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Autore: hiccup    08/12/2012    1 recensioni
Si suppone che chi respiri sia vivo, giusto?
Venti capitoli.
Venti frammenti di Kurt e Dave.
Venti respiri Kurtofsky.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dave Karofsky | Coppie: Dave/Kurt
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fifth breath

Shopping and an argument

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Cosa ne pensi, Dave?”

Era la milionesima volta nel giro di due ore che Kurt Hummel poneva quella fatidica domanda al suo ragazzo, girovagando per ogni singolo negozio newyorchese e centro commerciale, ponderando festoni, decorazioni natalizie, adesivi da appiccicare al vetro, stampi per le torte, lucine colorate e diversi tipi di carta da regalo. E chi ne ha più ne metta.

 

E David Karofsky, prontaneamente, alzava le spalle con un’espressione neutrale, limitandosi ad annuire una volta sì e due no, tanto per non venire invischiato nelle idee folli dell’altro. Per di più era di pessimo umore: le ultime due partite della sua squadra era state a dir poco orripilanti e ora potevano tranquillamente rassegnarsi alla sconfitta e scordarsi le qualificazioni al torneo.

Avrebbe avuto voglia di rivedere alcuni schemi, non fare shopping.

Ma quella mattina sua altezza reale, Kurt Hummel, una volta svegliatosi aveva deciso d’iniziare con i preparativi per il Natale. Ed era il quindici dicembre.

 

‘Quest’anno ci siamo presi tardi tra una cosa e l’altra! Gli scorsi anni iniziavo a decorare la casa già i primi giorni di dicembre,’ si era lamentato quella mattina ‘dobbiamo rimediare’.

Si era alzato dal letto tutto pimpante e allegro, noncurante della neve e del gelo di quella mattina di dicembre e aveva letteralmente trascinato un Dave in dormiveglia fuori dal loro appartamento, dando inizio all’apocalisse.

 

Non si erano fermati un secondo.

Kurt, con lista alla mano, l’aveva guidato tra la calca di gente esagitata e scalmanata lungo le strade della Grande Mela.

Parevano tutti quanti su di giri per le feste natalizie, tutti alla ricerca del regalo perfetto, della tovaglia perfetta, delle decorazioni perfette.

E David iniziava a sentire la mancanza di Lima con la sua semplicità e la sua calma.

Non che non amasse New York, chi poteva non amare quella città? Solo rimpiangeva il fatto che non ci fosse quasi più gusto nel festeggiare il Natale tra tutte quelle luci e quegli aggeggi inutili e costosi.

Malumore a parte, ciò che infastidiva di più David erano i programmi mondani di Kurt: lo spettacolo di fine quadrimestre alla Nyada, la cena, il concerto… Il giovane aveva programmato ogni cosa, senza metterlo a corrente. E a Dave la cosa non andava a genio.

 

Ma dopotutto non si sentiva in vena di scatenare un litigio nel bel mezzo di quel negozio sulla ventisettesima: quando loro litigavano finivano per urlarsi o saltarsi addosso, a seconda dei casi, ed entrambe le opzioni non erano adatte a quel luogo e a quel momento.

Si limitava, perciò, ad osservare passivamente tutti quei colori luminosi attorno a lui, senza sbilanciarsi troppo. Poteva sopportarlo, ne era sicuro.

 

 

“Oh, dobbiamo anche andarti a comprare una cravatta per lo spettacolo alla Nyada”

 

Certo che la questione iniziava ad andargli stretta.

Era troppo chiedere un Natale normale?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Non credi siano stupendi?”

“Mhm”

Kurt alzò gli occhi al soffitto e premette le labbra, assottigliando gli occhi pericolosamente; lui e David erano in salotto e stavano ricapitolando tutte le cose che avevano comprato quel giorno. Anzi, stava ricapitolando, perché il suo ragazzo aveva lo sguardo incollato al televisore e sembrava a mala pena accorgersi di avere tra le mani una decina di festoni dorati e argentati.

“Dave”

“Mhm?”

“Potresti almeno provare a fingerti interessato”

“Ho finto per tutto il giorno, Fatina” Kurt gonfiò le guance a quel nomignolo; in generale aveva una connotazione dolce e Dave lo utilizzava spesso nelle loro conversazioni. Ma in quel momento a Kurt diede fastidio.

“Questo sarà il nostro primo Natale insieme, dobbiamo addobbare l’albero e far-“

“Ci pensi già tu a farlo” lo fermò subito l’altro, cambiando canale. Kurt schioccò la lingua contro il palato, indispettito.

Ora vorrà fare la prima donna, pensò, si alza e va in cucina, fingendosi disinteressato. E in contemporanea ai suoi pensieri Kurt mise da parte le decorazioni e si alzò velocemente, andando in cucina dove Dave lo sentì trafficare un po’ con le tazze e la macchinetta del caffè.

Ora sbuffa, si disse e l’altro dalla cucina emise un sospiro profondo, e torna tra uno, due…

“Sai Dave, sei un cretino!” esordì Kurt tornando indietro a passo di marcia.

Bingo, pensò David rassegnandosi ad un’altra scenata.

“Il Natale è la nostra festa preferita e non volevamo festeggiarla insieme? L’hai detto anche tu, no?” esclamò il più piccolo, infervorandosi appena “io davvero non ti capisco! Potresti anche mostrarti un minimo partecipe, o sbagl- Dove stai andando?”

Dave si era alzato, aveva preso la giacca pesante, infilandosela e aprendo la porta d’ingresso.

“Dove vai, Dave?” chiese con una nota di panico nella voce.

“Vado a bermi una birra mentre tu finisci di appendere quegli stupidi cosini da checca e quelle decorazioni orribili. Il Natale è la tua festa preferita, Fatina,” disse amaro e si affrettò a continuare vedendo Kurt aprire la bocca per ribattere “io volevo festeggiarlo normalmente il Natale senza tutta questa frenesia. Ma tu no, devi sempre fare le cose in grande, vero? Non m’interessa niente dello spettacolo della Nyada o quello che è la sera della vigilia, né del concerto di Natale del coro gospel. E’ chiedere troppo rimanere insieme o rovina tutti i tuoi piani?”

“Ma andremo insieme allo spettacolo e al concert-“

Oh sì, andremo insieme, come no. Io me ne starò seduto da parte mentre tu prendi i tuoi fottuti applausi e chiacchieri allegramente con tutte le celebrità di Broadway, giusto? Poi magari andremo alla cena dopo lo spettacolo, eh? Dove il grande Kurt Hummel avrà l’occasione di mettersi in mostra e tutte le altre cose mentre David Karofsky si accontenterà di bere un bicchiere di vino pessimo, ma ehi! sarà champagne di prestigio”

Dave realizzò di aver alzato la voce senza accorgersene e che Kurt lo fissava stralunato, come se la colpa di tutto non fosse sua. Represse un’imprecazione tra i denti.

“Senti, io me ne torno a Lima,” disse debolmente “non mi va di passare il Natale da solo

 

 

 

 

 

 


 

 

 

Rachel Berry non era decisamente una cuoca. Affatto. Tuttavia  non si sarebbe rassegnata così facilmente; lei era Rachel Barbra Berry dopotutto e, solo perché i suoi biscotti che dovevano essere a forma di pupazzo di neve non erano usciti come lei desiderava, non significava certo che fosse un’incapace. Nossignore.

Forse è il forno che cucina male, pensò posando la terza teglia di biscotti bruciati sul tavolo della cucina, domani andrò a comprarne uno nuovo. Magari costringo Finn ad accompagnarmi, così poi ci fermiamo in un posticino romantico...

La giovane venne bruscamente riscossa dai suoi pensieri d’abile pasticcera dalla suoneria del suo cellulare. Abbandonò le presine accanto alla teglia e andò all’ingresso, prendendo il telefono dalla borsa.

“Pronto?”

“Se n’è andato”

Ora, che si trattasse di Kurt era sicura e che non fosse al massimo della sua felicità era più che evidente.

“Chi se n’è andato?” domandò stupidamente.

“Dave” rispose Kurt dall’altro capo del telefono.

“Dave se n’è andato?” balbettò lei confusa “e perché? Ha avuto un contrattempo e-”

“E’ tornato a Lima,” l’interruppe con voce soffocata “e forse è colpa mia”

“Eh?”

“Forse ho sbagliato e non dovevo…”

“Kurt?”

“… Ora sarà all’aeroporto e…”

“Non sei ubriaco, vero?”

“Cosa te lo fa pensare?”

“Stai facendo discorsi sconnessi e non capisco niente di quello che stai dicendo”

“Rachel. Dave è tornato a Lima. Ed è colpa mia! Cos’altro c’è da capir- oh

Rachel non sentì più nulla dopo l’esclamazione debole del migliore amico e si preoccupò.

“Kurt, sei ancora lì?”

“S-sì, n-non fa niente. Ciao” e riagganciò.

 La ragazza rimase a fissare interdetta il cellulare, per poi scrollare le spalle. Tanto meglio, sarebbe tornata a concentrarsi sui suoi deliziosi biscotti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Non dovevi andare a Lima?” chiese Kurt asciutto, incrociando le braccia al petto e osservando Dave che appendeva la giacca all’appendiabiti.

“C’è una bufera di neve fuori, genio,” disse acidamente “i voli sono stati sospesi” aggiunse infilando le mani nelle tasche dei pantaloni.

“Bene”

“No, non è bene,” ribattè l’altro con volto serio “non hai nulla da dire?”

Kurt si morsicò il labbro e respirò un paio di volte, combattuto.

“Forse ho sbagliato…”

Forse?”

“Ok, ho sbagliato a non parlarti della cerimonia e del resto e a non chiederti cosa ne pensavi, soddisfatto?”

“Ecco, era difficile da dire?” Dave annuì e fece per andare in cucina quando Kurt lo fermò, insinuandosi tra le sue braccia.

“Ho annullato le prenotazioni per il concerto… e mi darò malato per lo spettacolo alla Nyada” mormorò contro la felpa dell’altro, prendendolo in contropiede.

“Come?”

“Non voglio che tu ritorni a Lima e non voglio trascorrere il Natale lontano da te, Dave,” accennò ad un sorrisetto “scusami” aggiunse facendo sospirare rassegnato l’altro ragazzo.

“Forse quei tuoi festoni non sono proprio così brutti” borbottò chinandosi su di lui e baciandolo dolcemente.

“Non sono da checca?” sussurrò Kurt sulle sue labbra.

“Sempre a rigirare il coltello nella piaga, eh?”

Il più piccolo ridacchiò, lo baciò a stampo e si allontanò entusiasta, acciuffando palline, festoni e piccole decorazioni.

“Addobbiamo adesso l’albero?”

“Ringrazia il fatto che voglia festeggiare il nostro primo anno da fidanzati con te, Fatina

“Non siamo fidanzati ufficialmente, Davey

“Per ora” ghignò l’altro prendendo la nuova stella di natale da mettere sulla cima del piccolo abete, poi si arrestò, sembrò riflettere sulle sue parole, e si schiaffeggiò la fronte.

“Merda” gemette.

Oh mio Dio!” urlò Kurt scagliandoglisi contro e avvinghiandosi a lui, tanto che la stella di Natale rischiò di fare una brutta fine.

“Sei il ragazzo più romantico o quasi del mondo”

“Ascolta, doveva essere una sorpresa, Fatina. Quindi vedi di non esaltarti troppo,” iniziò a farfugliare David in imbarazzo “e non fare quella faccia!”.

“Che faccia?” chiese l’altro innocentemente.

“La tua faccia! Quella da ‘dov’è il mio anello?’”

“Oh Dave,” si strinse a lui “ti amo anche se non sei capace di fare le sorprese” si sollevò sulle punte e prese a baciargli il collo.

“E’ inutile. Lo avrai a Natale, non prima non dopo. A Natale” decretò deciso.

“Sicuro?”

“Sicurissimo” Dave deglutì.

“Sai, l’albero può aspettare. Ho una mezza idea di farmi una doccia calda… mi accompagni?” sussurrò suadente al suo orecchio.

 

 

 

 

 

 

Kurt Hummel era un demonio. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rimanere a casa con la febbre e dover rinunciare a tutti i programmi per il weekend, mentre metà mondo è fuori che si diverte e cammina tra la neve, non è il massimo .___. Ma aiuta l'ispirazione :3 Quindi ho deciso di prendermi avanti con un po' di storie e di scrivere il quinto capitolo di questa raccoltina. Naturalmente a tema natalizio perchè ormai ci siamo e tutto trasuda "natalenatalenatalenatale" ;)

Ringrazio di cuore chi legge, segue e recensisce: vi voglio tanto bene <3

Spero vi piaccia anche questa - che è anche un po' più lunga delle altre. Yay!

Alla prossima,

 

hiccup


  
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