C'è un principio di
magia
fra gli ostacoli del cuore
che si attacca volentieri
fra
una sera che non muore
e una notte da scartare
come un pacco di
Natale.
Gli Ostacoli del Cuore, Elisa feat Ligabue
Qualcosa
di impalpabile, così sottile che passa inosservato sul momento: può
essere una leggera accelerazione del cuore, un rossore appena
accennato o un respiro trattenuto; ma in seguito, il ricordo della
causa scatenante, è impossibile da dimenticare.
Così era
successo a Hermione: non c'era un motivo preciso, non
sapeva perché quella sera mutò tutto, o meglio, diventò l'inizio
del cambiamento.
Era stato un giorno come tanti, nessun evento
particolare che potesse fare presagire qualcosa, niente che fosse
degno di nota. Si trovavano a Grimmauld Palace per le vacanze e lei,
Ron, Fred e George stavano passando la sera in soffitta; mentre, come
stava diventando solito, tutti gli adulti partecipavano a una
riunione dell'Ordine.
– Cosa dite, riusciranno a portare qui
Harry? – chiese Ron, dopo che George ebbe finito di riferire quello
che era riuscito a origliare.
– Certo che sì, – disse lei,
sicura, – ricordiamoci che i membri dell'Ordine non sono degli
sprovveduti, anzi.
– Potrebbero però far fare qualcosa anche a
noi, sto morendo di noia a stare qui intrappolato. – si lamentò
Fred, sdraiandosi sul pavimento. – E se penso che finita questa
tortura dovremo tornare a scuola, non so cosa sia peggio. –
aggiunse, in tono melodrammatico.
– Buone notizie! – disse
Ginny, facendo capolino dalla botola, – Guardate che cosa ho
trovato!
Appoggiò sul pavimento un grosso volume, si issò e
richiuse la botola dietro di sè.
George lo ispezionò, dubbioso.
–
Sorella, sia mai che una certa saputella di nostra conoscenza ti ha
contagiato, e inizi a pensare anche tu che studiare è un ottimo modo
di passare il tempo? – disse, ignorando il borbottio di Hermione a
quell'allusione.
– Guardate di che cosa si tratta e poi mi
direte se è noioso: sono i racconti più paurosi e raccapriccianti
che io abbia mai visto, vengono dalla biblioteca di Sirius.
La
spiegazione destò subito l'interesse dei fratelli, che guardarono il
libro con occhi diversi.
– Aggiudicato! – esclamò Fred, –
Serata dell'orrore sia. Inizio io, passamelo.
Spensero tutte le
luci tranne una piccola lanterna, che illuminava le pagine del libro
e il viso del lettore, lasciando tutto il resto nella penombra, e il
temporale che imperversava fuori rendeva l'atmosfera ancora più
cupa.
Si era fatto tardi quando scesero uno alla volta dalla
scala a pioli, e il silenzio e il buio della casa richiamavano fin
troppo bene il clima dei racconti.
Hermione rimase per ultima,
aspettando pazientemente che Ron scendesse.
– Ragni? – chiese lui,
spaventato, sentendo qualcosa camminargli sul polpaccio.
– Sono
Fred e George, la trovano una cosa divertente. – lo tranquillizzò
Hermione, lanciando un'occhiata ammonitrice ai due che pizzicavano la
gamba del fratello, prima di girarsi e scendere a sua volta. – E
vedete di non combinare scherzi a me, sono stata chiara? – disse,
cercando di usare il suo miglior tono inflessibile.
Si bloccò, e
guardando oltre la sua spalla vide Ron scappare via, inseguito da
George.
– Che state facendo?
– Se proprio dobbiamo lasciare
stare te dobbiamo pur sfogarci su qualcuno. – ridacchiò Fred, –
Muoviti, Granger, o ti lascio qui. – l'avvisò, poi.
Nello
sbrigarsi Hermione scivolò su un piolo, o forse fu uno strano rumore
a farla spaventare, ma prima che potesse cadere fu fermata dalle mani
di Fred, che le cinsero i fianchi e la bloccarono, poi le fece
passare un braccio intorno alla vita e la staccò di peso dalla
scala, posandola a terra.
– Certo che sei proprio scoordinata,
eh? – la canzonò, prima di scioglierla da quello strano
abbraccio.
Sollevò la scala, chiudendo la botola, poi, mentre
tornavano verso le rispettive stanze, Hermione notò che si stava
studiando il palmo della mano.
– Cosa c'è? – chiese,
sporgendosi verso di lui.
– Niente, deve essere una scheggia,
uscirà da sola. – liquidò la cosa Fred, sventolando la mano.
–
Aspetta, vieni con me: ci penso io.
Lui fece una smorfia
sospettosa,
– Non è che non mi fidi, ma...
Hermione lo
spinse nella sua stanza, senza sentire ragioni.
– Non essere
infantile, è una cosa da un minuto. Siediti lì. – disse,
indicandogli una sedia accanto al suo letto. Frugò nel comodino fino
a che non trovò una busta, da cui estrasse una pinzetta, accese il
lume ed esaminò la mano del titubante Fred. – Strano, che sei così
mansueto. – osservò.
– Sei tu, che sei più spaventosa del
solito. Sarà colpa di quelle storie di prima, chi mi dice che in
realtà non sei una pazza assassina? – disse, fingendosi serio,
ricevendo in risposta una pizzicata energica. – Ehi, è la mia mano
quella!
– Dovresti imparare a non darmi della pazza. – disse
lei, prima di concentrarsi alla ricerca della scheggia. Alzò la
fiamma, per vedere meglio, poi una volta trovato il problema si
impegnò per estrarla con la maggior delicatezza possibile, per non
dare modo a Fred di prenderla nuovamente in giro.
– Eccola, è
praticamente una trave! – esclamò, esultante, sollevando la
scheggia per fargliela vedere.
Lì, al di là della pinzetta,
incontrò i suoi occhi, e fu quello il momento stupido e
insignificante di Hermione, dove per qualche strano motivo il cuore
mancò un battito, il respiro accelerò un poco e sentì le guance
imporporarsi.
Lasciò cadere la mano di Fred, come se scottasse,
ma probabilmente lui non ci fece caso, perché se ne andò come se
niente fosse.
– Bene, uno pari allora. Buonanotte, e non fare
troppi incubi!
***
Un altro tuono rimbombò nella sua stanza, Hermione si rigirò
tra le lenzuola per l'ennesima volta, prima di arrendersi al fatto
che il sonno non sarebbe venuto senza un aiuto esterno, con quel
fracasso, e infilatasi la vestaglia scese in cucina per prepararsi
una tisana.
La luce era accesa, entrò guardinga e scoprì Fred
seduto al tavolo, chino su quella che sembrava una lettera. Arricciò
il naso, da qualche settimana a quella parte trovava un particolare
disagio a stare con lui, dalla serata dei racconti dell'orrore per la
precisione; e quella strano imbarazzo era dovuto dal fatto che i
ricordi di alcuni attimi particolari di quella serata continuavano a
tornarle alla mente, provocandole una sensazione decisamente fuori
luogo, quasi piacevole. Ripensare all'attimo in cui aveva alzato lo
sguardo e aveva incrociato i suoi occhi, quando gli aveva estratto la
scheggia dalla mano, le faceva battere il cuore; ed Hermione non
capiva perché: era fuori da ogni logica che Fred Weasley le
provocasse simili sensazioni.
Lo studiò, rimanendo nascosta
dallo stipite: era un ragazzo come tanti, forse più grande rispetto
alle suoi soliti amici che per lo più comprendevano Harry,
Ron e altri del loro anno; e non rientrava assolutamente nella
categoria di ragazzi da cui era convinta di essere attratta, ovvero
non era il classico tipo gentile e mansueto, intelligente e
affascinante.
Soppesò il fatto che nemmeno Krum rientrasse
appieno in quella categoria, ma per lei era decisamente più
comprensibile essere stata attratta da Viktor, provare un epico ed
eterno “qualcosa” per Ron, piuttosto che essersi fatta venire
una cotta per Fred.
Fred, che in quel momento alzò gli occhi
e la vide. Hermione sgusciò svelta nella cucina, schiarendosi la
voce.
– Ho bisogno di una tisana, ne vuoi un po' anche tu?
–
Come vuoi. Anzi, sì, la voglio, aggiungici anche un filtro che mi
faccia capire voi ragazze, grazie. – borbottò.
– Scusa? –
per un istante Hermione ebbe paura che Fred si stesse riferendo al
fatto che l'aveva scoperta spiarlo, ma lui aveva altro in mente:
–
Ho ricevuto un gufo dalla Spinnet, che vanvera qualcosa sul fatto che
non ho scritto ad Angelina per tutta l'estate. E perché mai avrei
dovuto scrivergli?
Hermione pensò inizialmente che fosse una
domanda retorica, ma poi incontrò lo sguardo di Fred, in attesa di
una sua risposta.
– È la tua ragazza?
– Alicia Spinnet? Ma
come ti viene in mente?
– Ma no, Fred: Angelina!
– Bho, no.
– fece lui. Hermione gli appoggiò malamente la tazza fumante
davanti, come indispettita dalla sua risposta.
– Il tuo “bho”
dice molto, – osservò, – e quello che dice è che sei colpevole.
Innanzitutto capire se è o non è la tua ragazza sarebbe una grande
cosa, e poi sarebbe il caso di informare anche lei. Infine una misera
lettera potevi anche... ti diverto tanto? – si interruppe, mentre
Fred ridacchiava.
– È che te che ti metti a pontificare su
queste cose è poco credibile, andiamo.
– Ti ho dato un
consiglio in qualità di ragazza. – disse, ignorando fermamente la
nuova risata che era scaturita dalla sua frase. – E almeno puoi
avere la certezza che quello che ti ho detto non ha a che vedere con
il fatto che sono amica della Jhonson, come magari può esserlo la
Spinnet. Fatti tuoi, se quando torni a Hogwarts ti beccherai una
fattura. – dichiarò, uscendo dalla cucina con portamento da maestà
offesa.
Prima di quella notte solo un altro Weasley era stato
capace di farla indispettire così tanto.
Non parlarono
apertamente di quella notte, né tanto meno vi accennarono, ma
Hermione cercò di mantenere le distanze con il ragazzo, facendo in
modo di evitare di rivolgergli nuovamente la parola, mentre Fred, pur
non scusandosi né facendo capire che il suo comportamento fosse una
specie di ammenda, aveva iniziato a mostrarle una strana gentilezza,
come un'offerta di pace, che lei si impuntava a ignorare.
Le
risate di Fred l'avevano offesa più del previsto, e combinate col
precedente evento, che l'aveva reso protagonista non gradito di
alcuni suoi pensieri, la beffa era maggiore.
L'estate era
finita, ed Hermione era particolarmente contrariata perché quella
mattina Fred aveva preso le sue difese con Ron, facendo notare al
fratello come spesso si dimenticasse che Hermione era una ragazza.
Lei l'aveva sentito, e invece che un ringraziamento aveva rivolto a
Fred un'occhiata ironica, come a dire: “da che pulpito!”.
Erano
sul treno, e non fu felicissima quando, uscendo dal bagno, si trovò
davanti proprio Fred.
– Ehi, non ti sembra di avermi tenuto il
muso abbastanza? – le chiese.
– Prendi nota: delle scuse non
si iniziano così. – disse, cercando di sorpassarlo. Fred glielo
impedì, sbarrandole la strada.
– Dai, scusami. Ma perché
poi te la sei presa così tanto?
– Mi hai offeso! – esclamò,
con ovvietà.
Fred la stupì, sorridendo, costringendola per
qualche strano motivo a guardare altrove per un istante, come per
riprendere fiato.
– Questo si era capito. Senti, sono stato un
bruto, ma facciamo pace, eh? – disse, continuando a sorridere. –
Sennò mi sento costretto a continuare a essere gentile con te, e poi
non posso farti degli scherzi, e questo non è per niente
divertente.
Il piede di Hermione tamburellò veloce sul pavimento,
– Va bene Fred, pace. – lo assecondò, cercando nuovamente di
superarlo.
Fred la trattenne per un braccio,
– Ehi! – la
ammonì, guardandola insistentemente. Hermione aggrottò le
sopracciglia, senza capire, e lui le diede un piccolo strattone, –
Ehi! – ripeté, sorridendo.
Lei sbuffò,
– Va bene. –
disse, lasciando comparire un sorriso imbarazzato sul suo volto, e
lui la lasciò finalmente andare, soddisfatto.
Fred Weasley era...
era strano, pensò Hermione, tornando nello scompartimento dove
l'aspettavano Harry e Ron, mordendosi l'interno della guancia per
scacciare via il sorriso che continuava a rimanerle impresso.
Nda: L'ho riascoltata casualmente, Gli Ostacoli Del Cuore, e non ho potuto fare a meno di pensare a Hermione e Fred, credo che sia davvero perfetta per loro.
Così ho iniziato a scrivere questa fiction, ancora una volta, per l'ennesima anzi, una storia basata su una canzone.
Un po' mi sento in colpa perché sto scrivendone un'altra, che non ho ancora postato perché non la reputo ancora pronta, mentre questo capitolo, finito ieri e corretto oggi, lo sentivo pronto.
Passo e chiudo, spero che vi piaccia, fatemi sapere!
Ps: scusate per l'aberrazione di banner, io sono davvero una capra ignorante con i programmi e non sono mai riuscita a fare di meglio, anzi, questa in confronto ai miei precedenti tentativi è un po' passabile, così mi sono buttata.
Se vi faccio pena (e spero di farvela!) fatemi sapere se qualche anima pia mi vuole aiutare, non aspetto altro!