AUTOGRAFI
Mi sono un attimo attardata in chiesa alla fine della messa. Ci sono anche altre persone, altri ragazzi e altre ragazze.
Sento uno schiamazzo e degli urletti striduli. Il mio primo pensiero è: “Ochette”. Decido di capire cosa c’è da urlare tanto in un luogo sacro. Un uomo mi supera, con passo sicuro, seguito da un folto gruppo di ragazzine. Lui si volta e mi sorride.
“Cavoli.”
Ce l’avete presente Kaspar Capparoni? L’attore italiano alto, biondo e con gli occhi azzurri? Beh, lui. Lui era appena entrata in chiesa e mi aveva sorriso.
“Cavoli.”
Lui è uno dei miei attori preferiti. Ebbene, cosa fare?
Mi faccio largo in mezzo a tutte quelle ragazzine e, mentre lui continua a sorridermi, io gli chiedo un autografo.
<< Certo, come ti chiami? >> chiede dolcemente.
Gli rispondo.
Nella sua mano appare improvvisamente una penna, e lui scrive.
Mi porge un quaderno dalla forma familiare; le pagine sono divise in colonne: è il mio quaderno degli esercizi di latino.
Mi sveglio tutta appiccicosa e con una gran voglia di mandare a quel paese la sveglia.
“Stupido compito di latino” penso.