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Autore: Sally__    07/12/2012    31 recensioni
Avete presente quando qualcosa vi porta via per sempre la cosa più preziosa che avevi?
Quella che senza non puoi vivere? Come l’ossigeno per respirare, come il cuore per continuare a vivere? Ecco, lui era il mio cuore, il mio ossigeno e adesso non c’è più. E mi manca terribilmente.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Avete presente quando qualcosa vi porta via per sempre la cosa più preziosa che avevi?
Quella che senza non puoi vivere? Come l’ossigeno per respirare, come il cuore per continuare a vivere? Ecco, lui era il mio cuore, il mio ossigeno e adesso non c’è più. E mi manca terribilmente.

Ormai è il ventesimo giorno che vivo in questo letto.
Vivo.. che gran parolone.
Il termine vivere ormai ha preso solo il significato di sentire il battito del cuore più o meno regolare.
Non mangio più, non parlo più, non dormo più, non esco più. Mi limito solamente a fissare il soffitto bianco della mia camera, incolore, come la mia vita.
Tutto questo da quando?
Da quel maledetto 28 gennaio. Il giorno in cui il mio Harry era venuto a prendermi per andare a festeggiare il nostro primo anno insieme nel nostro ristorante. Quel famoso ristorante che ci fece incontrare per la prima volta.
Mi ricordo che ero seduta ad un tavolo per una pizza con degli amici e lo vidi entrare, nel suo completo splendore: quei riccioli castani che gli ricadevano soffici sulla fronte, quegli occhioni color smeraldo che sembravano di cristallo, quelle labbra così rosse e carnose che si aprivano in un sorriso sghembo che mi fecero perdere qualche battito, quelle fossette adorabili che aveva ai lati della bocca. Le chiamano “baci d’angelo” e penso che quest’angelo non potesse baciare persona migliore. Quando si voltò incrociando i suoi occhi con i miei scoccò la famosa scintilla.
Molti la chiamano “amore a prima vista”. Penso proprio che abbiano ragione!
Erano le otto precise, come da accordo, e lo aspettavo impazientemente sulla porta di casa. Ero molto elettrizzata all’idea che era già trascorso un anno e ogni giorno lo amavo sempre di più. Stando con lui avevo capito cosa realmente volesse dire essere innamorati.
Lo vidi arrivare con la sua Range Rover nera, parcheggiarla al di là della strada di fronte al vialetto di casa mia, come d’abitudine, e scendere dalla macchina. Sembrava uno di quei principi azzurri che arrivano sopra il cavallo bianco uscito dalle favole, solo che lui era reale.
Tutt’ora mi chiedo come uno come lui possa essersi messo con una come me, insomma ce n’è mille volte meglio in giro.
Mi regalò uno di quei suoi sorrisoni e mi venne incontro.
Fu tutto una questione di secondi.
Un pallone rotolò in mezzo alla strada e subito dietro un bambino la rincorreva. Vidi sbucare un camion all’inizio della strada e Harry cominciare a urlare verso il bambino dicendogli di correre sul marciapiede. Quest’ultimo impaurito mi corse incontro e Harry si buttò velocemente per recuperare la palla.
“Piccolo va tutto bene, tranquillo, non è successo niente. Solo la prossima volta stai più attento quando giochi in strada” dissi abbracciandolo, prima di alzare lo sguardo verso Harry.
Era lì disteso sul freddo asfalto invernale, vicino ai suoi perfetti ricci un’enorme macchia di sangue colorava di rosso la neve, la palla continuava a rotolare lungo la strada e il camion era a pochi centimetri da lui.
Un urlo squarciò quel silenzio.
Non mi accorsi nemmeno che uscì dalla mia gola.
La vista mi si annebbiò e le gambe mi cedettero.

Mi risvegliai nel mio letto.
Un sogno, era quindi solo un brutto e stupido sogno. Lui era sempre vivo, vero? 
Le domande mi riempivano la mente, e la prima cosa che trovai davanti a me appena aprii gli occhi fu mia madre che mi fissava piangendo.
No, non era vero. Non poteva essere. Ero troppo giovane. ERA troppo giovane! Mi aveva promesso che mi avrebbe sposato e avremmo vissuto per sempre insieme. Quel per sempre non poteva essere già arrivato.
La guardavo con occhi speranzosi.
“Sally, Ha.. Harry è.. “
non riuscì nemmeno a finire la frase che crollò in un lungo pianto abbracciandomi.
Io la guardavo, senza piangere, senza aprir bocca.
Da quel giorno ho smesso di vivere, come lui, con la sola differenza che il mio cuore continuava a battere, il suo no. Non c’era più.
I miei genitori e i miei amici passavano giornate intere in camera mia, raccontandomi ciò che accadeva al di fuori di quelle quattro mura, come se mi potesse interessare. Le parole rimbombavano per la stanza, ma arrivavano al mio orecchio come brusii. In quel momento solo fissare il soffitto bianco era diventato interessante.
Alla fine mia madre aveva deciso di farmi controllare quotidianamente da un medico, perciò mi ritrovavo tutti i giorni a essere trattata come una bambola.  Conclusioni? Non era cambiato nulla. Solo riportare in vita Harry, poteva farmi rinascere.
Ero diventata terribilmente magra, mi si contavano le costole nel vero senso della parola, ero bianchissima, non avevo forze e le occhiaie si erano impossessate del mio viso.

Finalmente quel 17 febbraio riuscii ad addormentarmi, per sempre.
Finalmente quel 17 febbraio rincontrai l’amore della mia vita, il mio angelo e più nessuno me lo avrebbe portato via.




 

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