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Autore: Tumpai    06/12/2012    0 recensioni
Le luci blu di una sala prove di periferia. Le strade bagnate dalla pioggia incessante dei mesi invernali. Il cielo grigio e il cuore colmo. Speranze, sogni, emozioni. La nascita e la vita di una band tra la fatica dello sfondare e l’incessante voglia di suonare.
Ci riusciranno???
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piove.
Sono giorni che piove e il cielo rimane grigio, cupo, come se volesse essere uno specchio di quella città di periferia, alle porte del mondo, dimenticata dai grandi, e snobbata da chi vi abita.
Una di quelle città dove la campagna è la padrona e dove innumerevoli vite scivolano lente verso la vecchiaia, felici.
Dove alle due del pomeriggio tutto dorme, tutto tace. Fino a quello strano settembre, quando da quella stalla in campagna, si udirono strani suoni e rumori molesti.
Un ragazzo, solo con la sua batteria e con l’impronta violenta e scordinata di chi non sa cosa farne di quelle bacchette.
L’aveva trovata li, per caso, coperta da un telo grigio di polvere in quella stalla. Si era chiesto mille volte perchè i suoi genitori non l’avessero avvisato di tutta quella bellezza e di tutta quella potenza racchiusa in tre piatti di ottone lavorato e cinque pelli ben tirate.
Era felice, come non lo era stato mai.

Il suo nome non gli importava, voleva fare come le grandi rock star, trovarsi un nome figo, da figo, che suonasse epico e deciso, e che lo catapultasse nell’olimpo della musica, cossicchè ogni qual volta qualcuno avesse udito quel nome, l’avrebbe riconosciuto. Ma i suoi amici, si sa come sono gli amici, lo chiamavano Skizzo. Con offese ovviamente porno quando, a suo malgrado, una giovane ragazza indifesa e sconosciuta, faceva l’errore di chiedere “Come mai questo nome?”. Ma a lui, infondo, piaceva anche questo lato. “Se non altro, mi ricorderanno in qualche modo.” pensava tra se e se ogni volta mentre diventava rosso per l’ennesima battuta di risposta dai suoi cari amici.

Skizzo, musicalmente parlando, era un tipo strano. Di quelli che non si soffermano alle mode, ma non si fissano nemmeno sulle nuove correnti. Tuttavia, era determinato e con la voglia di fare di chi ha scoperto un gioco nuovo, inizio a sbattere su quei tamburi fino a farne uscire qualcosa di apprezzabile. Qualcosa di carino.

Fu allora che la sua mente inizio a vagare sulla malsana idea di trovare una band, e parlando con i suoi cari amici al ritorno da scuola le risposte furono solo: “Ma che te ne frega della musica, devi pensare alla…”. Ovviamente, lasciavano intendere ad un argomento in particolare. Di quelli prettamente adolescenziali ma non solo, insomma.

Cosi, con le mani in tasca per il freddo e la berretta sugli occhi, si ritrovò a percorrere l’ultimo pezzo di strada, dalla fermata dell’autobus a casa sua, da solo, con il suo i-pod nelle orecchie, immaginandosi la bellezza del suonare un Plug in Baby davanti ad una folla di quindicenni accaldate e sognanti. Pronte a lanciare sul palco la biancheria per un bis.
Sogni ad occhi aperti è chiaro. Non succedono queste cose nella vita reale no?

D’un tratto, entrando nella tabaccheria nell’angolo della via, per la classica ricarica telefonica, si accorse di uno strano angolo buio di essa, con appena una piccola bacheca.
L’idea lo folgorò all’istante.
“Posso avere carta e penna???” chiese al tabaccaio, amico di famiglia. Era un uomo robusto e grassoccio con un paio di baffi molto retrò e sempre con la camicia allacciata fino all’ultimo bottone.
“Quanti te ne servono? Le ho rosse, blu, nere, colorate…”
“No No! Me ne serve una per fare un bigliettino qua e ora, non voglio comprarle, devo comprare solo una ricarica”
“Ah ecco, mi sembrava strano” disse il grassoccio uomo dalla faccia simpatica, porgendogli un foglio e una penna ” fai veloce e riportameli.”
Skizzo non ci mise più di qualche secondo nello scrivere cinque semplici parole ‘Cerco Componenti per una band’ e il suo numero di cellulare sotto, in verticale, facendo una decina di striscioline da strappare piegando la carta.
Fece per appiccicarlo con una delle puntine fissate sulla bacheca quando si fermò di colpo. Impietrito. Con il sangue gelato nelle neve e gli occhi spalancati di chi si trova in un casa infestata da fantasmi.

  
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