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Autore: iacomary97    07/12/2012    1 recensioni
Conteggio Parole: 37000 Capitoli: 15 (+ epilogo)
Cosa succede quando Lassiter scopre la verita'? Cosa fara'? Questa storia si basa dopo la sesta stagione di Psych. NON CI SONO SPOILER DELLA 7 STAGIONE, sono solo mie speculazioni su cosa potrebbe succedere. Ho inserito anche altri personaggi della serie Lie To ME.
AVVERTIMENTO: E' SCRITTO IN POV
Genere: Angst, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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A/N: Blocco dello scrittore a parte, ho anche avuto un grande problema nel concentrarmi. Il capitolo ora è completo. Spero la pausa non sia stata troppo lunga.  PS: Potrete trovare dei riferimenti a degli articoli del codice penale. Quelli che ho usato erano dal codice italiano, e alcune come l’articolo 179 proprio ignorate per il normale corso della storia.

-82 GIORNI PER PSYCH!!!!!!

 

beh Enjoy!!

 

Capitolo 14 – Hornstock?

 

 

--- JULIET POV ---

Tutti i piatti erano davvero spettacolari. Non scherzo.

Era anche vero che ero in un hotel cinque stelle, quindi non avrei dovuto sorprendermi più di tanto. Ma era davvero davvero tutto buonissimo. Poi era quasi tutta cucina italiana che come si sa…  è ottima, sempre salutare, ma non molto facile da fare.

 

Il venerdì sera di solito mi vedevo le repliche di “Kitchen Nightmares” e sapevo che molti, solo per ignoranza, cucinavano italiano anche se non ne sapevano proprio nulla. L’unico di cui mi fidavo era Shawn. Nessuno gli aveva mai insegnato a cucinare. Tutto quello che faceva, lo emulava da quello che aveva visto fare dalla mamma, e dai programmi tv di cucina. Ma se un piatto non gli usciva perfettamente (cosa abbastanza rara se lo faceva per impressionarmi o se voleva chiedermi qualcosa) allora era solo colpa del video che era stato tagliato o di… beh… qualche pezzo mancante nella sua memoria a causa della sua stessa distrazione.

 

Ma andiamo avanti.

 

Dopo aver finito di mangiare ricevetti una telefonata dal riccone.

Si, sempre lui, Declan. Ero ancora seduta al ristorante.

Un cameriere mi portò una cornetta.

-E' per lei.-

 

-Pronto?-

-Come va allora?-

-Il cibo era tutto molto buono, non dovevi.-

-Non è niente per me. Ehm... senti. Io sono a casa mia. Beh la mia terza casa, in effetti. Se vuoi qualche aiuto per rintracciarlo dimmi pure.-

-Beh devo sapere dov'è ora.-

-Ti farò sapere. Tu prendi il cellulare e tienilo acceso. È carico, l'ho messo a caricare io.-

-Grazie.-

-A dopo. "click"-

 

Non sapendo che fare decisi di ordinare il dolce. Andare in giro senza meta era solo da dementi. E poi mi sarei sicuramente persa. Era la prima volta nella capitale. 

 

 

--- SHAWN POV ---

 

-...E questo è tutto.-

 

Per gli ultimi 30 minuti ero rimasto a raccontare tutto quello che mi era successo e che sarebbe servito al processo sul mio caso.

Si, il mio processo.

Infatti mi avevano avvertito che se non avessero concluso nulla con altri modi meno "invasivi" sulla mia fedina penale ci sarebbe stato il rischio di un processo contro di me. Il grande problema era renderlo pubblico senza avere conseguenze. Il problema ci sarebbe stato soprattutto per le persone che per colpa mia erano finite in carcere, e sicuramente i loro legali non avrebbero aspettato nemmeno un secondo a querelarmi.

 

 Cal Lightman mi disse di fidarmi di lui e di fidarsi dei suoi avvocati. Li aveva tutti riuniti dentro la stanza delle conferenze, e mentre lui si chiuse dentro insieme a loro, io rimasi fuori con la moglie ad aspettare. L’attesa era snervante. Quello che più mi preoccupava era il fatto che era rinchiuso con la sua squadra già da un'ora per "verificare la loro fedeltà". Se neanche lui si fidava dei suoi stessi collaboratori, allora come pensava potessi fidarmi io? Uno ad uno molti di essi uscirono fuori.

 

Mi girai verso la bionda.

-Signora..... Light…er…man?-

Lei si girò. -Per lavoro sono Foster, qualche problema?-

-Mi serve il ... un computer.-

-Basta che vai nella stanza li in fondo.-

 

Prima di entrare notai la targa... "Sala Informatica"

Entrai.

 

Le sedie erano tutte sparpagliate casualmente nella stanza. Alcune avevano altezze diverse. L'unica in ordine era quella sotto la scrivania, dedussi che era dello spilungone... Loker.

Mi feci largo tra le sedie, e le spostai. Presi la sedia principale e mi sedetti comodo davanti all'enorme schermo, mossi il mouse.

Lo schermo si accese.

 

Sparse in mezzo allo schermo c'erano mie foto e di altri miei amici.

Tra le tante foto ne notai una. Era una foto che era stata scattata alla fine di un arresto l'anno scorso.

L'arresto della pazza... l'assistente di Yin.

Non avrei mai scordato l'ansia e la paura che avevamo sentito tutti. Quella sera io e Juliet decidemmo di dormire insieme. Come al solito, durante la serata cercai in tutti i modi di farla sorridere e di tranquillizzarla, ma l'unico momento in cui ci riuscii davvero è quando ci addormentammo abbracciati sotto le coperte. Lei fu la prima. Mi ricordo ancora la lacrima che le uscii durante il sonno...

 

 

...

 

 

Beh, chiusi quelle immagini e cercai sul web il numero di un mio vecchio collega avvocato. Lui sicuramente sarebbe stato disposto ad aiutarmi. Secondo il web era diventato parecchio famoso. Cercai sulla sua "fan page" e vidi che in questi giorni aveva avuto un processo in una città vicina.

 

Presi il telefono e lo accesi.

 

 

           Chiamate perse: 5

 

 

Ero titubante, ma alla fine decisi di provarci...

Aprii il registro chiamate e ecco li...

 

Tre chiamate da Juliet e ... vabbè, le altre due da Gus. Però nella lista c’erano anche altre chiamate provenienti da Juliet...

 

Provai due volte ma nulla. Il numero era libero ma nessuna risposta.

Pensai che forse si era offesa ma... che potevo fare?!

 

Uscii dalla schermata e composi il numero del mio amico.

 

-Pronto?-

-Ciao Hornstock [1], come va? Sono io, Shawn Spencer ricordi? Consulente legale?-

-Shawn... Shawn...-

-Sette anni fa.-

-Shawn...- rumore come se si fosse dato una botta in testa, letteralmente. -Shawn certo! È da molto che non ci si sente... Certo che mi ricordo, mi hai risollevato la carriera!-

-Bene, ho bisogno di un piccolo aiuto.-

-Certo dimmi pure. Ti devo un grande favore.-

-Potrei o non potrei essermi cacciato in un gran casino tanti anni fa e... beh... se non mi sto attento potrebbe esplodermi tutto tra le mani.-

-Cos’è?-

-Beh è molto lunga la storia… Ma puoi aiutarmi?-

-Certo che ti aiuto. Dimmi dove sei che ti raggiungo.-

-Washington DC, Lighterman Group-

-Perfetto, sono in un hotel li vicino. Scendo e arrivo.-

 

Chiusi il cellulare e lo poggiai sul tavolo.

 

Ero davvero stremato. Erano passati 3 giorni, forse 4, ma sembrava fossero passati mesi.

 

Spensi il monitor e appoggiandomi alla scrivania con le gambe, mi distesi e chiusi gli occhi.

 

Relax.

Ero davvero stanco.

 

... knock KNOCK!

 

Abbassai i piedi a terra immediatamente. Entrò la mogliettina.

 

-Tutto bene?- Mi venne vicino e mi portò uno snack. -Ho pensato avessi fame.- Mi sorrise e me lo porse. Feci un cenno con il capo per ringraziare. -Per te sarà davvero stancante tutto questo. Il fuso orario, il cambio di temperatura,.... sonno mancato.- Mi indicò il trucco.

 

-Notato?-

-Non mi serviva certo una super vista per notarlo.- Ouch!! -Comunque, so che sei molto stanco, conosco bene i tuoi ritmi. Ti porto nel mio ufficio e ti faccio riposare un po'-

-Ah ehm, senza offesa ma, non posso dormire. Sto aspettando un amico.-

-Dai, quando arriva ti chiamo io.-

 

L'ho provate tutte ma, alla fine mi ritrovai disteso sul divanetto della stanza.

 

-Era davvero così evidente, il trucco?-

-Beh abbastanza, ma hai fatto davvero un bel lavoro per essere un uomo.-

Prese una coperta e me la avvolse intorno, poi prese un cuscino e lo mise sotto la testa.

-Riposa finché puoi.- Presi un altro cuscino e me lo abbracciai.

 

Dopo pochi secondi, (così mi disse poi lei) mi ero già addormentato.

 

 

 

--- LIGHTMAN POV ---

 

-... E questo è tutto.-

 

Spencer terminò e mi guardò speranzoso.

In quella interminabile mezz'ora mi disse precisamente tutto quello che si erano detti e quello che era successo in quei 7 anni nei momenti importanti che ci servivano: ovvero quando poteva dire la verità oppure quando c'era qualcosa che poteva sottintendere la mancanza dei suoi poteri.

 

Soprattutto quello.

 

Mi disse che infatti già dall'inizio si era subito proclamato solo come "ragazzo prodigio sbruffone", e che solo dopo che si era visto oramai con le spalle al muro aveva tirato fuori la carta "jolly".

Il fatto è che molti avrebbero detto: e perché non hai detto la verità dopo aver finito il primo caso? Il problema era una minaccia da parte del capo stesso, che se veniva fuori la verità sarebbe stato arrestato per l’intralcio alle indagini della polizia. Infatti quella “minaccia” era avvenuta il giorno stesso della conclusione del suo primo caso. E allora, per paura del carcere aveva continuato con questo lavoro e aveva aiutato la polizia con queste consulenze, mentendo. Poi tutto questo continuò e continuò fino a diventare per Shawn un vero e proprio lavoro, il vero primo lavoro della sua vita.

 

Le persone che erano a conoscenza della verità erano davvero poche, ma tra quelle c’erano agenti di polizia e amici che non voleva compromettere. Mi aveva detto di tenerli fuori ma per vincere, sarebbero stati fondamentali.

 

Quindi che fare?

 

Cercai la risposta ma inutilmente; parlammo tra noi ma non uscì nulla di buono.

Locker fece qualche ricerca e soprattutto questi casi cadevano in processi (c'era un alto pericolo) e andavano per il 90% a finire male. Era vero che Shawn e la sua storia era completamente diversa da quella degli altri, ma anche altri pochi "imputati" avevano dato un contributo anche se superfluo.

Decisi quindi di ragionare con calma, e decisi di pensarci con i miei avvocati. Ma dovevo stare attento, se solo uno di loro faceva trapelare la notizia, tutti questi giorni sarebbero stati inutili. Decisi di chiamarli tutti, e li "interrogai" sulla loro fiducia. Stetti attento a non dire niente di compromettente o che si riferisse al caso. Ad uno ad uno molti avvocati uscirono dalla sala.

 

E da 43 che erano, nella stanza si vedevano solo 8 teste. Ma questi almeno erano leali e perfetti. Dovevano esserlo. Ed ecco che spiegai il problema. Si avvicinarono tutti a me, ma prima di spiegare chiamai Gillian.

 

Dopo pochi istanti entrò e si avvicinò.

 

-Cosa ti serve?-

-Fammi un favore. Fammi portare qualche tazzina di caffè. Ne abbiamo un estremo bisogno.-

-Ok.-

-E controlla dove è finito Spencer.-

 

Allo sbattere della porta, mi rigirai verso di loro. Dovevamo davvero arrivare ad una conclusione.

 

Ciascuno espose la propria idea con calma, ma iniziarono presto a contraddire e svalorizzare i ragionamenti di ognuno e a parlare uno sopra un altro. Ad un certo punto non riuscii a capire più nulla.

Odiavo la loro "razza"... gli avvocati.

 

-SILENZIO!-

 

Con calma, mi alzai, e da un armadio presi delle penne e dei fogli. Li distribuii e diedi gli ordini. Dissi loro di scrivere le proprie idee e un piano d’azione sul foglio e poi consegnarmelo. Avremmo poi discusso insieme ogni opzione. Io invece continuai a cercare informazioni su internet con Locker al mio fianco.

 

 

 

 

 

 

 

--- JULIET POV ---

 

Dopo aver finito di mangiare, tornai in camera e presi tutto.

Cercai il mio cellulare, che trovai su un comodino.

Lo accesi.

Non feci in tempo di controllare il registro chiamate che mi apparse il nome Declan sullo schermo. Con il suo computer aveva trovato l'ultima posizione che aveva lanciato Shawn al satellite con il suo cellulare: un palazzo molto famoso e importante non molto lontano da dov’ero. Ovviamente non sapeva a che piano si trovava e quello l'avrei dovuto trovare da sola.

 

Chiamai un taxi, e in due minuti mi trovai sotto il palazzo.

 

Mentre camminavo mi guardai intorno. Davanti al palazzo si stendeva un grande parco... abbastanza grande. C'era un tizio con un carrello degli hot dog, alcuni ragazzini che giocavano, ma per la maggior parte era riempito di uomini d'affari. Continuai a camminare quando qualcuno correndo mi fece cadere.

Mi cadde addosso. Sentii qualcosa di liquido e caldo bagnarmi la camicetta.

Il tipo si alzò e mi diede una mano per alzarmi.

-Mi spiace. Sono davvero di fretta e...-

Iniziò a parlare ma non capii molto; ero davvero attenta a capire davvero chi avevo davanti.

Aveva un viso familiare...

-...scusarmi. Davvero. Questo è il mio numero. Se hai bisogno per la lavanderia...-

Mi aveva dato un biglietto da visita.

-…Ok.-

-Beh allora vado. Devo davvero aiutare un amico.-

Prese il bicchiere di Starbucks e lo buttò in un cestino. Continuò a correre verso l'edificio, quando si girò indietro e cercò di scrutarmi meglio. Poi proseguì chiudendosi il portone alle spalle.

 

Mi misi quel biglietto nella tasca della giacca. Dopo una mezz'ora riuscii a leggerlo. Ero dovuta rientrare nell'albergo per potermi cambiare.

 

Ritornata poi nella piazza iniziai a farmi qualche domanda. Ricordai che il tipo che mi aveva rovinato la camicia nuova, era entrato nello stesso edificio in cui sarebbe dovuto esserci anche Shawn. Incominciai guardando il biglietto.

Sul biglietto c’era in grande il suo nome, Adam Hornstock e a quanto pare era un avvocato.

 

Il nome era familiare...

Decisi allora di provare. Tanto non avevo altra scelta...

 

Quell'atrio era tutto pieno di gente. Cercai di chiedere in giro ma non risolsi nulla.

Quindi andai direttamente su ogni piano per cercarlo.

 

Sinceramente mi stavo iniziando a stancare...

Avevo dormito davvero poco, avevo fatto chilometri e chilometri per lui, ero preoccupata e non aveva la minima intenzione di chiamarmi. Non avevo mai fatto tutto questo per una persona in vita mia e mi sentivo un po' patetica o adolescente… Ma era anche vero che era diventato la persona più importante della mia vita e ricordai anche quello che mi avevano detto, riguardo al pericolo che poteva correre se non l’avessi fermato. La preoccupazione si fece rivedere e decisi di controllare un ultimo ufficio e poi fermarmi per trovare un altro modo per contattarlo.

 

Quando ritrovai l'avvocato entrare in una porta.

Decisi di seguirlo di nascosto.

 

 

 

--- LASSITER POV ---

 

Non avevo mai mangiato un box intero di ciambelle in vita mia. La noia era ormai diventata insostenibile e l’unica cosa che mi teneva occupato era proprio mangiare. Mi girai intorno un’altra volta per cercare qualcosa con cui liberarmi. Bicchieri di carta, coltellini di plastica, cartoni, piattini…

 

Sentii dei passi.

 

-C’è nessuno?-

Un tipo dai capelli neri si affacciò.

-Vieni subito qui!!-

-Perché ha delle manette?-

-Vienimi ad aiutare invece di fare domande!-

-Ma…-

-VIENI!-

 

Finalmente si avvicinò. Dall’aspetto era un avvocato e lo conoscevo pure… ma molto probabilmente era una vecchia conoscenza. Non mi ricordavo esattamente chi fosse.
- Ehi… non-so-come-ti-chiami, trova qualcosa si sottile e appuntito come una forcina e liberami. Ho le gambe tutte a formicolii…-

-Ma non ho niente!-

-E il ferma cravatte? Usa quello!-

 

Iniziò a smanettare ma non concluse nulla. Gliela presi dalla mano e continuai io con la mano libera, ma era molto difficile dato che la manetta non finiva di muoversi.

-Ehi fermati!-

Gillian Foster, la psicologa, o anche “colei che mi aveva incatenato”, finalmente si fece viva. Ma prese la forcina e me l’allontanò.

-EHI!-

 

Venne e se ne andò con l’avvocato in una questione di secondi e non capii cosa gli disse. Io ritornai al punto di partenza. Dato che ero molto alto, specialmente per le mie lunghe gambe, mi allungai il più possibile. Riuscii a farla cadere, ma rotolò più lontano.

-E che DIAMINE!-

 

-Lassiter?- Alzai lo sguardo e la vidi, la mia amica e in questo caso la mia salvezza!

Juliet comparse dietro un bancone della segreteria. –Juliet che ci fai qui?-

-Shh!!-
Prese la forcina e mi liberò finalmente. -Vi hanno rinchiuso qui? Dov’è lui? E’ al sicuro?-

-In che senso al sicuro?- Non riuscivo a capire… e poi ero ancora distratto dal fatto che era qui.

-Che vi hanno fatto!-

Ad un certo punto ci girammo tutti verso una porta aperta.

 

-Yaaaaawnnn!-

Shawn uscii dalla porta ancora mezzo addormentato e camminò verso la psicologa. 

-Ehi Shawn! Da quanto tempo non ci si rivede.- Anche l’avvocato gli venne incontro e lo abbracciò.

 

Poi finalmente libero uscii fuori e evidentemente Juliet mi segui.

 

Shawn si fermò e guardò fisso dietro di me.

Dapprima insonnolito, lo sguardo si fece sempre più chiaro e sveglio. Nonostante sia negato a capire le emozioni, si capiva benissimo che dalla confusione iniziale, passò a uno sguardo dolce ma nello stesso tempo in colpa e con rimorso.

-Juliet?-

 

 

 

[1] Hornstock= Guest star della prima stagione settimo episodio "Cloudy... Chance Of Murder". In questo episodio lui è un giovane avvocato denigrato dalla sua stessa famiglia. Gli vengono passati i casi più noiosi e senza speranze. Shawn lo aiuta a guadagnarsi la sua autostima e la stima di tutti i suoi colleghi.

 

A/N: (15/01/13) Passato molto tempo lo so (38gg)… Ma non potevo continuare senza correggere e aggiungere alcune parti al capitolo. Non mi era molto piaciuto e forse nemmeno tuttora ma ho intenzione di finire questo capitolo il più presto possibile. La storia comunque non è cambiata.
-43 Per Psych e per i più fortunati anche -29
(per chi ha Mediaset Premium, alle 21 ogni Gio. dal 14 feb c’è la settima stagione in anteprima ANCHE RISPETTO agli USA.)
E dopo questo momento di pubblicità (non lo fa il canale… mah) mi concedo.
PS: Ci vediamo tra un po’ di giorni dato che il prossimo cap sarà molto corposo, e in questo momento sto passando molte verifiche e interrogazioni.

 

   
 
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