1 - Snake snap at its tail
1
- Il Serpente che si morde la coda
Nuovo
anno, nuove avventure.
Draco Malfoy oltrepassò il portone d'ingresso del Castello di
Hogwarts e, con addosso la sua nuova divisa fatta su misura,
sogghignò. Per un istante immaginò quanti ragazzi, nei suoi
paraggi, temessero il ritorno a scuola.
Pensò a quel piccolo
marmocchio di Hufflepuff a cui l'anno prima aveva fatto cadere tutti
i capelli in un solo colpo e se lo immaginò tremare da capo a
piedi, oltrepassando quel fatidico portone. Pensò a quella
insopportabile ragazzina a cui aveva reso un inferno l'ultimo mese
di scuola, l'anno prima: probabilmente neppure lei era così felice
di tornare tra quelle mura. Si immaginò poi i suoi acerrimi rivali:
la secchiona Granger che sicuramente tremava già al pensiero dei
M.A.G.O. dell'anno successivo; la donnola Weasley che probabilmente si
stava già
torturando al pensiero di come provarci con la secchiona; e
Il-Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto, di certo fremente all'idea di
conquistarsi l'ennesima porzione di fama e notorietà.
Allora tirò un sospiro di sollievo, il
caro Draco: lui di certo non aveva tutti quei problemi. Era
semplicemente eccitato all'idea di cominciare un nuovo anno, di avere
nuove vittime su cui imporsi, nuove coppiette da rovinare e nuovi
scandali da imbastire contro poveri malcapitati.
Seguendo la folla si diresse verso la
Sala Grande e senza esitazione si fece largo a spallate, per
raggiungere il tavolo degli Slytherin. Si sistemò perfettamente al
centro del tavolo accanto al suo immancabile amico Blaise Zabini,
per l'occasione pettinato in maniera decisamente aristocratica.
Fece appena in tempo a guardarsi pigramente
attorno con aria di sufficienza, che il posto ancora
vuoto di fronte a loro fu occupato da una vecchia conoscenza.
Con
il solito broncio e l'aria da
seduttrice navigata, Daphne Greengrass si sedette con eleganza,
accavallando le gambe con un gesto naturale. Poi fu il turno di
ravviare la sua bionda chioma, durante i mesi estivi schiaritasi ancora
di
più. L'estate aveva giovato, come sempre, alla sua pelle già
delicata e perfetta che ora aveva assunto una piacevole gradazione
color miele.
Ma tutto ciò che Draco Malfoy vide, di
fronte a sé, era una fastidiosa ragazza tutt'altro che simpatica.
Non che Draco non apprezzasse l'innegabile eleganza e bellezza della
giovane, ma sin dal primo anno quella compagna non le era mai andata a
genio. Troppo cocciuta e distaccata, aveva più volte
commentato. Troppo crudele e perfida perfino per i suoi standard,
aveva aggiunto qualche anno dopo a seguito di parecchi atti
decisamente inimmaginabili da lei compiuti. In un certo senso,
quella ragazza le provocava un vago senso di disagio, come se stare
in sua presenza fosse in qualche modo scomodo e molesto.
Per
tutti questi motivi, Draco ebbe un
moto di stizza che nessuno dei compagni appena radunati notò.
Quando la ragazza abbassò lo sguardo sui due compagni di fronte a
lei, si limitò a fare loro un cenno di saluto, molto impersonale.
Draco, ben contento di poter evitare di parlarle, rispose al saluto
con un gesto ugualmente freddo mentre Blaise, come sempre
decisamente loquace, non mancò di affermare:
"Greengrass, se continui a tirartela
così tanto, finirà che Potter ti farà entrare nel suo esclusivo
Club delle Superstar". Il tono era canzonatorio e un sorrisetto
beffardo comparve sulle sue labbra scolpite di marmo italiano. Quelle
di Daphne, però, si torsero all'ingiù, segno che non aveva affatto
apprezzato il commento e acidamente rispose:
"E' più facile che Potter faccia
entrare te, nel suo Club, visto che ti sei versato in testa una
quantità enorme di lucido di scarpe".
Blaise, assumendo un'espressione
vagamente contrariata, si passò una mano sulla sua folta chioma che
rimase rigida come uno stoccafisso. Poi, alzando il naso per aria,
piagnucolò:
"Non è mica colpa mia se oggi il
vento continuava a scompigliarmi i capelli!".
A
quel punto dalle labbra fini di Draco
Malfoy uscì uno sbuffo di tedio assoluto e sottolineò il suo stato
d'animo appoggiando la guancia sul palmo della mano, con il gomito
puntellato sul tavolo. Socchiuse gli occhi e fece appena in tempo ad
aprire le sue annoiate labbra, sicuramente per affermare qualcosa di
assolutamente importantissimo, quando una vocina alle sue spalle
catturò la sua attenzione. Dallo squittio comprese immediatamente
chi fosse e più per abitudine che per un reale interesse, si spostò
leggermente sulla panca in modo da lasciare un po' di posto alla
proprietaria di quella voce. Pansy Parkinson, senza farselo ripetere
due volte, si impossessò di quel posto e prima che Draco potesse dire
qualsiasi cosa, gli si avvicinò pericolosamente schioccandogli
sulla pallida guancia un sonoro bacio. Quel suono fece voltare tutte
le teste degli Slytherin nelle vicinanze, per vedere chi avesse osato
darsi un bacio in pubblico proprio al loro tavolo (cosa decisamente
rara, e ancora più decisamente poco apprezzata).
Gli
sguardi inorriditi si trasformarono
ben presto in curiosi, vedendo chi fosse il destinatario del suddetto
bacio. In parecchi mentalmente puntarono sul fatto che Malfoy le
avrebbe tirato un ceffone, come minimo.
Ma il ragazzo, diventato tutto ad un
tratto ancora più pallido del solito, si voltò verso Pansy con una
lentezza esasperante e la sua espressione passò dallo sconvolto,
all'infuriato e poi all'indifferente. Con lo stupore di tutti, Draco si
limitò ad osservare freddamente Pansy, con gli occhi ridotti a
fessure. La ragazza gli sorrideva in una maniera molto poco
intelligente, nonché decisamente orrenda a vedersi. Quando ormai era
chiaro a tutti che la situazione non sarebbe andata oltre, fu Daphne
Greengrass a rompere il gelido silenzio che era calato attorno alla
tavolata. Aprì le sue labbra morbide e seducenti, più o meno
segretamente ambite dalla maggior parte della popolazione maschile di
Hogwarts e con voce vellutata ma tagliente come una lama
sottile affermò:
"Complimenti Malfoy. Questo si che è
degno del Club di Potter. Magari se sborsi un po' più di soldi,
anche tu puoi avere lo stuolo di ragazzine in fila per darti il
bacetto della buona notte".
Mentre parlava, la perfida Greengrass
aveva fissato i suoi occhi blu in quelli grigio chiaro di Draco e si
era spiaccicata sul volto il ghigno beffardo che per anni era stato
prerogativa del solo Malfoy.
Il silenzio si fece ancora più
completo ed ora carico di tensione. Nessuno si era mai beffato di
Draco Malfoy in maniera così spudorata, almeno non in pubblico.
Il diretto interessato rimase immobile
per lunghi secondi, durate i quali il suo volto si era trasformato in
una maschera cinerea, gelidamente furente. Ma ben presto la ragione
tornò a placare la sua ira: ora era il suo turno, doveva
contrattaccare. Sentiva su di sé lo sguardo dei suoi compagni,
avvertiva le loro aspettative. Si aspettavano una battuta velenosa,
perfida e torturatrice, perfettamente nel suo stile. Raccolse i
pensieri, si concedette ancora qualche secondo per umettarsi le
labbra e si preparò ad affondare il colpo. Con voce melliflua e
falsamente dolce, sufficientemente bassa perché apparisse una cosa
riservata ma non abbastanza perché gli altri non sentissero, le
sussurrò:
"Greengrass, è inutile che tu ti
ingelosisca tanto perché Pansy ha il permesso di baciarmi e tu no".
Si fermò lì. Avrebbe potuto dire molte altre cose, fare
insinuazioni ancora più pesanti, ma sapeva che la perversa mente
degli Slytherin era stata sufficientemente stuzzicata. Bastava quella
piccola insinuazione, che la superba Daphne, desiderata da
molti, fosse caduta ai suoi piedi e fosse stata rifiutata proprio da
lui. Sapeva di aver vinto e nei suoi occhi passò un lampo maligno,
di chi ha la vittoria in pugno.
Ovviamente qualcuno avrebbe potuto
dubitare che il buon caro Draco stesse insinuando di aver preferito
il muso carlino della Parkinson agli occhi blu da cerbiatto della
Greengrass. Ma tradizionalmente, gli Slytherin sono in cerca di
scandali, non di ragionamenti logici.
A
quanto pareva, però, Dahpne Greengrass
non si sentiva decisamente sconfitta e sul suo bel volto comparve
un'espressione teatralmente accondiscendente, mentre ribatteva con la
freddezza che solo una Serpe sa avere:
"Malfoy, non vorrei turbare la sua
instabile autostima, ma non credi che se in tutti questi anni mi
fosse anche solo passato per la testa che tu potessi interessarmi,
forse te lo avrei fatto in qualche modo notare?"
Slytherin fino al midollo. Il sangue si
gelò nelle vene di Draco, così come il suo ghigno. Rimase qualche
istante sconcertato, incapace di assimilare il fatto che quella
ragazzetta altezzosa gli avesse dato una delle bastonate più
memorabili che si fosse mai preso. La tensione al tavolo degli
Slytherin era salita alle stelle e in quell'istante persino l'ottusa
Pansy Parkinson aveva deciso che era il caso di stare ferma e zitta,
lasciando i due al centro dell'attenzione.
Nella mente di Draco vorticarono
insulti, parole perfide e taglienti, per affondare
quell'insopportabile e viscida principessina, ma nulla di tutto ciò
uscì dalle sue labbra serrate. Sapeva che lei aveva vinto quella
battaglia e che era inutile cercare di ribaltare la situazione.
Proprio come lui era stato conciso nel suo attacco, Daphne era stata
sintetica ed essenziale nella sua risposta. Il messaggio era chiaro:
Malfoy, fai schifo. E nessuno avrebbe potuto credere
che stesse
fingendo, poiché tutti gli Slytherin seduti a quel tavolo avevano
avuto modo di vedere in tutti quegli anni, quanto Daphne Greengrass
fosse decisamente poco amichevole e solidale nei confronti di Draco.
Con quelle semplici parole, Daphne aveva fatto passare lui per un
illuso che aveva creduto di piacere alla reginetta delle Serpi,
inarrivabile e intoccabile.
Draco
sapeva che la battaglia quel
giorno era finita, decretando Daphne vincitrice, ma sapeva anche che
la guerra era appena iniziata e che alla fine avrebbe vinto lui. Alla
fine, i Malfoy vincono sempre.