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Autore: xpayneinmyveins    08/12/2012    3 recensioni
"-L’amore è una cosa diversa da questo, lo sai, vero?
-So che è un amore diverso, ma so anche che nessuno ti amerà mai come ti amo io." Ho sempre amato il rapporto fra fan e idolo.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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it’s in your lips and in your kiss.
is in your touch and your fingertips.

it’s in in all the things

 and other things

 that make you who you are
and your eyes irresistible.
 
 

Irresistible.
 
Non pensare a lui come qualcosa di irresistibile è qualcosa di impossibile innaturale.
Ormai, lo sogno ogni notte. Vorrei poter dire che è un incubo, ma non lo é.
So che posso sembrare una pazza agli occhi degli altri, ma quello che provo non è solo amore platonico. Ho bisogno di lui come l’aria. Lo amo come Giulietta amava Romeo. Va contro tutte le regole eppure non sembra neanche così sbagliato infrangerle.
E’ il mio idolo, si. Fa parte della mia band preferita, è vero. Veniamo da paesi diversi, giusto. Non sa che esisto, ne sono consapevole. Non sono abbastanza per lui, come negarlo? Però, in qualche modo c’è qualcosa di giusto in questo amore. Qualcosa che mi ci fa sperare. Non è solo devozione di una fan, è amore. Amore vero.
 
prologo.
 
sei speciale sai?
no, non lo sono.
per me lo sei.
ma tu non mi conosci.
ti conosco abbastanza, tu mi hai salvata.
perché continui a dirlo?
perché è la verità.
fidati, non sono stato io a salvarti.
tu non puoi capire.
perché sei qui?
mi hai chiesto di venire tu.
e perché hai accettato di venire?
perché non ci sarebbe stato altro momento per rivederti e parlarti.
era così importante?
altrimenti non sarei qui.
l’amore è una cosa diversa da questo, lo sai, vero?
so che è un amore diverso, ma so anche che nessuno ti amerà mai come ti amo io.
 

 
 

“non puoi essere davvero convinta di volerlo fare.” mi dissi salendo su quel treno.
Non avevo mai fatto una cosa del genere. Scappare di casa col cellulare spento, l’ipod, un po’ di soldi e uno zaino con: un cambio di ogni cosa, spazzolino, dentifricio e documenti.
-Signorina, ha intenzione di montare o rimanere a fissare la porta per un altro po’?- Mi chiese un uomo dall’espressione stizzita dietro di me.
-Mi scusi.- Replicai. Presi un respiro profondo e montai sul quel treno.
Era un semplice treno per Verona. Due giorni e sarei tornata a casa. Così i miei avrebbero imparato a non ostacolarmi più.
Partire senza la mia migliore amica era doloroso, mi sentivo in colpa, ma suo padre l’aveva beccata mentre cercava di sgattaiolare via dalla finestra quella stessa mattina.
Non potevo farmi scappare un’occasione del genere.
Mi sedetti al primo posto libero che trovai e misi le cuffiette, dopo tre ore di viaggio e tre interi album di canzoni arrivai.
Corsi fuori dalla stazione e raggiunsi un Bed&Breakfast poco costoso. Abbandonai lo zaino sul pavimento e mi sdraiai sul letto. Accesi il telefono.
 
25 chiamate perse: mamma.
27 chiamate perse: papà.
12 chiamate perse: zio.
7 chiamate perse: Francesca. (mia sorella)
 
le ignorai e digitai frettolosamente il numero di Olga, la mia migliore amica.
-Gils!- Esclamò appena dopo il secondo squillo. “questo è un record” scherzai nella mia mente.
-Sono arrivata, sono in hotel. Adesso che faccio?- Ero nel panico e non me ne ero neanche accorta.
-Stai calma. I ragazzi arrivano alle sei in aereoporto e andranno in albergo, poi all’arena alle otto per il concerto. Preparati poi esci e fatti un giro. Alle sette dovrai già essere lì.- Mi ordinò con voce seria.
-Dio, ho fatto una cazzata. Non ho neanche il biglietto! Perché l’ho fatto? In più senza di te!- Mi esasperai accasciandomi a terra vicino alla finestra.
-No, ascoltami: tu andrai fuori dall’arena e incontrerai altre Directioners che non hanno il biglietto. Ci farai amicizia e aspetterete insieme che escano. Allora, li seguirai e li chiederai un autografo e li abbraccerai e potrai dirli che li ami.- Sentivo che aveva la voce smorzata. Anche io sentivo le lacrime fare capolino dai miei occhi, ma il tempo per piangere ci sarebbe stato.
-Volevo che tu fossi qui.- Affermai.
-Gilda, non pensarci. Ci sarà un’altra occasione anche per me.- Sapevo che dentro stava morendo, ma non voleva perdere le speranze.
-Odio tuo padre.- Dissi e provavo rabbia davvero. Ci aveva sempre tenute separate, quell’uomo.
-Anche io, credimi. Ascolta, adesso stacco. Dì loro che esisto e li amo, per favore.- Mi pregò. Sapevo che voleva piangere.
-Lo farò.- Una lacrima mi rigò la guancia.
-Ti voglio bene.- Aggiunse.
-Anche io, lo sai.- Attaccai e asciugai la lacrima.
I One Direction erano la nostra vita. Tutto ciò di cui avevamo bisogno: i loro sorrisi, le loro voci, le loro parole, la loro felicità. Ci avevano insegnato a sognare e riportate alla vita e incontrarli, dir loro quanto li fossimo grate: era il nostro sogno.
 
 
Le urla, i pianti, i cartelloni. In quel luogo, in quel momento, le emozioni erano palpabili. Vidi con dolore le ragazze entrare nell’arena, era così tante. Erano così belle. Erano la mia famiglia: le Directioners.
Avevamo tutte lo stesso sogno, lo stesso amore, le stesse emozioni, le stesse idee. Potevamo essere la famiglia più disorganizzata del mondo, ma quando si trattava della felicità dei nostri idoli eravamo una cosa unica. Avremmo preso una coltellata dritta al cuore per loro. Il rapporto fra fan e idolo, sarà sempre la cosa più bella che esista.
Dopo poco incontrai un paio di Directioners e rimasi con loro.
Stavamo parlando e scherzando, conoscendoci un po’, quando dall’arena arrivò un urlo ancor più forte degli altri. Mi paralizzai. I ragazzi stavano salutando e ringraziando le fan.
Usando buffamente quel poco di italiano che conoscevano.
Si sentì la base di “kiss you” partire e i miei occhi si annebbiarono senza che me ne accorgessi.
Le loro voci, dio erano lì.Mai stata così vicina ai miei idoli. Io e le due ragazze ci guardammo. Tutte avevamo gli occhi lucidi. Ci fu un grido dal centinaio di fan raggruppate davanti all’entrata dell’arena.
Piansi tutte le lacrime che avevo in corpo e quando il concerto finì corsi con le altre verso l’uscita sul retro dell’arena. C’erano delle guardie. Body – guards che non ci avrebbero fatte avvicinare e provai una rabbia infinita. La mia determinazione crebbe. Mi ero stancata dei management,  avrei abbracciato i miei idoli.
Notai un ciuffo biondo spuntare dalla porta e il mio cuore smise di battere.
-Niall..- sussurrai. Uscirono tutti. Sorridenti e gentili, anche se erano stanchi e si vedeva, cercavano di nasconderlo, per noi. Erano perfetti come sempre.
Non ero pronta per questo. Pensavo di esserlo, ma non era così. I miei occhi cercarono quelli di Harry e quando i nostri sguardi si incrociarono non sentii più le ginocchia e caddi a terra. I ragazzi sgranarono gli occhi, Liam si liberò dal circondario delle guardie corse da me.
-Stai bene, piccola?- Sorrise.
Le fan urlavano e cercavano di attirare la sua attenzione.
“Non è possibile, Liam guarda loro non me. Non voglio rubare le loro possibilità.” Pensai.
-Vieni, forza.- Mi tese la mano e io l’afferrai. Era calda, forte, rassicurante.
Volevo dire tante cose mentre mi prendeva in braccio e mi portava verso gli altri ragazzi, ma la voce non si decideva ad uscire fuori, il mio cuore mi stava davvero per bucare il petto o era la mia immaginazione?
Sentivo la testa pesante. Non riuscivo a non guardare Liam. “Non pensare a lui come qualcosa di irresistibile è qualcosa di innaturale” erano le mie stesse parole e capii solo in quel momento la loro verità.
I ragazzi mi facevano domande, mi sorridevano e mi accarezzavano le guance. Non riuscivo a dire niente.
Mi portarono alle loro macchine e Liam mi stese sul sedile dietro.
-Puoi dirmi come stai? Ti prego, sono preoccupato.-  La dolcezza di quel ragazzo, mi aveva sempre sciolto il cuore. Mi alzai piano sui gomiti e lo guardai.
-Non dovevi preoccuparti così per me.- Gli dissi con un piccolo sorriso, cercando di trattenere altre lacrime.
-Sembravi così debole, pensavo saresti svenuta.- Mi accarezzò la guancia.
-Lo pensavo anche io.- Dei brividi riempirono il mio corpo.
-Liam dobbiamo partire.- Disse uno dei management. –Certo, un secondo.- Rispose il ragazzo dagli occhi color cioccolato con gentilezza.
-Scusa, per il disturbo. Grazie per quello che hai fatto.- Mi alzai e scesi dall’auto.
-Di niente, piccola.- Mi strizzò l’occhio.
Mi voltai e cominciai a camminare. –Ah, Liam.- Aggiunsi tornando a guardarlo.
-Si?- Sorrise.
-Sei il mio idolo, tu e i ragazzi mi avete insegnato a sognare. Senza di voi no sono niente e.. ti amo.- Gli sorrisi e tornai a camminare. Vidi gli altri guardarmi con la coda dell’occhio.
-Vi amo!- Gli gridai sorridendogli. Sapevo di avere gli occhi lucidi.
-Anche noi!- Gridarono in coro.
-Ferma.- Mi disse Liam prendendomi il polso. Sentii una punta fredda scrivere dei numeri sul mio avambraccio.
-Cosa fai?- Chiesi stupida voltandomi di nuovo verso di lui.
-E’ il mio numero. Chiamami appena arrivi a casa. Altrimenti, mi preoccupo.- Detto questo mi sorrise e corse in macchina con gli altri.
Rimasi ferma a fissare la macchina andarsene con il braccio sospeso in aria.
Mi ci volle qualche minuto per ricompormi, poi corsi verso l’hotel. Presi le chiavi e mi gettai sul letto dove avevo abbandonato il mio cellulare. Digitai velocemente il numero di Liam e rimasi a fissare il telefono per circa cinque minuti. “lo chiamo, non lo chiamo, lo chiamo, non lo chiamo..” riuscivo solo a pensare a questo. Dio, Liam era l’amore della mia vita e ne ero consapevole. C’era qualcosa in lui, era il mio ragazzo ideale, anche se non avevo mai considerato uno come lui il mio tipo.  Perché non pensavo esistesse qualcuno come lui.
Volevo chiamarlo con tutta me stessa ma mi tremava la mano. Ero agitata.
Feci un respiro profondo. “infondo me lo ha chiesto lui, se non lo chiamassi sembrerei scortese.” mi convinsi. Premetti il tasto e avviai la chiamata.
-Pronto?- Rispose dopo il primo squillo.
-Ciao.- Disse cercando di sembrare calma.
-Sei arrivata?- Chiese dolcemente.
-Si.- Sorrisi al vuoto.
-Ascolta, domani sera partiamo di nuovo. Che ne dici se passiamo la giornata insieme? Voglio vedere la città.- Propose allegramente.
-Me lo stai chiedendo davvero o è un sogno?- La voce mi tremava.
-E’ la realtà.- Rise.
-Contenta che mi trovi divertente, grazie eh.- Tentai di buttarla sul ridere.
Rise ancora. Dio, la sua risata. –Alle dieci all’arena? conosco solo quella.
-Certo.
-A domani, piccola.
Attaccai e cominciai a saltare per la stanza.
 
 
Il sole risplendeva nel cielo, quasi fosse felice anche lui come me.
Non vedevo l’ora che arrivasse. Ero persino in anticipo, cosa che non accadeva mai.
Scrutavo ansiosamente il volto di chiunque senza mai perdere la speranza. Liam non mi avrebbe dato buca.
-Hey.- Sentii dire da una voce dolce e profonda.
Mi voltai e mi buttai fra le sue braccia.
-Anche io sono felice di vederti.- Sorrise.
Andammo un po’ in giro, chiacchierando come due vecchi amici. Ci conoscemmo meglio.
Prendemmo un gelato verso le due e ci sedemmo su una panchina ombreggiata.
 
-Sei speciale, sai?- mi lasciai sfuggire.
Liam si fece serio. -no, non lo sono.
-Per me lo sei.- replicai.
-Ma tu non mi conosci.- Mi guardò negli occhi.
-Ti conosco abbastanza, tu mi hai salvata.
-Perché continui a dirlo?
-Perché è la verità.- Era così e lo sapevo con tutta me stessa.
-Fidati, non sono stato io a salvarti.
-Tu non puoi capire.
-Perché sei qui?
-Mi hai chiesto di venire tu.- Mi sentii improvvisamente rifiutata.
-E perché hai accettato di venire?- Esitai per un momento, ma la risposta la conoscevo bene.
-Perché non ci sarebbe stato altro momento per rivederti e parlarti.
-Era così importante?
-Altrimenti non sarei qui.- Tacque per un attimo.
-L’amore è una cosa diversa da questo, lo sai, vero?- Non mi guardava.
-So che è un amore diverso, ma so anche che nessuno ti amerà mai come ti amo io.
-Tutte le fan la pensano come te.- Non capivo perché facesse così.
-Sì, è vero. Io non voglio togliere niente alle altre, ma il mio non è amore di una fan per il suo idolo, cioè si ma con te non è come lo provo per gli altri.
-Cos’ho di speciale?
-Tutto, altrimenti non saresti riuscito ad impossessarti del mio cuore.- Risposi fissando il pavimento sotto i miei piedi.
-Tu sei speciale.- Sentenziò dopo un attimo di silenzio.
Gli sorrisi e lui sorrise a me.
-Qualsiasi cosa succeda, tu sarai sempre nel mio cuore.
-Anche se non staremo mai insieme, io ti amerò sempre.
-Vorrei poterti conoscere ancora meglio, ma non ci riuscirò mai.
-E’ ciò che deve essere, io sono una fan, tu l’idolo. Sono qui per sostenerti, anche se ti vorrei accanto a me.
-Ti seguirò su twitter.- Cercò di alleggerire la tensione.
Risi. –Sarebbe bello, è più di un anno che lo aspetto.
Rise anche lui e poi guardò l’orologio. Erano già le tre e mezza.
-Alle quattro devo essere in albergo per prepararmi.- Disse tristemente.
Mi alzai e lui fece lo stesso. Lo abbracciai per un bel po’, ma non mi sarebbe mai sembrato abbastanza.
-Ti voglio bene, Liam. Non cambiare mai, capito? Mai.- Lo pregai.
-Non lo farò.- Mi sorrise un’ultima volta e si allontanò.
-Ah, Liam!- Esclamai. Si voltò. –Dì agli altri che io e la mia migliore amica, Olga, li amiamo. Ringrazia anche loro per tutto quel che avete fatto per noi.
-Lo farò. Ci sentiamo, Gils, ciao.
-Addio, idolo.-sussurrai, mi voltai e col mio zainetto in spalla rimontai su quel treno.

  
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