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Autore: AxXx    08/12/2012    1 recensioni
Anno 1918. Dopo la fine della prima guerra mondiale le forze Bolschviche di Lenin stanno affrontando una guerra incredibilmente violenta per affermare la loro ideologia.
Gli assassini hanno una missione da compiere in questo pericoloso territorio.
Con i templari da una parte e un gruppo di assassini traditori dall'altra, un giovane assassino discendente di Ezio Auditore si dovrà confrontare con le forze in campo e soprattutto con il suo stesso credo per portare in salvo l'ultima discendente dei Romanov.
Questa è la mia prima storia unicamente di Assassin's creed. Non mi aspetto un capolavoro, ma vorrei davvero avere delle recensioni che mi permettano di migliorare, grazie a chi leggerà e dirà la sua anche se è una rcensione negativa.
Genere: Guerra, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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                           Rasputin
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ci misi poco più di tre decimi di secondi a riprendermi e a puntare il coltello che portavo alla cintura al collo di Rasputin, mentre intorno a me, una decina di uomini mi puntò contro dei fucili.
 
“Siamo nervosi, vero?” Chiese ironicamente l’uomo che avevo davanti, per nulla preoccupato della lama che minacciava di incidere la sua pelle.
 
“Comprendimi. Ho davanti un Templare e raramente un Assassino può abbassare la guardia, davanti a quelli come voi.” Risposi, incurante delle dieci canne di fucile che mi puntavano contro i suoi uomini.
 
“Dovresti ringraziarmi, invece, mi sono fatto sparare per voi.” Disse allargando il lungo giaccone, mostrando tre evidenti fori di arma da fuoco.
 
“Aspetta! Quello che ci stava aiutando al rifugio, eri tu!?” Chiesi, mentre abbassavo cautamente il coltello.
 
“Ottima osservazione, in effetti aspettavo un assassino, ma non certo un ragazzino.” Rispose Rasputin ridendo della sua stessa rima.
 
“Benvenuta sulla mia umile imbarcazione.” Aggiunse mentre aiutava Anastasia ad alzarsi.
 
“Voi qui? Ma... Come... vi sapevo morto?” Farfugliò la ragazza mentre si sollevava a fatica.
 
Io ero un fascio di nervi tesi, mentre i templari intorno a me abbassavano le armi.
 
Eravamo su un peschereccio non lontano dalla foce del fiume.
 
“Come mai ci state aiutando?” Chiesi sospettoso, mentre cercavo di ignorare il dolore alla spalla.
 
“Diciamo che i templari sono curiosi di vedere come si svilupperà la situazione.” Disse l’uomo mentre andava verso la cabina di comando della barca.
 
“Strano, l’ultimo templare che ho incontrato ha cercato di ucciderci e imporre ad Anastasia di prendere il potere, perché dovresti volere qualcosa di diverso, tu?” Chiesi, mentre mi guardavo intorno circospetto.
 
Eravamo su un battello da pesca, non molto grande, ma sufficiente da trasportare con una certa comodità una ventina di persone.
 
Era di legno con qualche rinforzo in metallo, un normale battello da pesca che si vedevano spesso sui laghi e fiumi russi.
 
“Per la verità, il caro Nikolaj voleva agire di propria iniziativa, mentre io sono più cauto.” Rispose facendo segnale con la mano al timoniere di partire.
 
Io, dal canto mio, ero tutt’altro che convinto da quella spiegazione.
 
“Ma voi cosa sapete di me e di mio padre?” Chiese Anastasia che, a sentire nominare Dimitri, era diventata sospettosa.
 
“Io e vostro padre, vostra maestà, eravamo un po’, come dire... in contrasto.” Rispose l’uomo avvicinandosi al parapetto. “Come capo dei Templari ho molte responsabilità. Ho sempre cercato di migliorare le condizioni del popolo per tenere il potere in mano ai Templari, quindi vostro padre. Tuttavia, durante la guerra, gli Assassini hanno avuto uno scisma e i loro rivoltosi ne hanno approfittato di venire qui riducendo notevolmente la mia autorità, soprattutto perché ero già stato allontanato dal caro Nicola dopo che le sue idee si erano fatte troppo vicine a quelle degli assassini. ”
 
“Era per questo che eravamo qui.” Affermai convinto incrociando le braccia.
 
“Infatti, noi volevamo trasferirvi prima degli assassini, che però ci hanno preceduti, anche se non così in fretta da salvarvi. Tuttavia, io non ho le capacità di proteggervi principessa Anastasia, ecco perché voglio aiutarvi.” Concluse lui con un sorriso.
 
“Ho la sensazione che tu non mi stia raccontando tutto.” Affermai io per niente convinto.
 
‘I Templari hanno sempre un piano difficile da vedere...’ Pensai mentre guardavo negli occhi Rasputin.
 
“Credi davvero che io sia così insensibile? Io volevo bene alla famiglia di Federico, ad anche a voi e alle vostre sorelle, altezza!” Disse lui rivolto ad Anastasia.
 
Lei sembrava un po’ confusa.
 
Forse i ricordi della sua famiglia o altro la stavano affliggendo, o magari stava cercando di trovare qualcosa di sospetto nei ricordi che riguardavano Rasputin.
 
“Io non mi fido di te, ma temo di non avere altra scelta, se non collaborare con te, ma non credere che io mi sia unito alla tua causa.” Lo avvertii io, mentre il dolore alla spalla si faceva più acuto.
 
“Non avevo il minimo dubbio, comunque io penso che tu dovresti mettere qualcosa sulla ferita, potrebbe infettarsi.” Mi consigliò con un sorriso.
 
Io non mi fidavo, ma la ferita stava davvero cominciando a farmi male, quindi, mi sedetti fino a che non arrivammo al porto.
 
Il porto cittadino era molto affollato.
 
Anche i pescatori venivano spinti oltre il limite dell’umanamente possibile per soddisfare le richieste di un esercito in guerra.
 
Uno degli uomini di Rasputin ci accompagnò ad un edificio di legno.
 
Era una semplice pescheria in legno malmesso come gli altri edifici, ma l’interno era più curato.
 
Il pavimento pulito, le finestre limpide ed i mobili spolverati, nonché una certa cura del proprietario, indicavano che quello non era un posto normale.
 
Altri avrebbero detto che il proprietario era solo particolarmente attento, ma per me erano tutti segni che quel posto era sotto la protezione dei templari.
 
Il proprietario ci guardò storto un attimo, poi si rivolse a Rasputin.
 
“Cosa cercate?” Chiese alzando il sopracciglio perplesso.
 
“Che il padre della comprensione ci guidi.” Rispose il nostro alleato improvvisato con sicurezza.
 
“Bene, ma qui non c’è comprensione, signore, solo carne, lei è pazzo!” Disse l’altro ridendo.
 
Benché fosse una risata ben fatta mi accorsi subito che era finta: il suono era troppo gutturale per essere una risata vera e propria.
 
Infatti Rasputin si avvicinò all’uomo e  gli sussurrò qualcosa all’orecchio.
 
Quello si calmò di colpo ed indicò la porta e si rimise a pulire il balcone, come se noi non fossimo passati di lì.
 
Intuii che quello era un codice: chi voleva entrare doveva dire la parola di riconoscimento dei Templari, la reazione era il segnale per cui dare la vera parola d’ordine, a bassa voce, in caso qualcuno origliasse.
 
Rasputin ci condusse in una specie di stanza molto grande con al centro un tavolo di legno con sopra una candela.
 
C’erano dieci sedie, per la maggior parte vuote; solo due erano occupate.
 
Una era occupata da una donna dai capelli neri corti e la pelle chiara, mentre sull’altra c’era un uomo dai capelli neri e la carnagione scura che indossava una specie di uniforme verde.
 
“Bene, noi dobbiamo parlare, voi potreste riposare per qualche ora e tu, ragazzo, oltre quella porta ci sono delle persone che ti assisteranno.” Disse Rasputin indicando una porta dall’altra parte della stanza.
 
Io mi fidavo sempre meno.
 
Ritrovarmi in una base dei templari era tutt’altro che piacevole, ma era capitato in passato, che gli Assassini si unissero ai loro nemici per necessità.
 
Mi diressi oltre la porta e percorsi un corridoio di una cinquantina di metri e mi ritrovai in una stanza dove c’era una specie di lettino ed un uomo con gli indumenti tipici del medico.
 
“Il capo del nostro gruppo mi ha detto di estrarti il proiettile dalla spalla.” Disse un po’ sospettoso. “Di solito, io, i tuoi compagni li torturo, non li curo, tuttavia, in nome della causa comune, ti aiuterò.”
 
“Vai fiero di aver torturato delle persone?” Chiesi scettico.
 
“Io vado fiero di aver protetto l’ordine nel mondo, non di aver torturato la gente, guarda cos’ha fatto il tuo ordine qui.” Rispose l’altro deciso.
 
‘Che inutile discussione.’ Pensai mentre mi sdraiavo sul lettino togliendomi il mantello e la giacca, rimanendo a torso nudo.
 
L’estrazione del proiettile era davvero dolorosa.
 
Nessuna anestesia nella mia epoca, tutto a mano e affidato all’abilità dei medici.
 
Per estrarlo venivano usate delle sottilissime pinze sterilizzate, di solito con alcol meno dolorosi possibile, ma, a quanto pareva, anche i Templari avevano problemi, dato che quel tizio le sterilizzò con la fiamma viva.
 
Il metallo incandescente nella carne fu un dolore straziante e mi provocò una lunga serie di spasmi e crampi, ma lui doveva sapere quello che faceva, dato che, dopo qualche minuto, riuscì ad estrarre il proiettile metallico e a tamponare la ferita disinfettandola e pulendola con cura.
 
“Grazie.” Dissi dopo qualche minuto.
 
“Nessun problema, erano i miei ordini.” Disse il medico pulendosi le mani.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Anastasia fu accompagnata in una stanza più ampia.
 
Dedusse che dovevano essersi spostati in uno degli edifici vicini, dato che aveva percorso a piedi, più di settanta metri.
 
Entrò in una stanza molto spaziosa, con un camino acceso ed una donna piuttosto anziana che stava riempiendo una tinozza con dell’acqua calda.
 
“Venite, altezza, sono certa che un buon bagno caldo le manca.” Disse l’anziana signora indicando la tinozza in legno che si trovava al centro della stanza.
 
‘In effetti, è un po’ che non mi lavo, non oso pensare a cosa possa pensare la gente di me se mi vedesse in questa condizioni.’ Pensò la ragazza.
 
“Bene, io andrò nell’altra stanza, voi fate pure con comodo, vostra grazia.” Disse la donna con un inchino per poi allontanarsi.
 
Anastasia si spogliò ed entrò velocemente in acqua sdraiandosi sul fondo lasciando emersa solo la testa.
 
I suoi pensieri si fecero subito tristi, mentre ripensava alla sua famiglia.
 
Negli ultimi tempi non ci aveva pensato molto, anche a causa del viaggio impervio, ma ora si sentì improvvisamente conto di quanto tempo fosse passato da quei terribili istanti senza che lei se ne rendesse conto.
 
Durante la loro prigionia erano sempre stati tutti ottimisti.
 
Suo padre si era spesso attardato con suo fratello per tranquillizzarlo e fargli sentire la vicinanza di un padre ed era stato sempre presente anche con lei e le sue sorelle.
 
La madre si era sforzata di mantenere un contegno in ogni situazione.
 
Il ricordo delle sorelle e dei genitori la fece sprofondare in uno stato di tristezza che quasi si dimenticò di dove si trovava.
 
 
 
 
 
Erano da poco andate a letto quando un gruppo di soldati entrò nelle loro stanze dicendo che dovevano muoversi, perché le truppe dei bianchi stavano avanzando.
 
Anastasia si alzò e si vestì, insieme alla sorella Maria e scese al pian terreno.
 
I soldati scortarono lei e la sua famiglia in una delle stanze al pianterreno, dicendo che dovevano fare una foto.
 
Era ampia, con una ricca tappezzeria e tutti i mobili di legno erano stati spostati in modo da fare spazio alla sua famiglia ed ai servitori.
 
Se li ricordava tutti.
 
Le sorelle Olga, Tatjana e Maria erano risolute come al solito.
 
Suo padre e sua madre erano fieri, anche se non erano più sovrani, e quello che era l’imperatore, portava il suo tenero fratellino di quattordici anni, Aleksej, in braccio.
 
Dietro di loro i servitori: Il cuoco, l’inserviente la dama di compagnia e il medico gli accompagnavano, come avevano sempre fatto fedelmente come sempre.
 
Non si aspettavano certo di seguirli anche nell’ultimo istante, ma probabilmente, la loro fedeltà era tale da essere pronti anche a quello.
 
Dopo essersi messi in posa, entrarono alcuni uomini ed uno di loro si fece avanti.
 
Chi li aveva disposti, un certo comandante Yurovskj, si allontanò, mentre l’altro uomo si faceva avanti.
 
“Nel nome del popolo Russo, del comitato popolare degli Urali e per la vostra insistenza nell’offensiva contro il sacro popolo che lei aveva giurato di difendere, io sono costretto ad eseguire la condanna a morte di lei e della sua famiglia.” Dichiarò il comandante estraendo la pistola.
 
Il tempo rimase sospeso.
 
Frazioni di secondi che passavano come se il tempo si fosse sopito.
 
La pistola si sollevò con una lentezza impressionante.
 
Suo padre si mosse in avanti per protestare, ma il colpo lo raggiunse in pieno petto.
 
Dopo... il caos.
 
I proiettili volarono in maniera disordinata contro di loro.
 
Lei vedeva solo figure confuse e movimenti convulsi, mentre cercava di capire cosa stesse accadendo davvero.
 
Doveva essere un incubo.
 
Cos’avevano fatto per essere condannati a morte.
 
 
 
 
 
Anastasia si ridestò.
 
‘Un brutto sogno.’ Pensò, mentre si riprendeva.
 
Si massaggiò il piede, per acquietare il dolore.
 
Avere un problema del genere non aiutava, soprattutto se si cammina sui tetti, ma era nata così.
 
L’alluce valgo era tutt’altro che comodo, anche perché, se non si massaggiava giornalmente si rischiavano complicazioni, ma il suo dottore le aveva spiegato come fare i massaggi e il punto dove farli.
 
Dopo aver finito si asciugò e si rivestì.
 
Le avevano portato dei nuovi vestiti.
 
Erano da viaggio, in pelle dura, ma non ruvida, il che era utile perché meno fastidiose, inoltre si trovava davvero a suo agio.
 
 
 
 
 
 
 
 
Ripercorsi il corridoio a ritroso per parlare con Rasputin.
 
Non che volessi parlargli subito.
 
Mi appostai dietro la porta ed accostai l’orecchio.
 
Stavano litigando per qualcosa e le urla erano anche abbastanza forti.
 
“Sei matto! Non puoi certo pensare che quel ragazzo possa farcela, vero?” Chiese un uomo, probabilmente quello in divisa.
 
“No, credo che ce la possa fare, dopotutto, è un assassino e sono gli unici che nella storia siano riusciti a controllarlo.” Disse Rasputin.
 
“Ora baste, lui è il nostro comandante, dobbiamo ubbidirgli!” Urlò una donna chiudendo la discussione.
 
Avevo sentito abbastanza.
 
‘Cosa vuole Rasputin? Cosa siamo in grado di controllare solo noi? Perché gli serve?’ Mi chiesi mentre aprivo la porta, pronto a trattare con il nemico.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Allora, salve!
Vi sono mancato? Noo?
Be’ mi dispiace, ma io sono ancora qui!
Allora, spero di avervi incuriosito con questo capitoletto interessante.
Ho dato l’idea, spero di tutte le situazioni ed ho voluto aggiungere alcune cose alla narrazione che si ricollegheranno ad Assassin’s Creed III
Spero che sia di vostro gradimento.
AxXx

  
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