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Autore: gaeshi    06/12/2012    1 recensioni
Tokyo, sera inoltrata; un qualunque vicolo con cassonetti e immondizia sparsa.
“Facciamo una scommessa?”
La bambina comparsa davanti a lui sembrava uscita da un film horror; apparsa dal nulla, capelli lunghi, scarmigliati e decisamente sporchi, vestiti macchiati e dai bordi a tratti lacerati. Qualunque studente avrebbe provato un minimo di timore, inquietudine, o alla peggio fastidio. Yoichi Hiruma, invece, esibì il ghigno che già a quindici anni lo caratterizzava e si fermò.
“Sentiamo”
Il quarterback dei Deimon non la racconta giusta alla sua squadra; ha una sorella, diabolica quasi quanto lui, ma nessuno sa quale sia il legame che li unisce... Forse nemmeno loro. Dal reciproco sfruttamento all'amore il passo non sembra breve... La strada per il Christmas Bowl sarà abbastanza lunga da aiutarli, o porterà solo imprevisti e problemi?
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Deimon Devil Bats, Nuovo personaggio, Youichi Hiruma
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Incest
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Mattina. Stadio. Torneo del Kanto. Match Naga-Devil Bats.
-Fuck fuck fuck fuck fuck-
Avevano già cominciato male. Ikkyu era palesemente più forte della scimmia di merda, per quanto questi si sforzasse con tutto sé stesso.
A bordo campo, Yoni sedeva di fianco alla panchina con Doburoku, la manager, l’irritantissima capo cheer-leader, e l’arma segreta dalla calvizie incipiente. E stringeva spasmodicamente la stoffa dei pantaloni, osservando il gioco e il pericolo che stavano per correre i Devil Bats.
Perché ora toccava ad Agon.
La prima vittima fu il braccio di Sena, colpito senza pietà perché colpevole per aver osato pensare di toccare il Genio dei Naga. Agon odiava essere sfiorato da mani maschili.
Poi di nuovo, sempre Sena, perché stava portando la palla.
Poi toccò ad Hiruma.
Col cuore in gola, Yoni vide suo fratello afferrare l’avversario per trattenerlo, venire colpito, non mollare la presa... Poi la mano di Agon si mosse, lo sbatté a terra, e gli trascinò la faccia sullo sterrato per due metri buoni.
“YOICHI!!!”
Furono secondi molto, molto lunghi. Infine il quarterback si alzò, si pulì il sangue che usciva dalla bocca, mandò via Mamori col pronto soccorso, e fissò la sorella con espressione sorpresa.
Yoni ci mise un po’ a realizzare che era in piedi.
 
-Stupido fratello... Guarda te se deve farsi malmenare così... –
Stavano sgocciolando gli ultimi minuti del secondo tempo. I Deimon le avevano provate tutte, Hiruma aveva messo in pratica tutti i suoi numerosi piani e bluff, compreso il farsi tirare un pugno da Musashi –che probabilmente aveva messo un certo gusto nel farlo-, e la partita continuava ad essere tesa al limite dell’angosciante.
Agon faceva davvero paura, nessuno l’aveva mai visto così. Anni prima, i fratelli Hiruma e il genio bastardo trascorrevano le serate assieme per riempire l’agenda dei ricatti, incrementare la precisione nei colpi delle dita, e ammazzare il tempo pestando dei poveri disgraziati. Il minore dei gemelli Kongo si era sempre divertito, a volte aveva lievemente faticato, e altre si era persino arrabbiato... Ma vederlo furioso era tutta un’altra storia. Col cuore in gola, fregandosene del piccolo miracolo che era successo alle sue gambe mezz’ora prima, Yoni non distoglieva lo sguardo dal campo di battaglia – perché chiamarlo gioco sarebbe stata ormai una presa in giro.
Il nano di merda era favoloso. Anzi, Sena, Sena era favoloso, se fosse sopravvissuto fino alla fine avrebbe cominciato a chiamarlo per nome. Se lo meritava, stava... Impossibile, stava dando filo da torcere ad Agon!
Yoni non poté trattenere una sonora risata quando, dopo uno scontro agguerritissimo, fu il piccolo running back a scattare in avanti, e il feroce semidio a mangiare la polvere.
Il suo grido di esultanza fu tra i primi a spegnersi, assieme a quelli di coloro che avevano ben chiara la situazione: cinque minuti, sette punti, Naga infuriati. Deimon a pezzi, nessun time out per cercare di rappezzarli.
Yoni digrignò i denti, affondando le unghie nei palmi. Odiava sentirsi inutile. Odiava essere impotente. Odiava...
“Yoni-san?”
Era Mamori, che le sfiorava gentilmente una spalla.
“Più tardi... Quando la partita sarà finita... Ti serve una mano per sistemare Sena e gli altri?”
La sua voce era delicata, apparentemente fragile; stringeva la fotocamera in una mano, mentre l’altra tormentava il bordo della maglia.
“Hai per caso perso le speranze, Mamori?”
“Ecco... Io...”
“Sena starà bene. Non lascerò che diventi uno storpio. Te lo giuro sul mio onore di futuro medico”
Quelle parole sembrarono rincuorarla; in fondo, il piccolo Kobayakawa non avrebbe mai lasciato, nel suo cuore, il posto di debole fratellino da proteggere.
“Grazie, Yoni-san”
“Tieni i ringraziamenti per quando avranno vinto, se li meriteranno”
La manager fissò il campo, dove i Naga si stavano posizionando per il Golden Dragon Fly.
“Quante speranze abbiamo, secondo te?”
La Hiruma non poté non sogghignare, nel rispondere. Aveva scoperto che le piaceva credere in qualcosa.
“Una piccola e molto veloce. Una stupida ma di mano svelta. Cinque robuste e inamovibili. Una totalmente idiota ma flessuosa come una ballerina. Una gracile ma totalmente imprevedibile. Una burbera ma dai calci d’oro. Una silenziosa ed invisibile. E una scheggia demoniaca di anarchia”
Le labbra della Anezaki si incurvarono, man mano che ascoltava e capiva.
“Sono abbastanza, secondo te?”
Con gli occhi che brillavano, Mamori si unì al coro delle cheer-leader.
“FORZA, DEVIL BATS!!!”
 
Il momento che seguì quel fatidico istante in cui Kurita aveva abbattuto le difese dei Naga, permettendo a Sena di volare libero, fu qualcosa di magicamente sublime. Tutto lo stadio, nessuno escluso, convogliò le proprie speranze, le proprie gioie, il proprio fiato trattenuto, in un urlo di pura libertà.
Chi era in campo, nonostante tutto il frastuono dei tifosi, poté sentire chiaramente un grido gemello risuonare alto e limpido.
“YAAA-HAAAAAAAAAAAA!!!!!!!”
Yoichi aveva attaccato a tutti quel suo modo di esultare, quindi il coro con Yoni era venuto naturale.
“Woo-hoo! Grande Kuritan!”
“Bravissimi! Bravissimi, ragazzi!”
“Sono ricco! Sono straricco! Non ci credo! Sono ricco!”
L’aria stessa sembrava essere diventata frizzante, e partecipava alla gioia di quanti volevano vedere lo Shinryuuji finalmente sconfitto dopo nove anni di vittorie consecutive.
Hiruma scacciò a suon di proiettili Sena e Monta che avevano teneramente avuto l’idea di provare a lanciarlo in aria per festeggiarlo, poi si avvicinò alla sorella con un ghigno a trentadue denti.
“Io ti ho mostrato il miracolo, ora tu fammi rivedere quello di prima”
“Uh? Di che parli?”
“Alzati”
Era serio. Sorrideva, aveva il cuore in festa, ma era serio, voleva che lei si alzasse in piedi.
“Nii-dick, è stata l’adrenalina che è partita all’improvviso quando ho visto la tua testa sfracellata sull’erba, non credo che ora...”
“Alzati e basta, Nee-shit”
Il resto della squadra stava cominciando a prestare attenzione a loro due, quindi Yoni si rassegnò e provò ad assecondare il volere del fratello. Prese fiato, spostò i piedi sul terreno –quello era già in grado di farlo- e cautamente si tirò su, prima facendo leva con le braccia, poi osando lasciare la sedia a rotelle.
Il cuore aveva aumentato i battiti, e lo sforzo, sia mentale che fisico, non le era indifferente. Sapeva che sarebbe durata poco, forse un’altra manciata di secondi.
“Soddisfatto?”
“Quasi”
Solo in quel momento la ragazza notò che l’onnipresente fucile era appoggiato a terra, e che i palmi del quarterback erano rivolti lievemente in avanti. Finalmente comprese tutto, e un veloce sorriso e spuntò sulle labbra.
“Quanto sei scemo, Yoichi”
Non finse di cadere, le ginocchia le cedettero davvero. Ma, casualmente, la sua caduta era diretta in avanti; non all’indietro sulla sedia a rotelle, bensì tra le braccia pronte del suo cavaliere demoniaco.
“Kekeke, te l’avevo detto di non sforzarti troppo!”
Stringendolo forte a sé, mentre lui faceva altrettanto e già Mamori si avvicinava preoccupata, la ragazza gli mormorò all’orecchio con voce appena percettibile:
“La prossima volta abbracciami e basta, no?”
  
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