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Autore: Jude92    04/12/2012    2 recensioni
Una ragazza, la sua vita, I Linkin Park...
*Vi prego di non essere cattivi con me. E' la mia prima ff sui LP, la mia band preferita. So già che non è un granché, ma tutto ciò che vedrete saranno, semplicemente, le "emozioni" di una SOLDIER...Grazie*
Genere: Sentimentale, Slice of life, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Chester Bennington, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Pre-capitolo: Scusate amici Soldiers per l’immenso ritardo! Ho saltato una settima perché la mia connessione non mi permetteva di poter caricare il capitolo e quindi, dopo mille attacchi d’ira, ci sono riuscita! Spero che non abbiate abbandonato questa mia pazza fic! ^.^’’’
Detto ciò vi lascio alla seconda parte di “The long awaited day!”
Buona lettura! :D

 

Il giorno tanto atteso (?)

Seconda parte


 


Camminammo per più di trenta minuti, quelli che bastavano per poterci scambiare i rispettivi gusti horror.
“Frankenstein non è non male!” sputò maliziosamente, inarcando un largo sorriso.
“Oddio, ti prego, risparmiamelo.” Mormorai, attenta a non offenderlo.
“Okay, allora Dracula!” esclamò, con l’ennesimo entusiasmo.
“Già va meglio, però mi piacerebbe per davvero… trasformarmici intendo.” Affermai con un lieve cenno di approvazione.
“Ma dai! Anche tu?” chiese, con stupore.
“Sì, beh, insomma. Non mi dispiacerebbe mordere un bel po’ di gente.”. risposi con stizza, l’ultima parola uscì spezzata. Lui esplose a ridere.
“Sei proprio uno spasso, sai? Sei ironica, divertente, simpatica. E potrei andare avanti ancora per un po’.” Disse con una leggera punta di sarcasmo.
“Grazie. Comunque, mi piacerebbe avere un complice.” Affermai, stando al gioco.
“Beh, non mi dispiacerebbe esserlo.” Disse con un sorrisetto.
La strada di fronte a noi era illuminata dalle festose decorazioni che i vari negozi irradiavano. Mi ci volle un po’ di tempo per capire che nell’aria, quella sera, c’era qualcosa di strano, qualcosa di diverso rispetto ai precedenti Halloween. Il leggero venticello, che mi scompigliava leggermente i capelli, era piacevole. Mi ritrassi nella felpa.
“Senti freddo?” domandò Alex, guardandomi dubbioso.
“No, no! E’ solo che stamattina sentivo caldo.” Affermai veloce, attenta a non farmi prendere per una sconsiderata che esce senza giacca!
“Macché... ” bofonchiò mentre si sfilava il suo giubbotto di pelle per appoggiarmelo, delicatamente, sopra le spalle.
“Davvero, Alex, non c’è ne bisogno.” Falso, non era vero, una volta messo, mi sentivo meglio. Il suo giubbotto aderì quasi perfettamente alle misure delle mie spalle, era caldo e accogliente. Aveva un buon profumo, sapeva di muschio.
“Tranquilla, tienilo.” Rispose, la sua voce era morbida come il velluto mentre mi rivolgeva un ampio sorriso. Il mio battito si fece irregolare, caspita ma che stava succedendo?
“M-ma così sentirai freddo tu…” barbottai timidamente, mantenendo basso lo sguardo. “Non preoccuparti, non sono un tipo freddoloso, anzi diciamo che la mia temperatura è sempre costante.” Rispose sorridendo.
Dio mio, la sua presenza mi metteva in agitazione, quasi non mi accorsi di stare per inciampare e di quell’auto che si avvicinava sempre più, proprio di fronte a me.
“Attenta!” urlò Alex, afferrandomi così forte per la mano che andai a sbattergli addosso. Successe tutto così in fretta… un attimo prima stavo per cadere, l’attimo dopo mi ritrovai tra le sue braccia, con il suo sguardo addosso. Respirare il suo profumo intenso fu inebriante, non mi restava molto tempo per perdere completamente lucidità.
“Tutto bene?” mormorò, con un braccio mi tenne stretta a sé, mentre con le dita dell’altra mano mi accarezzò dolcemente il viso, tastandomi con delicatezza.
“E-ehm, sì, sì!” riuscii a sibilare. “Mi dispiace, sono molto scoordinata.” Terminai cercando di non arrossire.
“Sei sicura? Mi sembri calda.” Aggiunse mentre cercava di esplorandomi con lo sguardo per assicurarsi che stessi bene. Ma cavolo, certo che ero calda! Avevo i suoi occhi, i suoi begli occhi verdi, fissi sui miei! Stavo per prendere a fuoco!
“Sì, giuro, tutto a posto!” esclamai cercando di ricompormi dalla stretta. Cretina che non sei altro! Dovevi approfittarne! Oh, no! Ecco la mia vocina interiore, “muta!”
“Sì, come no.” Mormoro, recuperando la voce, quella reale.
“Grazie” sussurro continuando umiliata. Cavolo, adesso parlavo con i miei demoni?
“Per cosa?” chiese, senza togliermi le mani dalle spalle.
“Per avermi salvata.” Mormoro.
“Ah! Quell’idiota stava andando contromano. Meno male che c’ero io, mi vengono i brividi se penso a cosa poteva succederti. Vieni, entriamo un attimo nel bar qui di fronte.” Insistette, lasciando cadere le mani nelle mie. Oddio…
Scossi la testa per disapprovare, scoppiando in una risata scomposta. Dio, non c’era bisogno!
“Che c’è?” domandò accigliato.
“Cristo, Alex, sto bene!” ammisi, continuando a ridere.
“Davvero, entriamo un attimo, ti siedi e bevi un po’ d’acqua.” Insistette serio.
“Davvero, sto bene. Siamo in ritardo.” Puntualizzai, cercando di non scavare un pozzo e di ficcarmici sotto!
“Va bene, come vuoi” sospirò guardingo lasciandomi le mani, mi scrutò dall’alto in basso con un’espressione enigmatica. Gli feci un mezzo sorriso e rincominciai a camminare. Sentivo ancora il suo sguardo addosso, le mie mani cominciarono a torturare un lembo del suo giubbotto.
Per un attimo interminabile presi in considerazione che forse avrei potuto rifiutare di andare in quella - stupida, ridicola, umiliante – festa, fingendo a tutti di essere malata, ma poi pensai che sarebbe stato anche peggio. Sì, probabilmente sarei rimasta in camera sotto la stretta supervisione di mia madre e con le sue tantissime lamentele, facendomi sentire un verme per essermi ammalata apposta per non andare alla festa!
Rinunciai subito a quel folle pensiero e decisi di prendere in considerazione il consiglio iniziale di Alex, l’idea del vampiro mi allettava. Sì, un bel baio di denti aguzzi e via! D’altronde in sua presenza mi sarei divertita, no?
“Ehi, vieni, entriamo là.” Disse improvvisamente, interrompendo le mie fantasie.
“Cosa? Ma dove?” domandai mentre mi trascinava dentro ad un negozio di accessori e piercing.
L’interno era anche peggio, molto inquietante, c’erano oggetti e maschere di ogni tipo; per non parlare delle parrucche di ogni colore. Era tutto così, esageratamente, suggestivo!
Una ragazza si avvicinò a noi.
“Salve, posso esservi utile?” domandò gentilmente la commessa.
“Salve, stiamo cercando qualcosa che vada bene per una festa di Halloween.” Disse educatamente Alex, la ragazza lo guardava accigliata.
“Sì, naturalmente! Avete già qualcosa in mente?” chiese la ragazza, rivolgendosi completamente a lui.
“Sì, beh, avete denti da vampiro o una maschera non esageratamente spaventosa?” domandò Alex, rivolgendole un sorriso. La ragazza si morse il labbro inferiore e si rivolse nuovamente a lui, ignorando la mia presenza.
“Certo, come no! Vieni pure!” gli disse mentre gli ci faceva strada lungo il reparto Maschere&Oggetti Spaventosi.
“Ecco, questo?” gli chiese la ragazza, porgendogli una maschera bianca. Alex la prese e si diresse verso gli specchi. Non appena la indossò si rivolse a me.
“Beh? Che te ne pare?” chiese con voce smorzata sotto la maschera.
“Magnifico! Ti sta proprio bene!” esclamò la ragazza avvicinandosi più del dovuto.
“Karen? Allora?” mi chiese, nuovamente, ignorando il commento appena fatto dalla commessa, lei sbuffò.
“Mmm… beh mi piace un sacco il fantasma dell’opera, però…” farfugliai cercando un appiglio per dire no.
“Faccia troppo coperta, eh?” disse ridendo sotto quell’arnese.
“Sì, troppo! Cioè sempre se respiri regolarmente lì dentro!” affermai cercando di trattenermi dal ridere.
“Fuori uno!” mormorò togliendosi la maschera e porgendola di nuovo alla ragazza.
“Bene, allora questa?” domandò la commessa passandogli Jack lo squartatore.
“Oddio, Alex, giuro che è mitica, ma non credo che Elena la reggerebbe. Sai, è una bimbaminchia innocua!” sbottai a dire ridendo a più non posso, Alex fece lo stesso, la commessa mi rivolse un’occhiataccia.
Oddio, che vipera!
“Beh, allora puoi passare nel negozio qui accanto, sai vendono le maschere di Ken” sputò velenosa la commessa.
“Mmm… No, credo che non metterò nessuna maschera. Karen, per te vanno bene solo i denti?” mi chiese Alex.
“Sì, sì. Credo che sia la cosa più fica per Halloween” dissi secca, rivolgendo uno sguardo assassino a quell’arpia!
“Bene, due dentature da vampiro.” Mormorò Alex tagliando corto.
Non appena finì di pagare, la commessa si rivolse ad Alex.
“Senti… se stasera la festa si rivela un flop, passa dal locale Midnight Bite. Giù in periferia. Sono sicura che te la spasseresti.” Ammise mordendosi un labbro, poi si girò verso di me rivolgendomi un’occhiataccia.
“No, grazie. La festa sarà splendida stasera.” Chiuse corto Alex, prendendomi per le spalle. Mentre ci allontanavamo dal negozio, giuro su tutta la collezione che ho dei LP, di averle sentito dire: Che spreco!
Ecco, l’ennesima rivale.
Forse avevo esagerato, in fondo, Alex era così… così carino.
“Scusa…” barbottai sincera.
“Di cosa?” chiese disorientato.
“Per, beh…” bofonchiai rivolgendo uno sguardo indietro, senza riuscire a terminare la frase.
“Stai scherzando? Quella?” chiese allibito.
“Sì, beh, non era male…” ammisi. Tutto sommato quell’arpia non era brutta; capelli biondi tagliati tutti da un lato e tesi dall’altro, colorati di fucsia. Occhi blu lupo, piercing al naso e scheletricamagra. Beh… ai ragazzi non piacciono queste tipe?
“Karen… te l’avevo detto di entrare al bar. Tu stai male!” esclamò buttando per terra il sacchetto e posando le mani sul mio volto. Cristo… che avevo detto?
“Secondo me ti è venuta la febbre!” affermò spostando le mani dalle guance per andarle a depositare sulla fronte.
“M-ma cosa dici?” domandai, incerta di rimanere in piedi sulle mie gambe tremolanti. Perché mi faceva quest’effetto?
“Sì, sì. Scotti…” mormorò sorridendo. Cavolo…
“Alex! Smettila! Ti ho già detto che sto bene, perché non dovrei dirtelo?” domandai intimidita, cercando di distogliere il suo pesante sguardo. La situazione non stava migliorando!
“Perché… pensi che mi potrebbe piacere una come quella? Dici sul serio?” chiese accigliato, senza togliere le mani dal mio viso.
“M-ma, perché che cosa c’è di strano? Non ti piace?” domandai cercando di non tradire il mio tono di voce.
“No! Certo che no!” sputò quasi come un insulto.
“Beh a lei piacevi, e tanto…” farfugliai ricordando aspramente quella vipera!
“Ma… sentila.” Mormorò ridendo e rivolgendo uno sguardo verso la strada.
“Ah no? Ti sbavava dietro! Certo che se non te ne sei accorto…” dissi riflettendo… se non ti sei accorto di lei, pensa se si ti accorgeresti di me… lui mi alzò il mento con una mano e sorridendo disse: “Facciamo tardi.”
Certo, ignorare l’argomento, i maschi…
 
Non appena arrivammo a casa della mia vicina, decidemmo di indossare i denti finti da vampiro, ero sicura che – soltanto con quelli – sarei riuscita a spaventarla a morte!
Mi avvicinai alla porta e mi rivolsi ad Alex con uno sguardo ammiccante e divertito allo stesso tempo. “Pronto?” domandai, “Pronto!” affermò sorridendo. “Bene! Andiamo a torturarli!” dissi sarcasticamente suonando il campanello.
Non appena la porta si aprì, Alex ed io urlammo: Dolcetto o scherzetto? Sforzandoci di non scoppiare a ridere in faccia a chiunque avesse aperto quella maledetta porta.
“Kareeen! Sei venuta alla fine!” urlò Elena invitandoci ad entrare.
Restai a bocca aperta. Quante persone aveva invitato?
Fui immediatamente investita dalla musica house/elettroshock e mi girai per guardare Alex, ma lui mi rivolse un sorriso, probabilmente stava recitando per convincermi a rimanere.
Elena aveva i capelli rossi, raccolti con dei codini alti e delle lenti a contatto rosse. Il vestito era di un colore rosso tendente al bordeaux, di seta lucida, ed indossava un corpetto nero. Le gambe attentamente scoperte, dalle quali si potevano scorgere visibilmente delle calze a rete tenute su da dei reggicalze e delle scarpe vertiginosamente alte. Dio Elena!
Insomma ricordavo che era così… così vanitosa (?) ma non pensavo che si sarebbe rivoluzionata in peggio!
“Alex, giusto?” domandò rivolgendosi a lui.
“Sì, esatto. Tu sei Elena, no?” chiese gentilmente.
“Sì! Esatto piacere!” affermò lei con entusiasmo.
“Piacere mio.” Disse divertito.
Lei sospirò e, uscendo dai suoi profondi pensieri, ci fece senno di seguirla.
La casa, che già dall’esterno mi apparve strana, era di uno stile gotico, a due piani, dalle finestre colorate, gargoil terrificanti come ornamento delle colonne, quadri inquietanti e addobbi spettrali.
Appesi ai muri c’erano quadri di creature inquietanti, in alcuni angoli del grande salone c’erano cumoli di teschi finti. Candele a forma di zucca, cadaveri finti appesi.
Davvero sua madre permise alla figlia di distruggere modificare la casa in quel modo? Che incoscienza!
“Prego, accomodatevi, pure!” urlò Elena cercando di sovrastare quella specie di musica ma non ci riuscì, cazzo era assordante!
Annuii e ci accomodammo in uno dei tre grandi divani.
Rivolsi un’occhiataccia fulminante ad Alex quando lo sentii boccheggiare “tu-tump, tu-tump”, con cenno della testa a ritmo di quell’odiosa canzone (canzone, per così dire).
“Smettila!” urlai avvicinandomi al suo orecchio.
“Dai, stai al gioco!” urlò sorridendomi.
“Sì, come no.” Mormorai, guardandolo in cagnesco.
Ci si metteva pure lui?
A un tratto Elena ci si avvicinò chiedendoci se volevamo ballare, io rifiutai prima ancora che lei pronunciasse quella parola mentre Alex accettò.
“Cosa? Alex, ma cosa fai balli? Domandai allibita, doveva ballare con quella specie di puttanella barbie versione bikini?
“Sì, se lo fai anche tu!” disse tirandomi a sé.
“No, Alex, no! Non so ballare, ti prego!” urlai mentre cercavo di lasciare la presa dalle sue mani, ma ero già al centro della pista.
“Smettila! “urlò al mio orecchio mentre si muoveva al ritmo di quella musica rombante.
Maremma puttana! E adesso?
“Alex! Non-So-Ballare!” urlai avvicinandomi. Lui si stava dimenando dalle risate mentre io lo guardavo in cagnesco; poi, con un movimento veloce mi fece roteare su me stessa.
Non sapevo che fare! Mi teneva per mano, tutti ballavano tranne me. Mi sentivo così imbarazzata che gli feci uno sguardo pietoso, implorandogli supplica!
Lui scoppiò nuovamente a ridere e poi capii cosa stava facendo, stava sbeffeggiando tutti quelli che erano lì, al centro della pista, a ballare come degli imbecilli! Mi sembrava strano! Non appena scoppiai a ridere si avvicinò al mio orecchio.
“Hai capito finalmente! Pensavo avessi detto di prenderli per il culo!” disse divertito.
“Sì, adesso ho capito. Beh, ti va di bere qualcosa?” chiesi implorandogli di fuggire da quella forca di leoni impossessati!
“Come no!” urlò guidandomi fuori da lì.
Mentre cercavamo di evitare tutti quelli che ci sbattevano contro, cercando di dimenarsi, raggiungemmo finalmente la cucina.
“Dio mio…” mormorai sospirando. Alex scoppiò nuovamente in una fragorosa risata.
“Beh? Che hai da ridere? Dovevo cercare di rifiutare l’invito, in tutti i modi!” sbottai a dire incrociandomi le braccia.
“Dai, non è così male! Te l’ho detto, devi stare al gioco!” ammise serio ma ancora con un evidente ombra di umorismo.
Restai in silenzio a meditare sulle sue parole ma dopo circa tre secondi scoppiammo a ridere a più non posso!
“Ok, ok! Te lo devo, hai ragione!” cercò di dire Alex, tra una risata e un’altra.
“Ma che diavolo me l’ha fatto fare?!” esclamai ridendo.
“Immagino che tua madre non né sarebbe molto felice di ciò che hai appena detto.” Rispose secca una voce adulta, la madre di Elena.
“M-mi dispiace signora Sisley, non intendevo dire questo…” mormorai timidamente presa alla sprovvista.
“Oh, io credo di sì invece. Sapevo che non eri molto entusiasta di venire, tua madre me l’aveva detto. Tuttavia spero che cambierai idea.” Disse in tono meno severo.
“Ma certamente signora Sisley.” Risposi cercando di mettere sincerità nelle mie parole.
“Bene, tu devi essere l’amico di Karen, giusto?” chiese con tono incerto.
“Sì, Alex, signora.” affermò facendo cenno con la mano, imitando un perfetto soldato.
“E sei anche un amico di Elena?” domandò interessata.
“No, no. In realtà, l’ho appena conosciuta.” Ammise Alex sorridendo.
“Oh, spero che andrete d’accordo, allora.” giustificò restituendogli il sorriso, Alex ammiccò passandosi la mano dietro la nuca.
“Bene, vi lascio festeggiare in pace. Ah, Karen, potresti dire a Elena che torno verso mezzanotte? Stasera lavoro fino a tardi…” argomentò la signora Sisley sbuffando, probabilmente perché il lavoro non la soddisfaceva. Difatti non guadagnava granché come commessa in un fast-food, ma perlomeno il marito faceva il guardiano notturno.
“Ma certo, glielo riferirò.” Affermai.
“Okay, li lascio. A dopo.” Mormorò uscendo dalla porta.
Mi voltai verso Alex e gli feci spallucce, come per dire: Visto? Te l’avevo detto…
Tutta la serata proseguì, più o meno, nella stessa maniera; tra musica, bibite e un gran mal di testa! Fin quando Elena m’implorò di andare a riempire la casetta dei dolci che aveva posto fuori, in giardino, per i bambini che suonavano al campanello, come per dire: I dolci sono là, non rompete i coglioni! Che strega!
“Ricordami di disapprovare la prossima volta, non mi va di farle da facchina!” urlai sbattendo la finestrina della casetta, al rischio di buttarla per terra.
“Hahah, è molto sicura di sé! Potrebbe fare la manager, in futuro.” Ammise Alex ridendo delle sue stesse parole.
“Sì, come no. Anche la spogliarellista!” sbottai disgustata.
“Beh, in quel caso, guadagnerebbe bene!” ammise sorridendo.
“Già…!”mormorai ancora esterrefatta, non potevo crederci che era cambiata così tanto!
Sbuffai pensando che – forse – io non sarei cambiata mai, tutti intorno a me lo avrebbero fatto tranne io. Mi sentivo di nuovo in quel modo…
A un tratto delle parole, di una musica armoniosa, riecheggiarono nelle mie orecchie…
 
“Cause all we are is everything we've done, all we are is how quickly we run and all we are, we are. This is how we fall apart but this is how beginnings start.
Cause when our heads betray our hearts, we fake what we don't know.
And if our doubt begins again the answers find us in the end, so in the meantime we'll pretend, and fake what we don't know…”
 
“Wow…” sibilai con stupore girandomi verso Alex, che mi aveva messo le cuffie del suo mp3.
“Stupenda, vero?” chiese sorridendo.
“Stupenda? E’ a dir poco meravigliosa!” affermai ancora emozionata.
“Sì, hai ragione! Beh, sapevo che ti sarebbe piaciuta! E’ appena uscita, fa parte dell’album LPUX!” disse, fiero di appartenere a quel tanto desiderato gruppo!
“Oh… sei davvero fortunato Alex! Far parte del gruppo LPU deve essere davvero una gran bella cosa! Sì, insomma, conoscere le songs, le date prima ancora che gli altri lo sappiano... è una cosa MERAVIGLIOSA!” argomentai stupefatta.
“Sì, lo è davvero…” affermò con un misto di fierezza e compiacimento.
“Sai…” continuò “E’ da quando avevo diciassette anni che sognavo di far parte di qualcosa di speciale e di gestirla… Vedi, ho sempre desiderato di essere capace di fare qualcosa da solo, senza che qualcuno mi dia degli ordini…” si fermò pensando a un ricordo relativamente lontano poi si sedette su una panchina lì stante.
“E’ per questo che vuoi diventare un architetto?” gli chiesi interessata sedendogli accanto.
“Sì, esatto. Come ti ho già detto, mi piacerebbe avere una casa tutta mia senza dover dipendere dai miei…indipendente insomma.” Concluse convinto delle sue parole.
“Sì, è un gran bel progetto! E tu sei molto intelligente, per cui non credo che avrai dei problemi!” affermai entusiasta.
“Tu credi?” domandò con un lieve segno di preoccupazione.
“Ma certo!  Io credo in te… e penso che anche tu creda in te stesso, tanto quanto serve per realizzare il tuo sogno!” affermai di nuovo con fermezza.
“Wow, sei incredibile! Sai che nessuno mi aveva mai detto qualcosa di simile? Ti ringrazio, per me è molto importante. Mi piace sapere che c’è qualcuno che crede così in me…” disse con serenità, guardandomi dritta negli occhi.
“Beh siamo in due allora…!” risposi sorridendo, lui contraccambiò il sorriso.
“A te cosa piacerebbe fare? Cioè… qual è il tuo sogno più grande?” chiese curioso.
“Beh ecco, non sono sicura che si avvererà ma, mi piacerebbe diventare una scrittrice! Sai amo tantissimo scrivere tanto quanto leggere! Passo tutto quel tempo sui libri… più di quanto non faccia un proprietario di una biblioteca!” ammisi ridendo delle mie stesse parole. Era la verità.
“Davvero? Wow, ok, so di averlo detto quaranta volte ma, Wow!” affermò con una luce negli occhi.
“Sì, beh, ho anche tantissimi altri sogni nel cassetto ma diciamo che questo è quello che vuole venire fuori prima di tutti gli altri!”
“E’ una bella cosa Karen… davvero, ci credi se ti dico che non ho mai conosciuto una ragazza come te?” domandò sincero.
“Veramente? Mmm… sì, lo so, sono unica per il genere ‘ragazza noiosa/alias secchiona’ ma ti ringrazio. Nemmeno io ho mai conosciuto un ragazzo come te… una persona con cui confidarmi, rivelandogli i miei progetti. A nessuno è mai importato…” dissi ripensando a quanto fosse triste la cosa.
“A me importa… senti facciamoci una promessa!” disse balzando in piedi.
“Quale?” chiesi esterrefatta.
“Promettiamo di essere due amici inseparabili! Ti prometto che ci sarò sempre… potrai raccontarmi tutto ciò che senti di poter condividere con me, proprio come un amico fedele. E viceversa.” Affermò contento di sé. Oh, no…
“Okay, anch’io ti prometto che ci sarò sempre! Sappi che credo in te…” ammisi sorridendo, guardandolo negli occhi. E addio la storia romantica…
“Bene… Mi fa piacere, sei una ragazza…” si fermò per pensarci un po’ su…”Speciale!” terminò con un mezzo sorriso.
Sentivo il calore espandersi attorno alle guance, ma cosa avevo promesso? A sì, di essergli AMICA… falsa, sei falsa, mia cara Karen!
“Karen! Dove diavolo sei?” urlò quella streghetta di Elena.
“Arrivo!” urlai, entrando in quella infermale casa degli orrori; adesso ero sicura che quella serata non l’avrei mai più dimenticata!
 

Angolo dell’autrice:
Ecco a voi ragazzi... spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Mi dispiace ancora per l’enorme ritardo, vi prometto che la settimana prossima sarò puntale! ;)
 
Spero che recensirete per farmi capire cosa vi è piaciuto e cosa no!
 Un saluto a tutti, miei cari amici Soldiers! ^.^
 
Ps: Grazie per aver letto fin qui! :D
 
A mercoledì,
Baci!
 

Jude92
 
  
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