Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: xSTARCROSSEDx    06/12/2012    3 recensioni
« Sa cosa esattamente sono gli autolesionisti? »
« L'autolesionista è colui che, consciamente o meno, provoca del dolore fisico o astratto alla propria persona. »
« Noi siamo molto più di questo. »
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
I dottori le sorridevano, ma in realtà credevano che lei fosse una folle, una malata, e lei, incredibilmente piccola nello scomodo letto della stanza ospedaliera, ricambiava timidamente i loro sorrisi
I compagni di classe le mandavano ogni giorno meravigliosi mazzi di fiori, ma lei non si era mai soffermata ad ammirare i loro colori sgargianti o le loro forme, perché lei guardava dal lato opposto al comodino sul quale erano riposti i vasi, osservava il cielo oltre la finestra e si chiedeva se la vita lì fosse migliore di quella giù in terra.
« Se non mi avessero salvata, ora lo saprei. », si rispondeva ogni qualvolta quella domanda si faceva spazio fra i suoi pensieri.
Dopo il suo tentato suicidio era stata portata in ospedale nel reparto psichiatrico, nel quale rimase per i seguenti due mesi, ed in seguito è stata sbattuta in una comunità. Non è servito a nulla.
Sono uno psicologo da anni.
Inizialmente ero uno scettico, dalla mentalità chiusa, e quando la madre della ragazza in questione mi chiese di assisterla durante la sua permanenza in ospedale ero convinto di ritrovarmi di fronte all’ennesima adolescente con problemi amorosi. Lei ha cambiato il mio modo di pensare, di guardare.
Beatrice era una bella ragazza, i corti capelli castani incorniciavano il perfetto ovale del viso, gli occhi verdi tendenti al marrone erano in contrasto con il latteo chiarore della pelle costellata di lentiggini. Aveva sedici anni, poco seno, le braccia colme di tagli rossastri e plumbee lividure.
Durante le prime visite si ostinava a dire di esser lì per sbaglio, di essersi provocata i lividi cadendo in casa e i tagli giocando col gatto, ma dopo un po’ si è arresa all’idea di essere diversa e bellissima.
Trascorrevo giornate intere in quella scadente camera ospedaliera, la osservavo guardare fuori dalla finestra e poi scivolare lentamente nel sonno.
Non l’amavo, sia chiaro, non avrei potuto, provavo solo un esclusivo affetto nei confronti di quella persona fragile. Così esclusivo da essere precluso a chiunque, a mia moglie, ai miei figli.
Un giorno, uno degli ultimi in cui ci siamo incontrati prima che lei fosse rinchiusa in una clinica, mi chiese: « Sa cosa esattamente sono gli autolesionisti? »
« L'autolesionista è colui che, consciamente o meno, provoca del dolore fisico o astratto alla propria persona. », risposi. L’avevo studiato nel mio libro, ma mentre davo la risposta mi rendevo conto di sbagliarmi.
« Noi siamo molto più di questo. », per la prima volta dopo mesi si voltò e mi guardò negli occhi con un’intensità che mi lasciò senza parole.
« Noi siamo le lacrime represse durante il giorno e poi versate sul cuscino ogni notte. Ogni singola notte. Siamo i sorrisi finti, gli abbracci negati, le finte rassicurazioni come “Sto bene”, “E’ tutto ok”, siamo le promesse mai mantenute. Noi autolesionisti siamo la paura e l’odio verso il mondo, l’amore profondo verso chi si sforza di capire ma non ci riesce, ma almeno ci prova, verso chi non sa e continua a volerci bene. Siamo quelli che hanno sempre un buon consiglio per gli altri, ma mai per loro stessi. Siamo i segreti, quelli che fanno male, che non possiamo dire, perché noi facciamo parte di un mondo che ha bisogno dei propri misteri per non crollare. Siamo il dolore, le urla. »
Pianse, pianse molto, e un po’ piansi anche io. Egoisticamente pensavo che quell’aura di mistero le donasse un’aria intrigante, senza rendermi conto che le spalle di un’adolescente sono troppo fragili per sopportare il peso di un simile segreto.
« Promettimi che non ti taglierai mai più, Beatrice. »
« Lo prometto. »
Trascorsero otto anni, otto lunghissimi anni. Immaginavo una Beatrice venticinquenne, cambiata.
Squillò il telefono di casa e mia moglie mi comunicò che una certa Marianna chiedeva di me. La mamma di Beatrice, che mi chiedeva di partecipare al funerale di quest’ultima poiché avrebbero riservato per sempre un posto ad una persona così presente nel periodo di massimo sconforto di Beatrice.
Quando la vidi fredda, immobile, pallida, piccola in quella lignea bara, piccola almeno quanto la sembrava nel letto ospedaliero, capì che aveva portato qualcosa di me con sé.
Lo aveva fatto ancora, i segni sulle sue braccia chiare erano evidenti, e forse non aveva mai smesso. Otto anni prima erano riusciti a salvarla, cogliendola proprio mentre tentava il suicidio, questa volta però era sola in casa.
Aveva i capelli lunghi fino al seno, la frangetta, era lievemente più in carne rispetto ad otto anni prima ma comunque bellissima. Mi sentivo come se in quella bara ci fosse stato uno dei miei figli, o una persona a me cara, e mi sentivo terribilmente in colpa poiché era come se avessi abbandonato quella meravigliosa creatura. Mi sentivo come se l’avessi consegnata personalmente ad un mondo che non capiva, che non la meritava.
Durante la cerimonia sentivo persone ottuse sussurrare fra loro commenti sull’autolesionismo, e d’istinto mi girai e risposi loro: « Lei era molto più dei sintomi che si trovano nei libri. »
Non mi resi conto che era morta finché non avvenne la sepoltura. Quella stronzetta aveva tirato anche me sotto terra, giù, giù, in un baratro senza fine, così tanto che ogni tanto, quando la penso, le lacrime mi inumidiscono ancora gli occhi.
Se questa storia servirà a salvare anche solo una persona, allora potrò dire di essere riuscito nel mio intento.
Alle volte si crede di poter smettere improvvisamente, di potersi svegliare una mattina dicendosi: « Da oggi non lo farò mai più. »
Non funziona così. Si piange, si piange tanto, ed è dura. E’ un problema molto sottovalutato e raramente si trova aiuto. Però io lo so, io lo so che ognuno di noi è abbastanza forte da combattere, anche se qualcuno alle volte non riesce a trovare la strada.
Combattete, fatelo per me, per Beatrice, che ora è nel cielo che amava osservare.
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: xSTARCROSSEDx