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Autore: Alyx    07/12/2012    14 recensioni
Al mio raggio di sole, Trich, perchè grazie a lei ho scoperto il meraviglioso mondo di Percy Jackson.
Quando ero più piccola mi ero iscritta a un corso di danza ma ero stata espulsa dopo che, mentre ero da sola nello spogliatoio, uno scomparto di armadietti aveva preso fuoco.
Poi a dodici anni mia mamma mi aveva rivelato la mia vera natura.
Avevo scoperto di essere una Semidea.
(...)
Ero ancora piccola e non presi troppo male il fatto di essere figlia di un Dio Greco.
Ok.
Diciamo che ero passata dalla fase '
Mamma, non credo più alle favole.' a quella 'Ok. Tutto questo è impossibile!', per poi passare a quella di 'Che figata! Sono figlia di un Dio leggendario!'.
  ***
-Oh, scusa. Disturbavo?
Sorrisi ironica mentre dentro di me la mandavo a fare una cosa non anatomicamente possibile.
-No figurati.- risposi, dolce come l'aceto.
Lei mi diede le spalle e tornò a parlare con Louis, mentre sbuffavo sonoramente e incrociavo le braccia al petto.
Alzai gli occhi al cielo, disgustata dalla lunghezza, se così si può ancora definire, della sua minigonna.
Forse Louis se ne accorse perché ridacchiò sotto i baffi.
Non mi sforzai di ascoltare fino a che non sentii qualcosa come -Dolcezza, a presto- e allora mi strozzai con la saliva.
Cominciai a tossire e Louis la scostò per iniziare a darmi delle pacche sulla schiena, mentre la piccola Afrodite mi fulminava con lo sguardo.
-Louis non potremmo andare a parlare da un'altra parte?- chiese acida mentre davo gli ultimi colpi di tosse.
Come se volesse davvero parlare con Louis.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gli Dèi, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Essere unMezzosangue è una faticaccia

                                                         Capitolo 18
                                             Enormi sensi di colpa




     Baby, you don't have to worry 
I'm coming back for you.
Baby, I've been going crazy
So I'm coming back for you.
{Back for youOne Direction}

     
Fissavo le onde di Long Island ormai da cinque giorni. 
Non provavo più sentimenti se non un enorme senso di colpa. 
Sedevo sulla spiaggia del Campo senza fiatare, senza dire una parola. 
Mi ero fatta a malapena curare il braccio. 
Ogni tanto qualcuno veniva per cercare di convincermi a mangiare qualcosa. 
Non avevo nemmeno rivolto parola a Emily se non per dirle un monotono -Ben tornata.- l'unica volta che avevo aperto bocca in quei giorni, da quando ero uscita con Ermes dalla galleria.
Emily aveva pianto, disperato accanto a me,e una volta mi aveva persino raccontato che era venuta a cercarla in infermeria Harry Bake e che le aveva chiesto di uscire il weekend seguente, che le aveva, forse apposta, lasciato un bacio troppo vicino alla bocca. 
Era al settimo cielo e io invece me ne stavo a fissare il mare con l'anima corrosa fino al midollo e non riuscivo a provare nemmeno un briciolo di entusiasmo. 
Solo gelosia. 
Un'enorme gelosia. 
Perché il ragazzo che lei amava non era morto. 
Una volta erano venuti insieme Percy e Annabeth a cercare di consolarmi. 
Un'altra solo Annabeth per piangere con me. Anche se in realtà aveva pianto solo lei. Ma almeno mi ero sentita per un secondo di nuovo umana. Con qualcuno che finalmente mi capiva. 
Ma poi mi ero accorta Annabeth non aveva amato Louis. Era un fratellastro per lei. Non lo aveva amato al mio stesso modo 
Un'altra volta era venuta Clarisse a dirmi che le dispiaceva e che mi ero rammollita. 
Non mi era scappato nemmeno un sorriso. 
Un'altra volta Chirone che mi aveva messo una mano sulle spalle e mi aveva detto che non avevano ancora deciso quando fare il funerale. 
Avevo sputato per terra. 
Che schifo di parola funerale. 
Una volta era venuta una signora vestita per bene. I capelli biondi e ricci erano la sola testimonianza che fosse Atena. 
Mi aveva detto che non dovevo farmene una colpa e che Louis non avrebbe mai voluto vedermi così. 
Il massimo che avevo fatto era stato alzare le spalle. 
Una volta era venuto mio padre per dirmi che ero ridicola. 
Percy veniva tutti i giorni più volte al giorno e mi si sedeva accanto senza dire una parola. Mi portava dell'ambrosia sciolta in un bicchiere d'acqua che io bevevo tutto d'un fiato per poi rimettermi con il mento appoggiato alle braccia a loro volta poggiate sopra le mie ginocchia. 
Era l'unico di cui apprezzavo la compagnia. Perché non diceva niente. Perché sapeva solo vagamente cosa provavo e non fingeva di capire come stavo.
Perché aveva visto morire gente a lui cara ma non Annabeth, perché aveva provato cosa voleva dire rischiare di perdere una madre e la ragazza che si ama ma poi le aveva riavute indietro.
Annabeth una volta mi aveva raccontato di quella volta che pensava che Percy fosse morto ma che in realtà era stato mandato da Efesto all'isola di Calipso. 
Forse solo lei capiva vagamente. Ma poi il suo ragazzo glielo avevano restituito. A me nessuno l'avrebbe fatto. 
Una volta era venuta Artemide a dirmi che era orgogliosa di me. Mi aveva lasciato cadere accanto un volantino della Cacciatrici. 
Una volta era venuto Harry Bake. 
Mi aveva detto solo grazie. 
Poi si era avvicinato e mi aveva baciata sulla guancia. 
Era l'unico che mi aveva colta alla sprovvista perché era venuto di notte e non avevo sentito i suoi passi. 
Una volta era venuta la figlia di Afrodite, quella che aveva tentato di pomiciare con Louis poco prima di partire, quella della minigonna troppo mini, Alexandra.
Aveva il trucco perfetto ma piangeva disperatamente. Mi aveva accusata di essere ipocrita e falsa. Mi aveva detto che non avevo diritto di stare così male perché io non avevo mai amato Louis. Non come lei. Mi aveva accusata di averlo ucciso -cosa vera.
Poi mi aveva tirato uno schiaffo in pieno viso. 
Appena aveva visto con non facevo una piega mi aveva mandata al Tartaro ed era corsa via piangendo, il trucco sempre fatto. 
Una volta era venuto il Signor D. Mi aveva detto che ero arrivata al Campo con un giorno di ritardo, che avevo voluto sfidare la sorte a portare con me tre compagni anziché due e che ne avevo pagate le conseguenze. Poi mi aveva chiamata col mio vero nome, mi aveva detto che era tremendamente dispiaciuto di aver perso un ragazzo tanto brillante e che i funerali sarebbero stati il giorno seguente. 
Aveva capito al volo che non mi sarei presentata. 
Alle cinque del mattino prima della cerimonia si era presentata di nuovo Emily, mi aveva detto che si era sentita un'insensibile e si era messa a piangere di nuovo. Mi aveva portato Timoria visto che era ricomparsa in camera mia. Io di tutta risposta l'avevo presa e l'avevo lanciata in mare. Sapevo che sarebbe riapparsa nella tasca dei miei pantaloni dieci secondi dopo, ma era colpa sua. Era anche colpa sua. Se si fosse aperta forse non avrei perso la speranza. Non avrei perso tempo e avrei salvato Louis. 
Se avesse funzionato subito la sua freccia, avrei salvato Louis. 
Una volta poi era venuto, dopo il funerale, il padre di Louis che mi aveva detto che non era colpa mia se suo figlio era morto e che non era arrabbiato con me. 
All'alba del sesto giorno mi ero addormentata sulla spiaggia, con l'intenzione di non svegliarmi più. 



Quando mi svegliai era sera e il sole stava tramontando.
Accanto a me c'erano solo un paio di bicchieri di ambrosia, quelli lasciati da Percy. 
Sotto il secondo bicchiere c'era un biglietto. 
Diceva soltanto:
"Non perdere la speranza.
C.
"
Non sapevo chi fosse C. Non era la scrittura di Chirone, ne tanto meno di Clarisse. 
Era in perfetta calligrafia femminile e profumava di qualche strano tipo di fiori. 
Lo appallottolai e lo tirai in acqua, pensando che fosse uno scherzo di pessimo gusto. 
Bevvi i due bicchieri. 
Quando li riposai sulla sabbia, il bigliettino era tornato lì. 
Mi guardai intorno. 
E allora la vidi. Era un piccola zattera improvvisata. Si stava piano piano avvicinando a riva. 
Non riuscivo a capire chi ci fosse sopra ma c'era qualcuno. 
L'isola avrebbe dovuto tenere lontani sia mostri che umani. Che ci faceva un naufrago qui?
Rimasi immobile come una statua, le braccia lungo i fianchi le mani aperte con i palmi sulle gambe. 
La zattera ondeggiante si dirigeva proprio verso la spiaggia. 
Pensai che forse sarebbe stato meglio chiamare Chirone, o qualcuno. 
Ma non ne avevo la forza. 
Mi venne in mente che in quei giorni avevo invocato tanto la morte che forse avevo invocato un mostro terribile.
Sperai che fosse così, e che mi avrebbe uccisa subito. 
Chiusi gli occhi e feci qualche passo verso la riva, pronta a morire. 
Sentii dopo troppi minuti la zattera arenarsi al bagnasciuga. 
Strizzai di più gli occhi. 
-Camille?
Sobbalzai e caddi all'indietro. Mi tappai le orecchie stando bene attenta a non aprire gli occhi. 
No. 
Non poteva essere. 
Nessuno merita di soffrire tanto. 
Adesso la sua voce mi avrebbe perseguitata per il resto dei miei giorni. 
Udii vagamente la sua voce dire -Camille, apri gli occhi. 
Sentii dei granelli di sabbia entrarmi nei pantaloni e mi concentrai su quello. 
Cosa aspettava a uccidermi?
-Uccidimi ti prego. Fai in fretta, ti supplico.- pregai in un sussurro, la voce roca dopo sei giorni di assoluto silenzio.
Mi resi conto che sarei morta con gli stessi vestiti che avevo nella grotta. Che sarei morta come quando ero con Louis. 
Due mani morbidissime mi presero i polsi e mi liberarono le orecchie. 
-Ti prego. Fai in fretta. Ti prego, ti prego, ti prego...
-Ma io non ti voglio uccidere. 
Di nuovo la sua voce. 
Forse ero già morta?
Un dito mi percorsa la linea del viso, fino ad arrivare al mento facendomi rabbrividire. 
Ero già morta. Certo. Mi sentivo così bene. 
-Sai...- sussurrò il mostro con la voce di Louis. -dovresti aprire gli occhi...
Magari era Medusa! Sarei morta pietrificata!
Aprii gli occhi. Ma rimasi accecata. 
Nel sole del tramonto c'era il viso di Louis. 
Aveva i capelli biondi spettinati e che andavano tutti in una direzione diversa. 
I suoi occhi grigi brillavano e mi guardavano dolcemente.
Gli intravidi addosso una maglia larga e bianca, un po' sciupata. 
Era bellissimo. 
Sbattei un paio di volte le palpebre. 
-Sono morta. Sono in paradiso, vero?- sussurrai. 
Louis mi accarezzò ancora il viso. 
Era chino su di me, le ginocchia che affondavano nella sabbia. 
-No. Sei viva. Sei al Campo. 
Scossi la testa chiudendo gli occhi.
-Chi sei tu allora?- chiesi allora, sentendomi rilassata dopo quella che mi sembrava una vita. Come se la mia anima stesse uscendo dal corpo.
Il ragazzo mi guardò tra il divertito e il confuso. 
-Sono Louis. 
-No.- commentai. -Louis è morto. L'ho... L'ho ucciso io. 
Lui si avvicinò di più al mio viso. 
-No.- spiegò a un soffio dalle mie labbra. -Sono vivo. 
Non ebbi tempo di dire nient'altro. 
Lui, chiunque fosse, Louis o no, mi baciò. 
Si mise a cavalcioni su di me, sulla mia pancia, senza pesare troppo, senza smettere di baciarmi. 
Approfondii il bacio sentendo la testa leggera.
Le mani del ragazzo percorsero il mio corpo fino a sfilarmi la maglietta. 
Io intanto lo accarezzavo ovunque potevo, il viso, il busto, le spalle...
Volevo morire, e quella era una morte meravigliosa. 
Lui si levò la maglietta e allora mi fermai. 
La sua pelle era perfetta, come quella di un bambino appena nato, tranne in un punto. 
Una cicatrice gli percorreva il lato sinistro del busto e continuava sotto i pantaloni. 
Sembrava il segno della... coda di Pitone. 
-LOUIS!- strillai togliendomelo di dosso. 
Era un sogno
Doveva esserlo. 
Ma lui mi abbracciò. 
Era vero. Era davanti a me. 
-Cosa...?- balbettai.
-È stata Calipso.- spiegò lui mentre ancora io non connettevo.-Mi ha curato. Mi ha persino fatto tornare un semidio. È stata magnifica. Mi ha trattato benissimo io... Sono vivo grazie a lei. 
Scossi la testa sconvolta. -Ma come? Quando? Perché?
-L'hai chiesto tu ad Ares di trovare un modo per salvarmi...
-Sì, certo. L'ho... L'ho chiesto io.- Che cosa...?
-Mi sono svegliato sulla sua isola. Ero messo malissimo. Le mie ferite non si rimarginavano. Stavo per morire. Ero completamente mortale e...
-Non eri mortale. 
-Sì. Il veleno di Pitone... L'ha voluto lui. È stato terribile, Camille. Mi devi credere. Non riuscivo nemmeno a... pensare. 
-E come... 
-Calipso è una maga. È riuscita a guarirmi e... Sono tornato. 
Lo fissai. 
Sembra che qualcuno l'avesse appena messo a lucido. 
Non stavo delirando quando dicevo che la sua pelle era morbidissima, lo era davvero. 
Era... un angelo. 
Sul serio. 
Magari era tornato dagli Inferi. 
Che posto terribile gli Inferi. 
Fu allora che sentii come un click rimbombarmi in testa, come l'incastrarsi di due ingranaggi.
Lui non era tornato dagli Inferi. Era tornato da... Calipso. 
Gli tirai un ceffone. Con tutta la rabbia che avevo in corpo. 
Mi pulsava il palmo dopo averlo colpito. 
Louis mi fissò sconvolto e dolorante. 
-Ma cosa...?
-Con che coraggio mi rivolgi la parola?!- strillai sentendo comunque il cuore martellare nel petto a una velocità impensabile capendo che non era morto. -Sei stato una settimana su un'isola paradisiaca insieme a una ragazza eternamente sedicenne, mentre pensavo che fossi morto, mentre pensavo che ti avessi ucciso, corrosa dai sensi di colpa, sono stata tutto questo tempo fossilizzata su questa spiaggia a fissare il nulla, a cercare di morire lentamente e dolorosamente! E tu eri con Calipso! Con CALIPSO!
-Ma...- aprì la bocca lui. 
-Stai zitto, Santi Numi! Sono morta! Sono morta di paura! Mi sono sentita uno schifo! Per non essere stata in grado di salvarti! Cosa diavolo hai fatto con Calipso una settimana sulla sua isola, eh?!- ero fuori di me dalla rabbia. 
Oh, l'avrebbe pagata cara. Oh sì se l'avrebbe fatto. 
In tutta risposta lui arrossì. 
-Non...
-Ti scongiuro non dirmelo! Non dirmelo!- strillai con voce acuta. 
Mi alzai, raccattai la mia maglietta da terra -ah certo, come se non bastasse mi stavo facendo spogliare da lui.- e senza degnarlo di uno sguardo presi la strada per il Campo, senza maglietta addosso.
Louis era sconvolto, ancora seduto sulle sue ginocchia a petto nudo, senza riuscire a capire. 
Marciai verso la cabina numero 5.
Mi scontrai con Harry e Emily, che si tenevano per mano troppo affettuosamente, che mi fissarono tra il stupito, il meravigliato e lo shoccato. 
-CAMILLE!- sentii chiamare Louis dietro di me mentre superavo la coppia.
 -CAMILLE ASPETTA!
Louis superò alla velocità della luce Emily -che non ci stava ufficialmente capendo più niente e pensava di soffrire di allucinazioni.- e Harry, -che dopo un secondo di puro shock stava chiamando Chirone.- e mi bloccò il polso proprio mentre stavo per entrare in casa mia. 
-Posso spiegare!- disse con appena il fiato affaticato.
Sorrisi amara. -Vai a spiegare alla tua migliore amica come hai fatto a sopravvivere dentro una grotta completamente franata sotto il suolo di Philadelphia.
Lo strattonai e entrai, mirando al bagno. 
-Camille!- sentii appena la voce del ragazzo. 
Poi qualcun altro mi chiamò. -Camille?
Clarisse era in piedi davanti a me, gli occhi che uscivano dalle orbite dalla sorpresa. 
-Chi ti ha convinto a smuoverti di là?
-Louis, Clarisse. Louis!- sbraitai sbattendo la porta del bagno dietro di me e aprendo il rubinetto della doccia. 
Me l'avrebbe pagata cara, oh sì. 


Quando mi sedetti al tavolo insieme ai miei fratelli a cena, tutto il Campo fissava alternativamente me e Louis. 
Non sapevano se essere più sconvolti dal fatto che Louis fosse ancora vivo o che io mi ero smossa dalla spiaggia. 
Chirone aveva fatto un discorso molto incoraggiante sulle dure prove che aveva affrontato Louis per sopravvivere -ovviamente senza accennare a Calipso.- e alla fine mi aveva sorriso raggiante dicendo che era bello avermi di nuovo tra le fila. 
Il Signor D. aveva borbottato qualcosa a proposito del figlio di Atena, storpiando apposta il suo nome e accennando al fatto che avevano sprecato un fantastico drappo funebre per niente. 
Emily era corsa teatralmente tra le braccia di Louis prima di cena visto che dopo che Harry aveva avvisato Chirone del miracolo non erano riusciti a parlarsi. 
Io ero uscita dalla doccia con Clarisse che mi fissava ghignando e mi aveva detto semplicemente -Ben tornata. 
Il buonumore del Campo era alle stelle. 
Tutti erano entusiasti del ritorno di Louis. 
Percy ci aveva parlato parecchio a tavola, visto che Louis si era infiltrato durante la cena al suo tavolo. 
Il figlio di Poseidone aveva fatto una battuta alla quale Louis aveva annuito abbattuto, poco prima che il figlio di Atena tornasse al suo posto.
Dopo cena girava già la voce di Calipso. 
Tornando alla mia capanna avevo intravisto di fronte a quella di Afrodite, Alexandra che supplicava Louis di entrare con lei. 
Avevo sbattuto la porta seccata. 
Poi mi ero lasciata cadere con la delicatezza di un elefante zoppo sul letto. 
-Sai che non dovresti essere così dura con lui, sì?
Sobbalzai appena sentii la voce. 
La capanna era vuota visto che tutti erano alla festa improvvisata in onore di Louis. 
Harry era in piedi, appoggiato con la solita nonchalance al muro nella penombra. 
Perché non lo sentivo mai arrivare? 
Ah già. Figlio di Ermes. 
Mi misi a gambe incrociate sul letto. 
-Mi sento una stupida sentimentale.
Harry si sedette accanto a me. 
-E perché mai?
-Perchè mentre io stavo qui a pensare di mettere fine alla mia vita lui era a spassarsela con una ragazza su un'isola caraibica. 
Harry rise. -Se la metti così sembra quasi una vacanza... È quasi morto. Ha detto che era addirittura mortale. 
Mi strinsi nelle spalle. 
-Mi fa male trattarlo così male. Ma...- affondai le mani nei capelli. -...pensarlo su una spiaggia con una ragazza fa ancora più male. 
-Perchè?
-Perchè lui è fatto così. Ogni essere femminile lo attrae come una calamita. Mentre... Dio, che stupida! Ci ho creduto come una scema!
Harry aggrottò le sopracciglia. 
-Camille?
-Mi sono lasciata incantare come tutte! Ho creduto che mi amasse!
-Lui ti ama davvero. 
Risi sprezzante. 
-Certo. 
-Te lo sta dimostrando proprio in questo momento.- commentò il figlio di Ermes. 
Lo guardai confusa. 
Lui mi fece alzare e mi portò alla finestra, una mano amichevolmente posata ben alta sulla mia schiena.
Feci appena in tempo a vedere Alexandra lì di fronte correre via da Louis in lacrime e il ragazzo sospirare mentre portava lo sguardo alla mia cabina. 
Fece qualche passo incerto verso l'entrata. 
Sperai che entrasse. 
Ma poi si fermò e camminò tranquillo verso la sua casa, non interessato minimamente alla festa che stavano facendo per lui. 
Mi girai verso Harry ma non c'era nessuno. 
Chiusi la bocca e rimasi alla finestra fino a che Louis non sparì dalla vista. 
Poi tornai a letto. 
Ero talmente stanca che mi addormentai completamente vestita. 



Mi tremavano le mani. 
La punta della freccia di conseguenza non stava un attimo ferma e stavo sudando freddo nonostante fosse piena estate. 
Lasciai andare il filo. 
La freccia mancò di parecchi centimetri il bersaglio. 
Lasciai cadere a terra l'arco, imprecando. 
Emily saltò giù dal palo di legno sul quale si stava dondolando da un po'.
-Cami?
Mi lasciai cadere sulle ginocchia. 
-Non ci riuscirò mai. 
-È solo il primo giorno che riprendi in mano l'arco... È normale che tu sia spaventata!
La mia amica si inginocchiò accanto a me, posandomi una mano sulla spalla. 
Come era possibile che non riuscissi neppure a impugnare l'arco? 
Cosa aveva che non andava il mio cervello?
-Dai, riprova. 
Ma il problema era che non riuscivo più a mirare e vedere il vero bersaglio. 
Vedevo solo il petto di scaglie di Pitone, il viso pallido e malato di Louis morente, la pioggia di sassi che mi lasciava al sicuro con Ermes mentre rinchiudeva il ragazzo nella grotta...
Rabbrividii. 
Sentii Emily abbracciarmi. 
Era l'unica che mi era venuta a cercare quella mattina, come sempre. 
Ci eravamo scusate a vicenda un milione di volte e poi le avevo chiesto se sarebbe venuta con me al poligono del tiro con l'arco, per aiutarmi. 
-Non dovresti pensare a quelle cose.- disse la mia amica, capendo il problema come sempre. 
-Non lo faccio apposta. 
-Ma ora va tutto bene. Mi hai salvata, Louis è tornato vivo, l'oracolo è ancora di Apollo... Va tutto bene
Scossi la testa. 
-Come faccio a guardare in faccia Louis e non pensare che mentre io, mentre noi, soffrivamo pensandolo morto, lui era...
-Non ha fatto niente con Calipso.- disse dura Emily. -Assolutamente niente. L'ha solo curato. Ci ha messo un po' a farlo. Ha dovuto trovare pure un modo per togliere il veleno di Pitone senza portare via anche il sangue divino di Louis. Ma non ha fatto niente. 
Emily sospirò appena vide che non accennavo ad alzare lo sguardo dalle mie ginocchia. 
-Tutto questo dobbiamo dimenticarlo. Io ho sbagliato ad arrabbiarmi così con te due settimane fa, ho sbagliato a tenerti nascosto che volevo diventare una Cacciatrice e ho sbagliato a non dirti che ieri Harry mi ha baciata, ma dobbiamo dimenticare tutto questo e ricominciare da cap-
La interruppi alzando la testa e prendendo la per le braccia. 
-Harry ha fatto cosa?!
Emily rise. -Mi ha baciata. Ieri. Alla festa per Louis-anche-se-Louis-non-c'era.
Sorrisi dimenticandomi per un attimo di tutto. 
-Miei Dèi era l'ora! 
Emily mi tirò un pugno nel braccio. 
-Dai, Mil. Prendi quell'arco e fagliela pagare!
Le sorrisi mentre tornava a sedersi sulla palizzata, con le gambe a penzoloni. 
Impugnai l'arco e mirai. 
Stavo per scoccare la freccia quando una risatina acuta mi distrasse. 
Alexandra era accanto a Louis tutta allegra come se la sera prima non fosse successo nulla. 
Sentii fin da lì la sua voce stridula dire -Louis! Aiutami!
Il ragazzo le si avvicinò e si mise dietro di lei. 
Le mostrò come impugnare l'arma.
Scorsi la ragazza appiccicare il su corpo formoso a quello di Louis che sorrise imbarazzato ma continuò a cercare di farle capire come tendere l'arco. 
Sentii la gelosia rodermi dentro. 
Mi vennero in mente le parole che Annabeth mi aveva detto dopo cena. 
Che se avessi continuato così, l'avrei perso completamente. 
Senza accorgermene lasciai andare la freccia. 
Poi buttai per terra l'arco e marciai a grandi passi verso Louis. 
-Tu!- urlai quando fui a pochi metri. 
Alexandra mi ghignò divertita mentre Louis mi fissava tra lo speranzoso e l'imbarazzato.
Gli scrollai di dosso la ragazza dicendole un -Levati gallina. 
Poi afferrai Louis per il colletto della maglia facendolo piegare in avanti. Mi alzai leggermente sulle punte e lo baciai. 
Lo baciai con rabbia ma appena mi staccai, lui mi guardava come un ebete. 
Lo lasciai andare e me ne tornai verso Emily, che mi guardava orgogliosa e divertita. 
Lanciai un'occhiata alla freccia che si era incastrata tra la linea azzurra del 10 e del 20. Un punteggio pietoso per me ma decisi che avrei avuto tutta l'estate per riabituarmici. 
Scavalcai con un balzo la palizzata mentre Emily si girava e mi seguiva. 
Sentii dietro di me i passi scoordinati di Louis. 
Avevo sofferto abbastanza. L'avevo aspettato abbastanza. Mi aveva aspettata abbastanza. 
Era arrivata l'ora di divertirsi.



Angolo dell'Autrice:
Ho scoperto di essere una molto pessima attrice perché molte -troppe- di voi si sono accorte subito che Louis non poteva essere morto per davvero.
E quindi la conclusione è: il mondo del Cinema non fa per me. 
La prossima volta che deciderò di far morire un personaggio, lo ucciderò sul serio, così non dovrò fingere niente. :)

Comunque, io volevo aggiornare sabato 24 ma quando sono tornata dal ristorante, ho acceso tutta tranquilla il computer e ho scoperto che si era rotto. 
Direi che possiamo ridare il via alle danze dal titolo "L'agonia del computer scacio di Alice" perché non ho idea di quanto riuscira a sopravvivere ancora.

Ora, 12 recensioni. 
Avete idea di cosa questo significhi per me? *.*
Oddio, sono al settimo cielo. Potrei morire di felicità! 
Davvero grazie un milione a Trich, AleJackson, Another_World21, WatsonxD_, TaliafigliadiZeus, The_OwL_Gandalf, Dafne Rheb Ariadne, JupiterEj, Ailea Elisewin, Aryelle, Writer96 e care394rina.
Siete fantastiche, vi adoro :')

Vi saluto perchè mio fratello sta sclerando in aramaico antico che vuole il computer :3

Grazie davvero un milione. 
Spero di non avervi deluse, alla prossima con l'epilogo!
Alice (:

ps. Ma non ci sta troppo benissimo quella canzone all'inizio? asdfghjkl xD
Vi ho messo il link sul titolo. Vi scongiuro ascoltatela. Anche se non vi piacciono gli One Direction :)
   
 
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