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Autore: Natalja_Aljona    07/12/2012    1 recensioni
Natal'ja vende fiammiferi e sogna la Rivoluzione.
Siberiana fin nelle ossa e nel sangue, nel cuore e nell'anima, nipote di uno dei capi dei Decabristi ed ultima erede della famiglia russa più temuta dallo zar, è quasi impazzita in prigione ma sa che non è finita.
Geórgos vive per la guerra e per il cielo di Sparta.
Nato durante la Guerra d'Indipendenza Greca e nipote del capo dei Kléftes, i briganti e i partigiani del Peloponneso, ogni notte spara alle stelle perché ha un conto in sospeso con gli Dei.
Feri è uno zingaro ungherese, il terzogenito di Kolnay Desztor, il criminale del secolo, e il più coraggioso dei suoi fratelli.
Legge il destino tra le linee della mano, e tre anni di galera e lavori forzati non sono bastati a fargli smettere di credere nel suo.
Nikolaj, ussaro polacco e pianista mancato, crede di aver perso tutto.
Sa che l'epilessia, i complessi d'inferiorità nei confronti del padre morto, l'ossessione per sua cugina e i suoi sogni infranti lo uccideranno, ma la sua morte vuole deciderla lui, e a ventidue anni s'impicca per disperazione e per vendetta.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Trecentonovantuno







Trecentonovantuno

Finché vivrò, lui non ti avrà

L’Assedio di Aliarto

(395 a.C.)

Whisper words of wisdom, let it be

Sussurrando parole di saggezza, lascia che sia

 

A goddess on a mountain top

Burning like a silver flame

A summit of beauty and love

And Venus was her name

 

Her weapons were her crystal eyes

Making every man mad

Black as the dark night she was

Got what no one else had

 

She's got it

Yeah, baby, she's got it

I'm your Venus

I'm your fire at your desire

 

Una dea sulla cima di una montagna

Ardente come una fiamma d’argento

Un vertice di bellezza e amore

E Venere era il suo nome

 

Le sue armi erano i suoi occhi di cristallo

Che facevano impazzire ogni uomo

Lei era nera come la notte più scura

Lei aveva quello che nessun altro aveva

 

Lei ce l’ha

Sì, tesoro, lei ce l’ha

Io sono la tua Venere

Io sono il fuoco del tuo desiderio

(Venus, Shocking Blue)

-Riferito a Natal’ja e Geórgos-

 

Sparta, sera dell’8 Aprile 1844

Sessantesimo compleanno di Anželika Andreevna Valadìna Zirovskaja

 

Uno, non tradirlo mai

Ha fede in te

Due, non lo deludere

Lui crede in te

Tre, non farlo piangere

Vive per te

Quattro, non l’abbandonare

Ti mancherà

E la sera cercherà

Fra le braccia tue

Tutte le promesse

Tutte le speranze

Per un mondo d’amore

(Un mondo d’amore, Gianni Morandi)

-Riferito a Natal’ja e Geórgos-

 

-Lo giuro, non ho mai ricevuto così tanti insulti tutti in una volta!-

George finì di sbottonarsi la camicia, se la tolse e la lanciò sulla solita sedia accanto al letto, dunque si sdraiò su quest’ultimo, sopra le lenzuola, ovviamente dopo aver spostato la Vita Parallela di Lisandro e Silla del suo adorato Plutarco sul comodino, accanto a quella di Licurgo e Numa.

Quelle due erano le sue preferite, e le teneva sempre a portata di mano.

Nei nove mesi che avevano preceduto la nascita di Lisandro, il loro Lisandro, Céline gli chiedeva sempre di leggerle dell’Assedio di Aliarto, e quando arrivavano all’ultima riga, “Τά μέν ουν περί Λύσανδρος ουτως ιστορήσαμεν έχοντα”, “Queste, dunque, sono le notizie che abbiamo trovato su Lisandro”, prima che Gee soffiasse sulla candela, ripeteva come una sorta di preghiera: “Speriamo che lui non diventi bastardo quanto Lisandro di Aristocrito Eraclide”.

Perché era bastardo quanto eroico, Lisandro di Aristocrito Eraclide, l’antico omonimo del suo futuro fratellino.

L’ipotesi che potesse essere una femmina non l’aveva mai contemplata nemmeno per un secondo.

Non poteva essere e basta, replicava ad ogni osservazione al riguardo, categorica.

E poi infatti era nato lui, e Céline l’aveva adorato con tutta la sua anima, ma dal 27 Febbraio non chiedeva più a Gee di leggerle dell’Assedio di Aliarto, e allora, quasi per riflesso condizionato, suo padre quel passo di Plutarco se lo leggeva da solo, e piangeva ogni volta, perché Lisandro di Aristocrito Eraclide almeno era morto a cinquantacinque anni, ma il loro Lisandro, Lisandro di Geórgos Zemekis, aveva solo un mese, un mese esatto, e non era stato colpito alle spalle da Neocoro di Aliarto, il soldato beota dal serpente sullo scudo, facendo avverare un oracolo, ma scagliato dal Taigeto di Sparta da un assassino ancora sconosciuto.

Così, anche quella sera, nello spostare quel libro sul comodino George sentì un brivido lungo la schiena, un maledettissimo brivido che gli ricordò il sangue di suo figlio, ma quella volta non lo aprì e non lo lesse, perché davvero, almeno per una volta, non ci voleva pensare.

Finì di sfilarsi gli stivali e si sdraiò sul letto, per poi lanciare a Natal’ja, che proprio in quel momento aveva lasciato cadere il vestito ai suoi piedi per indossare la camicia da notte, uno sguardo scintillante d’ammirazione.

Lei sorrise, in risposta alle sue parole.

-Beh, cosa ti aspettavi? L’hai pugnalato due volte, Georgij...

E certe cose non si perdonano neanche ad uno come te-

Sembrava molto stanca, o forse solo molto triste.

Guardava George con due occhi limpidissimi e colmi di speranza, speranza che lui potesse strapparla a quella malsana malinconia.

Poi gli si avvicinò con quel modo di fare che per lui era un po' un sogno e un po' un veleno, gli accarezzò una guancia con la punta delle dita e infine gli posò un dolce bacio sulla fronte.

-Mi aiuti?- gli sussurrò, indicandosi la lunghissima treccia dorata.

Dunque si sdraiò accanto a lui e gli diede le spalle.

Gee le sciolse il nastro turchino, lentamente, lasciandolo scivolare sulle lenzuola, e poi la treccia, piano piano, liberando quel fiume di capelli che avevano gli stessi bagliori delle spighe di grano e dei raggi di sole, passandovi le dita e accarezzandoli in tutta la loro vertiginosa lunghezza, fino ad arrivare alle punte, per farle capire che aveva fatto.

Lei allora si voltò con un sorriso e uno sguardo di nuovo radioso, e gli circondò il collo con le nivee braccia, per poi posare la testa sulla sua spalla abbronzata, la stessa della cicatrice di Alessandria d'Egitto, sulla quale, da quando era stata con lui in quel letto per la prima volta, aveva posato mille baci.

I capelli le scivolarono ovunque, e Gee glieli scostò con una mano tutti da un lato, per poterla stringere a sé senza farle male.

-Cosa c'è, μου ζοή? Non ti senti bene?-

Lys non rispose, si limitò ad inspirare il profumo della sua pelle e a stringerlo tanto forte da farsi e fargli mancare il respiro.

-Ja... Czuję się dobrze. Myślę- rispose lei, in polacco.

Io... Sto bene. Credo.

Gee non le chiese cos’aveva detto, lo intuì.

Lo capì, che non ne era poi tanto sicura.

-Che Theo ti abbia avvelenato il pettine?- ipotizzò, facendola sorridere.

-Allora non lo so... Sei stanca?-

-Un po’-

-Ma se la cosa più impegnativa che hai fatto oggi è stata pettinarti!-

Alja alzò gli occhi al soffitto, rassegnata.

Era mai possibile che suo marito o prendeva a pugnalate qualcuno o diceva cavolate?

Un attimo dopo, però, scoppiò a ridere.

-In effetti...-

Poi si accoccolò sul suo petto e, dopo avergli lasciato un bacio sul collo, chiuse gli occhi.

-Non fa niente. Passerà-

Per abitudine, infilò una mano sotto il cuscino in cerca di qualcosa che non c'era più, e sussultò nel ricordarlo.

Ritrasse la mano come se scottata, in realtà scottata dal ricordo.

Geórgos se ne accorse, e bruciò anch'egli.

Non poteva essere vero.

Non poteva davvero aver cercato quel ritratto.

Quel pensiero gli diede alla testa, e afferrò brutalmente Natal'ja per i capelli.

-Giurami che non stai pensando a lui- sussurrò, percorrendo il bel viso della Siberiana con due occhi ch'erano schegge di pietra e fiamme, uno sguardo limpido di fiamme mai viste, neanche prima con Lisarco.

Perché prima voleva impedire Lisarco di rubargli la moglie...

Adesso voleva impedire a sua moglie di strappargli il cuore.

-Нет, Георгий, нет...-

Njét, Georgij, njét...

No, Georgij, no...

-Ricordatelo sempre, Lys. Tu sei mia, e lui non ti deve nemmeno pensare-

-Non puoi impedirglielo...-

-Ma posso impedirgli di vederti... Finché vivrò-

Era già passato un anno.

Un anno lontano da Krasnojarsk.

Un anno lontano da Forradalom.

Un anno lontano da Feri, un anno lontano dalla Rivoluzione.

Ma c'erano suo marito e i suoi figli, lì dove stava adesso.

Come le aveva sputato in faccia Feri l'anno prima, aveva preferito l'amore alla libertà.

Ma non era vero.

Gee era il suo amore e la sua libertà.

 

No, non crederle

Tu per lei sei un giocattolo

Il capriccio di un attimo

(Non crederle, Mina)

 

[...]

 

Poi strapperò dalle mie labbra

Le cose che non osavo dire

Per cancellare tutti i suoi dubbi

E le sue paure

(Per lei, Riccardo Cocciante)

 

-Io ho lasciato la Russia per te... E il suo ritratto... Io l'ho lasciato cadere. Sono stata io.

Tu non me l'avevi chiesto... Io non lo so, cos'altro devo fare... Però farò tutto quello che vuoi.

Я тебя люблю, мой Георгий. Solo te-

Ya tebya lyublyu, moy Georgij.

Io ti amo, mio Georgij.

Negli occhi di Natal’ja, lui troppe volte aveva perso il cuore.

Alle parole di Natal’ja, lui troppe volte aveva intrecciato le sue illusioni.

Una delle prime cose che Theo aveva detto ad Alja era stata: “Vuoi sposare l’eroe di Sparta senza il consenso di Sparta? Almeno cerca di non dare problemi”.

Natal’ja, i problemi, li dava al cuore.

Ai cuori di tutti, in modo diverso.

-Ho fatto di tutto per sposarti... Ti ho seguito, ti ho perdonato, ti ho guarito, ti ho difeso...

E poi ti ho tradito, sì, ti ho spezzato il cuore, non ti ho rispettato...

Ma non puoi dire che non ti ami. Non puoi. Io sono qui... Sono qui per te!

E qualsiasi cosa tu possa pensare, qualsiasi dubbio tu possa avere...

Non c'è niente di quello che ho fatto con te e per te che non ho fatto per amore.

E se qualche volta penso a Feri, non vuol dire che vorrei essere con lui…Non per davvero.

Io ti ho sposato... E c'era un motivo... E c'è ancora!

Io in questa maledetta fede ci credo più che nella Rivoluzione!

Io... Io sono troppo egoista per fingere. Per questo ho lasciato Feri. Per questo non ti lascerei mai-

Gee inarcò un sopracciglio.

-In questa maledetta fede?-

-Oh... Gee!-

Lys aveva le lacrime agli occhi, e lui le alzò il mento con una mano, guardandola dritta in quelle sue splendide iridi cristalline.

-Non farlo-

Lei sgranò gli occhi, confusa.

-Non piangere per me-

Le accarezzò il viso con gli occhi che gli brillavano, e lei posò una mano sulla sua fermando una carezza a metà.

Stavolta fu lui a guardarla interrogativo, ma Lys non gli rispose, non a parole, almeno.

Gli sfiorò le labbra con le sue,  e poi posò la testa sul suo petto.

-Sei sempre stato tu a piangere per me...-

-Non pensarci. Non pensarci, adesso- le sussurrò Gee, accarezzandole i capelli.

-Ti giuro che non importa. Non più. Se sei stata in grado di far piangere uno Spartano...

Vuol dire che sei davvero straordinaria, ragazzina-

-Vuol dire semplicemente che tu mi ami in modo straordinario-

Lui sorrise.

-Anche-

Lys gli passò una mano tra i folti capelli nerissimi, guardandolo con tutta la dolcezza del mondo e una languida luce nei limpidi occhi argentei.

-Καληνύχτα, мой любовь...-

Kalinýchta, moy lyubov’...

Buonanotte, amore mio...

Gee le diede un ultimo bacio, con lo stesso ardore della piccola Siberiana, ugualmente trepidante d’emozione.

-Спокойной ночи, μου ζωή-

Spokoynoy noči, mou zoí.

Buonanotte, vita mia.

Lei gli strinse la mano e se la portò al cuore.

-До завтра, Георгий...- Do zavtra, Georgij, A domani, Georgij, furono le ultime parole di quella notte.

Gee le accarezzò i capelli finché Lys non si addormentò.

-Finché vivrò, lui non ti avrà- le sussurrò dolcemente, prima di lasciarla ai suoi sogni.

E avrebbe mantenuto la promessa.

 

E se lei già sta dormendo

Io non posso riposare

Farò in modo che al risveglio

Non mi possa più scordare

(Margherita, Riccardo Cocciante)

 

Lui non aveva tanto sonno, quella notte.

Forse avrebbe letto un po’...

Non l’Assedio di Aliarto, però.

La Battaglia di Nozio e l’Assedio di Atene, magari.

Lo Spartano occhieggiò Le Elleniche di Senofonte sul comodino, ma prima ancora di allungare una mano per prenderlo un leggero scalpiccio di passi spostò la sua attenzione verso la porta socchiusa.

Assottigliò lo sguardo, e pochi attimi dopo la testolina bruna e gli occhioni azzurri di Nikolaj fecero la loro adorabile comparsa.

Gee abbozzò un sorriso, e Niko ricambiò.

Gee gli chiese con gli occhi se intendeva entrare, e Niko scrollò le spalle, come a dire che avrebbe potuto anche darsi.

Sì, avrebbe potuto entrare.

Gee sorrise di nuovo, e ancora una volta Niko ricambiò.

Gee gli fece cenno di fare piano, Natal’ja dormiva.

Niko annuì solennemente.

Non l’avrebbe svegliata.

Quando fu davanti al letto, poi, lanciò al padre uno sguardo di sfida.

Gee inarcò un sopracciglio.

-Ebbene?-

-Non so cosa fare-

George sostenne lo sguardo del figlio, anche se vagamente perplesso.

Perché mai avrebbe dovuto fare qualcosa?

Era notte fonda.

Di notte si dormiva.

-Potresti dormire- rispose infatti, ma Niko storse il naso, scettico.

-Nah. Non è il caso. Non stanotte-

Un’altra risposta che richiedeva non poco sangue freddo, perché quel discorso cominciava a diventare inquietante.

Ma Gee era uno Spartano, e, soprattutto, era suo padre.

Anche se quel discorso era terribilmente da Lys.

-Potresti farti leggere qualcosa da Aiace-

-Sta dormendo, Aiace. Io l’avrei anche svegliato, eh, ma lui una volta mi ha detto che voi di notte non dormite mai... Così ho pensato che facevo prima a venire qui-

-Aiace ti ha detto... Aspetta un secondo... Cosa ti ha detto?-

-Ma sì, non è che sia entrato nei dettagli... Mi ha detto solo: “Insomma, capiscilo, pa’...

Vuoi che si limiti ad adorarla platonicamente, una come Lys?”-

-Ah... Ma tu cos’hai capito?-

-Ho capito- mormorò il ragazzino, criptico -Ho capito molto più di quanto tu possa immaginare.

Però poi non ero sicuro di aver capito bene, così ho chiesto a Line...

Lei allora mi ha spiegato tutto, ma stai tranquillo, per me non è un problema...

Non puoi certo limitarti ad adorarla platonicamente, una come Lys-

Gee era un attimino sconvolto.

-Céline ti ha spiegato tutto?-

-Certo. Céline è intelligente, sai. Intelligente ed intuitiva. Molto più di te-

Il ventitreenne Spartano sorrise, annuendo.

-Papà?-

-Eh?-

-Perché sorridi come un cretino?-

-Come un cretino, dici?-

-Già-

Gee respirò profondamente, cercando di mantenere la calma.

-Perché non vai a farti un giro?- propose poi.

-Ѐ notte- osservò Niko.

-Ѐ un problema?- domandò Gee.

-Ѐ notte- ripeté Niko.

-Ѐ un problema- constatò allora Gee.

-Perché non mi leggi qualcosa?-

-Perché io voglio dormire-

Nikolaj non si scompose.

-Perché?-

-Io... Va bene. Cosa vuoi che ti legga?-

In fondo anche lui aveva intenzione di leggere qualche pagina prima di dormire

-L’Ελληνικά di Ξενοφων. La battaglia di Mantinea e la morte di Epaminonda-

Gee annuì, soddisfatto della scelta del figlio, e si mise a sfogliare le Elleniche fino alle ultime pagine del Libro Settimo, dove c’era l’episodio richiesto da Niko, ma il ragazzino scosse la testa, molto contrariato.

I suoi occhi azzurri non erano mai stati più gelidi e severi.

-Non da lì. Dall’inizio-

-Dall’inizio del Libro Settimo?-

-Cosa accidenti hai capito, pa’? Dal Libro Primo!-

George sbarrò gli occhi.

Nel Libro Primo c’era la fine della Guerra del Peloponneso, e quindi anche la Battaglia di Nozio e l’Assedio di Atene, ma...

-Niko, sono quasi quattrocento pagine-

-Abbiamo tutta la notte-

-Niko...-

-Hai qualcosa di meglio da fare?- sibilò Nikolaj, fulminandolo con lo sguardo.

Era pur sempre Austriaco di nascita, lui.

-No, figurati-

Gee avrebbe davvero letto per tutta la notte.

E Niko l’avrebbe ascoltato attentamente, senza mai addormentarsi, senza perdersi neanche una parola.

All’alba Gee avrebbe sussurrato l’ultima parola dell’ultima riga e si sarebbe addormentato con la testa ancora immersa nelle Elleniche.

Niko gli avrebbe rimboccato le coperte e poi sarebbe uscito, con un sorriso sulle labbra e un buonumore invidiabile.

Senofonte era un grand’uomo, un grande soldato e un grande storico.

Suo padre era sostanzialmente un cretino, però leggeva bene.

 

 

 

Note

 

Whisper words of wisdom, let it be: Sussurrando parole di saggezza, lascia che sia.

Let it Be, The Beatles. Riferito alla morte di Lisandro.

 

Добрий день!

Qui a Crema nevica che è una meraviglia, ed io sono felicissima, ma mia mamma e soprattutto mio papà che lavora fuori città un po’ meno...

Sono l’unica che aspetta con ansia che la temperatura scenda sotto lo zero ;)

Passando al capitolo, cominciamo con le note storiche: secondo Plutarco, Lisandro aveva ricevuto un oracolo che diceva: “Dall’Oplita impetuoso ti esorto a stare in guardia e dall’infido serpente, figlio della terra, che ti attacca alle spalle”.

E infatti è stato ucciso da Neocoro, un soldato di Aliarto che aveva un serpente come emblema dello scudo, dopo aver oltrepassato con le sue schiere il fiume Oplita.

Per Alja e Gee l’Assedio di Aliarto è un po’ il “nome in codice” della morte del loro Lisandro.

Poi, il discorso di Alja e Gee...

Gee non è particolarmente lucido, in questo capitolo, e lo si può anche capire, e il pensiero che Lys potesse ancora pensare a Feri gli ha completamente fatto perdere la testa.

Ma lei non ha nessuna intenzione di ferirlo un’altra volta, e gliel’ha detto, gliel’ha detto a modo suo, gliel’ha detto e gliel’ha dimostrato.

Non sono poi molto frequenti, le dichiarazioni di Lys, ma stavolta gli ha davvero detto tutto, e non avrebbe potuto essere più sincera.

L’ultima parte è forse la mia preferita, era da un po’ che immaginavo quella scena con Gee, Niko -che, ricordo, ha quattro anni, anche se ne dimostra ventitré come Gee ;)- e Senofonte ;)

Spero davvero che vi sia piaciuto!

 

A presto ;)

Marty

 

 

 

 

 

  
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