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Autore: Giuacchina    06/12/2012    0 recensioni
«Buona fortuna ragazzi. Spero riuscirete a portare a termine la vostra missione!»
Detto questo, cominciarono con l'appello. Uno ad uno ci saremmo dovuti dirigere verso il grande cubo, mostrando solo al Comitato il nostro incarico. Sperai con tutto il cuore che la mia missione potesse essere facile.
Così non fu, ovviamente.
«Angela Harvey» lo sguardo di Klaus si riempì d'orgoglio. Io, invece, lo guardai con aria di sfida, convinta che la mia sarebbe stata una delle missioni più facili del mondo.
Infilai la mano nel cubo, estraendo un piccolo anello d'oro.
Oro, brutto segno. C'erano solo tre anelli d'oro, il che voleva già dire che la missione sarebbe stata non complicata, di più. Strabuzzai gli occhi, tentando di non dare nell'occhio.
Prima di allontanarmi tremante dal cubo scorsi il nome della persona a cui avrei dovuto praticamente dedicare la mia vita ultraterrena: Harry Styles.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Heaven

*





Non ho alcuna intenzione di dire le cose come stanno, nemmeno se il ragazzo davanti a me ha appena puntato una pistola alla mia tempia. Una pistola di plastica, certo, ma pur sempre uno stupido aggeggio che potrebbe renderlo più stupido di quanto non sia già.
Il mio sguardo impassibile segna una linea immaginaria tra il grande parco alberato davanti a me e il ragazzo che mi sta riempiendo di domande inutili. Cosa te ne importa se sono pronta? O se ho preparato quel che devo? Saranno affari miei, non credi?
Continua imperterrito a darmi della stupida perché non gli parlo, perché pensa che sia stanca di lui. Però, perspicace il tizio.
Rimango seduta sotto l’albero, fingendomi una malata mentale. Con i tipi così è meglio non dare troppe informazioni riguardo la propria sorte. E la mia, di certo, non sarebbe stata poi così facile. Se le forze dell’ordine ne fossero venute a conoscenza di certo non avrebbero esitato nel cercare di farmi cambiare idea. Solitamente le missioni come le mie erano affidate a persone di alto calibro, non a ragazzini come me. Ogni tanto a scuola raccontano di giovani che hanno mandato all’aria la propria missione, chi per la poca esperienza, chi per la disperazione.
Eppure non sarebbe dovuto essere difficile andare in giro qua e là senza farsi notare troppo.
“Angela, ci conosciamo da una vita.” Mi supplicò ad un certo punto “Dimmi qual è la tua missione.”
“Zayn, non sono nemmeno certa che tu l’abbia avuta, potresti rubarmela. E poi non spaventi nessuno con quell’aggeggio.”
I suoi occhi castani si posarono sul mio viso, che ancora era voltato verso quella linea immaginaria.
“E se ti dicessi che ho avuto una missione?”
“Buon per te.”
“E’ difficilissima.” Si vantò.
“Ribadisco quel che ho detto prima.”
Lanciò quella stupida pistola lontano dalla portata di entrambi, facendola disperdere nell’immenso campo fiorito davanti a noi.
“Ce n’è voluto per renderti un po’ più maturo, Zayn.”
“Dimmelo, te ne prego.”
“Non m’incanti. E poi non ci guadagnerei niente. Dimmelo tu, visto che te ne vanti tanto.”
A quel punto si sedette davanti a me incrociando le gambe, l’aria seria in volto. Mi fece ridere quella sua posizione da finto duro.
“Si chiama Jude ed ha cinquant’anni.”
“E che c’è di difficile? Ha già una vita spedita, devi solo renderla felice!”
“Io non so come rendere felice una donna adulta.”
“A scuola ce l’hanno spiegato migliaia di volte, dovresti stare più attento.”
“Ma, davvero, sarà un’impresa impossibile. Non riuscirò mai a portarla a termine.”
Lo guardai negli occhi dopo tanto tempo. È un bel ragazzo, non c’è che dire. Pelle ambrata e occhi a mandorla che lo rendono particolarmente esotico.
“Andrà tutto bene. Pensa a tua madre, se ci riesci.”
“Il punto è quello. Non la ricordo. Non ricordo niente della vita precedente.”
“Nemmeno il suo sorriso? Una volta mi confessasti che il sorriso di tua madre era migliore di tanti altri sorrisi messi insieme!”
“Si ma ero più… piccolo” ammette.
“Non si tratta di avere cento o duecento anni” lo ammonisco “ci vuole solo lo spirito giusto.”
Oramai io e lui eravamo come fratelli. Centocinquant'anni nello stesso luogo, con le stesse persone ci avevano resi una cosa sola. Una volta pensai anche di essermene innamorata, ma sarebbe stato contro la legge, così mi imposi che non era così.
Improvvisamente mi prende la mano e la poggia sul suo petto, vicino al cuore.
“Non batte, Angie.” Mi dice disperato “Non posso più sentirmi quello di una volta.”
“A maggior ragione, Zayn! Sii migliore del ragazzo stupido di una volta.”
“Lo vedi anche tu che a volte ho degli atteggiamenti totalmente infantili.”
Ritraggo la mano dal suo petto liscio. Mi dispiace tanto. Nell’altra vita lui era sempre stato un bambinone, anche se, del resto, nell’altra vita io pensavo lo fossero tutti i maschi.
Al contrario di Zayn io ero una tipa piuttosto seria, con i piedi per terra. Non mi illudevo facilmente e il mio carattere era sempre troppo impostato. A volte quando avevo attacchi improvvisi di nostalgia davo fastidio a me stessa.
“Ma è arrivato il momento e tirarti indietro non è la cosa giusta, sai cosa ti spetterebbe.”
I suoi occhi si incupiscono. Scrolla le spalle, forse immaginando per un attimo la scena dell’uccisione dei ribelli.
“Come fai ad essere così sicura di te stessa?” chiede ad un certo punto.
“Credo faccia parte del mio passato” sospiro “A volte, però, penso che anch’io potrei cedere come fate tutti voi. Credo sia anche per questo che odio chiunque cerchi di dissuadermi.”
“Quindi prima ti stavo dando fastidio?”
Annuisco. Sposto una ciocca di capelli che mi si sono piazzati davanti agli occhi per il forte vento che si è alzato, pensando che dopotutto la mia missione non è poi tanto male.
“Angie?”
Alzo lo sguardo verso di lui, notando che ora ha un fiore in mano.
“E’ per te” mi sorride.
“Non mi dissuadi, te l’ho detto.”
“Oh, ‘sta zitta e accetta” piagnucola.
“Ho detto no.”
Si alza e riprende la pistola, minacciandomi.
Siamo alle solite: io ritorno la ragazza testarda, lui il bambino.
In che stupido posto viviamo.
“Per quanto tempo hai intenzione di continuare?” sbotto alzandomi e dirigendomi verso il cancello della città.
“Spero per poco, mi stanco da solo a fare la parte del cretino, non ne posso più.”

 
 
  
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