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Autore: lubitina    05/12/2012    2 recensioni
Due anime nate sotto stelle agli antipodi della Galassia trovano, come antidoto all'orrore della guerra, ciò che mai verrà distrutto: l'amore.
Siamo all'ultimo capitolo: "A brave new World"
Genere: Introspettivo, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Last Harvest'
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Attenzione! Ho dovuto copiare ed incollare questo prologo, che figura come capitolo 2, poichè veniva mostrato comunque come cap 2 anche se spostato per primo. Quindi il secondo capitolo, vero e proprio, è il capitolo uno, il precedente: "La tua voce è la speranza". Comunque,buona lettura :D


Le giornate di Vancouver erano belle e soleggiate, quell’estate. La pioggia del Pacifico non sembrava molto interessata alla città canadese, e ciò rendeva le giornate di cattività meno scure.
Un tempo, qualcuno gli aveva raccontato, che nel luogo dove era stato costruito il Quartier Generale della Difesa dell’Alleanza, c’era una spiaggia. Poi il mare era salito, e la terra su cui costruire era terminata. Gli uomini avevano, allora, colonizzato l’oceano, ed eretto grattacieli su di esso.
Ora John Shepard, ex comandante di fregata, guardava le onde dalla finestra della sua camera.
Era in custodia cautelare, da circa quattro mesi, in attesa di giudizio definitivo. Era stato,ovviamente, anche sospeso dal servizio nella Marina.

Hai distrutto un portale galattico, dicevano. Sei stato affiliato ad un’associazione terroristica, asserivano i giudici marziali, impettiti e vecchi, corrosi dagli acciacchi, ammiragli e generali. Uomini e donne che non vedevano una battaglia da decenni, che credevano fermamente che là fuori, oltre il Margine Esterno, non fosse annidato nulla, in attesa silenziosa. Crani stempiati e visi rugosi avevano già deciso della sua vita, mani macchiate dall’età tempestavano lettere nel verdetto finale.
Guardandoli, seduto, affiancato da quel lurido verme che gli avevano affibbiato come avvocato d’ufficio, al banco degli imputati, aveva iniziato a pensare alla sua giovinezza.
Beh sì, era ancora giovane. Non aveva nemmeno compiuto trent’anni.
Ma cosa aveva realizzato in vita sua?
Guardava il verme, un uomo basso e tarchiato, dal viso unto e dai capelli radi, e gli ricordò uno Yahg. Anche se l’ex Ombra, ora rimpiazzata dalla cara signorina Liara T’soni, era di certo più intelligente. Ma non meno meschino. Probabilmente, però, quell’unticcio ometto aveva una famiglia, dei pargoli e una moglie cui portare i soldi a casa, nonché un cane.
Costui camminava avanti e indietro, con fare teatrale, le braccia dietro la schiena e le dita grassocce intrecciate, davanti allo scranno in cui sedevano gli anziani generali ed ammiragli. Come galline, seguivano con lo sguardo lo Yahg, rivolgendo a lui, ogni tanto, qualche occhiata storta,con occhi sbiaditi dall’età. Shepard non ne conosceva neppure il nome, e si scoprì troppo pigro per leggere le targhette di legno, poste davanti ciascuno di loro. Sui lati della stanza erano appesi grandi drappi rossi, con intessuta la mappa dei sistemi controllati dall’Alleanza. Tante piccole stelline, circondate da pianetini, facevano parte di un intero settore di Galassia. Governato solo da Umani.
Dietro la vecchia giuria, sullo sfondo, c’era solo oceano blu, col Sole che tramontava lento, e colorava la stanza d’arancione. Gli ricordò lei.
Virmire… Sembrava passata una vita.
Incrociò le braccia, attento a non spiegazzare le maniche nere della giacca elegante che Anderson gli aveva consigliato di indossare, pregando se stesso di pazientare. Non era quello il momento di esplodere. Lievi scosse d’energia violetta fluttuavano, però, dalle sue mani. Il cuore in petto batteva forte, cattivo presagio. Una patina di sudore ricopriva la sua fronte.
-… mi trovo quindi costretto, dal mio cliente, a richiedere una perizia psichiatrica. È di certo infermo mentalmente; lo shock di aver vagato, in coma, per lo spazio aperto, dev’essere stato enorme, volendo ritenere assurda l’idea di questo “Progetto Lazarus”..
-E ciò lo ha probabilmente portato a collaborare con Cerberus, e la loro folle idea riguardo a questi astrusi …Collettori, e Razziatori. Se ne conoscono le abilità militari e la leadership, quindi dev’esser stato un progetto di punta dell’Uomo Misterioso, per accedere alla Cittadella. Del resto, ne conosciamo bene le intenzioni: cioè la dittatura. Avrebbe probabilmente voluto sfruttarne lo status di Spettro e popolarità.

L’uomo allora si zittì, voltandosi verso Shepard. Un sorrisetto unto e meschino si disegnò sul suo volto grasso.
John sgranò gli occhi azzurri, scattando in piedi. E a loro volta, sui volti di generali e ammiragli apparvero espressioni di sconcerto e stupore, di fronte all’aura violetta che circondava il suo corpo.
Un ghigno rabbioso apparve sul suo viso. Una piccola sfera d’energia, percorsa da scariche elettriche, cominciò a crearsi nel palmo della sua mano destra, accrescendosi secondo dopo secondo.
-Bene, bene. Quindi la tua grandiosa idea, lurido verme, è stata quella di richiedere uno strizzacervelli. Ho salvato i vostri vecchi e grassi culi più d’una volta, e avete ancora il coraggio di negare l’evidenza. Bene, bene. Quando arriveranno i Razziatori, giuro che non muoverò un dito per salvare questo schifo di pianeta, e questo schifo di razza, cui mi vergogno di appartenere. L’unica cosa buona mai nata su questa fogna sono state le scimmie.,- grugnì.
Alzò la mano, e aprendola, lasciò andare la sfera che, come un rapido fulmine globulare, si andò a schiantare contro lo stemma dell’Alleanza, posto sul vetro che dava sul mare, poco al di sopra del presidente della giuria, dalla lunga barba bianca. Inaspettatamente felino, questi scattò in avanti e nascose la testa tra le braccia. Lo stemma andò in frantumi, e mille schegge di materiale tagliente piovvero nella stanza.

-John Shepard…,- iniziò l’uomo con voce incerta, ma una grandinata di deboli colpi biotici caddero sulla giuria intera. Fece solamente in tempo a gettare uno sguardo agli occhi azzurri, iniettati di sangue, dell’imputato. Il lurido verme era invece rannicchiato in un angolo dalla parte opposta della stanza, coprendosi la testa pelata con le manine.
Shepard rideva sguaiatamente, i palmi aperti a dirigere l’orchestra di sferette viola che volteggiavano nella stanza.
-No. Taci,vecchio. Sono pazzo, no? Dunque ho tutto il diritto di comportarmi da tale.
Fece una breve pausa. Dalla mano destra generò una Singolarità che andò a posizionarsi di fronte allo scranno, tra lui e la terrorizzata giuria. La sfera nera era circondata da potenti scariche elettriche di gas ionizzato.
-Vediamo se avete il coraggio di fuggire. Se lo fate, verrete come risucchiati da un buco nero. Si, come quello oltre il portale di Omega 4.Non riuscite a vedere attraverso,eh? Immagino anche che nessuno di voi sia un biotico.. Beh, sappiate che è estremamente divertente. E che gli amplificatori che, di certo, qualcuno di voi ha approvato nell’Alleanza sono.. come dire.. instabili!
Un’esplosione violetta squarciò i vetri, che caddero in frantumi scrosciando, andando a depositarsi come neve sulle alte uniformi dei generali ed ammiraglio, tagliando stoffa e ferendo le vecchie fronti. La tempesta di sfere biotiche non accennava a placarsi. Scintille scoccarono su entrambi i drappi rossi, che presero immediatamente fuoco, ben alimentato dal vento oceanico che soffiava nella stanza. La luce scarlatta delle fiamme si sommò a quella arancione del tramonto.
-Oh no!,- disse ironico, ridendo, camminando lentamente verso la Singolarità. L’aura viola attorno a lui era aumentata.-Vi ho rovinato le uniformi! E ora i vostri arazzi, con i possedimenti della grande Alleanza, bruciano!
Fece una pausa. Diresse una mano alla Singolarità, alzandola verso l’alto.
-Sono pazzo, dunque, verme?,- urlò con rabbia, rivolgendosi allo Yahg. – Se sono tanto pazzo, perché non mi avete mai ritenuto una minaccia? Perché, cazzo?
Un colpo biotico fece volare per aria il banco di legno degli imputati dietro di lui, mandando a sbattere contro una delle pareti in fiamme, prendendo fuoco anch’esso.
Il presidente della giuria, vecchio e bianco, i gradi dorati che scintillavano nell’intensa luce calda e che riflettevano il viola delle sfere biotiche, uscì, allora, dalla protezione delle sue stesse braccia. E trovò il coraggio di parlare.
-Perché è stato lei a costituirsi, signor Shepard.,- disse con estrema calma, accarezzandosi la barba candida.
L’espressione del soldato mutò improvvisamente.
La tempesta biotica,viola, si placò, mentre lui abbassava lo sguardo. Gocce di sudore cadevano dal suo mento. La terrificante Singolarità evaporò completamente, sparendo con una lieve esplosione, sopra tutti loro, una supernova.
Lasciò ricadere un braccio lungo il corpo. E, come ricordandosi improvvisamente di quanto fosse importante, con l’altra mano afferrò con gentilezza e delicatezza una boccetta che portava al collo.
Che cosa ho fatto? Meritavano questo?
Migliaia di domande affollarono la sua mente nel giro di un secondo. Rimase immobile, in quella posizione, per almeno un minuto. Una sottile smorfia di sofferenza si disegnò sul suo viso.
La giuria, i vecchi uomini e le vecchie donne, si scrollarono di dosso i frammenti di vetro, e si ricomposero nelle uniformi, borbottando parole sinistre e silenziose. Mani con dita adunche si mossero sullo scranno, stiracchiandosi come ragni. Il tempo s’era fermato, e la voce di Anderson sussurrava parole nella sua mente.
Braccia forti lo afferrarono allora da dietro, ma John se lo aspettava. Non oppose alcuna resistenza. Lo fecero girare, e inginocchiare. Guardò il pavimento di fronte a sé, ricoperto di schegge di vetro. Manette di materiale resistente gli cinsero i polsi.
-John Shepard, lei è in arresto,- disse senza indugi un uomo della sicurezza, con l’uniforme dell’Alleanza e una pistole pesante tra le mani. – Se sarà di nuovo pericoloso, in questo frangente, sarò costretto a spararle.
John annuì in silenzio, da terra, scrutando attentamente i lineamenti anonimi dell’ufficiale.
La voce del presidente della giuria risuonò, infine, nella sala devastata. L’impianto antincendio lottava contro le fiamme dei drappi rossi, il Sole era quasi sparito nel mare. La sera calava, e Venere già brillava.
-Avvocato, perizia psichiatrica accordata, con effetto immediato.- disse, sardonico.



John Shepard fu, quindi, confinato nell’alta prigione sul mare. Non era né un ospedale psichiatrico né una centro di detenzione vero e proprio (come la nave da cui aveva reclutato Jack), e di ciò fu grato ad Anderson per la sua intercessione. Era più.. un albergo per menti pericolose, come lui stesso amava definirlo, strettamente sorvegliato da personale speciale, i cui occhi, nonostante non li vedesse, erano costantemente addosso a lui. Le visite non erano però vietate, né tantomeno eccessivamente controllate. Possedeva inoltre una stanza personale, con uno spartano letto, una scrivania, un piccolo armadio ed un gabinetto con doccia. Inoltre i campi di forza che la isolavano non erano particolarmente disturbanti. E’ un hotel d’alta classe, già.
-Ho lasciato il consiglio,John,- annunciò Anderson,entrando dalla porta blindata, costruita di speciale materiale refrattario ai campi biotici.
John passava le giornate scrivendo, e utilizzando la sua ora d’aria allenandosi nella sorvegliatissima palestra, qualche piano più sopra o sotto. Non ne aveva idea. Non gli era stato concesso un datapad, ma Anderson aveva trovato modo di fargli avere dei fogli di carta ed una penna bic, come di poche se ne trovavano ancora.
Aveva imparato a scrivere a mano all’orfanotrofio, a New York, una vita prima. Le sue lettere erano brutte, sgraziate, poco leggibili, come quelle di un bambino di un secolo prima che ha appena imparato a scrivere: ma sentiva che in ogni parola vergata c’era qualcosa di sé, e che lì era eternamente impresso. La penna, però, era così delicata e sottile nella sua mano, abituata ad impugnare fucili…
Sentendo la porta aprirsi e richiudersi, John alzò lo sguardo dal foglio.
-Salve anche a lei, Ammiraglio.. o preferisce Capitano? Ti offrirei qualcosa, ma, come vedi, è un luogo piuttosto ameno…
Sorrisi furono scambiati tra i due uomini. Anderson si andò a sedere sul lettino.
-Gradirei un po’ di buon bourbon, ma noto che non ne hai.. non te ne avrò a male. Comunque, ho lasciato il Consiglio. Non ne potevo più di tutta quella burocrazia. Udina ci sguazzerà. Mantengo solamente la carica formale.
Shepard scosse la testa.
-Non c’è da fidarsi di Udina. Lei magari comprenderà poco di giochi politici, ma almeno è una persona onesta.-mormorò, passandosi le dita tra i capelli neri e lisci, notevolmente cresciuti.
Non era la prima volta che Anderson passava a trovarlo. A dir la verità, passava quasi tutti i giorni, dai due mesi in cui era detenuto lì. Il primo giorno gli aveva portato un calendario, in cui Shepard segnava i giorni che passavano. Non s’aspettava d’essere liberato presto.
-Si, infatti lo tengo sott’occhio, anche se da qui è un po’ difficile.
La sua espressione si fece improvvisamente grave, e socchiuse gli occhi. Si passò una mano sul viso, grattandosi la barba. Dopo un lungo silenzio, parlò.
-Continuiamo a perdere contatti con colonie,John. E stavolta lo schema non sembra casuale come per i Collettori, ma pare preciso. E punta verso la Terra. Anche i Turian hanno notizie simili. Per non parlare delle Asari. Solo dai Salarian sembra andare tutto nella norma, tranne che per la distruzione di alcune raffinerie d’elio-3.
Il cuore di Shepard mancò un battito. Dal buio, stavano tornando, dunque. Noi siamo l’Araldo, sussurrò un Collettore. Luci rosse come il sangue s’accesero nella sua mente.
-Volus,Elcor,Batarian?
-Stessa cosa. Solamente in scala minore, dato che hanno meno colonie.
Si alzò, e si affacciò alla finestra. Il suo sguardo si perse nei riflessi che il Sole creava con le onde dell’oceano. Intrecciò le dita tra di loro.
-Ah,Shepard. C’è un’altra cosa che devo dirti.
John annuì.
-La Flotta Migrante ci ha contattati. Chiedono un’alleanza…per combattere i Geth. Vogliono riprendersi Rannoch.
Occhi luminosi velati da un visore viola, parole sussurrate in Sala Macchine, perché nessuno le udisse e provasse invidia. Affogava,poi, in un mare scuro, e i suoi polmoni esigevano aria.
Shepard si alzò dalla sedia, nervoso. Si morse le labbra, e andò verso la finestra, affiancandosi ad Anderson. La luna era sorta in cielo.
-Non è questo il momento, non lo sanno?,- disse fra i denti.
-Loro asseriscono che questo è il momento migliore per colpire, perché l’attenzione delle Antiche Macchine, come li chiamano loro, sarà calamitata su di noi. Cioè, sulle razze del Consiglio.
-Hackett cosa ha risposto?
-Che deve valutare l’operazione. Ma ti dirò,John, l’ultima volta che ci ho parlato sembrava alquanto tentato. Sogna un’alleanza con i Quarian, contro i Razziatori.
Quel nome scosse l’animo di Shepard, ridestandolo dalle acque profonde e buie in cui il ricordo di prima l’aveva fatto affondare. Una piccola mano con tre dita era tesa a salvarlo. L’aria entrò dentro di lui, e respirò.
-Illuso.. Chi è stato a contattarlo? Han Gerrel? Koris?
Il ricordo di lei, china sul cadavere del padre, invase la sua memoria, e lo addolorò come una pugnalata.
-E’ una donna,si chiama Shala Raan. A quanto pare è uno dei Grand’Ammiragli della flottiglia. Ah, tra l’altro credo sia parente della tua amica.
-Tali,-mormorò John, fissando il mare.
Anderson si girò verso di lui, posando le mani sulle sue spalle. Lo squadrò attento.
-Sei dimagrito, John. E tagliati quei capelli, non ti danno un’aria militare.
-Non sono più un militare..,- rispose lui, guardando l’altro, una sfumatura triste nella voce. – Dopo quella bravata, mi sono giocato per sempre il mio ruolo in questa tragedia.
-Ma come siamo letterari!,- scherzò Anderson,-Leggi troppo Shakespeare. ,- disse poi, gettando un’occhiata al volume,antico e ingiallito, zeppo di segnalibri usati da John,dell’opera omnia del drammaturgo. Tornò a guardarlo, analizzando il suo volto ancora giovane, ma stanco.
-Shepard. Lei è viva. E ti sta cercando, ne sono sicuro. Ti ha perdonato. Non ti abbandonerà mai, sappilo.
John spostò gentilmente le mani dell’anziano amico. Andò a sdraiarsi sul letto, le mani dietro al collo.
-No, Capitano. Nessuno può perdonarmi per quello che ho fatto.
Egoismo, egoismo. Lei è così altruista, io così egoista. Sono stato così egoista. Così crudele. Cosa credevo di risolvere?
“Nessuno,nessuno,nessuno,comprenderà,” mormorò dal buio la Justicar, blu nella sua armatura scarlatta.
-Tutti abbiamo i nostri limiti. Tu ora devi capire i tuoi. Perché Hackett vorrebbe mandare te, alla Flotta Migrante. Ma devi trovare il modo di uscire di qui, e puoi farlo solamente se confessi e patteggi.
-Metti da parte l’orgoglio,John. . Ma non perderti nell’autocompatimento.. Ricorda com’eri. Ti prego.- concluse Anderson mesto, avviandosi alla porta.
John, dal letto, sospirò rumorosamente.
-Mai, David. Non merito nulla di tutto ciò. Non devo più salvare l’Universo. Devo solo scontare questa pena…
Anderson,allora,lo guardò intensamente, e disse tre semplici parole.
-Fallo per lei.
La porta si richiuse, con uno scatto perentorio,dietro il Consigliere,l’orlo della giacca blu che svolazzava.
Shepard chiuse gli occhi. Avrebbe voluto scrivere quella conversazione, ricordarla, ma era cosciente che non ce ne era bisogno. Lei era viva. Lei voleva aiuto.
Ma lei non poteva averlo perdonato. Mai. Mai, mai qualcosa del genere sarebbe potuto avvenire. Piuttosto, i Razziatori avrebbe perso quel ciclo.
La sconfitta. Sì, era vicina. La morte, la sentiva sussurrare,nelle pieghe della sua coscienza annebbiata dai medicinali, che confusamente, sapeva erano immessi nel cibo.
Aveva la voce dei morti che si era lasciato dietro. Zaeed Nassani, una mano tesa ad indicare l’uscita dal dedalico e organico termitaio dei Collettori, che grugniva, correndo e lasciandosi dietro una scia di sangue rosso, era nei suoi incubi; Samara, la bella e antica giustiziera delle sue figlie,le mani aperte a palmo a creare una barriera sferica contro gli sciami, infestava le sue notti. I suoi grandi occhi grigi, simili a quelli di lei, lo ossessionavano. Kaidan Alenko, il volto ridotto ad un teschio con brandelli di pelle ustionata e bruciata, pronunciava parole secche dalla bocca senza lingua. Siamo morti, cantilenavano. Ed è solo per colpa tua.
Lo fissavano dal buio di Central Park nella notte, tutti in fila. Come in attesa dell’esecuzione, della decimazione. Come se attendessero solo che il colpo di un Javelin trapassasse le loro fronti.
E poi sognava lei, tutte le notti. La lei nascosta da una tuta grigia e nera, abbandonata per la seconda volta. Lei, che gli sorrideva con labbra che non riusciva a vedere, e una stretta dolorosa che gli attanagliava il cuore. Lei, e un tramonto su Virmire.
E stavolta, sentiva, sarebbe stato per sempre. Nessuno avrebbe potuto riportarlo in vita.
Li attenderò. Non c’è nulla da fare. Arriveranno, e completeranno la Mietitura. La Sovereign aveva ragione. Hanno sempre avuto ragione. È l’unico modo per salvare la Vita.. da cose come me.
Da una piccola apertura nella porta comparve una brodaglia marrone. Shepard si alzò e si costrinse a mandarla giù. Aveva un sapore pessimo, anche attraverso le sue papille gustative made in Cerberus.
Si stese sul letto, le palpebre si appesantirono. Il sonno arrivò, e con esso tutti i morti di sempre, in orde confuse che parevano infinite.

Il giorno successivo fu come gli altri, e come quelli che seguirono, per un mese, forse più. Anderson non tornò.
L’aveva deluso, ne era certo. Ma cosa fare,altrimenti? Era l’unica via per salvare il mondo da se stesso. Per salvare tutti loro. Per salvare lei. Io sono ciò che la minaccia, morirà per colpa mia. Anche lei, scrisse sul foglio, in una grafia sempre più minuta, data la mancanza di carta.
Improvvisamente, si accorse di qualcosa. Qualcosa che, distintamente, come un vento diverso, cambiava l’aria della stanza. Si guardò attorno. No, non c’era nessuno, e la finestra era sempre ermeticamente chiusa. Fuori il Sole brillava allo zenit.
Allora, guardò davanti a sé. E davanti a lui, in bella mostra, stava una pistola della Kassa Fabrications. Era nera come la pece, il che contrastava immensamente col bianco candido dei suoi fogli di carta e della scrivania stessa.
Se la rigirò tra le mani, con cura. La soppesò. Si, il caricatore di clip era pieno.
Era un segno del destino, o di quel Dio crudele che governava quello strano mondo. Già, strano davvero far trovare ad un uomo, che asserisce di non desiderare altro che l’eterna punizione, una pistola carica.
Quella cosa cambiava i fatti. Ora una via d’uscita c’era.
John Shepard non aveva mai pensato prima d’ora al suicidio. Era un uomo che si credeva pragmatico, poco poetico, poco interessato a se stesso, su cui non aveva mai riflettuto.
L’estrema solitudine del suo essere era stata la sua unica compagnia, in quei lunghi giorni. Ora, aveva l’opportunità di essere solo con lei, crudele amante, per sempre. Potrò scontare i peccati in eterno, disse il suo io annebbiato dai medicinali, avvicinando l’indice al grilletto, e alzando il braccio verso la tempia.
Puoi redimerti in Vita. Hackett e Anderson ti hanno dato un’opportunità, rispondeva l’Altro, sorridente, accompagnato da vitali occhi azzurri, capelli cortissimi e uniforme dell’N7. Inguaribile ottimista. Salva i Quarian. Salva lei.
No.., mormorò lui, confuso. Lei morirà per colpa mia..
Un’improvvisa e tremenda esplosione interruppe il dialogo. Entrambi si girarono verso la finestra, avvicinandosi ad essa. Uno sparo ci fu, e fu quello che distrusse il vetro.
John Shepard, ex comandante della Marina, si affacciò, e non vide altro che mare.
Guarda in alto, suggerì l’Altro, con una nota allegra nella voce. Guarda un po’ chi è venuto a trovarti, grande Comandante.
Decine di enormi masse tentacolari, simili a piovre metalliche, scendevano dal cielo come pioggia, oscurando il Sole. Enormi oculi scarlatti,perfettamente circolari, puntavano sulla terra, su di lui.
Terribili brividi lo scossero. Cercò di non pensare, e cadde seduto sul pavimento. Sono tornati. La mietitura verrà completata.
Ma la porta blindata si aprì. Un uomo nerboruto con indosso un’uniforme dell’Alleanza apparve di fronte a lui. Si guardarono per un istante, occhi azzurri contro marroni.
-Vieni con me, Comandante. Dobbiamo andare via, il più lontano possibile.-, disse, porgendogli una mano per aiutarlo a rialzarsi. –A proposito, mi chiamo James Vega, luogotenente. E, complimenti! Sei stato appena reintegrato nella Marina!
John lo guardò confuso, alzandosi.
-Fammi strada, -urlò per farsi sentire sopra le esplosioni. Si fermò un istante a raccogliere i fogli, infilandoli in tasca, e corse dietro al giovane. C’era fumo nei corridoi, irritante e venefico.


La guerra non aveva mai avuto un odore più dolce.






Salve! Sì, colta dall'ispirazione ho deciso di creare un prologo. Spero vi sia piaciuto! Fatemi sapere, lettori silenziosi :3
  
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