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Autore: Stellalontana    22/06/2007    5 recensioni
«Era questo che volevi, alla fine di tutto?» chiese sorridendo.
«Mmm…» le accarezzò una spalla «non proprio» scese sul nodo dell’asciugamano e lo sciolse, concedendo a Lily la possibilità di arrossire violentemente «ma mi posso organizzare»[...]
Ultimo capitolo postato, ragazzi!!!
Genere: Commedia, Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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OCCHIO DI GATTO

di

Stellalontana

PROLOGO

56 a.C. Alla corte del faraone Tolomeo III, Egitto, sulle sponde del Nilo.

Sto scrivendo sul mio papiro, da quelle che al faraone paiono ore, mentre sono solo pochi minuti. Anche io ho nome Tolomeo, come il nostro faraone, solo che io non sono che un umile scriba e lui diretto discendente di Horus. Nel giorno dell’anniversario del faraone cade la festa del Dio e mi hanno incaricato di occuparmi delle vivande e dei giochi. La prima volta mi sono rifiutato. Il faraone mi ha fatto dare venti frustate e me ne ha promesse cinquanta se avessi rifiutato ancora. La seconda volta ho annuito. Devo fare lo scriba di corte, andare in giro per il mercato a cercare i datteri per il faraone, scrivere dei giochi quando potrei esercitare la mia arte. Ma nessuno deve sapere e nessuno saprà mai.

56 a.C., appartamento dello scriba Tolomeo.

Ho finalmente finito di redigere la lista dei giochi per la festa di Horus. Non voglio più sottostare alle leggi del faraone. Se qualcuno mi chiedesse che cosa vorrei fare in questo momento gli direi: “Me ne andrei subito, con le mie gambe e i miei papiri, via dalla corte del faraone Tolomeo III”. Ma non posso farlo. Se qualcuno scoprisse i miei intenti il faraone mi condannerebbe a morte e non posso permetterlo. Non per la mia vita. Ma quello che porto è per me un segreto troppo grande per essere affidato a qualcun altro. Oggi ho raccolto altre informazioni sulla pietra e mi sono convinto che possa essere davvero come spero. Voglio soltanto trovare altre informazioni e potrò vedere se funziona veramente. Devo solo essere paziente.

Sponda settentrionale del Nilo, prigioni del faraone Tolomeo III.

Affido questi papiri e quello che contengono alla corrente del nostro fiume. Ho scoperto finalmente che cosa vogliono dire le iscrizioni che ho trovato su una tavoletta dentro una scatola di rame. Era molto rovinata, ci ho messo tempo a capire che cosa volevano dire quegli strani simboli, ma quando finalmente ho capito mi sono sentito finalmente bene. Adesso posso morire in pace. Il faraone ha scoperto i miei papiri e la pietra e voleva tenersela a tutti i costi. Ma io non ho potuto permetterlo. Il mio faraone sarà anche l’incarnazione di Horus, ma sono troppe le cose che la sua mente terrena non riesce ad afferrare. Non devo divagare. Ho troppo poco tempo, presto saranno qui e mi prenderanno. Mi hanno condannato a morte e scrivo queste parole con un pezzo di carbone. Non so chi potrà mai capire, ma il segreto della pietra deve essere in salvo. La guardo un’ultima volta, con i suoi riflessi verdi e gialli mi pare l’occhio di un gatto. Eccoli, li sento arrivare con le armi e i piedi pesanti. Presto saranno qui e mi prenderanno. La mia pena sarà di essere rinchiuso in una tomba, ancora vivo, e di morire di fame, sete e mangiato dai topi e dagli insetti. È una pena troppo dolorosa da sostenere. Sono un codardo e per questo adesso i miei papiri andranno a finire nel fiume, chiusi dal mio sigillo nella mia salda scatola. Spero di non essere morto invano. Eccoli, stanno togliendo i cardini…

56 a.C. prigioni del palazzo del faraone Tolomeo III

Tolomeo, scriba di corte e mago


IL BARONE SANGUINARIO

Nella biblioteca faceva freddo, un freddo pesante che ti entrava nelle ossa. Una sola ragazza ancora si tratteneva in mezzo a una montagna di libri, scrivendo su pergamena una valanga di appunti con una grafia leggera e appuntita. Era molto tardi e la bibliotecaria zampettò verso di lei, le labbra serrate e le mani come grossi, pallidi ragni attaccati alla veste marrone.

«Lo sa che deve andarsene vero?»

«Suvvia, Madama, mi faccia stare ancora un altro po’. Ho quasi finito» la ragazza intinse un’ultima volta la penna nell’inchiostro, soffiando sopra la pergamena. La bibliotecaria schioccò forte le labbra.

«Mi lasci lavorare. Per piacere, potrà continuare domani» prese il libro che la ragazza teneva accanto e lo chiuse, facendole perdere il segno, poi si caricò sulle braccia gli altri volumi e scomparve tra gli scaffali. Lei si passò una mano fra i capelli, rassegnata, raccolse i suoi appunti, l’inchiostro, le penne e i libri e se andò, cercando di fare meno rumore possibile. Uscì nel corridoio, mentre la porta si chiudeva silenziosa dietro di lei. Sospirò. Accidenti, dovrò finire domani, ma se ritardo un altro giorno Ruf mi spenna, pensò.

Persa nei suoi pensieri si avviò verso la sua casa, quando uno scalpiccio la fece fermare. Si voltò, i libri stretti contro il petto, ma non vide anima viva. Si disse che era stata la sua fervida immaginazione, ma quando lo scalpiccio si fece più vicino, fu sicura che ci fosse qualcuno.

«Chi c’è?» chiese alla fine. Una risata proruppe dall’ombra.

«Sono il Barone Sanguinario, chi altri?» la voce contraffatta non lasciava adito a dubbi di nessun genere. La ragazza sbuffò, gettandosi dietro l’orecchio una ciocca di capelli scuri. Gli occhi verdi scrutarono il vuoto davanti a lei. Si appoggiò una mano sul fianco.

«Oh, e a cosa devo l’onore di una vostra, ehm, apparizione caro Barone?» chiese sarcastica.

«Ma per celebrare la sua bellezza signorina Evans»

«Molto lusingata» sorrise ironica Lily «Adesso devo proprio andare. Buonanotte Barone»

«Ma come? Mi lascia così? Senza nemmeno una parola gentile, uno sguardo acceso, un dolce bacio sulle mie labbra?» la voce adesso non era più contraffatta e dal vuoto davanti a lei, Lily vide apparire l’incubo di tutti i suoi sogni: James Potter.

«Potter, quando la smetterai di andartene in giro a vantarti con quel mantello dell’invisibilità, e a spacciarti per il Barone Sanguinario?» chiese. Il volto di James si aprì in una leggera smorfia.

«Io non mi vanto. E poi il Barone dorme nella sua casa e a chi può importare di ciò che faccio del mio tempo? Andiamo Evans, non essere sempre così scolastica! Perché non vieni con me?»

«Manco morta, Potter. E ora se vuoi scusarmi io me ne vado a letto» Lily si voltò. Quel Potter riusciva sempre a stupirla con la sua immensa stupidità e pedanteria e soprattutto con la sua ossessione per quel maledetto gioco del Quidditch, che lei peraltro odiava con tutto il cuore. Non aveva ancora fatto un passo che si sentì afferrare un gomito e spingere indietro. I libri rovinarono a terra con tonfi sordi, sparpagliando le pagine di appunti presi con tanta perizia. James l’aveva afferrata e trascinata fino al muro dove la sbatté con forza. «Lasciami Potter!» urlò Lily divincolandosi. James sorrise.

«Andiamo Evans… vuol dire che non mi vuoi più?» chiese imbronciato allentando la stretta. Lily lo guardò negli occhi. Da vicino era ancora più bello, i capelli così neri e gli occhi ambrati alla luce del fuoco delle torce… No, no, no Lily. Chiunque ma non innamorarti di Potter!, pensò. -Inutile dolcezza, ho già provveduto!- le rispose una fastidiosa vocina nella sua testa. Lily la scacciò con forza e assunse un’espressione del tutto priva di emozioni, o almeno così le parve.

«Volerti? E chi ti ha mai voluto, Potter?»

«Non mentire a te stessa. Lo sappiamo entrambi che muori dalla voglia di baciarmi»

«Nemmeno per scherzo, Potter» -Oh, andiamo non fare la bambina. Bacialo! Ora! Subito!- le disse la vocina, vattene!, le rispose scuotendo la testa. Lo vide imbronciare le labbra in quell’espressione da cucciolo abbandonato che faceva cadere tutte ai suoi piedi.

«Povera Lily…» commentò allora «Un solo ragazzo che la pensa e lei non vuole nemmeno provarci. Secondo me finirai zitella, sai?» non aveva nemmeno finito la frase che Lily gli mollò un manrovescio in pena guancia. Il ragazzo barcollò all’indietro, calpestando uno dei fogli di Lily.

«E non dirlo mai più» sibilò lei puntandogli contro la bacchetta. James si massaggiò la guancia dolorante.

«D’accordo Evans, d’accordo. Mannaggia a te, che sberla» commentò. Lily sorrise trionfante abbassando la bacchetta.

«Buonanotte Potter» disse raccogliendo in tutta fretta i suoi appunti e correndo via per il corridoio buio. James stette a guardare il punto dove prima c’era la ragazza e raccolse il mantello che gli era caduto. Se lo stava rimettendo quando lo sguardo gli cadde su uno dei fogli che Lily aveva perso dai libri. Non era nuovo, aveva il colore giallognolo della pergamena ma sembrava appartenere a qualcosa di più vecchio che ad un libro della biblioteca. Lo raccolse. Era pieno di geroglifici egizi, che James non conosceva nemmeno per sentito dire, ma dietro la scrittura era in latino. Il Grifondoro si sistemò gli occhiali più vicino agli occhi ambrati e scrutò il foglio. Non capiva una parola di latino, ma una riga parlava sicuramente di un segreto e di una pietra. Si guardò intorno, temendo che la Pince, la bibliotecaria, fosse uscita, richiamata dal trambusto di poco prima. Invece non c’era anima viva lungo il corridoio. Tutto era immerso nel più perfetto silenzio. Gettò ancora un’occhiata alla pergamena, poi la piegò e se l’infilò nella tasca dei jeans. Si rimise il mantello e cominciò a salire le scale dirigendosi verso la sua Casa.

   
 
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