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Autore: D_Willow    06/12/2012    3 recensioni
[Glee/Pocahontas]
1607 Londra
Nel porto c’era una gran confusione di uomini che andavano e venivano, molti di loro erano lì per partecipare alla prima spedizione della “Virginia Company” al fine di recuperare ricchezze nel Nuovo mondo.
Genere: Avventura, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Quinn Fabray, Rachel Berry, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana, Quinn/Rachel
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2: Qualcosa in arrivo
 
 



Come al solito me ne stavo su di una roccia, sotto di me uno strapiombo che avrebbe fatto venire le vertigini a chiunque, ma non a me. Io adoravo il pericolo ma soprattutto amavo la mia terra e la libertà che questa sapeva darmi.

Il vento che mi accarezzava i capelli, lo scrosciare della cascata poco distante, l’odore costante di erba fresca, erano le cose che mi piacevano di tutto ciò che aveva da offrire questo mondo, il mio mondo.

Che fosse tra i boschi o in acqua mi sentivo in pace con me stessa, eppure da qualche tempo sentivo come se mi mancasse qualcosa, non so bene dire cosa ma sentivo di non essere completa.

In lontananza sentii uno dei tanti canti popolari, in seguito anche il corno, quel suono ci avvertiva che qualcuno o qualcosa era in arrivo. Sperai con tutte le mie forze che fosse mio padre, era da tanto che non lo vedevo e mi mancava.

-Santana!- Sentii qualcuno che mi chiamava urlando dal basso, così mi sporsi per vedere che Rachel era venuta con una canoa.

-San, è arrivato tuo padre, vieni giù!- Le mie preghiere al Grande Spirito erano state ascoltate finalmente.

-È tornato, Finn- Feci rivolgendomi al mio colibrì, amavo gli animali, a volte avevo quasi la sensazione che fossero umani.

-Vieni, Mike.- Esortando anche il mio golosissimo procione a seguirmi, a volte mi domandavo come fosse possibile che un pozzo senza fondo come lui potesse rimanere così snello e agile.

Feci per avviarmi attraverso il bosco, quando decisi di adattare un metodo, diciamo più semplice per raggiungere Rachel. Corsi e mi buttai giù dallo strapiombo, e quella sensazione di libertà mi pervase in ogni fibra del mio essere.

-No, non in quel modo!- Urlò Rachel rassegnata ormai dal mio comportamento.

Atterrai in acqua con un sonoro “SPLASH”, stetti un po’ sotto la superficie, girandomi verso l’alto, godendomi lo spettacolo di luci e colori che producevano i raggi del sole sul fiume.

-Mpf...Che esibizionista.- Sospirò lei, pensando che io non la sentissi. Gliel’avrei fatta pagare.

Mentre anche il mio sciocco procione si tuffava non notando l’altezza, e anzi quasi commettendo un suicidio vero e proprio, arrivando in acqua. Sentii di nuovo:

-Santana?- Questa volta mi chiamò con preoccupazione tale che quasi abbandonai la mia idea di vendicarmi.

-Stai bene? Farai meglio a stare bene, perché io non mi tuffo in acqua per teEH!- Strillò Rachel appena rivoltai la sua canoa facendola finire in acqua con me.

Riemergemmo insieme da sotto la canoa e notando la sua faccia capii che l’avevo fatta leggermente arrabbiare. Sorrisi tra me e me: infondo far disperare Rachel era un’arte per me e anche se la prendevo in giro spesso lei, sapeva che le volevo un bene dell’anima. Questo però non l’avrei mai ammesso ad alta voce, ovvio.

-Non siamo un po’ cresciutelle per questo tipo di giochi?- Tossicchiò tra una parola e l’altra per via dell’acqua bevuta. In tutta risposta le schizzai con la bocca un po’ d’acqua in faccia.

Quella fu letteralmente la goccia che fece traboccare il vaso: prendemmo a schizzarci e a ridere, proprio come se a un tratto fossimo ritornate piccole.

-Aiutami a girare la canoa.- Disse mentre spingevamo per rovesciarla dal verso giusto. -Cosa facevi lassù?- Continuò lei con una delle sue solite domande impiccione.

-Pensavo.- Risposi semplicemente, distogliendo lo sguardo.

Intanto Mike salì a tentoni sulla canoa trascinandosi dietro la sua coda grondante d’acqua e distraendoci dal discorso.

-Mike!- Esclamai riproverandolo quandò schizzò da ogni parte scuotendo il suo pelo bagnato.

-Pensavi ancora al sogno, vero? Sei riuscita a capirne il significato?- Mi chiese imperterrita guardandomi con gli occhi di chi la sa lunga.

-So che significa qualcosa, ma sinceramente non so cosa.- Risposi un po’ spazientita dalle sue domande. Non la sopportavo a volte.

In fin dei conti lei sapeva che non mi piaceva parlare di me eppure continuava a fare domande. Forse sapeva che lei era una delle uniche a cui potevo rivolgermi se avessi avuto un problema, ma conoscendomi sapeva anche che non avrei mai chiesto aiuto.

-Chiedi a tuo padre.- Disse facendo un’alzata di spalle.

-Già.- Feci un po’ pensierosa –Forse dovrei.- Mi girai osservando Finn che aveva il becco conficcato nella parte sott’acqua della canoa.

-Basta, Finn, smettila di scherzare, dobbiamo tornare a casa.- E così risalimmo il fiume cominciando ad avvicinarvi al nostro villaggio.

Appena fummo sulle spiagge, vidi una grande folla riunita davanti a due uomini. Mi avvicinai alzandomi in punta di piedi, poiché ero piuttosto bassa, anche se magra e slanciata, per vedere qualcosa tra le spalle della mia gente potei finalmente rivedere mio padre che parlava al nostro popolo.

-Tra tutti gli uomini, nessuno è stato valoroso come Puck, più feroce di un orso e più veloce di una gazzella, per questo gli daremo il dovuto riconoscimento.- Disse mio padre fiero, mentre il saggio del villaggio, immergendo le mani nella tintura rossa da battaglia, faceva i segni delle zampe dell’orso sui pettorali muscolosi di Noah.

-Bello, Puckerman, eh?- Bisbigliò ironicamente Rachel al mio orecchio.

-Già, così serio- Risposi io con lo stesso tono ma infastidita dalla felicità di mio padre nel parlare di quello zuccone.

Da ammettere che aveva un bel corpo, che era un ragazzo con la testa sulle spalle, ma dentro di me sentivo che il mio destino, il mio futuro, non si trovava qui e sicuramente non era con lui.

Alla fine del discorso di trionfo, tutto il popolo esultò ma ritornando subito dopo a svolgere il loro compiti quotidiani. Salutai Rachel con un cenno e corsi tra le braccia di mio padre.

-Bambina mia, mi sei mancata.- Disse lui lasciandomi un bacio tra i capelli.

-Anche tu mi sei mancato, padre, sono contenta che tu sia tornato sano e salvo.- Risposi davvero sollevata che fosse lì con me.

-Vieni, abbiamo tante cose di cui parlare, devi raccontarmi tutto ciò che è successo mentre non c’ero.- Continuò mettendomi un braccio intorno alle spalle e conducendomi verso la sua tenda.

Entrammo in quel luogo da tanto tempo disabitato e ci sedemmo sulle stuoie.

-Ho un sogno ricorrente, penso che voglia dire che sta per accadere qualcosa.- Iniziai a raccontare entusiasta, facendo spuntare un sorriso a mio padre.

-In verità qualcosa di straordinario è già accaduto.- Mi rispose lui, posando il copricapo da capo tribù su una mensola.

-Davvero? E cosa?- Domandai perplessa e piuttosto sorpresa.

-Puck mi ha chiesto la tua mano.- Mi disse sorridendo, aspettandosi probabilmente una reazione positiva da parte mia.

-Cosa?! Sposare Puck? Padre, non credo sia questa la via giusta per me.- Risposi scioccata, dalla naturalezza con cui mio padre ne parlava. Insomma sapevo che prima o poi sarebbe arrivato quel momento, ma non lo aspettavo così presto. Non avevo mai pensato all’idea di sposare Noah, non avevo nessuna intenzione di accettare la sua proposta.

-Questo mio sogno: penso che abbia un significato più profondo dello sposare Puck. Quel ragazzo sarà pure il più impavido tra i guerrieri e il più bello tra gli uomini, ma io non lo amo.- Continuai con decisione, aspettandomi qualche reazione in lui.

-Santana, sono certo che questa sia la strada giusta per te, sei la figlia del capo e devi occupare il posto che ti spetta tra la nostra gente.- Mi rispose, gentile ma fermo sulla sua decisione. Amavo questo lato di lui, perché imponeva la sua autorità con estrema e disarmante gentilezza e tutti seguivano i suoi comandi, ma io non mi sarei piegata al suo volere. Non stavolta.

Abbassai lo sguardo in segno di finta resa, in quel momento avevo solo voglia di starmene un po’ da sola. Lui probabilmente capendo le mie intenzioni dallo sguardo che avevo, mi mise una mano sulla guancia sorridendomi comprensivo.

-Vieni, usciamo un attimo.- Così dicendo, andammo fuori e ci avvicinammo alle rive del fiume, dove poco prima Rachel aveva lasciato la canoa.

-Figlia, devi stare tranquilla, prendi ad esempio il fiume, piatto e pacato, ogni cosa andrà al suo posto. Puck è l’uomo giusto per te, è vigoroso e ti costruirà una casa dalle mura forti, e tu gli donerai l’onore della tua carica e una famiglia numerosa.- Disse lui dolcemente porgendomi una collana di un colore azzurro acceso.

-Questa apparteneva a tua madre, la indossò per le nostre nozze, sperava di vedertela indossare alle tue.- Concluse lui, allacciandomi quel prezioso regalo appartenuto a mia madre al collo, prima di rientrare in tenda e lasciarmi sola ai miei pensieri.

Rimasi immobile a fissare lo scorrere lento del fiume e mi misi seduta sulla riva, guardando la mia canoa oscillare sulle leggere onde.

Mi rigiravo tra le mani il pendente della collana di mia madre, pensando alle parole dette da mio padre: Il fiume, dovrei stare tranquilla come un fiume.

Pensavo a cosa avrebbe fatto lei al mio posto, lei che era sempre lo spirito di famiglia, lei che era la più forte di tutti noi, lei che era mia madre.

Decisi infine di andare a chiedere consiglio all’unica persona, o meglio dire albero che mi avrebbe davvero saputo indicare la via.

Mi misi sulla canoa, subito seguita da Mike e Finn, e cominciai a remare per dirigermi da quel grande salice piangente, che tante volte era stato il mio rifugio, quasi come una seconda casa.

Remai sempre più veloce quando quasi alla fine del fiume mi trovai davanti ad un bivio, da una parte il letto del fiume era piatto e tranquillo, proseguendo dritto verso il mare, dall’altra un ruscello stretto e pieno di piccole rapide. Un po’ la metafora della mia vita.

Se avessi preso la prima svolta, avrebbe significato sposare Puck e fare la tipica vita del nostro popolo, se invece avessi preso la seconda, sarebbe stato come un salto nel vuoto, il compiersi del mio destino, come avevo sempre pensato non era possibile tra la mia gente, io volevo di più, ma non sarebbe stato facile ottenerlo, qualsiasi cosa fosse.

Decisi di avventurarmi per quel percorso accidentato e pericoloso. Avrei messo tutta me stessa per seguire quello che il mio cuore voleva.

Arrivai in una particolare parte di fiume, dove il sole batteva di rado, perché coperto dai rami e dalle lunghe foglie di Nonna Salice.

-Nonna Salice?- Chiamai con cautela, sedendomi ai piedi di quel millenario albero.

-Santana, bambina mia sei tu?- Domandò lei rivelando il suo volto sorridente nella corteccia.

-Ciao Nonna Salice.- Dissi un po’ triste.

-Cos’hai piccola? Ma quella è la collana di tua madre?- Chiese lei osservandomi con interesse.

-È proprio di questo che volevo parlarti, mio padre vuole darmi in sposa a Puck- Sospirai triste ma non rassegnata.

-Puck?!  Ma è così serio.- Fece storcendo il naso.

-Lo so, lui è un bel ragazzo e potrà avere tutte le qualità di questo mondo, ma come ho già detto a mio padre, io non lo amo e non imparerò a farlo- Dissi decisa.

-Capisco.- Disse lei comprensiva.

-C’è dell’altro, un sogno che faccio spesso, penso significhi qualcosa, ma non riesco a venirne a capo.- Dissi ricordandomi di quelle strane immagini che riempivano la mia testa di notte.

-Un sogno? Dai racconta.- Disse Nonna Salice curiosa, la adoravo, era sempre positiva e sapeva come farmi spuntare un sorriso anche in situazioni delicate come questa.

-Corro tra i boschi, quando ad un certo punto vedo una freccia e non appena mi avvicino comincia a ruotare, sempre più veloce, finché a un tratto si ferma.- Dissi enfatizzando con il dito, il gesto della rotazione della freccia.

-Una freccia che ruota, che cosa insolita.- Disse lei sbuffando.

-Cosa pensi possa significare?- Chiesi io un po’ preoccupata che neanche lei sapesse interpretarlo.

 -La freccia ti indica la strada da seguire.- Rispose lei con un tono di voce molto caldo e rassicurante.

-E come faccio a seguirla?- Chiesi con fare ovvio.

-Piccola mia tua madre mi fece la stessa domanda tempo fa.- Mi disse ridacchiando, quasi sorprendendosi di quanto ci assomigliassimo, pur non avendola quasi per niente conosciuta. Morì quando ero molto piccola.

-Davvero? E cosa le rispondesti?- Chiesi  un po’ malinconica pensando a quella persona cara di cui purtroppo sapevo quasi solo il nome.

-Le risposi che doveva dar ascolto agli spiriti attorno a noi, si trovano nell’acqua, nell’aria perfino nella terra e in tutte le creature viventi.-

Un leggero vento cominciò a soffiare, sentii un vocio provenire da una parte indefinita del luogo, capii le parole di Nonna Salice, il vento mi stava parlando.

-Sento il vento.- Dissi alzandomi e chiudendo gli occhi, concentrandomi su quelle voci confuse e lontane.

-E cosa ti sta dicendo?- Sentii la sua voce leggermente ovattata, tanto ero concentrata.

-Dice che è in arrivo qualcosa.- Feci una pausa –Strane nuvole.- Dissi aprendo gli occhi.


IL TUO CUORE SA E TU CAPIRAI…


Sentivo quelle parole in testa mentre mi arrampicavo sul tronco di Nonna Salice per avere una vista migliore.

Quando arrivai in cima vidi avvicinarsi alle coste della mia terra delle cose mai viste.

-Che cosa vedi?- Sentii la voce di Nonna Salice provenire dal basso.

-Nuvole, strane nuvole.- Risposi quasi in un sussurro e leggermente preoccupata.
 
 





 
ANGOLO DELL’AUTRICE:

Ed eccoci alla fine del secondo capitolo, spero che l’attesa ne sia valsa la pena, devo dire che mi sono divertita molto a scriverlo, ancora le due non si sono incontrate ma aspettate solo un altro pochino e vedrete quello che succederà…

Ringrazio sempre tutti quelli che hanno recensito/preferiscono/seguono/ricordano, davvero un grazie a tutti voi, mi spingete a scrivere sempre di più e più in fretta.
Un abbraccio enorme alla mia BETA che ha fatto i tripli salti mortali per correggere tutta questa roba in un solo giorno <3

P.S. quanti di voi si sono inca**ati come bestie per la Bram? Je sto per spaccà la capoccia a Bocca de Trota!! (scusate il mio spirito romano di borgata ma quando ci vuole ci vuole XD)

Alla prossima,

D.
  
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