa identica situazione, lui e Ranmaru. Ed era buffo, perché poteva capirlo benissimo. Fino a pochi minuti prima stava intimandogli di dire tutto ciò
che pensava, mentre lui stesso si impediva di farlo, ed ora era scoppiato.
Ipocrita.
-Shindou,
ho capito, adesso smettila.- l’altro lo prese per la manica, sofferente ed
appena alterato.
Takuto
si liberò dalla presa, bruscamente -E poi si comporterà così con un’altra
persona, facendole del male come lo sta facendo a te.-
Lo
schiaffo arrivò inaspettato.
Talmente forte che lo sguardo si spostò da Kirino. La guancia cominciò a bruciargli
solo dopo qualche secondo. Ma di più bruciava il gesto
di Ranmaru, che stringendo le labbra era
indietreggiato –Non ti azzardare mai più. Non dirlo più!- urlò, stringendo i
pugni, ignorando gli occhi sgranati di Takuto e la
sua espressione pietrificata dallo stupore.
-Non lo
conosci come lo conosco io. Non posso lasciarlo solo!-
e non si sentiva presuntuoso, mentre inveiva contro il
castano. Abbassò il tono –Proprio perché vuole
dimostrare a sé stesso di aver ragione a dire che nessuno lo apprezza, devo
fare di tutto per rimanere con lui e non smentirmi.- essere coerente. Rimanere
al fianco di Masaki. Tutto qui? Per essere coerente? Fu come una doccia d’acqua gelata, quella
semplice considerazione. Non trovava altri motivi. Non c’era niente
altro. Niente. Non più.
A parte che lui non voleva
lasciarlo solo, perché senza Masaki sarebbe stato
male.
Egoista.
Sgranò
gli occhi, del tutto annientato. Poi si accorse di ciò che aveva fatto, e si tenne
il polso con l’altra mano, sbalordito di sé stesso –Shindou… Io…- balbettò, facendo un passo in avanti.
Takuto
si allontanò di conseguenza, guardandolo, ferito –Se non gli dirai nulla, prima o poi il carico da sopportare sarà troppo. E Kariya ti risulterà
insopportabile. La sua sola vista ti darà ai nervi, perché, anche se
inconsciamente, il male che ti fa ti porterà a non reggerlo.- disse piano –Parlaci. E se non ti
capisce, sarà lui ad aver perso una persona che sta dando tutto per lui, che
non se ne vuole accorgere. Penserà male di te. Penserà che l’avrai
deluso. Che sei come gli altri.- abbassò il capo e la frangia gli coprì
gli occhi, mentre con amarezza si rendeva conto che
ancora una volta non era riuscito a dire tutto ciò che lo tormentava, che per
l’ennesima volta si stava nascondendo, e andando contro i suoi desideri stava
aiutando Ranmaru come poteva –Ma sarà esclusivamente
un suo problema. Non si può rimanere bambini per tutta la vita. E tu non sei un santo.- quindi sorrise tirato.
-Takuto.-
Kirino si riavvicinò,
terrorizzato che l’altro andasse via. Per un momento, si dimenticò di Masaki.
Shindou
non si mosse dal suo posto. Si limitò ad allungare un braccio, circondare le
spalle del suo migliore amico e attirarlo verso di lui in un abbraccio. Ranmaru, sbalordito, rimase immobile,il
naso contro la spalla del castano.
-Qualsiasi
cosa, io ci sono.- mormorò quello. Semplicemente. Perché non riusciva a negarsi di aiutare Kirino.
Di esserci.
Ranmaru
fece per dire qualcosa, ma la voce gli morì in gola.
La sua
amicizia con Kariya cos’era? Non era mai esistita,
forse. L’affetto smisurato che provava nei suoi confronti minacciava di
sbiadire, e non trovava più scuse a cui appigliarsi per negarlo. Gli mancò il
fiato. Aveva ferito Shindou. Aveva paura di perdere Masaki. Takuto lo aveva guardato
in un modo che non aveva mai visto. Stava lasciando che il suo rapporto con Masaki si sgretolasse. Che Takuto passasse in secondo piano. Che
Masaki passasse in secondo piano. Che il suo rapporto con Takuto si
sgretolasse.
Fu come se qualcosa si fosse
spezzato.
Kirino
lasciò cadere le mani lungo i fianchi.
Poi sentì
gli occhi farsi lucidi.
Faceva male.
E pianse.
Next time I'll be
braver
I'll be my own savior
Standing on my own two feet
(Adele- Turning Tables)
*
Bene. Che fic felice, eh? *cade*
Allora,
per prima cosa, ci terrei precisare che, contrariamente alle apparenze, non si
tratta di una TakuRanMasa. Ci tengo a dirlo, perché
vorrei che fosse chiaro che qui si parla di amicizia,
profonda amicizia. Non lo dico perchè il triangolo non mi piace (anz--),
ma perché così è possibile coglierne la diversa accezione.
Rendersi
conto che un’amicizia sta scomparendo fa male. Fa un male boia. Ma non è nemmeno su questo che mi sono voluta soffermare.
E’ il
comportamento di Kirino e Shindou
che ho voluto confrontare. E’ un qualcosa che è capitato anche a me, che mi
capita tutt’ora.
Perché
loro due?
Il primo perché molti hanno egoisticamente paura di perdere le persone
a cui tengono di più. A chi non capita di non dire nulla anche se
il comportamento di alcune persone a volte ci infastidisce? Siamo consapevoli
che avere paura di questo significhi non essere sicuri del rapporto che si ha
con l’altra persona. Di ritenere, forse inconsciamente, che sia debole. Ma,
purtroppo, è proprio questa consapevolezza che ci spinge a cercare di tenerlo
in piedi in tutti i modi, a volte risultando incoerenti, come Kirino. Non so se
sia una fortuna o una sfortuna, ma quando mi affeziono ad una persona,
personalmente, cerco di resistere più che posso, se non va.
Non sempre è una buona cosa, perché fa davvero male, a volte, specialmente se
dall’altra parte non sembra una cosa ricambiata; il secondo perché molti sono
ipocriti. Alle persone con la nostra stessa situazione diciamo
di farsi avanti e di fregarsene, anche se è difficile. E
farlo, per quanto sappiamo che sia giusto e che anche noi dovremmo farlo, è
davvero difficile. Ma per quanto li capiamo,
comprendiamo che si soffrirebbe di meno se i rapporti finissero. C’è chi ha
troppa paura, chi poca voglia, chi non ne è capace. In
più, spesso capita di dare una mano alle persone anche se
il rapporto che hanno con altre ci dà fastidio e ne siamo gelosi. Spesso capita
di essere egoisticamente contenti di un litigio, e di sentirsi delle persone
orribili per questo.
Ho scelto
Masaki come “causa” perché mi sembrava il personaggio
più adatto, per via del suo carattere. Nascondere i propri sentimenti, ormai
l’avrete capito (xD), è un qualcosa che mi riesce
difficile da capire, se si parla di emozioni forti. Perché
queste possono essere le conseguenze. Quando non si dimostra nulla, o il
contrario di ciò che si prova veramente, si dà adito a
fraintendimenti, e non tutti sono in grado di comprenderlo.
La
citazione presa dalla canzone di Adele l’ho inserita
perché è come se sia Kirino che Shindou,
l’uno rimanendo sulle sue e decidendo di non dire nulla a Kariya,
l’altro aiutando il suo migliore amico nonostante non condivida la sua
posizione (ancora una volta) e nonostante la gelosia che non riesce ad
esprimere, giurassero a loro stessi che la volta dopo “saranno più coraggiosi”
e diranno le cose come stanno senza timore.
Diciamo
che se dovessi scrivere per bene quello che penso sull’argomento, ne verrebbe
fuori un libro. Questa è una minima parte del discorso generale, un caso
particolare in cui un’amicizia rischia di finire per l’incapacità di due
persone di esprimersi chiaramente, di capirsi e comprendersi a fondo.
Se vi
andasse di farci su una chiacchierata, potrebbe venirne fuori un discorso
interessante, credo. E’ un qualcosa dalle mille sfaccettature, diverse da
persona a persona.
Ora vi
lascio che (di nuovo xD) ho scritto un papiro xD
Grazie a
tutti quelli che mi seguono e mi recensiscono (sono lenta a rispondere, lo so,
ma lo faccio sempre, quindi aspettatevi una mia risposta!) *porge sacher torte, thè e biscotti*
Alla
prossima fic <3
Greta.