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Autore: _Pandora_    06/12/2012    8 recensioni
-“Oh Blader che mi avete sconfitto, io vi condanno! Da questo momento in poi voi non sarete più gli stessi! Non verrete più elogiati per la vostra bravura, perché se rivelerete chi siete ai vostri Fan, non sarete creduti e cadrete nelle Tenebre!”- recitò ad alta voce. Poi dopo pochi istanti di silenzio concluse –eh sì, è proprio una maledizione-
-lo sapevo!- esclamò Chao-Xin.
-certo anche voi, andare a rompere le scatole ad una strega… ve la siete cercata-
-proprio perché era una strega andava sconfitta subito- disse Tsubasa.
Gli occhi di Atena si illuminarono –eh sì, hai proprio ragione- disse cercando di non sbavare.
-allora, ci aiuterai?- domandò Nile scansando tsubasa da davanti agli occhi di Atena per farla riprendere.
Lei corrucciò le sopracciglia –ehm… fammi pensare… no- rispose sorridendo tranquilla.
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Gender Bender, Tematiche delicate, Violenza
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Cap. 10: Conversazioni
 
C’era da dire che il nostro gruppo di sfortunati non lo era solo di nome, ma anche di fatto.
Quando Atena posò gli occhi sulla figura possente di Benkei davanti alla reception per poco non morì d’infarto.
“Oh cavolo” pensò.
Caspita, ma si poteva essere così sfigati?
Aveva appena finito di rassicurare il/la suo/a allievo/a dicendole che per guarire dalla sua paura la bastava stare lontano da Benkei e quel maledetto ippopotamo veniva proprio nell’albergo in cui alloggiavano?
-Porca trota, che sfiga- disse Atena ad alta voce, esprimendo tutto il suo disappunto.
Le tre compagne spostarono lo sguardo dal possessore del bey Dark Bull a lei, perplesse.
-Perdonate il mio linguaggio- si scusò la ragazza dai capelli color indaco coprendosi la bocca con una mano e ridacchiando nervosa.
Di nuovo l’attenzione fu tutta sul ragazzo sotto il segno del Toro (Dio mio, perché devi avere un bey con il mio segno zodiacale? T^T NdPandora).
Possibile che fosse davvero un caso?
Non è che era venuto lì apposta per incontrare Mei-Ling?
Atena si accarezzò il mento pensierosa…
 
FLASHBACK
-Dunque Benkei, questo è tutto- concluse Atena dopo aver spiegato a Benkei l’intero itinerario della giornata che avrebbe passato con la sua “amica” Mei-Ling.
Il ragazzo sorrise bonario –Grazie Atena, sei un’amica-

-Frena Toro, non esagerare- si affrettò a dire Atena e lo bloccò con una mano prima che le saltasse addosso per “abbracciarla” un’altra volta.
Lui annuì, senza smettere di sorridere.
Un appuntamento.
Lui.
Se ne rendeva conto da solo che era un evento più unico che raro!
Ripassò mentalmente ciò che avrebbe dovuto fare quello stesso giorno e gli venne un dubbio –Atena-
-Dimmi caro-
Dopo quest’affermazione la ragazza si morse la lingua con così tanta forza da farsi male.
“Che schifo! Come mi è venuta una parola simile? T^T”
Benkei arrossì un poco, reazione che non sfuggì alla blu e la indusse a fare un passo indietro, giusto per sicurezza, dopodiché spiegò la sua perplessità –Tu hai detto che a fine giornata, per educazione devo riaccompagnarla a casa-
-Già già- annuì lei a denti stretti, cercando di ignorare il dolore che si era autoprocurata alla bocca.
-Però io non so dove vive- ammise infine.
Atena fece una faccia assolutamente indecifrabile, forse beffarda –Tch, solo questo? Guarda che sta in albergo- disse con nonchalance.
-E quale?- insistette Benkei.
La ragazza afferrò un gessetto e scrisse sulla sua lavagna sia nome che indirizzo dell’hotel –Memorizza, perché non te lo dirò un’altra volta-
Il ragazzo annuì energicamente.
Fine FLASHBACK
 
… e dopo aver ricordato sbiancò visibilmente.
“Oh cazz- E’ colpa mia!” esclamò mentalmente.
Lanciò un’occhiata alla ragazza che stava alle sue spalle, Chao-Xin, o meglio Mei-Ling: la poverina aveva la faccia di un colore non definito, tra il viola e il nero, e tremava come una foglia.
Una goccia scese dietro la testa della ragazza dagli occhi variopinti, prese a ridacchiare nervosamente “Mi sa che stavolta l’ho fatta grossa”
-S-Sensei…- mormorò la mora stringendo con forza un lembo della sua gonna.
Fu un istante, i loro sguardi si incrociarono -… Tasukete*-
Gli occhi di Atena si incendiarono –Hai!**-  si voltò verso di lei e le accarezzò dolcemente alla testa sotto gli occhi a dir poco sconvolti di Tsubasa e DaShan.
Se non fosse stata in quelle condizioni, di sicuro Chao-Xin l’avrebbe respinta.
-Tu allontanati e mettiti al sicuro, ok?- disse con tono amorevole.
Fatto ciò si voltò e prese a marciare (sì, letteralmente marciare) verso Benkei.
Quando fu non troppo distante da lui lo chiamò a gran voce.
Questi si voltò di scatto e sorrise vedendola, sorriso che per poco non costò la vita alla ragazza visto che le arrivò come un pericoloso proiettile.
Fortuna cha aveva accanto il bancone della reception, altrimenti come minimo sarebbe caduta a terra, stesa come un tappeto.
-Atena, finalmente!- esclamò il ragazzo avvicinandosi a passo svelto –E’ da giorni che ti cerco!-
-Oddei, addirittura?- mormorò Atena in preda ad un improvviso senso di fiacchezza mentre ancora si reggeva al bancone.
Tutta la sua sicurezza era sparita dopo un unico sorriso, e che sorriso! (sto per vomitare… NdAtena)
-Sì!- esclamò quello –Dobbiamo parlare! Andiamo al bar- decise.
La afferrò senza alcun garbo per un polso e prese a trascinarla con tutta l’intenzione di portarla al bar più vicino.
A pochi passi dalla soglia dell’hotel, la ragazza si rese conto di cosa stava realmente succedendo.
Deglutì rumorosamente mentre la sua faccia diventava viola.
In un ultimo disperato tentativo di salvarsi da quella situazione scomoda si aggrappò ad una pianta e rischiò di portarsela dietro (fortuna che un facchino la vide e gliela strappò di mano -.-).
Nulla riuscì a salvarla.
Allungò una mano dietro di sé ma nessuno la afferrò.
Le porte dall’albergo si chiusero.
La figura di Atena scomparve pian piano dalla visuale di tutti (perché dopo la scenata con la pianta, la stavano guardando tutti -.-).
Tsubasa, DaShan e Chao-Xin per tutto il tempo rimasero immobili ad osservare la scena, incapaci di far nulla.
Quando finalmente sembrò essere tutto terminato, Chao-Xin prese parola –Direi di fare colazione qui invece che al bar- propose, e le due compagne acconsentirono.
 
Quando si svegliò, Ginka aprì prima un occhio e poi l’altro.
Si sorprese nel vedere il lembo di un lenzuolo a pochi centimetri dal suo naso.
Solo allora si rese conto di non essere sul comodo letto di Masamune (il suo l’aveva prestato a Madoka per farla stare a più comoda, dunque doveva dividere il letto con Masamune) ma sul freddo e soprattutto duro pavimento della stanza dell’albergo.
Si mise seduta, farfugliando qualche maledizione confusa, mentre si massaggiava la testa dolorante.
“Maledetta Atena” si ritrovò a pensare, visto che se Madoka era in camera sua era solo colpa della ragazza.
Non che le dispiacesse la sua presenza, però dormire nello stesso letto di Masamune era l’inferno in terra!
Scalciava, rotolava, parlava… Una volta aveva persino tentato di morderla!
Si mise in piedi e allungò le braccia verso il soffitto per stirarsi la schiena.
Lo sguardo le cadde involontariamente (se se -.-) sulla ragazza che dormiva placidamente nel suo letto, avvolta dalle morbide e bianche lenzuola.
Si avvicinò a lei, facendo attenzione a non far rumore, e le si sedette accanto.
Le accarezzò lievemente il viso roseo e delicato con il dorso di una mano.
La ragazza si mosse appena.
Temendo di averla infastidita ritirò immediatamente la mano, ma Madoka fu fulminea e con uno scatto serrò le dita attorno al suo polso.
Il cuore di Ginka mancò un battito.
“Ditemi che non si è svegliata…”
Fortunatamente per lui la mora aveva semplicemente agito d’impulso nel sonno.
La rossa sorrise nel vedere il suo volto distendersi e le sua spalle nude rilassarsi.

Spalle nude?
Arrossì vistosamente quando si rese conto che la maglietta che era stata costretta a prestarle a causa della clausura di Atena era forse troppo grande per lei, e dunque era calata lasciando scoperti spalle e parte del petto.
Cercò di tirare via il polso, ma la presa della ragazza era ferrea.
Maledisse mentalmente la ragazza dagli occhi variopinti non lì presente per aver avuto la geniale idea di rinchiudersi in camera della povera Madoka senza alcun motivo.
Era solo colpa sua se era finita in quella situazione!
Diede un altro strattone, e quando vide le labbra della mora dischiudersi fu certo di essere passato dalla padella alla brace.
-Ginka…- mormorò la ragazza, la voce impastata dal sonno.
Schiuse lentamente gli occhi, e posò le sue iridi color mare in quelle dorate del/la blader.
Quest’ultima si bloccò all’istante, persa nella profondità dei suoi occhi.
-… Buongiorno- mormorò conquistata dall’atmosfera.
La mora sorrise –Buongiorno a te- rispose, stropicciandosi gli occhi.
Fece per mettersi seduta, ma tale tentativo venne bloccato dalla sua compagna che si ricordò del motivo per cui pochi minuti prima aveva cercato di scappare.
-No, non muoverti!- la ragazza la guardò confusa –Resta così ancora un po’-
Lei annuì, per nulla dispiaciuta.
Di nuovo, le accarezzò il viso con una mano.
Lei chiuse gli occhi, abbandonandosi a quel piacevole contatto.
Ginka avvicinò lentamente il viso al suo, le goti lievemente arrossate.
Pian piano, le distanze diminuirono.
Ecco, erano a pochi centimetri l’una dall’altra.
Ancora pochi istanti e…
-Ehi, voi due! Fate i piccioncini già di prima mattina?- domandò una voce squillante ma allo stesso tempo sommessa.
Silenzio.
Madoka spalancò gli occhi e si trovò faccia a faccia con Ginka: entrambi arrossirono vistosamente.
Con uno scatto la rossa si liberò dalla presa che gli bloccava il polso e corse a chiudersi in bagno.
Si sentì il sonoro click della chiave che girava nella toppa.
La mora rimase immobile sdraiata sul letto, in silenzio, completamente rossa in viso.
Deglutì piano, lentamente il respiro tornò regolare.
Sul letto accanto al suo stava Masamune, una mano davanti alla bocca a coprire uno sbadiglio.
Si tirò in piedi, stiracchiandosi -Copriti- esclamò all’improvviso, rompendo l’imbarazzante silenzio che si era creato –Rischi di prenderti un raffreddore-
Detto ciò uscì dalla stanza con tutta l’intenzione di usare il bagno di uno dei/lle compagni/e che alloggiavano nelle stanze accanto alla sua.
Madoka si tirò a sedere e abbassò lentamente lo sguardo su di sé: la maglia di Ginka era troppo larga, dunque era calata lasciando completamente scoperte spalle e clavicole; grazie al cielo si era bloccata per via del petto.
Da quanto tempo era in quelle condizioni?
Da quando Ginka era corso via?
Oppure… Da prima?
Tornò il rossore, e con esso l’imbarazzo.
-Ginkaaaaa!!!!!!!!-
 
In corridoio Masamune incontrò Kyoya proprio mentre usciva dalla sua camera.
Proprio un colpo di fortuna, almeno non avrebbe dovuto sprecarsi troppo a bussare a tutte le stanze per vedere chi c’era e chi no.
-Kyoya!- la chiamò.
Quella si voltò e la trapassò con uno sguardo, come suo solito.
-Posso usare il bagno della tua camera?- domandò, poi si affrettò a spiegare –Quello della mia lo sta usando Ginka, e subito dopo deve andarci Madoka; se aspetto loro due sono pronto per pranzo-
La leonessa scosse il capo e fece per dirigersi verso gli ascensori.
La compagna la fermò –Perché no?-
Poi si rese conto che mancava qualcuno in quella scena.
Di solito Kyoya era sempre accompagnato/a dal/la suo/a secondo/a in comando, alias Nile.
Tra l’altro, l’egiziano/a era sempre tra i primi a svegliarsi: la sua assenza era piuttosto insolita.
-Ma Nile dov’è?- domandò –Si è già alzato?-
La ragazza abbassò il capo –No, è ancora in camera-
Masamune corrucciò le sopracciglia -Questo è strano-
-Nemmeno troppo- disse Kyoya con un fil di fiato.
Posò lo sguardo verso la porta chiusa della sua stanza –Lui fa sempre così, in questo giorno: se ne sta chiuso tutto il tempo in camera, possibilmente da solo-
La ragazza la guardò confusa, come a chiedergli il perché del suo modo di fare.
La leonessa scollò le spalle –Non ho idea del perché, non gliel’ho mai chiesto- disse, poi aggiunse –Sarà qualcosa legato al suo passato-
Detto ciò si allontanò a passo svelto, lasciando Masamune nella confusione più totale.
Oltre la soglia sulla quale la blader avevo posato lo sguardo, la stanza era immersa nel buio; le tende tirate impedivano al sole di illuminarla anche minimamente.
Su un letto, rannicchiata su sé stessa, stava Nile.
Stringeva tra le mani il suo fedele Vulcan Horuseus come fosse un prezioso tesoro.
Schiuse le labbra con l’intenzione di dire qualcosa.
-Sahara…- un sussurro che si spense nel cupo silenzio.
 
-Ecco a voi- disse cordiale la cameriera posando sul tavolo del bar un piatto con sopra una gustosa torta alla panna e fragole, una cioccolata, un vassoio di pasticcini e un caffè.
Atena trattenne un conato di vomito trovandosi di fronte a quell’enorme quantità di zucchero e grassi; ne trattenne un altro quando una fetta di dolce venne trangugiata dal suo accompagnatore.
“Come sono caduta in basso” pensò depressa e schifata “Dovevo fare colazione con Tsu-kun e invece eccomi qui, assieme a Benkei”
Il flusso dei suoi pensieri fu interrotto dalla voce squillante del ragazzo –‘Ccidenti Atena, ti ho cercato tantissimo!-
-D-Davvero?-
Lui annuì energicamente e aggiunse –Ti ho anche chiamata 46 volte sul cellulare!-

-Era spento- rispose spedita.
-No no, era acceso a tu non rispondevi- spiegò Benkei.
Atena ci ragionò su, non si ricordava proprio di aver “ignorato” (sì, perché se non aveva risposto a Benkei non poteva che essere perché non voleva parlarci) il suo cellulare così tanto.
Fece spallucce –L’avevo perso- buttò lì la prima scusa che le venne in mente.
Il ragazzo davanti si infilò in bocca un bignè alla crema e fece per dire qualcos’altro; Atena arretrò schifata quando un pezzo di impasto finì a pochi metri dalla sua tazza di caffè.
Mise al sicuro l’espresso, sollevando la tazzina e portandola alla bocca per berne qualche sorso.
Poso nuovamente la tazza sul tavolo e si rivolse al compagno che nel frattempo aveva finito di masticare un altro paio di pasticcini.
-Dunque… Come mai mi cercavi?- domandò diretta.
Prima se ne andava, meglio era.
-Per Mei-Ling ovviamente!- esclamò.
Atena rimase alcuni istanti impassibile, come se comprendesse ciò che intendeva (in realtà non aveva minimamente capito/sentito quello che aveva detto), poi si alzò di scatto facendo cadere la sua sedia a terra con un tonfo.
-Che cosa!?- esclamò sconvolta.
Benkei lanciò un’occhiata alla seggiola abbandonata sul pavimento e alla gente nel bar che li fissava, poi tornò a concentrarsi sulla blader.
-Mi pare ovvio!- esclamò di nuovo –Per quale altro motivo dovrei cercarti sennò!-
Atena prese un respiro molto profondo.
Si chinò per recuperare la sedia e dopo averla sistemata ci si sedette sopra, composta.
-Per Mei-Ling, eh? E sentiamo, cosa vorresti da lei- domandò bevendo un altro po’ di caffè.
Il possessore di Dark Bull trangugiò mezza torta con un solo morso, lasciando la ragazza di stucco.
Dopo un momento di smarrimento, quest’ultima si coprì la bocca inorridita.
-Qualche giorno fa le ho fatto da cavaliere al luna park, no? Quindi ho eseguito il mio compito come mi avevi detto!- disse sputacchiando panna e pezzi di fragole ovunque.
Sfortuna volle che uno dei tanti pezzi finisse proprio nel caffè di Atena.
La ragazza osservò inorridita il suo espresso, ormai contaminato, e lanciò un’occhiata trapassante al ragazzo.
Sebbene avesse voluto sbatterlo al muro per ciò che aveva fatto, decise di prendere le cose con razionalità come suo solito.
Allontanò la tazzina ancora mezza piena da davanti a sé e si rivolse a lui –Non è corretto. Mei-Ling mi ha detto che se n’è andata via prima che l’appuntamento fosse effettivamente concluso- specificò.
Benkei sorrise (O.o) e arrossì un poco, grattandosi la faccia imbarazzato, conquistandosi numerose occhiate confuse da parte della ragazza –Bhé, effettivamente l’ho fatta scappare…-
Atena inarcò un sopracciglio “E te ne vanti?” pensò, ma prima che potesse chiederglielo il blader ripartì all’attacco –Va bene, forse non l’ho riaccompagnata a casa, però ho comunque svolto il mio lavoro!-
Vedendo che la ragazza non era d’accordo, sembrò rassegnarsi –Ok, non fa niente, non mi importa del mio premio!-
“My God, me n’ero dimenticata! Lui vuole l’appuntamento con Kyoya!” si ricordò lei “Però se dice che ci rinuncia allora è tutto a posto… Meno male, non mi andava proprio di mettermi contro di lui”
-A me basta che mi fai rincontrare Mei-Ling!- aggiunse subito dopo.
Il momento di tranquillità che si stava godendo la blader sotto il segno della lince dopo aver appreso che non sarebbe stata di nuovo pestata di botte dal possessore di Rock Leone venne portato via come sabbia dal vento caldo del deserto.
Posò due occhi a dir poco stravolti (anzi uno, visto che l’altro era coperto da una benda perché ridotto troppo male) su un Benkei fermamente convinto di ciò che aveva detto.
Di nuovo la sedia cadde a terra, stavolta però con tutta Atena seduta sopra!
Rimase immobile alcuni istanti, lo sguardo perso nel bianco soffitto.
Alcune teste interruppero la sua visione –Sta bene?- domandò la cameriera che poco prima l’aveva servita.
Annuì brevemente e si lasciò aiutare a tirarsi su.
Per l’ennesima volta si sedette su quella sedia ormai mal messa.
Poggiò i gomiti sul tavolo e unì le mani per poi appoggiarvici contro la fronte.
Benkei si chiese se stava ragionando su ciò che le aveva appena detto.
In realtà la ragazza non stava facendo altro che cercare riprendersi dallo shock e di mantenere la calma.
-Questo… non posso proprio farlo- disse all’improvviso facendolo sobbalzare, sciogliendo la posizione in cui si trovava.
Lui non si arrese –Ma perché no! Non è giusto Atena, non puoi ostacolare il nostro amore!- esclamò scattando in piedi.
La blader sospirò pesantemente mentre incrociava la gambe e congiungeva le mani in grembo.
-Sì che posso- rispose, seria.
Benkei si tirò indietro, quasi intimorito dallo sguardo glaciale della ragazza.
Non volle arrendersi, dunque pensò bene di passare alle minacce –Se ti metterai in mezzo, io…-
Atena sorrise, un sorriso distorto, quasi diabolico –Tu cosa? Mi farai del male? Oh, Non vedo l’ora…-
Digrignò i denti, il blader, irritato ma allo stesso tempo spaventato dal suo modo di fare.
-A-Atena…- balbettò cercando di nascondere l’agitazione, ma in risposta ricevette solo un altro, terrificante sorriso.
-Allora? Non insisti più?- domandò la ragazza dagli occhi variopinti, insolitamente luccicanti e sinistri.
Una mano si serrò sulla sua spalla.
-Ciao, che fate di bello?-
Sobbalzò e alzò lo sguardo verso chi aveva parlato, confusa: Masamune Kadoya.
Benkei squadrò per bene la nuova arrivata, non riconoscendola –E tu chi sei?-
La ragazza sorrise energica –Sono Mami, un’amica di Atena. Tu invece?-
-B-Benkei- balbettò in risposta, dalla sua faccia si poteva intuire quanto caos aveva in testa.
Prese una sedia da un tavolo vicino e la mise accanto a quella di Atena, sedendovisi sopra.
-Allora, di che parlavate?- domandò cordiale.
L’unico ragazzo del gruppo la guardò confuso.
Era comparsa dal nulla e si era intromessa senza farsi troppi problemi.
Bhé, era un’amica di Atena, quindi forse era normale.
Pensandoci bene però non l’aveva mai vista da nessuna parte… Straniera forse?
Una lampadina si accese sulla sua testa.
Se era straniera, allora forse… -Conosci una certa Mei-Ling?- domandò.
Lei annuì –Certo, è una mia amica- spiegò.
Un sorriso spuntò sul viso del giapponese –Perfetto! Vedi, il problema è questo: io voglio vederla ma Atena non vuole farmela incontrare-
“Mami” corrucciò le sopracciglia –Bhé, è logico-
-Eh?-
-Non può fartela incontrare perché lei è partita- disse diretto.
Benkei inclinò il capo da una parte, Atena fece la stessa cosa –C-Come?- domandò lui.
Masamune fece spallucce –Ha preso l’aereo proprio stamattina, è tornata in Cina-
Il mondo del blader sotto il segno del toro cadde immediatamente in frantumi.
Non aveva fatto in tempo, l’aveva persa.
Tutto perché Atena non aveva risposto al cellulare né si era fatta trovare.
Lanciò un’occhiata di puro odio alla ragazza dai capelli color indaco che se ne stava immobile al suo posto, in totale silenzio.
-Bene, se era solo questo allora noi ce ne andiamo- si affrettò a dire la corvina.
Afferrò la compagna per un polso e la trascinò fuori dal bar, non badando alle grida di Benkei che le intimavano di fermarsi.
Camminarono per un po’ senza scambiarsi neppure una parola.
D’un tratto Atena alzò lo sguardo verso l’amica –Come…?- domandò confusa.
Lei ricambiò lo sguardo –Sono andato a fare colazione e ho incontrato Tsubasa e gli altri. Lui mi ha detto che era agitato perché Benkei ti aveva trascinato via contro la tua volontà per parlarti, allora mi sono preoccupato e sono corso a cercarti- spiegò tranquilla -Sono entrato in almeno sette bar prima di trovare quello giusto- aggiunse scherzosa.
La ragazza dagli occhi variopinti abbassò il capo e sorrise appena –Grazie…- sussurrò.
-E di che?- rispose lei –Per te farei qualsiasi cosa, Atena-
A quella frase, la blu si strinse al suo braccio.
-Comunque, la prossima volta che hai bisogno di aiuto o senti che stai per perdere il controllo, chiamami-
Lei annuì brevemente, i capelli mossi dal vento mattutino, le mani serrate sulla manica della maglia della compagna.
 
*Tasukete = Aiutami
** Hai  = Sì








.: Angolo dell'Autrice :.

Stavolta sono puntuale,
Yay! (?)
Eccomi tornata con il 10° capitolo di Change, dedicato a tutti quelli che hanno recensito il 9°, ossia Purple_Rose, Kisha_Oak, _Giu_Giu_Dark, Artellpinklove, Ami_ChanXD e Wolf_White_, ma anche a tutti quelli che hanno recensito i precedenti ^^
Vorrei anche ringraziare Kya88ryu che ha commentato i primi tre capitoli, e chi ha aggiunto di recente la mia storia tra i preferiti o le seguite :D
Grazie di cuore, davvero!
Come lo scorso, questo è stato un chap di transizione, qualcosa di scomodamente necessario purtroppo; ammetto però che mi sono divertita a scriverlo, e credo di aver sollevato anche parecchi interrogativi. *risatina diabolica (?)*
Detto ciò, chiudo le NdA con una breve e semplice frase che probabilmente non c’entra nulla con la fic, ma chissà… “
Tutti hanno un passato oscuro”.
Bacioni cucciolosi (?)
 
_Pandora_
  
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