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Autore: MadAka    06/12/2012    0 recensioni
Rugby.
La partita vista con gli occhi di un estremo dopo due tempi di gioco.
Quando la palla è in mano agli avversari, si è sopra di un solo punto e il tempo regolamentare è scaduto.
Genere: Generale, Sportivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ok, perché un racconto del genere? Non lo so, ecco perché.
Il rugby mi è sempre piaciuto molto, così era un po’ che fantasticavo su partite cruciali e cose del genere e un giorno una di queste fantasie si è ritrovata ad essere lentamente scritta su un foglio, ed ecco qua.
Ora che ho anche la fortuna di conoscere due persone che ci giocano voglio dedicare a loro questo brano, anche se hanno ruoli differenti dall’estremo.
Be, comunque sia…buona lettura ;)        
MadAka
 

La gola gli bruciava, aveva il fiatone e le gambe cominciavano a cedergli veramente.
Il volto rigato dal sudore, il cuore che batteva all’impazzata per lo sforzo e l’emozione.
Era fermo in piedi vicino alla linea di meta nella propria metà campo, come da ordini del suo capitano, ad aspettare.
Più avanti i suoi compagni, i suoi fratelli, lottavano con forza nonostante fossero esausti.
Il tabellone segnava 80 minuti di gioco ormai trascorsi da diversi secondi: quella era l’ultima azione prima dell’effettiva fine.
L’ultima possibilità per gli avversari, in possesso della palla e sotto di un solo punto, per ribaltare definitivamente le sorti della partita.
I suoi occhi fissavano il punto in cui le due linee di giocatori si stavano contendendo l’ovale.
-Non fate fallo!- urlava il suo capitano, mentre ogni qualvolta il pallone usciva da un raggruppamento uno dei giocatori bloccava il portatore con forza e determinazione. Ma gli avversari non mollavano l’attacco.
Lui fremeva dalla voglia di intervenire, anche se era sfinito e alcune parti del corpo gli pulsavano a causa dei precedenti placcaggi.
Tuttavia doveva restare fermo, come il suo capitano gli aveva ordinato, perché spettava a lui lanciare fuori la palla e porre fine alla partita.
Improvvisamente la folla, già strepitante per la crucialità di quell’ultima azione urlò ancora più forte.
Guardò fra il gruppo di giocatori ammassati a terra in cerca dell’ovale, che non riusciva a vedere.
Finalmente lo trovò: era fra le braccia di uno dei suoi compagni che lo lanciò indietro. L’estremo scattò in avanti, il pallone finì ad un altro dei giocatori della sua squadra che finalmente riuscì a passarglielo.
Quando lui se lo trovò fra le mani il tempo parve fermarsi. Sollevò lo sguardo e si trovò l’intera ondata di avversari correre verso di lui per fermarlo.
-Lancia fuori quel maledetto coso!!- l’urlo ruppe il silenzio irreale che si era creato sul campo e lui, trattenendo il respiro, si voltò di lato e calciò con tutta la sua forza: voleva essere sicuro che quel pallone non tornasse mai più sul terreno di gioco.
Quei momenti parvero durare secoli, finalmente il fischio dell’arbitro tagliò l’aria e si sollevò un gigantesco boato sugli spalti.
Era finita.
  
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