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Autore: Ami For a Dream    07/12/2012    1 recensioni
Dopo la morte di Moe...... Il ragazzo si voltò verso di lui sorridente « Quando vuoi Yuu, quando vuoi.. » poche parole che racchiudevano un sentimento di amicizia puro, che volevano dire molto di più del significato letterario. Lui c’era adesso, c’era stato in passato e ci sarebbe stato in futuro; non l’avrebbe abbandonato perché gli voleva bene, come un fratello maggiore.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Aoi
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Non è un miraggio, sono davvero qui e ho postato una ff O_O sono sorpresa anch’io >_<
Non ci sono avvertimenti,  a parte che se non avete letto “Second Life” vi sarà difficile capire tutto ciò che c’è dietro questa one shot ^_^

Questa è per la serie: “A volte ritornano” XD

 

Second  Life II

 

 

Il vento gelido di Dicembre inoltrato sferzava forte, costringendolo a socchiudere gli occhi. Sentiva le gote e il naso doloranti per il troppo gelo, voleva solo tornare a casa e dimenticare quella giornata pessima, che poi definirla tale era diminutivo; non c’era parola esistente al mondo per poter spiegare quello che aveva dovuto sopportare da quando aveva posato i piedi sul freddo pavimento della stanza da letto quella mattina.

Erano due anni esatti, anche se ci avesse impiegato tutte le forze in suo possesso, non sarebbe stato in grado di dimenticare quella ricorrenza. Gli mancava ogni giorno, ogni secondo della sua esistenza e le facce dispiaciute dei colleghi non gli erano di certo di aiuto. Avrebbe voluto che gli altri facessero finta di nulla, che si comportassero come al solito; anche se da quando Moe era morta, nessuno di loro era tornato alla normalità. Lo trattavano sempre come un menomato, stando attenti a non ferirlo, ma a lui occorreva il contrario, gli sarebbe servito che Kouyou lo avesse ripreso su un accordo, che gli avesse fatto notare come stava suonando male; invece nulla, anche lui aveva modificato il comportamento nei suoi confronti, facendolo sentire più fragile del vetro.

Si portò una mano alla sciarpa avvolta fino a metà viso, aveva così freddo che gli battevano i denti e per sua sfortuna quella mattina aveva lasciato la Jaguar nel suo posto auto, perché c’era un bel sole e voleva fare due passi; ottima idea genio!

Camminando sul marciapiede senza badare troppo alle persone che gli passavano vicino, continuava a macinare metri su metri, pregando tutti i Kami di raggiungere presto il suo caldo appartamento, quello dove si era trasferito dopo la morte di sua moglie; non riusciva più a vederla in giro per casa. Era arrivato anche a vendere il pianoforte che aveva a casa, tutti ricordi dolorosi e inutili; solo per accorgersi che quegli inutili e dolorosi ricordi, lo assillavano lo stesso ogni minuto della sua giornata. Sembrava una storia senza fine, un ciclo che non avrebbe mai più finito di ripetersi.

« Yuu! »

Quando si sentì chiamare si voltò, accorgendosi così della presenza di Kazuki nella sua auto accostata al marciapiede.

« Kazu Chan » disse sorpreso.

« Allora non mi ero sbagliato, sali cheti accompagno a casa! » il sorriso di Kazuki illuminò a giorno tutta Tokyo.

Non esitò un secondo ad accontentarlo, era stata una pessima idea uscire a piedi quella mattina e se poteva evitare in qualche modo il gelo, lui lo avrebbe fatto. Se poi si trattava del suo amico Kazuki, tanto meglio.

Chiuse lo sportello appena fu dentro, beandosi del calduccio dovuto al riscaldamento.

« Senti freddo Yuu San? » sghignazzò il più piccolo, ricevendo nello stesso istante un’occhiata torva del più grande.

« Non mi prendere per il culo, sai quanti gradi ci sono lì fuori? » disse il moro, portando entrambe le mani di fronte alla bocchetta dell’aria condizionata.

« Certo che lo so, per questo non sono uscito a piedi oggi » dicendo questo, Kazuki ingranò la marcia immettendosi nel traffico. « Ti porto a casa Yuu? » gli chiese poi, mettendo a tacere le proteste dell’altro.

« Sì, grazie Kazu » sorrise lui, contentissimo di avere un amico come Kazuki.

 

Nel silenzio più assoluto raggiunsero l’appartamento di Yuu, anche se non parlavano, riuscivano a comunicare comunque, stavano bene in compagnia l’uno dell’altro.

« Siamo arrivati » annunciò Kazuki, accorgendosi dell’assenza mentale dell’amico.

Yuu si riscosse dai suoi pensieri e sorridendo si voltò verso l’amico « Sali? » forse aveva celato male il senso di disperazione che provava.

« Certo » la risposta secca e immediata del ragazzo al volante, il quale non riusciva a sopportare di vedere così il suo amico, in genere così solare ad allegro, o almeno, come era abituato a conoscerlo prima di quell’orribile storia con Moe. Non che rimproverasse la ragazza di qualcosa, aveva reso l’amico così felice; ma non poteva fare a meno di chiedersi come sarebbero andate le cose per Yuu se non l’avesse mai conosciuta, risparmiandosi quel dolore tremendo e incessante che ora si portava dietro ogni giorno.

Insieme scesero dall’auto appena fu parcheggiata bene, correndo verso l’ingresso dello stabile per ripararsi dal vento che non aveva accennato a diminuire, si sentiva benissimo fischiare tra gli stabili.

 

Una volta arrivati a casa si tolsero i soprabiti appendendoli al loro posto, le scarpe fecero la stessa fine, accompagnati dai guanti, le sciarpe e i cappelli. Scoppiarono a ridere guardando la montagna di cose che portavano addosso, finirono con il reggersi la pancia e più si guardavano, più ridevano, fino a che senza fiato, Yuu non si diresse verso il salone, lasciandosi cadere sul divano.

Raggiunto da Kazuki, il quale anche lui si era ripreso dall’attacco d’ilarità asciugandosi una lacrima, si sedette al suo fianco.

« Grazie Kazu, ne avevo bisogno » disse il moro sincero e con un filo di voce.

Il ragazzo si voltò verso di lui sorridente « Quando vuoi Yuu, quando vuoi.. » poche parole che racchiudevano un sentimento di amicizia puro, che volevano dire molto di più del significato letterario. Lui c’era adesso, c’era stato in passato e ci sarebbe stato in futuro; non l’avrebbe abbandonato perché gli voleva bene, come un fratello maggiore.

« Se potessi, farei molto di più.. » si pentì di aver pronunciato quelle parole, ma ormai era troppo tardi.

Come immaginava la reazione di Yuu arrivò istantanea, lo guardò sbalordito come se non credesse di aver udito seriamente quelle parole proprio da lui.

« Stai parlando sul serio Kazu? »

Sapeva di dover rispondere, per questo lo guardò negli occhi senza tirarsi indietro, aveva capito cosa volesse dire la parola “coraggio” proprio dalla persona che aveva di fronte, quindi non se la sentiva di comportarsi da codardo.

« A volte sei così triste Yuu, che vorrei poter fare qualcosa per alleviare il tuo dolore » ancora non aveva terminato, ma una cosa alla volta, piano piano sarebbe arrivato al nocciolo della questione, prendendo ciò che ne sarebbe derivato.

« Non puoi fare nulla di più di quello che già fai Kazuki, io ti ringrazio per essermi vicino e per comportarti normalmente con me, sei l’unico che lo fa sai? » gli occhi scuri e profondi del chitarrista s’inumidirono appena, straziandogli il cuore.

« A proposito di questo Yuu, c’è qualcosa di cui ti vorrei parlare » all’improvviso aveva la bocca così arida che faticava a parlare, forse era un errore da parte sua intraprendere quella strada. Yuu se ne accorse subito del disagio che provava l’altro, quindi si apprestò a tranquillizzarlo, senza sapere la motivazione di tale agitazione.

« Tranquillo Kazu, con me puoi parlare di tutto lo sai.. ».

Quelle parole lo allietò un poco, dandogli quel pizzico di coraggio in più per farlo proseguire.

« Si tratta di Moe, della sua morte e del tempo che è passato… » si fermò per scrutare meglio il volto dell’amico che aveva mutato espressione; non era esattamente disappunto il sentimento che gli si leggeva in volto, a dirla tutta, non riusciva bene a capire cosa pensasse l’amico.

Lo vide lasciare il suo posto e avvicinarsi alla finestra, guardava fuori senza dire una parola e lui decise di dargli qualche minuto di più per metabolizzare ciò che gli era appena stato detto.

Trascorsero svariati minuti prima che Yuu si decidesse con un sospiro a voltarsi verso di lui, quando lo fece ciò che Kazuki vide lo paralizzò del tutto. Il volto dell’amico era straziato dal dolore; alcune lacrime avevano lasciato i suoi occhi e gli angoli della bocca erano magicamente scivolati verso il basso, come colpiti da una strana gravità.

« Mi manca Moe….. lo so che dovrei dimenticarla, che sono passati due anni e dovrei andare avanti con la mia vita… che sto ferendo tutti coloro che mi sono attorno, compresi i fan che mi vedono triste… ma Kazu… ogni volta che mi viene da sorridere la mattina perché c’è il sole, oppure quando Takanori picchia Akira per capriccio, non posso fare a meno di sentirmi in colpa perché lei è morta…. » disse tutto con estrema calma, con le lacrime che ancora scendevano verso il mento, sapendo che poteva denudarsi di ogni maschera di fronte a quel ragazzino.

Da parte sua Kazuki era rimasto senza fiato, senza però darlo a vedere, doveva essere forte per sorreggere l’amico; gli faceva male vederlo così ma era un argomento che andava affrontato prima o poi e quel momento era giunto.

« Non dovresti sentire in colpa, perché Moe non lo vorrebbe, gli hai regalato del tempo prezioso e felice e per questo te ne era grata, sono sicuro che lei voglia vederti felice e che tornassi a essere quel ragazzo che è entrato in quel negozio di musica e si è innamorato di lei… » si avvicinò all’amico, il quale si lasciò abbracciare sfogando tutte le lacrime che aveva ancora a disposizione.

Quando il pianto si calmò, Kazuki lo prese dalle spalle, per permettersi di guardarlo negli occhi. Quando il contatto avvenne, cercò di calmare il tono della sua voce, doveva essere ferma e irremovibile.

« Promettimelo Yuu e promettilo a Moe, da oggi in poi ti concederai quella seconda vita che ha avuto anche lei… promettilo… ».

Gli occhi di Yuu si spostarono da quelli dell’amico al posto, dove teneva le ceneri della defunta moglie, glielo doveva, perché glielo aveva promesso, sarebbe andato avanti con la sua vita, innamorandosi di nuovo, suonando con i suoi amici per quegli stupendi fan che li seguivano da dieci anni, divenendo vecchio.

Annui piano con il volto, riportando lo sguardo sull’amico che ancora lo teneva stretto per le spalle.

« Ve lo prometto… »

 

 

The end

 

Con questa metto la parola fine a Second Life, perché mi tormenta ancora, volevo scrivere un’altra storia regalando un finale migliore a quella creatura di Moe; ma poiché non ci riesco, oggi ho messo su Dim e mentre ascoltavo, scrivevo. Questo è ciò che ne ho ricavato, quindi terminerò così >_<

Be be <3

 

   
 
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