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Autore: _FrancyDevil_    22/06/2007    1 recensioni
La seconda storia che pubblico su EF. Ovviamente ancora una volta non si capisce niente, non c'è una vera e propria storia, non c'è una vera e propria fine. Preferisco di gran lunga soffermarmi sui personaggi, in questo caso LUI e LEI, una coppia senza volto nè nome.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Ho paura”

IL SEGRETO

 

LEI HA PAURA

 

“Ho paura”

LEI aveva Paura.

Preoccupata per Se Stessa, sì, ma anche per LUI di cui poteva sentire il corpo vibrante di vita accanto e di cui, nel silenzio di quella strana e buia serata senza luna, poteva percepirne pure il respiro, prima calmo e rilassato seppure leggermente imbarazzato fattosi d’un tratto ansioso, come LEI, in attesa di qualcosa che spezzasse quell’angoscioso silenzio…

Tutto questo però si risolse in due uniche parole che, flebilmente, uscirono dalla Sua bocca come un sussurro…

“Ho paura”

Le mani dei Due s’intrecciarono, improvvisarono una strana danza pelle contro pelle, carne contro carne; facevano l’amore in silenzio.

Le dita di LEI lunghe e curate s’insinuarono in quelle di LUI, più mascoline e vissute…

D’un tratto qualcosa attraversò l’aria…

Nel cielo rimbombò un forte scoppio.

Pallottole.

LEI rimase immobile, impietrita.

“E’ colpa mia. Solo colpa mia.” Il senso di colpa attraversò la Sua mente anche se dalla bocca non uscì nulla.

LUI non Si lasciò sopraffare dal momento. La strinse a Sé e La trascinò dietro un riparo occasionale, un’automobile, una Ford Anglia turchese, che come nei film era due passi più in là, pronta a offrire rifugio ad eventuali vittime di un inseguimento armato.

Le pallottole facevano tremare l’aria intorno, sibilavano sopra le Loro teste frantumando i vetri o cozzando contro la carrozzeria già rovinata dal tempo o chissà cosa…

Poi, all’improvviso, tutto finì com’era iniziato.

Il silenzio riprese a regnare sovrastato solo da sirene e latrati lontani…

 

LEI HA UN SEGRETO

 

Quanto rimasero lì? Forse solo qualcuno che dall’alto osservò la scena con attenzione avrebbe saputo rispondere.

Le anime di LEI e LUI si nutrivano a distanza l’uno dell’altra sotto quel fitto groviglio di braccia; solo dopo un tempo infinito LEI Si risollevò, e come se niente fosse successo si scrollò la polvere di dosso e ricominciò a camminare, dando accuratamente le spalle a LUI.

Quello che evitava, e che aveva evitato durante tutto il tempo infinito in cui le Loro anime e le Loro braccia Si erano amate, era il Suo sguardo inquisitore, che ora, dopo essersi risollevato anch’esso, Le fissava accigliato la schiena.

“Penso che tu mi debba delle spiegazioni.”

“Io non ti devo un bel niente.” Rispose LEI “Non è successo nulla alla fine, no?” aggiunse veloce, continuando a dargli di spalle.

“Voltati, per favore”

“Cosa cambia? Pensi che vedendomi in viso riuscirai a capirmi, finalmente? Pensi che conoscerai la mia vita, il mio segreto?” Si era voltata.

“Tu cosa né sai di me? Te lo dico io: niente! Mi dispiace veramente, te lo dico con il cuore, ma tu non fai parte di questa storia e non sarò io a farti entrare.”

“Non rivolgerti così con me. Ricordati che ti ho salvato, ti ho tenuto fra le braccia, ti…

“Penso che tu non faccia parte neanche della mia vita.” Era calma, fin troppo.

“Cosa? Ma ***, io ti…amo!”

Lei Si mise le mani sulle orecchie “Basta! Basta! Ti prego non dirlo! Tu non sai cosa dire! Tu non sai! Ti prego!” Lacrime Le rigavano le gote e Le scendevano fino in grembo. Ormai stava accucciata sul marciapiede e la sua voce non era che un lungo grido acuto intervallato da cupi singhiozzi ”Tu non sai… non devi sapere!”

“Perché?”

“Perché… non sai dire null’altro?”

LUI era impietrito; LEI Si rialzò e singhiozzando scappò via svanendo nell’oscurità.

 

IL GIORNO DOPO

 

LEI non riapparve più. Nessuno chiedeva spiegazioni, semplicemente credevano o forse speravano che fosse una delle Sue solite ‘fughe’ fuori città. Queste si ripetevano ad ogni sua crisi. Ma LUI no, non ci credeva. LUI sapeva che questa volta non era una sua solita ‘crisi’. Era peggio.

 

UNA SETTIMANA DOPO

 

LEI fu trovata in un bosco, morta, impiccata. Ad un albero. E per tutti fu meglio così, non conoscerlo mai il suo segreto. LUI voleva sapere, certo, che cosa glieL’avesse strappata ma cosa poteva mai fare se non piangere un po’ e continuare a vivere?

E mentre la bara scendeva lenta verso il cimitero un pensiero illuminò la mente di LUI:

‘A volte è meglio non sapere e vivere in pace.’

 

 

 

 

  
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