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Autore: SmashTheSilence    07/12/2012    1 recensioni
[Frerard] [Killjoys] [WhatIf?]
"Passavamo il tempo a studiarci, credo. Sì, penso che abbiamo passato la maggior parte del tempo a tentare di capire qualcosa in più dell'altro, qualcosa che andasse al di là del semplice carattere. Era come se avessimo capito entrambi che l'altro avesse qualcosa di nascosto ed eravamo decisi a risolvere quell'enigma. Nessuno si sarebbe arreso. Mai. "
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Ray Toro | Coppie: Frank/Gerard
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Pairing: Frank/Gerard
POV: Gerard
Rating: Verde
Note: Slash, What If?, Otherverse (Killjoys).

 

Maybe we'll meet again some day

 

 

Ogni volta che il suo sguardo incrociava il mio, qualcosa mutava. La sua espressione si faceva improvvisamente più seria e dura e forse anche un po' impaurita. Non ne ho la certezza, ma credo che, almeno all'inizio, mi odiasse. D'altronde non posso biasimarlo troppo: sapevo essere abbastanza acido e insolente se volevo. A dire la verità, ero acido e insolente un po' con tutti. Ma non giudicatemi per questo, per favore. Non era solo colpa mia. La verità è che non riuscivo ad essere felice e avevo imparato a mie spese che non potevo fidarmi di persone che non fossero Mikey o Ray, soprattutto dopo ciò che era successo a Bob. Non potevo permettermi di mettere in pericolo i miei compagni. Tenevo a loro più di ogni altra cosa. Se pure avessimo mai sconfitto Korse, la vittoria sarebbe stata troppo amara se loro due fossero morti. Non l'avrei mai sopportato. Per questo lui mi odiava. Mi vedeva come un ragazzino presuntuoso che pensava di essere l'unico capace di pianificare qualcosa di decente in quel gruppo di smidollati. Ma si sbagliava. E mi infastidiva la sua espressione da ragazzino indifeso, come se fosse un cucciolo abbandonato. Quando era arrivato sembrava così disorientato...era irritante. Davvero, non lo capivo. La verità è che non riuscivo ad accettare una terza presenza intorno a me. Mi faceva sentire disorientato, come lui, e questo mi infastidiva. Io ho bisogno di avere il controllo di tutto ciò che accade. Poi, una notte, arriva qualcuno dal nulla e con un'espressione supplicante sul volto ti chiede di potersi unire a voi. Ti dice di chiamarsi Frank, di essere sfuggito ai Draculoids che hanno rapito – e forse ucciso – la sua famiglia e di desiderare vendetta. La prima cosa che pensi è che ti dispiace molto per ciò che gli è successo, ma che comunque non puoi accettarlo. E tutto sembra tornare alla normalità. L'ostacolo ti sembra sormontato. Pensi che lui accetterà il tuo rifiuto. Siete di nuovo in tre e nulla potrà cambiare questa realtà. Hai di nuovo il controllo. Poi arriva tuo fratello. Quello piccolo, quello che proteggeresti con la tua stessa vita se fosse necessario e ti prega di non cacciare via il fuggitivo. Questo fatto ti spiazza. E' incredibile come sia potente l'influenza delle persone che amiamo. Quando Mikey mi ha chiesto di tenere Frank con noi non ho saputo cosa dire. Non potevo deluderlo. Mikey è molto più piccolo di me e Ray. E' un eterno bambino, anche se dopo la scomparsa di Bob sembra essere cresciuto un po'. Mi ha detto che ricordava Frank giocare nel suo stesso quartiere di Battery City quando era un bambino. Erano amici, insomma. Poi mi ha sorriso e – Oh-oh. Come potevo non cedere di fronte a un suo sorriso? Mikey non sorride molto. E' allegro, ma non sorride. Vi ho già detto che era un eterno bambino, giusto? Eppure non sorrideva molto. Era allegro, ma non sorrideva. E' difficile da spiegare. Dovreste conoscerlo per sapere davvero come è fatto. Comunque, è stato solo per lui che ho deciso di tenere Frank con noi. Solo per lui e per nessun altro. Una quarta persona significa più cibo e più preoccupazioni, ma se questo poteva rendere felice Mikey, beh, perché non farlo? Come previsto Frank fu felice di poter viaggiare con noi. E, sempre come previsto, tentò di rendersi utile in tutti i modi. Sembrava che fosse quasi in debito con noi. Non voleva sembrare un peso, assolutamente. Ogni sera raccoglieva la legna e sterpaglie per il fuoco e quando ce n'era la possibilità andava sempre a riempire le borracce. Non volevo che si sentisse in colpa e ogni tanto tentavo di andare io al posto suo, ma lui rifiutava. Era strano, ma non ci feci molto caso. Avevo altro a cui pensare. Decisi però che mi sarei segnato mentalmente l'espressione dipinta sul suo volto ogni volta che tornava dal pozzo. Sì, perché era sempre decisamente diversa da quella che aveva alla partenza. Era strano, sembrava più pensieroso e cauto. Se lo chiamavo faceva scattare la testa come se fosse in allerta e a volte lo vedevo fermo con la borraccia a mezz'aria e gli occhi fissi al suolo con le palpebre che si muovevano lentamente, come se stesse tentando di mettere fuoco qualcosa. Si fermava spesso in quel modo, con le braccia rigide nella posizione in cui si trovava e le gambe un po' tese. Come se il tempo si fosse fermato. E stava lì immobile pensando a chissà che. Non gliel'ho mai chiesto. D'altronde, ormai non ne ho bisogno. So cosa pensasse in quei momenti. Altre volte invece lo ritrovavo a fissarmi intensamente, con gli occhi semichiusi. Poi, appena si accorgeva che lo stavo fissando a mia volta, distoglieva lo sguardo e sospirava, come se avesse trattenuto il fiato per tutto il tempo. Anche dopo, quando il nostro rapporto migliorò, non fummo mai molto aperti. Passavamo il tempo a studiarci, credo. Sì, penso che abbiamo passato la maggior parte del tempo a tentare di capire qualcosa in più dell'altro, qualcosa che andasse al di là del semplice carattere. Era come se avessimo capito entrambi che l'altro avesse qualcosa di nascosto ed eravamo decisi a risolvere quell'enigma. Nessuno si sarebbe arreso. Mai.

Non capii mai a fondo il carattere di Frank Iero. Era un giovane piuttosto complicato.

A volte passi tutto il tempo a tentare di capire qualcosa di indecifrabile e ti senti come una specie di esploratore in missione, poi, appena hai dimenticato tutto ciò che stavi facendo, quella ricerca torna a galla come un ramo secco e la soluzione ti sembra più ovvia del previsto. O almeno ti viene rivelata in parte. Allo stesso modo, spesso, passi il tuo tempo ad aspettare qualcosa, qualcosa che pensi non potrebbe mai accadere, poi, per una stupida casualità, quella cosa accade; arriva e passe senza che tu te ne accorga e realizzi ciò che ti è accaduto solo dopo giorni. E' strano. Ma d'altronde, tutto era diventato strano dopo il suo arrivo. Il modo in cui mi muovevo era strano. Il modo in cui lo cercavo era strano. E la facilità con cui perdevo la concentrazione non appena il suo volto entrava nel mio campo visivo era addirittura assurda! Io non perdevo mai la concentrazione. Avevo sempre tutto sotto controllo, io. E' per questo che la sua presenza rendeva tutto...strano. Io avevo bisogno di avere il mio corpo e la mia anima sotto controllo. Ero un Killjoy, dopotutto, non potevo lasciarmi guidare dagli impulsi. Dovevo ponderare ogni decisione. Io dovevo avere la capacità di gestire il mio corpo come se fosse una marionetta. Ma non ci riuscivo. Questo mi irritava, oh se mi irritava... Stavo aspettando che tutto ciò svanisse e che io potessi finalmente capire cosa ci fosse in fondo allo sguardo malinconico di Frank e perché cambiasse espressione ogni volta che andava riempire le borracce. Non dormivo di notte per aspettare e non mi accorgevo che la missione stava passando troppo in secondo piano. La mattina poi ero sempre stanco. Troppo stanco per essere una specie di supereroe. Alla fine persi le speranze e mi abbandonai alla certezza che sarei uscito fuori da quella situazione – vivo o morto – senza avere la soluzione al mio enigma. Mi ero arreso. Ma ancora non riuscivo a tornare alla mia routine ideale. Ancora avevo bisogno di tempo per prendere sonno.

Una notte, mentre mi rigiravo tra le coperte nervosamente, scorsi Frank appoggiato ad una masso di fronte a me. Era il suo turno di guardia. Stava di spalle all'accampamento fissando le luci di Battery City che tremolavano all'orizzonte come una massa informe di lucciole. Sorrisi un poco. Sapevo cosa voleva dire guardare quelle luci, la sera, quando il sole era calato e tutti i pensieri più assurdi e tetri si affacciano alla soglia della tua mente. Sapevo la sensazione di voltastomaco che dava guardare quei puntini luminosi farsi più piccoli ogni notte...sempre più lontani...sempre più indistinti. Sapevo che prima o poi sarebbero diventati solo una massa informe e luminosa lontana da noi e che un giorno sarebbero addirittura scomparsi. Ma quel giorno era lontano e se mai sarebbe sopraggiunto allora sarebbe finito tutto. Perché saremmo stati abbastanza lontani da Battery City per poter portare in salvo Grace. Allora il nostro compito sarebbe finito.

Sentii Frank muoversi e lo vidi mentre si voltava verso l'accampamento volgendo le spalle a Battery City e alle sue malinconiche luci. Poi appoggiò la schiena alla roccia e si tirò il bavero del giubbotto fin sopra il naso. Faceva fottutamente freddo, come la notte in cui era arrivato.

Mi scoprii lentamente e scivolai al suo fianco facendolo trasalire. Sollevai l'angolo destro della bocca in uno dei miei sorrisi storti, poi mi accovacciai accanto a lui, contro il masso di pietra.

Freddo?”

Che domanda stupida.

Lui si limitò ad annuire impercettibilmente, poi si strinse ancora di più nelle braccia, affondando il mento nel petto. Lo guardai raggomitolarsi come un gatto e quasi mi venne da ridere. Mi strinsi di più a lui soffiando nuvolette bianche. Poi gli cinsi le spalle con il mio braccio sinistro e lo sentii trasalire. Quasi ebbi l'impulso di allontanarmi. Ma era solo colpa del freddo che mi aveva congelato il cervello se stavo facendo una cosa del genere...credo.

Frank sollevò la testa lentamente. I capelli continuavano a ricadergli continuamente sugli occhi e sulla fronte.

Scusa...”

Sussurrai un po' imbarazzato. Lui sembrò riscuotersi.

No, no.”

Gli feci segno di poggiare la testa sulla mia spalla. Fortuna che Mikey e Ray stavano dormendo. Davvero, non so cosa avrebbero pensato di me in quel momento. Ma io non sapevo proprio cosa stesse accadendo.

Comunque, pochi istanti dopo sentii la leggera pressione di Frank sulla mia spalla sinistra. Respirava a fatica, ma non so se fosse per il freddo o per me. Opterei per la prima idea, ma non si può mai sapere...

Cosa succede, Frank?” Chiesi tutto d'un fiato. Ancora una volta lui sembrò riscuotersi. Lo faceva sempre più spesso negli ultimi tempi. Sembrava sempre immerso in un suo mondo immaginario o nel mare dei suoi pensieri. Ogni volta che qualcuno lo chiamava sobbalzava. E quella notte lo aveva già fatto due o tre volte.

Eh? Niente...” disse scuotendo la testa. Come se potesse prendermi in giro. Sapevo che c'era qualcosa che non andava. Anche io avevo un cuore sotto quella massa di insolente freddezza.

Hai paura?”

No!” Esclamò lui. Ma era poco sicuro, sentii la sua voce tremolare un poco. Sapete, nel silenzio del deserto potete sentire tante cose e tanti piccoli particolari che vi sfuggirebbero nel caos della città. E in quel momento Frank era insicuro e stupito.

E' solo che...”

Che..?”

Prese un respiro profondo. Sembrava che stesse tentando di riordinare le idee. Era terribilmente serio.

Voi mi avete accolto così bene...io vi ringrazio e...” Ah! Mi stava davvero dicendo quello? Beh, stava mentendo. Io non l'avevo accolto bene. Era un insulto alla mia insolenza.

Frank, so che è difficile per te...voglio dire, anche io ci sono passato. Allontanarsi da casa, lasciare il tuo mondo...ma si tratta di scelte. Sei un bravo ragazzo, non devi avere paura e...uh...noi ti proteggeremo.” Davvero, non ho idea di cosa mi passasse per la mente in quel momento. Ero strano, ma, come vi ho detto, tutto da quando era arrivato lui era diventato strano. Ora mi ero anche messo a raccontare storie sull'amicizia, sulle scelte...sembravo uno stupido adulto che tentava di spiegare la vita ad un adolescente. Ma io volevo solo rassicurarlo.

Ma io...” Frank cominciò a tremare. Ancora una volta non capii se per colpa del freddo o per ciò che gli stavo dicendo. Sentii un singhiozzo e non ebbi più dubbi sulla risposta. “Ma io non ho paura è che...” di nuovo la voce gli morì in gola. Ero certo che stesse tentando di inventare una scusa per nascondere il proprio timore, ma non riuscivo ad essere infastidito. Ero certo che stesse provando a celare la sua paura, ma giorni dopo fu evidente che mi sbagliavo. Lui aveva paura di altro, non del viaggio, non della lontananza dai familiari ma...altro. Eppure in quel momento mi sembrava di aver risolto tutto l'enigma di quel ragazzo. Lo strinsi più forte a me.

Non piangere...Frank...” sussurrai al suo orecchio, tra i suoi capelli. Gli appoggiai la mano sulla guancia e gli asciugai le lacrime con il pollice. Presi a cullarlo come fa una mamma con il suo bambino. Ma non mi sentivo stupido. Io, Gerard Way, l'uomo più presuntuoso nel raggio di 50km stava cullando una persona che aveva sempre creduto di odiare come una mamma fa con un suo bambino e non mi sentivo stupido. Strano.

Non devi piangere, per favore.” Non mi piaceva sentire il suono dei suoi singhiozzi. Ed ero sincero. Non era per il freddo che stavo facendo tutto quello, non ero stordito o drogato, forse ero un po' fuori controllo, ma c'era qualcosa – molto – di vero in quello che stavo facendo. Quell'abbraccio non era falso. Sentii la mia mano sulla mio giubbotto. Lo stava stringendo, stritolando, come se fosse l'unico appiglio sicuro per salvarsi la vita. Ma non mi spostai. Continuai a tenerlo stretto a me. E cantavo.

 

Late dawns and early sunsets, just like my favorite scenes
Then holding hands and life was perfect, just like up on the screen

 

La mia voce si perse tra i suoi capelli. Scoprii di saper ancora cantare. Scoprii che, in fondo, non avevo perso tutto ciò che avevo.

 

And the whole time while always giving
Counting your face among the living

 

L'arte è l'arma più indistruttibile che esista. E' l'unica cosa che non possono rubarti. Possono distruggere la tua casa, rubare i tuoi averi, ma la tua arte non la potranno portare via mai. Mai!

 

Up and down escalators, pennies and colder fountains
Elevators and half price sales, trapped in by all these mountains
Running away and hiding with you
I never thought they'd get me here
Not knowing you'd change from just one bite
I fought them all off just to hold you close and tight

 

Sentii Frank rilassarsi un poco tra le mie braccia. Comincia a piangere anche io, tra i suoi capelli, i suoi bei capelli neri. Si strinse di più a me e non abbandonò il mio giubbotto. Sembrava più forte. Chissà cosa stesse pensando. Ma mi piaceva quella sensazione. Mi faceva sentire come un'ancora di salvataggio. Mi faceva credere di contare qualcosa. E per lui contavo qualcosa. Almeno credo.

 

Before I pull this trigger,
Your eyes vacant and stained...
And in saying you loved me,
Made things harder at best,
And these words changing nothing
As your body remains,
And there's no room in this hell,
There's no room in the next,
But does anyone notice there's a corpse in this bed?

 

Quella canzone l'avevo scritta tanto tempo fa, quando tutto era normale. Mi attanagliava l'anima ogni volta che l'ascoltavo. E io non l'ascoltavo spesso. Non ne avevo più tempo. Frank mi aveva ricordato della sua esistenza. La cantavo ogni volta che dovevo liberarmi. E ora ne avevo bisogno. E ne aveva bisogno lui. Sono contento di avergliela regalata.

Biascicai le ultime parole come mio solito, Frank si abbandonò completamente sulla mia spalla. Non singhiozzava più. Era tranquillo, ora. E anche io avevo smesso di piangere.

Strinsi la sua testa al mio collo. Poi lui fece pressione sulla mia mano e si liberò dalla stretta. Mi ritrovai a fissare i suoi occhi senza un perché. Gli scostai i capelli dalla fronte, poi ritornai a tenergli la mano sulla guancia mentre gli accarezzavo dolcemente il volto. Lui sorrise un poco. Era bello quando sorrideva. Decisi che avrei tenuto ogni suo sorriso come un ricordo indelebile nella mia mente. Notai che aveva ancora la mano stretta sul mio giubbotto. Non l'aveva lasciato mai. Era strano. Sì, forse contavo davvero qualcosa per lui. Sentii una strana morsa allo stomaco quando pensai alla situazione in cui mi trovavo. Non ero a disagio, davvero. In realtà scoprii che mi piaceva. Forse era quello che avevo sempre voluto.

Poi non resistetti. Mi avvicinai delicatamente al suo volto e continuai ad accarezzarlo sulla guancia. Mi aspettavo di vederlo irrigidirsi o ritrarsi ma lui stette lì fermo. Non oppose resistenza. Un'altra ciocca di capelli cadde sulla sua fronte. Succedeva sempre. La scostai di nuovo e lasciai che le nostre labbra si incontrassero. Chiusi gli occhi. Non avevo mai pensato che una cosa del genere fosse possibile. Lasciai che le sue labbra scorressero sulle mie e si incastrassero perfettamente. Lo sentii stringersi ancora di più a me. Non sentivo più freddo, ormai. Smisi di pensare. Non avevo più il controllo, ma andava bene lo stesso. Lo sentii aggrapparsi alle mie spalle mentre dischiudeva delicatamente le mie labbra. In quel momento mi persi. Era come se nulla esistesse. La sabbia, il cielo, le luci. Tutto era passato in secondo piano. Lo strinsi più forte mentre continuavo a baciarlo. Non l'avrei più lasciato andare. Era come se quel momento fosse l'ultimo istante della nostra vita. Temevo di deluderlo, ma io ero sincero. Volevo che capisse che non avevo mai provato un sentimento così forte. Sentii una sua meno tra i capelli e automaticamente feci lo stesso anche io. I nostri profili sembravano fatti per combaciare insieme. Intrecciai la mia mano libera con la sua e lo vidi finalmente scivolare via da me, poco più lontano. Allora tutto riapparve. La sabbia, il cielo, le luci. Tutto prese improvvisamente forma intorno a noi. I suoi occhi ancora brillavano. Si strinse di nuovo a me e io gli cinsi di nuovo le spalle con il mio braccio.

Gerard?”

La sua voce sognante suonò strana alle mie orecchie. Ero ancora un po' stordito.

Mh?”

Canterai ancora per me?” Cosa?

Restai per un secondo bloccato, poi mi ripresi.

Io...certo, certo.” sussurrai accarezzandogli i capelli. “Ma ora dormi...” Lo vidi sorridere sotto le ciocche nere. Poi mi abbandonai accanto a lui e quella notte, dopo tanto tempo, dormii davvero felice.

 

 

***

 

Saaaalve a tutti!

Pensate che la fic sua finita? Eh no! Non mi stacco così facilmente (?) Ebbene sì, questa cosa doveva essere una one-shot, ma non mi andava di pubblicarla tutta intera data la lunghezza. Non mi piacciono le one-shot troppo lunghe D: E poi, davvero, pensavate che avessi scritto una Frerard senza complicazioni? E Frank ha ancora tanti segreti da svelare. Eh eh. Non è quello che sembra. No no. Ah! E Early Sunset Over Monroeville l'ho messa perché mi ha ispirato la scena, ma il testo non credo c'entri molto D: Ma, ok, mi ha ispirata e quindi merita di essere lì.
Spero di non essere stata noiosa e di aver creato qualcosa di decente. Spero poi che qualcuno di voi sia arrivato fin qui. E che magari abbia l'idea di scrivere una recensione tanto per farmi sapere. Davvero, io ho bisogno di sapere se questa cosa è uno schifo!
Nel frattempo lavoro al secondo e ultimo capitolo :3

XO

   
 
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