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Autore: 1rebeccam    06/12/2012    15 recensioni
"L’infermiera era molto carina. La sua pelle aveva una sfumatura ambrata. Me lo ricordo perché pensai che il bianco della divisa, faceva risaltare il suo colorito. Gli occhi erano scuri e, mentre guardava Alexis e si sporgeva verso di me per mettermela tra le braccia, il sorriso dolcissimo che le riservava, la rendeva ancora più bella. Sistemò la sua testolina rossa sopra la mia mano e mi fece le congratulazioni, dicendo che era bellissima…"
Questa storia fa parte della serie 'Stella...Stellina!' - 5
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle, Sorpresa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Stella...Stellina!'
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 …Certo, Stellina era già impacchettata e pronta, non ho contribuito alla sua nascita, ma quando si è stretta a me e ha appoggiato il suo viso al mio, ho provato la stessa emozione del giorno in cui è nata Alexis. Quelle braccine attorno al mio collo, mi hanno fatto lo stesso effetto di quella manina stretta attorno al mio dito. Chiunque direbbe che è stata una bambina fortunata, ma non è vero: essere amati e abbracciati da lei, ricevere un suo sorriso, vedere quegli occhi splendidi brillare per qualunque novità… questo rende me un uomo e un papà fortunato…



Mancano Ancora tre Settimane...
*
Emozioni




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…Pensandoci bene, anche tu sei arrivato in un modo inusuale, di sicuro non eri programmato. E’ stato un sogno ad avvertirci della tua esistenza… veramente era un sogno dentro ad un incubo, ma su questo non mi soffermo, perché l’incubo era davvero orribile…
Comunque, quel sogno mi ha fatto pensare: perché mai dovremmo fare le cose in maniera normale? Sapere di te per un ritardo e delle analisi, sarebbe stato troppo scontato… avessi immaginato quello che mi aspettava oggi! Con la tua nascita per mano mia, nel negozio del signor MacFadden, il cui nome di battesimo, oltretutto, è Orson, abbiamo battuto il record degli avvenimenti anormali della famiglia Castle.
Dicevo… un sogno ci ha avvertito del tuo arrivo… ti rendi conto che la tua mamma è uscita alle 5 del mattino per assicurarsi che il suo sogno fosse vero? Hai una pallida idea di quanto tempo ho impiegato per farle credere ancora nei sogni e nella magia? Non quella dei maghi, intendiamoci, ma la magia dell’amore, delle parole, dei desideri!?
Dal primo istante che ho saputo della tua esistenza, ti ho accarezzato e parlato, ho sentito i tuoi calci e le tue acrobazie. Ti ho messo in guardia dal mondo che ti aspettava, una volta uscito dal tuo nascondiglio caldo e sicuro, ma ho anche cercato di farti capire che, per quante cattiverie ci sono intorno a noi, vale sempre la pena aprire gli occhi sul mondo per riuscire a vedere il sole, il cielo, le nuvole, la pioggia…  anche una sola volta…
 
 
La sala d’attesa del reparto maternità è colorata ed accogliente.
Castle è seduto da circa mezz’ora, su un divanetto di fronte alla nursery, ha la testa appoggiata alla spalliera ed è sicuramente più rilassato. Tiene la manina di Stella, che si è addormentata con la testa appoggiata sulle sue gambe e con l’inseparabile PufPuf attaccato a lei.
Kate e il bambino sono stati portati in reparto per visite di controllo e analisi varie, ma la dottoressa Shelby lo ha rassicurato che sono solo controlli di routine e che non c’è nulla di cui preoccuparsi.
Ha avvertito tutti, almeno sembra convinto di non avere dimenticato nessuno e adesso, è seduto a godersi quella calma e quel silenzio che lo stanno rigenerando, dopo l’adrenalina delle ore precedenti.
Si volta verso l’uscita, quando sente dei passi e sorride. Alexis, Martha e Jim sono finalmente arrivati. Si sente come rincuorato di poter finalmente condividere, con qualcuno che ama, la preoccupazione e la gioia provate. Si alza, facendo attenzione a non svegliare Stella e allarga le braccia, quando sua figlia gli corre incontro sorridente.
-Papà… stanno bene davvero? E’ tutto a posto?-
-Li stanno ancora visitando, ma mi hanno assicurato che stanno bene.-
Abbraccia sua madre e stringe la mano ad un nonno Jim emozionato.
-L’hai fatto nascere tu, veramente?-
Chiede Martha eccitata e non gli dà il tempo di rispondere che formula un’altra domanda.
-E non sei svenuto?-
Lui sospira, stringendo Alexis ancora più forte.
-No, mamma, non sono svenuto… ma avrei vomitato molto volentieri!-
Scoppiano a ridere e guardano Stella dormire tranquilla.
-Povero tesoro, era stanca morta e anche molto spaventata, è crollata appena siamo arrivati.-
Jim si siede accanto a lei e le accarezza la testa.
-Lasciamola dormire allora.-
Finalmente la porta della nursery si apre e il dottor Carver fa segno a Castle di avvicinarsi.
-Tre chili e quattro per 52 centimetri, è un bambinone! Le analisi sono buone, suo figlio è sano come un pesce.-
Lui sospira, chiudendo gli occhi.
-Possiamo vederlo?-
Chiede Alexis e lui annuisce.
-Certo, avvicinatevi al vetro che alzo la tendina.-
Posiziona la culla con Gabriel in prima fila, tra altri neonati, in maggioranza femminucce.
-Ma guardatelo lì… beato tra le donne dal primo giorno!-
Rick sorride sornione e sua madre gli dà un buffetto sulla nuca.
-Non dare del galletto a tuo figlio, povera anima innocente!-
Mentre ridono, il dottor Carver si sporge ancora dalla porta.
-Appena la dottoressa Shelby darà l’ok, potrà portarlo in camera da sua moglie, io torno ai miei piccoli ospiti.-
Li saluta e torna al suo lavoro.
Restano davanti al vetro ad ammirare Gabriel. Il dottor Carver lo ha definito un bambinone, ma a Rick sembra uno scricciolo. In un attimo gli passano davanti le ultime ore. Lo sguardo impaurito di Kate, seguito da una determinazione improvvisa, mista a rabbia, per affrontare tutto come solo lei sa fare, l’ansia di poter sbagliare qualcosa, qualunque cosa che avrebbe potuto nuocere al piccolo… e quel benedetto elefantino, che non sono riusciti a portare a casa nemmeno oggi!
Guarda quella manina che gli ha stretto il dito, impedendogli di parlare oltre, osserva le sue labbra, uguali a quelle di Kate, il nasino piccolo e i capelli scuri.
Sei il primo Castle che nasce con i capelli scuri…
Quando lo aveva appoggiato addosso a Kate, si era calmato subito e per un paio di secondi aveva aperto gli occhi: azzurri.  Solleva le spalle, come se stesse rispondendo ai suoi pensieri, che questa era una cosa ovvia.
Tutti i Castle hanno gli occhi azzurri!
E’ perso davanti a quel vetro e si volta di scatto verso Alexis, quando sente la sua mano sulla spalla.
-Papà... stai bene?-
La ragazza guarda la sua espressione e le vengono gli occhi lucidi.
-E’ un bimbo splendido papà!-
Gli butta le braccia al collo e Rick  guarda i due nonni, inebetiti davanti al vetro come lui, fino a qualche secondo prima.
-Mamma… non sarai commossa?-
-No Richard! Sono alquanto depressa… nonna per la terza volta… penseranno tutti che sono vecchia!-
Nasconde il viso dentro un fazzoletto e gli volta le spalle, allontanandosi di qualche passo, tra le risate di tutti.
-Allora, come sta il giovanotto?-
La dottoressa Shelby si unisce al gruppo e dà uno sguardo al bambino.
-E Kate come sta?-
Chiede invece Castle.
-Bene. Certo, se mi avesse chiamato subito, quando ha cominciato ad avere quei dolori insopportabili alla schiena, invece di tenerseli buona buona per quasi due giorni… ma per fortuna è andato tutto bene.-
-Posso andare da lei?-
-Era molto stanca e si è addormentata, ma resti pure con lei e porti il bambino in camera, le farà piacere trovarselo vicino quando si sveglierà. Ora scusatemi, torno al mio giro di visite.-
-Vai tranquillo papà, noi aspettiamo qui con Stella, appena Kate si sveglia entriamo a salutarla.-
-D’accordo. Allora io vado…-
 
 
…Sai piccolo, io ho trascorso gran parte della vita a cercare la mia identità. Quando non sai chi è tuo padre, quando non puoi dargli un nome, un volto, cerchi d’immaginarlo. Da ragazzino mi guardavo allo specchio e cercavo le mie somiglianze con mia madre, le mettevo da parte e tenevo presente tutto il resto, cercando d’immaginare una sua probabile faccia, ma alla fine, mio padre, non ha mai avuto un’identità. Come me…
Mentre parla, accarezza il viso di suo figlio, lo sfiora delicatamente con un dito, incredulo di quanto successo quel giorno.
 …Mi guardavo allo specchio e pensavo che fosse squallido essere figlio di una notte e via, di un volto senza un nome, di un ricordo che non è più nemmeno un ricordo, perché questo mi ha sempre fatto capire mia madre, dicendo di non sapere chi sia l’uomo con cui mi ha dato la vita…
Distoglie lo sguardo dal bambino e guarda fuori dalla finestra, una strana malinconia si sta impossessando di lui, l’adrenalina è scesa e adesso si sente sfinito. Chiude gli occhi e sospira tornando a guardare Gabriel.
…Grazie al cielo la fantasia non mi è mai mancata, aggiungici anche che sono un inguaribile romantico e il risultato è che mi è sempre piaciuto pensare che sono figlio di una grande tempesta. Una tempesta che travolge il cuore, senza lasciare scampo nemmeno alla mente e che non fa respirare. Una tempesta che può essere infinita o durare solo il tempo di una notte, per calmarsi alle prime luci dell’alba, ma sempre una tempesta, impetuosa che, anche se finita, non può essere dimenticata…
Continua a parlargli in un sussurro, per non disturbare il suo sonno, ha messo la mano dentro il lettino e lui si è aggrappato di nuovo al suo dito e non intende mollarlo.
…Sai Gabriel, io l’ho vissuta questa tempesta e continuo a viverla ogni giorno. Ogni giorno sono travolto da un turbinio di emozioni che mi annebbiano la mente e mi fanno fremere lo stomaco, mi basta solo stare vicino a tua madre, anzi, mi basta solo pensare a lei, per sentirmi vivo. Quando sono con lei, quando mi perdo nei suoi occhi, quando mi sorride o mi fulmina con lo sguardo, io so chi sono. Sono il suo uomo, la sua tempesta, la sua ancora, perché questo è lei per me…
Mette il braccio sulla sponda del lettino e ci appoggia sopra il mento, continuando a guardarlo dormire.
Certe notti, quando resto a scrivere fino a tardi, mentre tutti dormono, prima di mettermi a letto, mi piace fare il giro di tutte le stanze. Mi soffermo a guardare Stella, che dorme accucciata con il suo paperottolo, mi fermo nella stanza di Alexis, anche quando dorme al Campus, guardo il suo letto, i suoi oggetti, ripasso nella mente un immaginario album di fotografie che segnano tappe diverse della mia vita e, in quel momento, io so chi sono. Sono un padre, presente, oppressivo e geloso forse, ma ci sono…
Ti starai domandando perché parlo ormai ininterrottamente, da non so quanto tempo… veramente non lo so nemmeno io. Sarà che, tutto mi sarei aspettato, tranne che aiutarti a venire al mondo e sono ancora così eccitato che non riesco a stare zitto. Tua madre dorme e tu, al momento, sembri l’unico disposto ad ascoltarmi senza interrompermi.
La verità è che volevo sapessi che tu, un’identità l’hai sempre avuta. Tu sei figlio di quella tempesta di cui ti parlavo e, credimi, non c’è cosa più bella del sentirsi parte integrante di un piccolo universo, che ti ha aspettato e voluto con amore dai tuoi primi momenti di vita.
Un giorno, tu ed io ci ritroveremo in disaccordo su un sacco di cose, mi urlerai contro e magari uscirai sbattendo la porta, ci siederemo a tavola e non ci guarderemo in faccia per ore, solo per una parola sbagliata sfuggita ad uno dei due, è inevitabile che succeda, ma questo non deve mai farti mancare una certezza: qualunque cosa dovesse mai succedere tra noi due, non ti mancherà mai il mio appoggio, la mia presenza, il mio amore sconfinato per te. Qualunque cosa succederà, io resterò sempre tuo padre, quella casa dove potrai tornare sempre quando sarai smarrito o soltanto felice di condividere con me la tua vita...
Si ferma un attimo e sorride, Gabriel fa mille movimenti strani con il nasino, ed è adorabile.
Ho usato un mucchio di parole e l’unica cosa che volevo realmente, era darti il benvenuto al mondo. Tua madre ha ragione, sono logorroico…
Si china su di lui e gli sfiora la fronte con le labbra. Assapora il suo profumo, quell’indescrivibile profumo che hanno i bambini appena nati e gli occhi gli si riempiono di lacrime. Quante volte ha pianto in una sola giornata?
Avrò anche trovato la mia identità, ma mi sono proprio rammollito!
Sorride a se stesso e non resiste dal prenderlo in braccio, il piccolo fa un paio di smorfie con il musetto e si sistema comodo, continuando a dormire tranquillo.
…Un discorso chilometrico solo per dirti che… ti voglio bene, figlio mio…
Appoggia delicatamente il viso a quello del piccolo e chiude gli occhi, assaporando quel momento perfetto, fino a quando un sussurro alle sue spalle lo riporta alla realtà.
-Dovresti scriverlo!-
Rick si gira di scatto e sorride.
-Sei sveglia! Come stai?-
Kate è coricata su un fianco, le mani sotto al cuscino e un’espressione serena sul viso.
-Come se mi avesse investito un autobus, ma… mi sento bene.-
Sorride e sposta una mano sulla manina di Gabriel, accarezzandolo.
-E tu, come ti senti?-
-Come se fossi stato rapito dagli alieni, sballottato per l’intera galassia e rispedito indietro a calci nel… ehm… sto bene.-
Kate ride e gli accarezza il viso.
-Dico davvero, dovresti scriverlo.-
Lui le prende la mano nella sua e gliela bacia.
-Cosa?-
-Il discorso che hai appena fatto a tuo figlio.-
-Ma non stavi dormendo? Ehi… aspetta… da quanto stavi ascoltando?-
Lei si solleva leggermente, sempre seduta di fianco e fa una faccia pensierosa.
-Mh… vediamo… da quando la bella infermiera dalla pelle ambrata, che spiccava sulla divisa bianca, ti ha messo una testolina rossa tra le braccia, sorridendo…-
Lui sgrana gli occhi e si mostra indignato.
-Ma… ma… oh Kate! Origli sempre? Non puoi… era un discorso tra me e mio figlio…-
Si ferma di colpo e corruccia la fronte.
-Perché dovrei scriverlo?-
-Perché gli hai raccontato una parte importante della tua vita, di te… gli hai detto quanto lo ami e quanto infinito sia questo amore… ed è un peccato, perchè domani, non se lo ricorderà!-
-E’ logico che non se lo ricorderà, credo che non abbia nemmeno sentito, per questo non mi ha interrotto.-
Lui ci scherza su, ma lei ha gli occhi lucidi e sorride.
-Mettilo per iscritto. Una lettera, le tue parole, i tuoi pensieri chiusi nella cassaforte del tempo, per quel giorno in cui uscirà sbattendo la porta e tu non troverai più il modo o il coraggio di dirgli tutto quello che lui significa per te. Anzi… una lettera che dovrebbero leggere tutti e tre, Gabriel, Stella ed Alexis, perché è il tuo cuore a parlare, ed è un peccato che loro non possano sentirlo.-
Anche gli occhi di Rick sono di nuovo lucidi, abbassa lo sguardo su suo figlio e stringe la mano di Kate.
-Non so nemmeno cosa ho detto esattamente.-
-Lo so io… hai parlato di una grande tempesta… devi scriverlo Rick. Alexis e Stella sanno già che padre meraviglioso sei e Gabriel, se ne renderà conto crescendo, ma non è giusto privarli dei sentimenti che hai provato oggi.-
Lui sospira e le bacia ancora la mano. Restano in silenzio per un paio di secondi, con lo sguardo fisso sul loro bambino, finchè Rick sospira.
-Caspita! Che giornata…-
Kate ride e si mette le mani sul viso.
-Già… che giornata… non dimenticherò mai la tua faccia, quando hai guardato…-
Non finisce la frase perchè le risate glielo impediscono e lui fa il broncio.
-Che tu ci creda o no tesoro, io non ho mai visto niente del genere in tutta la mia vita…-
Ripete le parole di Rick scimmiottandolo e a quel punto scoppia ridere anche lui.
-E tu allora? E non chiamarmi tesoro! Per un attimo ho creduto che mi avresti picchiato!-
-In effetti, ci ho pensato, specie quando hai parlato di quella trasmissione sul parto in diretta.-
Lui fa un’espressione di disgusto.
-Mai più… non guarderò nulla del genere mai più. Dopo oggi, solo cartoni animati!-
Continuano a ridere e si ritrovano occhi negli occhi, mentre le labbra di entrambi, assumono un’improvvisa espressione seria. Lei gli accarezza i capelli.
-Sei stato meraviglioso! Hai il diritto di pavoneggiarti con i tuoi amici, raccontando quanto sei stato bravo.-
-Pavoneggiarmi?! Non so cosa ci abbia trovato di elettrizzante Lindsey, ma io ero leggermente schifato… oltre che terrorizzato.-
-Lo so, anch’io… ho avuto davvero paura all’inizio… ma siamo stati bravi!-
Rick le porge il bambino e lei resta in silenzio a guardarlo.
-Non ci posso credere!-
Kate osserva il bambino, ma Rick osserva lei.
Si è seduto sul letto, ha messo il braccio sul cuscino e la fissa attentamente, cercando di captare i suoi pensieri. Pensieri che lei gli rivela subito dopo.
-In questi nove mesi… l’ho sentito crescere, l’ho sentito muovere, scalciare. Ho provato sensazioni nuove, indimenticabili. Mi sono sentita forte e ho avuto paura…-
Lui continua a fissarla, sta per essere travolto da quel turbinio di emozioni che annebbiano la mente e fanno fremere lo stomaco.
-...ma adesso… è qui… lo guardo e cerco di capire a chi somiglia, sento il suo respiro addosso a me, la sua manina che stringe la mia… e questo lo rende così… così…-
-Reale!?-
Sussurra lui e lei solleva lo sguardo annuendo. Appoggia la testa sulla sua spalla e si asciuga le lacrime.
-…si… reale! Insomma lo abbiamo fatto noi… l’ho fatto io… ti rendi conto? Kate Beckett…-
-La dura Detective Omicidi!-
La scimmiotta lui e lei gli dà una spinta.
-Non prendermi in giro Castle!-
-Non ti prendo in giro, è che sei così bella, così radiosa… ma non sei diversa dalla detective. Sei tu: poliziotta, donna, mamma, figlia, moglie… sei tutto questo e io vi amo tutte.-
La bacia con una dolcezza nuova, diversa dal solito.
-Hai detto che il primo abbraccio di Stella ti ha provocato la stessa emozione di quando hai preso in braccio Alexis per la prima volta…-
Lui annuisce e tiene la testa appoggiata alla sua.
-Hai ragione… non potevo capirlo bene prima, ma quando oggi l’ho sentito piangere dopo che è nato, ho provato la stessa emozione della sera in cui Stella mi ha chiamata mamma per la prima volta.-
-Non importa se li partorisci o li prendi già confezionati, vero?-
Lei sorride e annuisce.
-Già… Stella è mia… quanto Gabriel!-
Due colpetti alla porta li riportano alla realtà. Alexis fa capolino.
-Stella sta scalpitando per vedere Gabriel… e anch’io… possiamo?-
Kate sorride radiosa e allunga un braccio.
-Venite a darmi un bacio voi due.-
-Mammina!-
Alexis solleva Stella e la fa sedere sul letto. Si abbracciano ridendo e poi riservano tutta l’attenzione al piccolo.
-Kate è un capolavoro…-
Dice Alexis e Stella gli accarezza il nasino. Gabriel si stiracchia e emette un piccolo mugolio.
-Mamma ti è svegliato! Guadda, ha gli occhi azzulli.-
Kate guarda Rick con tenerezza.
-Qualcuno una volta mi ha detto che tutti i Castle hanno gli occhi azzurri, pare sia vero.-
-Sono tutti impazienti di conoscerlo Kate. Esposito sembra perfino nervoso, tuo padre invece, non batte ciglia, è immobile come una mummia e sembra quasi che non respiri.-
Le dice Alexis divertita e Kate scuote la testa, pensando a suo padre, così simile a lei nel chiudersi dentro alle proprie  emozioni.
-Rick, perché non vai a chiamarli.-
Lui annuisce e fa per uscire, ma lei lo ferma prendendolo per un braccio.
-Dateci solo 5 minuti, le ragazze ed io dobbiamo discutere di una cosa.-
Lui storce il naso e corruccia la fronte.
-Adesso? Cosa?-
-Non ti dirò cosa, è una faccenda tra donne.-
-Si, ma… non siete solo donne, adesso c’è anche un maschietto e…-
-Castle! Va a dire agli altri che possono entrare, ma solo tra 5 minuti… chiaro?!-
Lui spalanca gli occhi.
-Chiaro… chiarissimo… mamma mia quanto sei suscettibile!-

 

Continua...


Angolo di Rebecca:

Ecco cos'erano quei ricordi sparsi qua e là...
Un discorso chilometrico che Rick fa al suo bambino.
Preso dalle emozioni, non ha potuto fare a meno di raccontare se stesso a Gabriel *-*

Piaciuto il primo regalo che ha ricevuto Gabriel?
Ma si, la sua prima foto mentre stringe il dito al suo papà...
gliel'ha fatta la zia Vale, l'ha incorniciata per bene e l'ha messa nel suo lettino :)
Grazie zia Vale *-*

  
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