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Autore: CAPCOM    07/12/2012    2 recensioni
Di cosa sono fatti i pensieri, i ricordi, le emozioni? Appartengono veramente alla nostra realtà?
In un mondo in subbuglio, minacciato da presenze sconosciute, tre ragazzi dovranno affrontare un lunghissimo viaggio per scoprire la risposta a queste domande. Cercando di dare voce e realtà ai propri sogni, verranno a conoscenza di verità sconvolgenti, che cambierà drasticamente il loro modo di vedere le cose, e sopratutto se stessi.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La nuova missione

La nuova missione


«Io sono una tra le altre cento…ricostruitemi, e scoprirete la verità. Ciò che io ho visto con i miei occhi. Mi affido a te!»
Pronunciate queste parole, i simboli scritti sulla pergamena fuoriuscirono magicamente dal foglio, ed iniziarono ad ondeggiare intorno a Masaru. Era un vero e proprio drago di luce e parole quello che serpeggiava intorno al ragazzo. Attraverso la bocca, questa meravigliosa creatura fatata entrò dentro di lui.
 
Perla era davvero allibita. Stava cominciando a provare disprezzo verso quel ragazzo, che con tanta disinvoltura la lasciava preda di una morte certa.  «Ma che cavolo fai?!? Tu sei un RA-GAZ-ZO, dovresti essere forte, dovresti almeno provare ad aiutarmi!! E invece te ne stai lì buono e tranquillo, tanto mica tocca a te vero?!? Sei solamente un debole! Guarda, felice di non conoscerti!»
Jay spalancò gli occhi. Lui aveva un ordine ben preciso da seguire, però era anche vero che stava soffrendo molto ora. Quella non era più la dolce Perla di prima, e ogni sua parola, ora, era un pugno in faccia per lui. Nascose dietro la schiena le braccia, e pizzicandosi dolorosamente il braccio, continuò la sua recita, sorridendo.
«Ti ripeto che non ce n’è bisogno. Quell’uomo non si farà mai esplodere, non ne ha il coraggio.» Inclinò lievemente la testa, come un dolce gufo, cercando di tranquillizzare la ragazza. Ma invano: l’uomo che la teneva stretta fece fuoriuscire dal lungo abito una specie di corda, che i ragazzi sentirono chiamare “miccia ”, e urlò, arcigno: «E’ tempo di festeggiare con i botti!!» Perla iniziò a divincolarsi furiosamente, nella speranza di fuggire a quel truce destino; iniziò anche a piangere, ma non di tristezza. Tanto per quel che ne sapeva non aveva nulla da rimpiangere. Piangeva di rabbia, contro quel maledetto ragazzo vigliacco e spregevole, per il quale lei non valeva nulla. Disperata, non trovando più alternative, Perla urlò: «Io ti ODIO !» Vedendo la fiamma avvicinarsi sempre più verso la miccia, la ragazza perse i sensi, la schiuma alla bocca.
 
Il sangue cominciò a sgorgare dalle braccia di Jay. Quelli che avevano visto non potevano essere stati gli occhi di Perla. Non potevano essere state parole sue. Un misto di tristezza e rabbia lo stavano possedendo. Perché si fidava tanto ciecamente di quella Voce, cosa lo spingeva a seguire ogni suo consiglio?!? Avrebbe potuto benissimo fregarsene di quel maledetto sussurro che aveva in testa, per salvare la sua amata Perla, farla magari sorridere, e non soffrire! Improvvisamente la Voce si fece risentire.
-Non provare a disobbedirmi, o… la perderai davvero.-
Il cuore di Jay sussultò. Perderla ?!? Non ci aveva mai, neanche lontanamente, pensato. ma era ora di affrontare il problema, non schivarlo. Non aveva altre soluzioni a cui appigliarsi,  pertanto fece ritornare il sorriso nel suo viso, che inevitabilmente aveva
perso dopo quella parola di Perla. Ormai pizzicarsi le braccia non lo aiutava più, il dolore era troppo forte. Si stava letteralmente squartando le braccia con le unghie, incurante del sangue.
L’uomo incominciò a ridere di gran gusto, sicuro di essere ormai arrivato al compimento della sua missione. «Visto, neanche quella ragazza ti vuole, a quale scopo vivere?!? Meglio farla finita, invece! Addio!» Con uno scatto fulmineo, l‘uomo fece avvicinare l’accendino alla miccia il più possibile, affinché questa prendesse fuoco.
Un caldo sudore iniziò a scendergli lungo tutto il corpo, il cuore batteva inspiegabilmente all’impazzata. Non riusciva più a muovere neanche le braccia. L’uomo, furioso, guardo verso l’albero, e vide il ragazzo. Impassibile, stava ancora sorridendo, gli occhi socchiusi.
«Allora, non ti fai esplodere?», la testa piegata verso destra, proprio come un bambino curioso. L’uomo non ci vedeva più dalla rabbia. Lanciò lontano la ragazza, che batté la testa contro un enorme masso. Ostinato, riaccese l’accendino, ma proprio non riusciva ad accendere la miccia. Qualcosa glielo impediva. Lo splendente sorriso di Jay ancora stampato in viso.
«Adesso te la faccio passare io la voglia di ridere!» Stringendo i pugni, l’uomo si avvicinò al ragazzo, pronto a distruggere quella spensieratezza che tanto lo irritava.
Jay non si mosse di un millimetro. Sapeva già come sarebbe andata a finire. E difatti, all’improvviso uno scarpone nero colpì in pieno volto il crudele uomo, che cadde a terra privo di sensi. Erano Marco e Masaru, giunti lì per salvarli. Jay fece brillare ancora più il suo immenso sorriso: «Finalmente! Ce ne avete messo di tempo! Salvate Perla, vi prego…». Dicendo questo svenne, avendo perso davvero tanto sangue.
 
Passarono tre giorni prima che Jay si risvegliasse. Si ritrovò immerso in un’ampia stanza dalle parti biancastre, su un comodo lettino. Era nell’Infermeria dove giorni addietro era stata portata Perla. La quale era ancora inerte, in un’altra stanza, per via del colpo subito alla testa. Jay si pose una mano sugli occhi, che da giorni non vedevano la luce e dunque gli bruciavano. Iniziò a ripensare a ciò che gli era successo, e scoprì che più degli occhi gli bruciava il cuore. I suoi pensieri furono interrotti dall’ingresso nella stanza di Masaru e Marco. Ciò che era successo gli aveva molto uniti, e fra loro ora c’era una grandissima intesa. Fu Marco il primo a parlare, poggiando dolcemente una mano sulla spalla di Jay.
«Quello che è successo mi ha lasciato un po’ perplesso, eri un po’ troppo sicuro di te. Un giorno faremo un bel discorsetto, solo io e te.» Jay e Masaru si lanciarono uno sguardo un po’ allarmato, perché entrambi avevano il dubbio che avesse scoperto della Voce.
«Ciò nondimeno, io avevo promesso che, dopo questa missione, vi avrei lasciato. E così sarà.» Jay spalancò la bocca, che iniziò a tremare, colto alla sprovvista da questa triste notizia. Ma Masaru stava sorridendo.
«Così come sono, io non vi servirei a niente. Sarei un peso. Per questo vi chiedo di
aspettare un mese. Tra l’altro i medici hanno detto che perla non si riprenderà se non tra qualche settimana. In questo lasso di tempo, io seguirò un corso di Aggiornamento, e quando ne uscirò sarò diverso, non più io, magari un maestro migliore. Masaru saprà sicuramente spiegarti tutto molto bene. Mentre io mi allenerò, però, dovrete farlo anche voi. Tu, Jay, per la prima settimana riposati, poi segui l’allenamento che Masaru sta già facendo. Tu Masaru, invece, non dimenticarti del tuo allenamento speciale.» Entrambi sorrisero, annuendo scambievolmente, poi Marco si allontanò.
I due amici erano da soli, e avevano tanto da raccontarsi. Masaru notò in Jay qualcosa di strano, che lo affliggeva e gli chiese cosa fosse successo. Jay gli raccontò tutto, anche di quella parola, odio, che non sapeva bene cosa volesse dire, ma che aveva inteso essere una brutta parola dagli occhi infuocati e l’intonazione della furiosa voce di Perla. Masaru si portò una mano alla bocca, evidentemente molto agitato. «Ti ho già spiegato cosa siano l’amore e l’amicizia. L’odio è esattamente il loro contrario, è un sentimento oscuro, crudele che ti spinge a pensar male di una persona, a non sopportarla. Anche l’odio crea un vincolo tra due persone, ma è un legame triste e che spinge due persone a respingersi, a cercare l’una di annientare l’altra. Perla ha detto una cosa davvero brutta; ma tu non devi preoccupartene. Lei ti amava, e tu lo sai bene; e poi lei non sapeva, o meglio ricordava, che tu ti sei comportato così perché seguivi i consigli della Voce, e quindi per salvarla. Lei deve sapere..»
Una mano afferrò violentemente il braccio di Masaru. Jay lo guardava fisso. «Promettimi. Promettimelo che lei non saprà niente.» Masaru non riusciva proprio a capire. «Ma perché?!? E’ giusto che lei lo sappia, per te, per voi…tu non hai fatto niente!»
Jay sogghignò. «Io non ho fatto niente?!? Ciò che provava per me è volato via, insieme alle sue memorie. IO ho fatto fuggire via tutto ciò che le apparteneva, quando avrei potuto invece recuperalo senza problemi. E’ colpa mia se ora è così. Quindi se ora mi odia è più che giusto. E poi non potrei imporle di amarmi, non sarebbe più vero! Me lo devo conquistare il suo sentimento per me, tramutando l’odio in amore. solo allora, magari, le racconteremo tutto. Promettimelo!» Masaru fu molto colpito dalle sue parole, tanto che una piccola lacrima gli cadde sulla guancia sinistra. Gli strinse la mano, accettando di mantenere il segreto. Masaru, sorridendo, disse: «Sarà anche ora che ti parli di tutto quello che ho scoperto, e della nostra prossima missione!» Anche Jay rise, entusiasmato dall’idea di una nuova avventura.
Dietro la porta, intanto, Marco aveva sentito tutto.
-E’ proprio come pensavo, esiste una Voce…Povero Jay, quante cose deve sopportare, quanto devo soffrire. E’ già la seconda volta che dice quelle parole, che impone a qualcuno di mantenere un segreto. Ma perché si ostina a soffrire da solo?!? Adesso, i sorrisi falsi che deve portare sono due… Mi chiedo solo se non esploderà come una bomba ad orologeria….-
 
Appena due settimane dopo che Marco aveva iniziato il suo corso di Aggiornamento, Perla si risvegliò. Era ancora molto frastornata, e comunque riuscì a parlare e camminare nuovamente solo dopo qualche giorno ancora. I due ragazzi preferirono non dirle niente, anzi Jay pensava fosse meglio che lui non la incontrasse nemmeno.
Il mese che dovevano aspettare passò, anche se molto lentamente. Entrambi i ragazzi erano molto cresciuti, non solo nello spirito. Per tutto il tempo trascorso avevano svolto esercizi ginnici, per accrescere la loro potenza muscolare. Come è vero che per una gran potenza fisica serve una buona mente, può valere anche il contrario. In Jay iniziarono a svilupparsi i primi muscoli sulle braccia, non più tanto  esili, seppur non esageratamente colossali. Masaru, invece, aveva rinforzato quelli che già aveva, e una piccola tartaruga stava formandosi lungo i suoi addominali. Lui, tra l’altro, ora era in grado perfettamente di eseguire una certa cosa, grazie al suo allenamento speciale.
Anche Perla, nonostante i moniti dei dottori, aveva deciso di allenarsi insieme ai ragazzi, nella Palestra di proprietà della PSICO. Nonostante ci fosse Jay. Anche lei, seppur impercettibilmente, era cresciuta, non solo in altezza, stava diventando sempre più una ragazza. Si fece spiegare da Masaru cosa fosse la Telepatia, e vista la sua grande intelligenza, in pochi giorni fu già in grado di padroneggiarla perfettamente.
Era l’inizio di Marzo, quando la porta della palestra si aprì. Illuminato da un vigoroso sole mattutino, vi era Marco. Anche se non sembrava più lui. Ora i lunghi capelli neri erano cresciuti a dismisura, sul lungo naso a punta poggiava un bellissimo paio di occhiali blu scuri, l’occhio destro era solcato da una lunga cicatrice. Al polso sinistro portava uno strano braccialetto, e sullo stesso braccio aveva anche uno strano tatuaggio.
«Finalmente ci rincontriamo. Mi siete mancati molto, tutti. però i convenevoli li lasciamo a dopo. Dobbiamo percorrere un lungo tragitto per raggiungere la nostra nuova meta. Masaru naturalmente ha già deciso di venire. Perla, Jay, accettate di seguire me, Marco, in qualità di vostro maestro, qualunque cosa si troverà dinnanzi a noi, anche la più strana e terrificante, seppur non potrete credere ai vostri occhi? Siete ancora disposti a concedermi la vostra fiducia?»
Jay si alzò di scatto, ed urlò un prorompente «Ma certo!». Perla invece era ancora dubbiosa. Neanche lo conosceva quello lì. L’unica persona che riusciva a ricordare, che “conosceva”, era Masaru. Verso di lui rivolse i suoi occhi pieni di indecisione. Ma vedendolo annuire, sorridere amichevolmente, anche lei si alzò, e disse: «Sì».
 
Ci vollero cinque giorni affinché il gruppo raggiungesse la città di Saigo. Posta nell’estremità nord-ovest del continente di Chinka, questa città era una famosissima località turistica, bagnata da un bellissimo mare cristallino. Fu proprio il mare la prima, dolcissima sorpresa che rallegrò gli occhi dei ragazzi: mentre Masaru e Perla l’avevano visto solo in fotografia, Jay non sapeva neanche cosa fosse. Tanto grande e meravigliosa fu la gioia che lo invase, alla vista delle onde che si frangevano rumorosamente contro gli scogli, del luminescente, ondulato riflesso del sole, del lontano guizzo vivace di un pesce color rosa, che cadde a terra, in ginocchio piangendo. Rimase lì per cinque
minuti, nessuno sapeva cosa fare. Poi si rialzò, come fosse successo niente, e ripartirono. Marco li accompagnò dentro un grande edificio giallognolo. Dentro vi era tantissima gente, tutta indaffarata, piena di borse. Salirono le scale, e uscirono di nuovo all’aperto, attraversando una stradina ghiaiosa. Il cielo era splendente, eppure all’improvviso in lontananza videro un gran fumo bianco avvicinarsi verso di loro. Un fischio acutissimo echeggiò per tutta la cittadina, proprio da dove proveniva lo spumeggiante fumo.
 
Marco sorrise, gli occhi fermi verso l’orizzonte. Sembrava cercasse qualcosa al di là di esso.
«Ci siamo ragazzi. Si parte!»
  
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