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Autore: Blackmoody    07/07/2004    11 recensioni
L'ultimo messaggio di Sirius per Harry, cantato in una notte afosa qualche tempo dopo la sua morte (la morte di Sirius, ovviamente).
Un messaggio che vuole forse essere una sorta di consolazione – o un'ultima richiesta.
Genere: Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Black Moody’s Fanfics Corporation presents

 

 

 

 

 

                             Black Moody’s Fanfics Corporation presents

 

 

                 Remember

 

 

 

 

 

 

Tutte le persone che se ne vanno

lasciano qualcosa di sé nei nostri gesti

e nelle nostre parole. Forse è questo

il segreto della Memoria. E se così è,

allora non avremo più paura di rimanere soli.

da La finestra di fronte

 

 

 

 

Una nuova, afosa notte era da poco calata sulle case silenziose di Privet Drive, un’altra notte che lo separava dall’inizio del nuovo anno scolastico. Ancora una notte d'angoscia, sicuramente.

Harry si era addormentato con questo pensiero cupo in testa, come ormai gli accadeva da circa un mese: se l’anno prima non faceva altro che sognare la morte di Cedric, adesso i suoi incubi notturni erano incentrati unicamente su quella di Sirius, sulla scomparsa dell’ultimo familiare che gli fosse rimasto. Ogni volta che riviveva in sogno l’accaduto si svegliava madido di sudore e colmo di tristezza. E di rabbia, una rabbia repressa che non riusciva né a spiegare né a sfogare. Era una rabbia che si trasformava in completa apatia, durante il giorno.

Quella sera non era certo andato a dormire in uno stato d’animo migliore, pensò il ragazzo con una vena di amara ironia mentre si rigirava tra le lenzuola senza riuscire a trovare una posizione comoda. L’aria era maledettamente immobile, all’esterno, e dalle tapparelle abbassate non filtrava il benchè minimo soffio di vento. No, non era proprio possibile dormire, e forse era meglio così.

Ma nell’attimo in cui stava per alzarsi ed andare a bere un bicchier d’acqua, Harry udì qualcosa, un suono, un canto che lo fece bloccare seduta stante: era una voce lontana e fievole, e non per questo meno chiara.

Era la voce di Sirius.

 

Remember,

I will still be here

as long as you hold me

in your memory

 

Harry scattò a sedere sul letto come se qualcuno gli avesse scagliato contro un incantesimo, ascoltando i battiti frenetici del suo cuore che gli rimbombavano nelle orecchie. Se l’era immaginato o aveva davvero sentito Sirius che cantava?

Lottando contro la parte razionale della sua mente, quella che gli suggeriva come risposta la prima possibilità, il ragazzo inforcò gli occhiali e si alzò, avvicinandosi con passo lento ed incerto alla finestra aperta. Per il momento, nella stanza e fuori regnava il silenzio.

Lentamente, Harry tirò su la tapparella, ritrovandosi a guardare un cielo puntinato di stelle in cui troneggiava una grande luna piena: nella strada lì sotto non c’era nessuno, e anche il giardino di casa Dursley era deserto.

« Torna a letto, idiota. » disse Harry a sé stesso a voce bassa. « Sai benissimo che una cosa del genere è impossibile. »

Fece per allontanarsi dalla finestra, ma ancora una volta si bloccò a metà del movimento: quella voce lontana aveva ripreso a cantare, a intrecciare la sua triste melodia con l’immobilità del cielo notturno.

 

Remember,

I will still be here

as long as you hold me

in your memory

Remember,

when your dreams have ended

Time can be trascended

just remembering me

 

Le parole ora apparivano molto più chiare alle orecchie di Harry, che ancora non riusciva a capacitarsi di ciò che stava accadendo. Sirius stava veramente cantando per lui una canzone – la sua ultima canzone? Magari lo faceva con l’intento di consolarlo, di dargli un filo di speranza, eppure al ragazzo sembrava un tentativo inutile. Come poteva infatti superare le barriere del Tempo semplicemente serbando dentro di sé il ricordo del suo padrino? Il Tempo non sarebbe mai stato vinto da un ricordo, non quel tempo che aveva tradito, che aveva fatto soffrire tutti loro, quel tempo che scorreva impietoso e che aveva cancellato tutto ciò che era stato come il mare cancella le tracce sulla sabbia.

Il Tempo aveva permesso a Sirius di trascorrere molti anni con James e Lily e, paradossalmente, non lo aveva permesso a Harry, loro figlio. E quel medesimo Tempo aveva tenuto separati a lungo gli stessi Harry e Sirius, per poi dividerli definitivamente.

Come poteva dunque trascenderlo?

Harry rivolse questa muta domanda alle stelle sopra la sua testa, e dagli occhi gli spuntarono lacrime di rabbia. Era tutto vano, persino quel patetico tentativo di consolazione.

Eppure la voce riprese il suo canto, senza dare apparentemente ascolto ai pensieri del ragazzo.

 

I am the one star

that keeps burning so brightly

It is the last light

to fade into the rising sun

 

Una stella. Sì, Sirius era stato come una stella nella sua vita. Era passato brillando e lasciando una scia indelebile dietro di sé, nel suo cuore.Sirius, che portava addirittura il nome di uno di quei puntini scintillanti che baluginavano nel cielo color pece, ma la cui luce non si era offuscata a causa di un nuovo sole nascente: la luce di Sirius si era spenta inghiottita dalle pieghe nere di un Velo maledetto, e non ci sarebbe stata per lui un’altra notte per tornare a brillare.

E come in risposta la voce crebbe di volume, e fece giungere ancora una volta le sue parole fino alla finestra aperta.

 

I’m with you

whenever you tell my story

for I am

all I’ve done

 

Harry non si sorprese granchè quando si accorse di avere il viso completamente bagnato: stava piangendo senza ritegno e senza un singhiozzo, mentre quel sentimento di rabbia mista a tristezza e frustrazione che gli si agitava dentro si faceva sempre più insopportabile.

« Lo sai che mi stai facendo stare peggio, Sirius? Lo sai? » disse rivolto al cielo, serrando i pugni e trattenendosi a stento dal mettersi a gridare. « A cosa vuoi che serva parlare di te, eh? Che senso ha raccontare la tua, la nostra storia, quando è chiaro che non tornerai mai più? A cosa cazzo serve? » concluse, e la sua voce s’inasprì.

 

Remember,

I will still be here

as long as you hold me

in your memory

 

ripetè la voce triste di Sirius, come a volergli ricordare l’importanza del ricordo.

Un sorriso amaro si dipinse sulle labbra di Harry: era importante, questo sì, ma che soluzione era? Il serbare memoria di una persona amata gli appariva come una ben magra consolazione, se confrontata con l’irreversibilità di tutto ciò che era accaduto e che ormai non poteva essere modificato. Perché Sirius allora seguitava in quel suo ultimo canto? Harry avrebbe dato tutto pur di non udirlo oltre, e tuttavia qualcosa gli diceva che doveva ascoltarlo fino in fondo: del resto era pur sempre un messaggio postumo che il suo padrino gli stava inviando e non poteva, non voleva deluderlo così, anche a costo di soffrire più di quanto già soffrisse.

 

I am that one voice

in the cold wind, that whispers,

and if you listen

you’ll hear me call across the sky

 

cantò la voce, e un alito leggero di vento, straordinario in quella notte tanto afosa, giunse invero a lambire Harry, asciugandone le lacrime e dando prova della presenza di qualcuno che lassù nel cielo, tra le stelle o dietro la luna, faceva dei propri pensieri la sua ultima melodia e il suo ultimo segnale.

 

As long as

I still can reach you

and touch you

then I will never die

 

Preso da un impulso irrefrenabile, Harry afferrò di scatto la foto che ritraeva Sirius al matrimonio di suo padre e sua madre e che se ne stava tranquilla sul comodino: « Smettila! » tuonò, incapace di trattenersi ancora. « Stai dicendo delle cose senza senso! Tu sei già morto,morto, e non potrai raggiungermi! Smettila di raccontarmi fandonie! Non vedi che è tutto inutile? Stai…sta’ zitto, Sirius! » e detto questo si accasciò a terra, in ginocchio, singhiozzando con la foto stretta al petto.

Per qualche istante tornò a regnare il più assoluto silenzio, nella stanza e sulla notte, ma poi, lievemente e quasi con una certa titubanza, un nuovo soffio di vento si fece strada tra le tende della finestra aperta e avvolse il ragazzo. Era come se lo stesse abbracciando.

E la brezza sussurrò all’orecchio di Harry

 

Remember,

I’ll never leave you

if you will lonely

remember me…

 

Il ragazzo alzò lentamente il capo e altrettanto lentamente si rimise in piedi, respirando profondamente. Forse, dopotutto, la Memoria era davvero più forte della morte e del tempo, perché non mancava mai di lasciare una traccia indelebile di chi se n’era andato nell’animo di chi restava. Quel canto ne era una prova. Perché un ricordo…

« …è immortale. » mormorò Harry, rendendosene conto solo in quel preciso momento.

Fu allora che la voce di Sirius esplose potentissima e chiara nel cielo notturno, e colmò il ragazzo di una forza che credeva dimenticata – la forza di andare avanti – e di un briciolo di speranza: se non altro, Sirius non sarebbe mai scomparso del tutto, finchè Harry e gli altri che lo avevano conosciuto avessero continuato a vivere.

 

Remember,

I will still be here

as long as you hold me

in your memory

Remember,

when your dreams have ended

Time can be trascended

I live forever

so remember me

 

« Sì, lo farò. Io ti ricorderò, Sirius, ti ricorderò! » gridò Harry in risposta, un po’ piangendo e un po’ ridendo, rivolto al cielo, alla luna e alle stelle che lo osservavano immobili.

Poi, mentre gli ultimi echi delle due voci – quella del figlioccio e quella del padrino – si spegnevano a poco a poco, tutto si fece buio e Harry non si rese più conto di niente. Nel riaprire gli occhi il ragazzo si ritrovò steso nel suo letto, nella medesima posizione di quando vi si era gettato qualche ora prima. Era solo un sogno?, gli venne da chiedersi con una punta di delusione. Quel canto gli aveva ridato coraggio, e ora già lo sentiva venir meno. Mi sono immaginato ogni cosa, pensò con amarezza.

Ma quando volse lo sguardo verso la finestra, Harry si accorse che la tapparella era tirata su e che una brezza leggera smuoveva ancora le tende, facendole apparire surreali alla luce della luna.

No, forse non era stato un sogno, forse era accaduto davvero.

« Sirius? » chiamò il ragazzo con voce flebile. Idiota, non ha senso pronunciare il suo nome – lo redarguì severamente la sua parte razionale; Non ti risponderebbe comunque.

E invece ebbe una risposta, che arrivò assieme all’ultimo sussurro di quel vento straordinario:

 

« Remember… me. »

 

L’ultimo desiderio di Sirius Black.

 

 

 

 

 

 

Un ringraziamento speciale a J.K. Rowling e a tutti coloro che hanno letto questa breve storia.

Song: Remember dalla colonna sonora di Troy.

Copyright: Black Moody aka Reidur © All rights reserved

 

 

  
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