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Autore: White_Black    08/12/2012    0 recensioni
Questa è la nostra prima fanfiction!
Charlie, Renè, Christine, Cayla, Fred e Livia sono dei ragazzi appassionati di anime e manga, ma quando Charlie parte per l'america, appena sposata e incinta di un bambino, i legami fra loro si fanno più deboli...
E se avessero avuto dei figli con il carattere uguale a quello di alcuni personaggi di Soul Eater? Cosa succederebbe fra questi?
Ricordatevi di recensire!
Genere: Demenziale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Crona, Death the Kid, Franken Stein, Maka Albarn, Soul Eater Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Charlie!- la chiamò il padre, Alphonse, dalla cucina. Una volta la settimana, lei e Kid facevano visita ai nonni, che ne erano molto felici.
-Cosa c’è, papà?- Charlie stava per addentare una polpetta, ma venne fermata dal padre, allora lei si concentrò su un bicchiere di succo.
-Ho iscritto Kid alla mia scuola.- Charlie sputò il succo di mirtillo per la sorpresa.
-COSA?
-Kid è iscritto alla mia scuola. Sai che io ne sono il preside, no? Ecco qui, ho messo lui, Black Star, Maka, Soul, Crona, suo cugino e Tsubaki nella stessa classe.- Charlotte rabbrividì.
-Ma per “suo cugino” intendi Franken?- Alphonse annuì.
-Perché? Che c’è di male?- ma Charlie non rispose. Nella sua mente vi era l’immagine del figlio torturato da Franken. Scosse forte la testa per scacciare quella visione, e si fece forza pensando che Kid non era solo ma poteva contare su tanti buoni amici.
-Per Franken… non preoccuparti: Renè mi ha detto che ha passato l’estate in un centro per bambini un po’… emh… diversi e ora non dovrebbe sentire più l’impulso di dissezionare le persone. Però tenta ancora di farlo col gatto di famiglia.
-Ah, mi pareva…- Charlie tirò un sospiro di sollievo e Kid fece capolino dalla porta.
Era cresciuto molto in quei mesi che lo separavano dal primo incontro con quelli che erano i suoi migliori amici e che sarebbero diventati i suoi compagni di scuola. Gli occhi erano profondi e chiari come un mare d’oro, quegli occhi che la madre adorava tanto e che osservava come se fossero il più grande dei suoi tesori.
-Mamma, quando si mangia? Ho tanta fame.- si lamentò Kid mettendosi una mano sul pancino.
-Chiedilo a tuo nonno, è lui che cucina. Hai sentito, nonnino, il piccolo Kiddo ha fame! Meno chiacchiere, più cucina!- tutti scoppiarono a ridere, e se Charlie non si fosse accorta del fumo proveniente dalla pentola, il cibo sarebbe andato a fuoco.
-Papà!- bastò quel richiamo per far spegnere il fuoco all’uomo.
-Grazie, Charlie. Se non c’eri tu potevamo dire addio al pranzo. Kid, vai a chiamare la nonna.- il bambino annuì e corse via, tornando qualche secondo dopo con la nonna.
-Buon appetito!- dissero in coro tutti quanti, e in poco tempo le polpette e la pasta sparirono.
-Gnam! Era delizioso e simmetrico!- esclamò Kid appena svuotato il piatto.
Alphonse rivolse a Charlie uno sguardo interrogativo, e lei scosse la testa consigliandogli in silenzio di non rispondere.
Kid abbracciò la madre, che lo prese in braccio, cullandolo come fosse un neonato.
-Kiddo…- mormorò.
I capelli del bambini erano scuri come una notte senza stelle, neri come inchiostro, che coprivano la fronte del bambino in modo disordinato e talvolta oscuravano la vista dei suoi occhi.
I lineamenti delicati del bambino erano già pronti a diventare quelli di un bel ragazzo, e nonostante avesse solo sei anni già mostrava una personalità fuori dal comune, con la fissa per l’ordine e la simmetria.
“Ti voglio bene, Kiddo, non dimenticarlo” pensò Charlie, sorridendo.
 
-Mamma, la scuola è un bel posto?- chiese Franken sistemandosi gli occhiali e illuminando la solita lente.
-Certo, Franken, non preoccuparti.- lo rassicurò Christine sistemandogli i capelli.
-Ci saranno anche gli altri, vero?- gli unici bambini che avevano accettato Franken erano Soul, Maka e lo strano gruppetto conosciutosi per mezzo di parentele e amicizie.
-Ovviamente. Non ti lascerebbero solo, mai e poi mai.
Dietro all’inquietante maschera di Franken si nascondeva un bambino fragile, facilmente preda di offese da parte di coetanei, con un disperato bisogno di un appoggio trovato nei suoi amici.
-E poi a scuola c’è bisogno d’intelligenza, no? È perfetto per te! Ti farai tanti amici, poi quando sarai più grande conoscerai una ragazza, e comincerete a uscire insieme. Maka, che per allora sarà la tua migliore amica, farà finta di essere gelosa, ma in realtà sarà felice per te. Poi tu lascerai quella ragazza, o lei lascerà te. Poi ne conoscerai molte altre fino a quando non incontrerai quella giusta, la sposerai e io avrò tanti bei nipotini!- il bambino non era molto convinto.
-Mamma, a me delle ragazze non importa nulla.
-Quando sarai più grande le ragazze ti importeranno eccome! E ora fila a letto, domani si comincia!- detto questo, Christine tolse gli occhiali al figlio e spense la luce, lanciando la stanza nell’oscurità.
Ma non c’erano problemi. Franken non aveva paura del buio.
 
-Sei pronta per la scuola, Crona?- Renè entrò nella camera della bambina che era in un angolo, abbracciata a un pupazzo a forma di coniglio.
-Mamma, io ho paura… non saprò come comportarmi…- tremava come una foglia, era davvero spaventata dall’idea di andare a scuola. Era il suo primo giorno e lei era davvero timida.
-Ma Crona, non sarai da sola! Ci sono tutti i tuoi amici, Maka, Soul, tuo cugino, Black Star, Kid e Tsubaki!- la rassicurò Renè, senza ottenere grandi risultati.
-Ho paura…- ripeté e scoppiò in lacrime.
Il fragile corpo da bambina era scosso dai singhiozzi, i capelli dorati le coprivano il collo e ondeggiavano allo stesso ritmo delle spalle di Crona. Gli occhi violacei erano appannati da un velo di lacrime.
-Mamma, io non voglio andare a scuola… gli altri sono così sicuri e io sempre paura.
-Smetti immediatamente di dire queste scemenze! Gli altri hanno un’aria sicura solo perché vogliono fare i duri! Pensi forse che non siano emozionati? Ci scommetto che Kid è ancor più spaventato di te, all’idea di andare in una scuola dove non tutto è simmetrico!- questa volta Crona rise.
-Vedi, continua con questo spirito!- le disse Renè, prima di darle un bacio sulla pallida guancia.
 
Maka e Soul si tenevano per mano, cercando in quel legame fraterno la forza di salire sull’auto la cui meta era già prefissata.
-S-soul, tu non hai paura, vero?- chiese Maka con un filo di voce.
-Certo che no!- rispose lui, gonfiano il petto.
-Ma se stai tremando!
-Hey, ragazzi! Il grande…
-Black Star è qui! Lo sappiamo.- dissero i gemelli in coro cercando di abbassare la cresta al bambino, senza riuscirci.
-Sono così famoso che ormai i miei fan conoscono le mie battute e memoria! Yahoo!- urlò.
-Santo cielo.- mormorò Soul sospirando.
-Forza, Soul, non ti abbattere! Il mio splendido sorriso ti tirerà su!
-L’ultima cosa che ci serve è un altro dei tuoi sorrisi, Black Star!- ribatté Maka, in fondo felice di avere un amico simile.
 
Tsubaki si sistemò la lunga coda nera e non si accorse che “lo zio Fred” le era dietro, almeno fino a quando non la prese in braccio.
-Hey, piccola Tsubaki, sei bellissima!- lei arrossì, ma in fondo era normale: lo zio Fred si comportava sempre così.
-Ciao, zio Fred.- rispose mentre veniva posata a terra e un crescente abbaiare precedeva l’arrivo di Crona. D’improvviso i versi cessarono, sostituiti dal lamentarsi di Kid.
-Togliti, stupido cane! Se non obbedisci…- la bambina intravide il cane che teneva inchiodato Kid per terra e gli leccava la faccia.
-A cuccia, Ragnarock.- disse Crona e il cane obbedì, lasciando Kid pieno di bava e ansimante.
Il pelo era nero e le orecchie gli cadevano lunghe ai lati del muso scuro. Il particolare che rendeva il cucciolo unico era la croce bianca sul fianco, una netta ‘x’.
-Bravo, Ragnarock! Forza, prendi l’osso!- lanciò il giocattolo di gomma piuttosto lontano, per la gioia di Kid.
-René, il cane di tua figlia ha sbavato sulla bozza del mio libro!- Charlie sventolava il cane in aria per il collare. Perdeva bava, che formava una pozza per terra.
-Oh, Charlie, è normale. Non sai quante volte mi ha rovinato gli schizzi!- rispose e fermò l’amica prima che gettasse il cane all’aria.
-Beh, io me ne vado! Non ne posso più di questo cane!- lanciò un’occhiata incuriosita al figlio che si puliva la faccia, ma non andò oltre.
-È già sparita? Io non l’ho vista! Ma piccola com’è, è normale.- mormorò Fred.
-È andata di là.- Renè indicò un punto dall’altra parte della strada.
-Perché tu sei l’unica che capisce dove va?
-Andiamo a scuola insieme dalla seconda elementare, mi pare ovvio che lo sappia.- rispose lei accarezzando Ragnarock.
-Io devo andare al lavoro. Se no il capo mi licenzia!
-Allora ci vediamo dopo, quando dobbiamo prendere i bambini! Ciao a tutti!- salutò Christine. Dopo di lei, uno ad uno, se ne andarono anche gli altri.
-E noi che facciamo?- chiese Black Star.
-Entriamo, no?- rispose Kid.
-Adesso?- replicarono Maka e Soul in coro.
-Che c’è di male?- disse Franken sistemandosi gli occhiali.
-Io non so come comportarmi…- mormorò Crona. Ad un certo punto Black Star indicò Tsubaki.
-Facciamo decidere Tsubaki!
-Beh… entriamo!- disse sorridente come al solito. Attraversati i cancelli della scuola, andarono in classe.
Da una fessura nella porta, Alphonse li guardava.
“Ecco, sono già qui. E in men che non si dica, arriveranno anche alle medie e poi al liceo… non c’è nulla che possa fermarli” pensò, felicemente nostalgico.
  
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