Day two. Il sole tornava a picchiare fra le strade di San Paolo, e la gente del quartiere cominciava a scivolare oltre quel cancello aperto.
L'insegna un po' raffazzonata citava: centro Stark per la tutela e la cura dell'infanzia. In parole povere, accoglienza per future madri, vaccinazioni, visite gratuite e consultorio.
I medici si occupavano delle cure primarie, e Loki aveva messo il proprio talento innato al servizio dell'istruzione. Tempo ventiquattr'ore, ed era circondato da uomini, donne e bambini in quella che aveva organizzato come la sua aula.
Qualcuno fra i vicini aveva trovato e montato una lavagna, Thor era andato personalmente in giro in cerca di quello che i terrestri definivano gesso.
E adesso, appoggiato allo stipite della porta, osservava compiaciuto il fratello ed il suo spiegare metodi di primo soccorso e di assistenza al parto, il suo catturare l'attenzione con parole semplici e dirette, il suo rispondere a tutte le domande con una cortesia ed un sorriso che mai e poi mai si sarebbe aspettato.
Già. Un esilio, Midgard ed il sostegno di una donna, avevano finito col cambiare pure lui.
E renderlo un uomo migliore.
Se nostro padre lo potesse vedere..
Loki aveva spostato quello sguardo di cristallo, incrociando il suo. E lui non era riuscito a sostenerlo.
Non sei tu, fratello, quello inferiore..
Quella sera, seduti attorno a quel tavolo di fortuna, non aveva osato neanche avvicinarlo. Era stato lui, a sederglisi accanto e porgergli il pane.
Come quando erano piccoli, senza bisogno di parole.
Day three. La gente tornava ad oltrepassare quel cancello, un po' più numerosa. Il dottor Lawson ed il signor Stark partivano alla volta del giro degli ospedali, in cerca di manodopera per il programma. E stavolta toccava al giovane, sciogliere la lingua d'argento ed illustrare il programma.
Day four, ed ecco i primi tre infermieri per le ore di volontariato e di insegnamento. Quel giorno si faceva pratica sulle iniezioni e sul posizionamento corretto delle flebo. E sì, adesso il dottor Lawson lo sapeva fare.
La prima settimana volò in un batter di ciglia. Qualcuno si premurò di aiutare il team a dare una mano di bianco, un signore di fece avanti con una catasta di mattonelle.
Uno spettacolo, le ragazze che ridevano, sporche di calce e malta fino sui capelli.
Il pasto un po' frugale consumato tutti insieme seduti a terra, le brande ed i sacchi a pelo. Cantare un motivetto col sottofondo della radio e l'acqua fredda della doccia che rendeva la sua pelle leggermente blu. La gente che ascoltava attenta le sue parole e ripeteva i gesti degli infermieri. Le madri che imparavano come respirare per sentire meno dolore durante le contrazioni.
Il sole che saliva, lasciava sudare tutti e poi fuggiva di nuovo dietro lo skyline. L'aula dipinta di un pallido verdino.
L'abbraccio di Sif alla fine della giornata era un dono senza prezzo.
Neppure una parola. Non ne erano mai servite, fra loro. Tendeva la mano e lei era pronta a raccoglierla, sedendosi al suo fianco ed appoggiandogli la testa sulla spalla. Poi gli scivolava addosso, gli circondava il torace col braccio e lui avrebbe lasciato tutto, pur di restare per sempre così.
Sei felice, re senza un trono?
Ti sbagli.. il mio regno è questo qui. E ho anche la mia regina.
Gliel'aveva detto con il naso in su ed un tono lievemente perfidino.
Sai, ho un'idea..
Cosa conquistiamo, stavolta?
Avevano riso, col sottofondo delle cicale.