IL SEGRETO
LEI
HA PAURA
“Ho
paura”
LEI
aveva Paura.
Preoccupata
per Se Stessa, sì, ma anche per LUI di cui poteva sentire il corpo vibrante di
vita accanto e di cui, nel silenzio di quella strana e buia serata senza luna,
poteva percepirne pure il respiro, prima calmo e rilassato seppure leggermente
imbarazzato fattosi d’un tratto ansioso, come LEI, in attesa di qualcosa che
spezzasse quell’angoscioso silenzio…
Tutto
questo però si risolse in due uniche parole che, flebilmente, uscirono dalla
Sua bocca come un sussurro…
“Ho
paura”
Le
mani dei Due s’intrecciarono, improvvisarono una strana danza pelle contro
pelle, carne contro carne; facevano l’amore in silenzio.
Le
dita di LEI lunghe e curate s’insinuarono in quelle di LUI, più mascoline e
vissute…
D’un
tratto qualcosa attraversò l’aria…
Nel
cielo rimbombò un forte scoppio.
Pallottole.
LEI
rimase immobile, impietrita.
“E’
colpa mia. Solo colpa mia.” Il senso di colpa attraversò la Sua mente anche se
dalla bocca non uscì nulla.
LUI
non Si lasciò sopraffare dal momento. La strinse a Sé e La trascinò dietro un
riparo occasionale, un’automobile, una Ford Anglia turchese, che come nei film
era due passi più in là, pronta a offrire rifugio ad eventuali vittime di un
inseguimento armato.
Le
pallottole facevano tremare l’aria intorno, sibilavano sopra le Loro teste
frantumando i vetri o cozzando contro la carrozzeria già rovinata dal tempo o
chissà cosa…
Poi,
all’improvviso, tutto finì com’era iniziato.
Il
silenzio riprese a regnare sovrastato solo da sirene e latrati lontani…
LEI
HA UN SEGRETO
Quanto
rimasero lì? Forse solo qualcuno che dall’alto osservò la scena con attenzione
avrebbe saputo rispondere.
Le
anime di LEI e LUI si nutrivano a distanza l’uno dell’altra sotto quel fitto
groviglio di braccia; solo dopo un tempo infinito LEI Si risollevò, e come se
niente fosse successo si scrollò la polvere di dosso e ricominciò a camminare,
dando accuratamente le spalle a LUI.
Quello
che evitava, e che aveva evitato durante tutto il tempo infinito in cui le Loro
anime e le Loro braccia Si erano amate, era il Suo sguardo inquisitore, che
ora, dopo essersi risollevato anch’esso, Le fissava accigliato la schiena.
“Penso
che tu mi debba delle spiegazioni.”
“Io
non ti devo un bel niente.” Rispose LEI “Non è successo nulla alla fine, no?”
aggiunse veloce, continuando a dargli di spalle.
“Voltati,
per favore”
“Cosa
cambia? Pensi che vedendomi in viso riuscirai a capirmi, finalmente? Pensi che
conoscerai la mia vita, il mio segreto?” Si era voltata.
“Tu cosa né
sai di me? Te lo dico io: niente! Mi dispiace veramente, te lo dico con il
cuore, ma tu non fai parte di questa storia e non sarò io a farti entrare.”
“Non
rivolgerti così con me. Ricordati che ti ho salvato, ti ho tenuto fra le
braccia, ti…
“Penso
che tu non faccia parte neanche della mia vita.” Era calma, fin troppo.
“Cosa?
Ma ***, io ti…amo!”
Lei
Si mise le mani sulle orecchie “Basta! Basta! Ti prego non dirlo! Tu non sai
cosa dire! Tu non sai! Ti prego!” Lacrime Le rigavano le gote e Le scendevano
fino in grembo. Ormai stava accucciata sul marciapiede e la sua voce non era
che un lungo grido acuto intervallato da cupi singhiozzi ”Tu non sai… non devi
sapere!”
“Perché?”
“Perché…
non sai dire null’altro?”
LUI
era impietrito; LEI Si rialzò e singhiozzando scappò via svanendo
nell’oscurità.
IL
GIORNO DOPO
LEI
non riapparve più. Nessuno chiedeva spiegazioni, semplicemente credevano o
forse speravano che fosse una delle Sue solite ‘fughe’ fuori città. Queste si
ripetevano ad ogni sua crisi. Ma LUI no, non ci credeva. LUI sapeva che questa
volta non era una sua solita ‘crisi’. Era peggio.
UNA
SETTIMANA DOPO
LEI
fu trovata in un bosco, morta, impiccata. Ad un albero. E per tutti fu meglio
così, non conoscerlo mai il suo segreto. LUI voleva sapere, certo, che cosa
glieL’avesse strappata ma cosa poteva mai fare se non piangere un po’ e
continuare a vivere?
E
mentre la bara scendeva lenta verso il cimitero un pensiero illuminò la mente
di LUI:
‘A
volte è meglio non sapere e vivere in pace.’