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Autore: Zanteh    08/12/2012    0 recensioni
"Io lo so che tutto ciò che c'è, tutto ciò che ci circonda, tutto ciò che ci raccontano in fondo non è altro che una grande, immensa, gigantesca presa per il culo." Hyung-Ki è un forte ma non troppo saggio dragone con gli occhiali con una forse eccessiva propensione all'alcool e un ancor più forte amore per ciò che c'è di bello ma deliziosamente inumano. Le sue peregrinazioni nella kafkiana Crystal City lo porteranno ad incontrare i personaggi più inconsueti verso il ritrovamento di una perduta felicità.
Genere: Introspettivo, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Capitolo 1 - Chi fa cosa con chi e che cosa
(Un'Introduzione ubriaca)
 
Io lo so che tutto ciò che c'è, tutto ciò che ci circonda, tutto ciò che ci raccontano in fondo non è altro che una grande, immensa, gigantesca presa per il culo. Forse anche il mio Jalé è una presa per il culo, ma è così dolce, soave e pieno, che non alzerei le chiappe dal divanetto del bar nemmeno per farmi mettere in una cassa da morto. Già, ho un bel dire, io, comodo comodo nella penombra del privé. Privé, poi... Nel magazzino. Più precisamente, nel magazzino della Stella Nera, il vecchio bar di Godot. 
 
"Godot, è mezz'ora che aspetto! Dov'è il mio Martini?" 

Eccoli, li sentite? Questi sono i clienti di Godot. Stan sempre in attesa, quei poveracci, ma Godot non arriva mai. 

"Arriva, arriva. Tutto arriva, prima o poi." 

E con questo Godot mi contraddice. Cieco come un pipistrello, ma tutt'orecchi per i cazzi altrui. Ah, è proprio un buon barista, il caro vecchio Godot. Ottimo barista e amico leale.. sempre dietro lauta ricompensa. E' proprio come me, Godot: Sfacchinare gratuitamente non è il nostro stile. Non lo è mai stato, nemmeno da bambini. Eh, già, perchè io e Godot siam venuti su insieme, proprio così! Tutti e due figli delle Stelle Bianche, le consorelle dell'Orfanatrofio dietro la Chiesa di Cristallo, quel monumentale santuario proprio qui di fronte, giusto all'altro capo della strada. Ora che ci penso, dovrei proprio passare a salutare Jeanne...Ma giusto una capatina, uno sbirciare infilandomi nella prima cappella, quella con l'affresco della Grande Battaglia, giusto per vedere se le panche d'ebano sono ancora impolverate e appiccicose di chewing-gum alla fragola e Frizzina e se gli strepiti della vecchia Madre Azramir rimbombano ancora dentro le pareti.
Oggi l'ho vista, Jeanne, tornando dalle miniere di Skaerleiki. Brillava di mille colori, avvolta dal Sole d'estate, tingendo d'arcobaleno tutta la Piazza del Sole.  La sua altissima statua di cristallo si ergeva solenne e benevola sopra le case, i negozi, i palazzi, dispensando gioia e amore purissimo. Una volta, da bambini, io e Godot giocavamo a saltare di spicchio in spicchio di colore lungo la Piazza del Sole, quell'immensa conca bianchissima di fronte la chiesa che d'estate si illumina d'immenso e sparge luce e colori tutt'intorno, quasi fosse una sontuosa festa di castello. Ricordo distintamente che per quanto gli altri mostriciattoli si divertissero da morire, io odiassi quel gioco con ogni squama e fibra e spira del mio intero minuscolo essere. La mia pelle di serpentello rifletteva la luce radiosa in mille direzioni, illuminandomi però come l'Albero di Vittoria della Piazza Grande. Tra l'infantile derisione generale, ad ogni mio adirato sobbalzo le squamette si coloravano di centomila accecanti riflessi arcobaleno. Madre Azramir diceva di non preoccuparsi, che per un drago era normale risplendere al Sole come sua Santità Purissima, Jeanna di Céfran. Dovevo quindi essere molto contento di portare la luce agli stolti, si guidare i disperati verso la speranza e di essere il figlio prediletto dalla Dea. A me quel luccichio dava comunque molto fastidio, come se minacciasse la mia virilità ancora latente. E poi diciamocelo, chi darebbe credito a un eroe che luccica?

Tuttavia, tutto questo ora è passato. Oggi come oggi, di bambini per le strade non se ne vedono più. Le scuole hanno il loro quartiere circondato da filari di pioppi e reti elettrificate e i ragazzi non tornano a casa che la domenica. I genitori sono contenti così. Lavorando tutto il giorno, li avrebbero potuti vedere a malapena un'ora o due la sera, mentre ora sanno che si trovano in un posto protetto e antisettico, dove studiano, si formano e un giorno guideranno il paese verso una nuova crescita. Stronzate. I ragazzi di oggi sono esattamente come i ragazzi di ieri: dei segaioli affamati di ribellione. Non importa quando viene la crisi, tanto sappiamo che viene per tutti. Arriva, butta giù a calci la porta dell'anima e inizia a prenderti a badilate in faccia finchè non sputi anche il polmone di riserva. Dannata adolescenza. Che periodaccio che è stato.
Un po' mi dispiace per Madre Azramir, la forte donnona con gambe di satiro che si prendeva cura di noi - la mia mamma, insomma, la mamma di me e Godot e degli altri disgraziati. In fondo era così buona con noi, e di punto in bianco abbiamo iniziato a sputarle nel piatto. Uscivamo di nascosto, tornavamo tardi, una volta mi son persino ubriacato. Che esperienza... Una vera merda! Ho avuto il mal di stomaco per giorni, perchè figurarsi se mi scolavo roba buona! E il mal di testa, poi! Sembrava che i neuroni si fossero dati alla ricerca del petrolio e avessero iniziato a trivellarmi il cervello per trovare nuovi pozzi. Nel mio cervello. Ci sta a mala pena il vuoto cosmico tra quelle quattro ossa incollate male, volete trovarci il petrolio? Ah, l'ho sempre sostenuto che i miei neuroni sono dei falliti. Non è stata però l'esplosione nucleare continua nel lobo occipitale a farmi pentire del mio gesto, non l'appetito assente per giorni o il fiato pestilenziale misto a dentifricio alla menta che mi son portato dietro per una settimana. Detto sinceramente, non le tendenze suicide da depresso cronico sempre vivide al suono della sveglia del mattino mi hanno smosso dall'idea che bere poteva anche essere piacevole. No no e poi no, è stata invece quella insopportabile sensazione di lingua felpata, di moquette inchiodata al palato, di deserto di mezzodì tra le fauci ad avermi fatto sentire uno schifo. Mai più, mi son detto, mai più alcool di cattiva qualità. Se devo viziarmi, lo farò con classe. 
Non so quanto la cosa sia andata a genio a Madre Azramir. Credo che dopo anni a portar sempre la stessa croce si sia anche un po'stufata di correre dietro ai piagnucolanti moccolosi scaricati lì dagli ospedali o abbandonati sulla scalinata della Chiesa di Jeanna. Se volevamo rovinarci dietro i vizi più turpi, bene. Tanto, Crystal City era una città piena di perversi anche con o senza di noi.

Anche Jeanne se ne stava zitta, a quel tempo. Jeanne se n'è sempre stata zitta, in verità. Dopotutto, non ci aspetteremo certo che quell'enorme statua di cristallo e vetro-zircone dica qualcosa,no? Lei se ne sta lì, ad ascoltare le preghiere dei più ipocriti, favorendo ora l'uno ora l'altro, dispensando un po' di bene e un po' di sventura, indicando la giusta via per poi farti svotare a destra all'ultimo bivio. Non è proprio tagliata per fare la divinità, Jeanne. Si è fatta mozzare due dita in battaglia e graffiare sul petto prima di massacrare finalmente di botte la sua avversaria, figurarsi se può proteggere noi povere anime dannate. Ah, la nostra Jeanne, la Protettrice dai Perduti. Meglio che resti lì, sospesa su due lingue di fuoco vitreo sul limitare della chiesa. Da lì può vederci e piangerci tutti.

In ogni caso, poi passerò a salutarla. Appena finita questa bottiglia, giuro che vado. Certo che questo Jalé è proprio buono! -4 °C, fresco ma non freddo, un'orgia di aromi dal color paglierino. Sì, lo dico e lo ripeto: Godot è proprio un intenditore. Sarà che si è specializzato in "Chimica e altra roba a base alcoolica" che i suoi drink non li batte nessuno!

Anche Padre Samuel ne ha sempre avuto grande stima. Dei drink, intendo. Sarà pure un prete, ma dietro quella faccia di serpe c'è molto di più di un religioso. Va bene che Padre Samuel non è neppure un prete vero, ma tutti ormai lo credono tale. Una Vittoria passata ha pure celebrato la Santa Riunione. Se non fosse che nel sermone si è  perso via con quel "Siamo tutti nati da un orgasmo primordiale tra materia ed energia!", l'avremmo preso un po' più sul serio. Anzi, no. Forse, non l'avremmo preso nemmeno. L'avremmo ignorato, come solitamente facciamo con tutti i sermoni: ci presentiamo lì per tradizione, per vanità, perchè altrimenti i vecchietti di via Ombre ci sparlano dietro, ma nessuno ascolta veramente cosa si dice durante la messa. Il Libro dei Principi ormai è ridotto a un manuale d'istruzioni, tanto è stato revisionato e suddiviso punto per punto. La Riunione stessa, una volta una celebrazione allegra piena di canti, adesso è tutta incentrata sugli avvisi alla cittadinanza e l'ammonizione centrale. Ogni tanto, si recita a memoria una preghiera a Lilith, ma solo se si partecipa alla cerimonia serale. A noi delle Stelle Bianche le insegnavano tutte da bambini, quasi fosse una mancanza d'amore non saper recitare a memoria quattro versi vuoti.
 
"Al mio Compagno d'Ombra, alla Signora della Notte, a tutti gli Spiriti della Vita,
Sperando trovarci dove desideriamo essere e di mantenere ancora libero un angolo di cuore per la nostra felicità,
Auguriamo ora insieme la serenità e la gioia ai nostri fratelli e sorelle d'Ombra.
 
Che la pace regni nella tua mente, nel tuo cuore e nella tua casa, così per te come per i tuoi cari.
Abbi sempre fiducia nelle tue infinite capacità, poichè ogni cosa è possibile per le creature della notte illuminata.
Possa tu agire secondo il tuo volere, senza mai nuocerti o nuocere al tuo fratello d'anima.
Possa tu usare bene questi doni che hai ricevuto e trasmettere ad altri l'infinito amore che ti è stato donato.
Rallegrati di essere figlio e fratello degli dei e sia questa consapevolezza fissata nelle tue ossa.
Permetti sempre alla tua anima di essere libera di cantare, ballare, glorificare e amare.
Sii felice.
 
Così vuole Lilith, Signora di tutte le Notti."
 
Per me, comunque, questi versi non sono vuoti affatto. Mi hanno sempre spinto in avanti, gridandomi "Sii felice, stupido!! Non buttare via nemmeno un minuto della tua vita dietro una donna che non ti merita, un lavoro che non ti soddisfa, un corpo che ti fa schifo, una scuola che non ti educa o un credo che non ti rispecchia. Lavora per essere felice, non per accumulare denaro. La felicità ci si pulisce il culo con i soldi! Un conto in attivo deve essere simbolo di parsimonia e occulatezza, non di avida cupidigia. Usa i soldi per arricchirti davvero, non per diventare un arido pezzo di merda. Usa il tempo per curare il giardino del tuo spirito, non per perderti dietro insulse illusioni. Vivi, ama, sii felice. Ma soprattutto, fottitene di questi vecchi soli malati di noia."
 
Lo diceva sempre anche Padre Samuel a lezione: "Le cose non vanno male, vanno peggio. Ciò però non toglie che anche la sfiga c'abbia un bel culo." Grande Padre Samuel. Imbattibile maestro, i suoi insegnamenti rimarranno sempre i migliori. Ci raccattava su alle soglie dell'adolescenza, quando le ragazze del corridoio parallelo iniziavano a farsi stranamente interessanti e civettuole. Uno per uno ci trascinava via da Madre Azramir, relegandola all'insegnamento delle Lettere e arrogandosi invece il diritto di impartirci una morale, consegnando a noi l'occasionale conoscenza delle scienze mista alle arti magiche. Se n'era andato via da Reynslulaus come Susanne Sifflou e c'era tornato come Samuel Plystre, ma solo per trascinare con sè qualche documento sepolto sotto la polvere dei ricordi. Una famiglia disfatta le sua, mezza in galera e mezza scomparsa. Unica pecora bianca in quel laido gregge, aveva faticato tanto per levarsi dai piedi i suoi ex-familiari, assumendo un buon avvocato e firmando qualunque cosa pur di farli abbrustolire sulla sedia elettrica. Con i soldi ricavati dalla vendita della vecchia casa d'infanzia, s'era comprato un appartamentino modesto in quel di Humncaster, un paesello tra Crystal City e la città natale, da cui raggiungeva facilmente sia il negozietto dove lavorava, un ben noto fiorista nei quartieri alti, sia l'università. Voleva fare il chirurgo, Susanne. Peccato che la sua faccia di serpe non piacesse nè a studenti nè a professori, così da rendere la sua vita scolastica un vero e proprio inferno e precluderle l'entrata ai corsi privati di Chirurgia Mista. E' per questo che Susanne venne qui a Crystal City: per cambiare. Via i chili di troppo, via il trucco, via i capelli, via tutto. Anche il sesso. Appena fecero effetto gli ormoni e furono consegnati i documenti corretti, Susanne divenne Samuel. Si trasformò da donnina modesta e impacciata in un uomo di mezza età a cui il mondo apriva più volentieri le porte. Purtroppo e per fortuna, presto il lavoro di chirurgo iniziò a non soddisfarlo più. Per questo si trova ancora oggi tra le aule e il reparto ospedaliero della Chiesa di Cristallo: scelse di rinunciare a tutto e diventare impiegato del clero, tanto che ormai lo chiamano tutti Padre Samuel, il finto prete. 
 
E' grazie  a lui che sono ciò che sono.. Almeno in parte. Di certo, senza i suoi contatti non avrei mai trovato un lavoretto appena l'età lo permise, ma starei ancora in giro a cercare di far su due soldi. Da ragazzo, infatti, guizzavo tutti i giorni per le stradine fino alla macelleria di Trudy von Pyke, la moglie del becchino. Trudy era un camionista travestito da panda, perennemente lercia di grasso e sangue d'agnello. Volgare come uno scaricatore di porto, in realtà era molto dolce. Bisognava solo imparare a trattarci. Grazie a lei, oggi so tagliare bistecche fini come capelli e colpire carotidi sottili come spaghi, miscelare ossigeno e zolfo per creare un perfetto solfito che nasconda ogni traccia di puzza e marciume, avere un aspetto impeccabile anche quando stai squartando una mucca, sbattere fuori a calci dal cranio tutti i brutti pensieri su morte e ingiustizia.
"La morte non esiste. Tutto si trasforma: adesso sei un moccioso, un giorno sarai un uomo, poi diventerai vecchio e poi ancora cibo per vermi. Le tue carni nutriranno l'erba che sfamerà una mucca che io ammazzerò per cibare altri mocciosi, uomini e vecchi tuoi pari. In questo modo, tu sarai sempre uomo, erba, mucca e parte di questo mondo schifoso."
Trudy c'è ancora, chiusa in quella macelleria da due soldi. Per quanto m'abbia insegnato che della morte non c'è da aver paura, io di carne non ne mangio più. Non sai mai che razza di stronzo possa esser stato il tuo quarto di bue. E io non mangio stronzi: Hanno un sapore cattivo. 

La bottiglia è finita. "Godot, che c'hai di buono per me?"
"Soda caustica con limone!" Arriva insolente la risposta.
"Qualcosa di più forte?"
"Ce l'ho tra le gambe!"

"Godot, il mio Martini! E' un'ora che aspetto!!" Fa coro un cliente anonimo. Che stolto non sa che "Arriva, arriva! Tutto arriva, prima o poi.", come dice sempre quel tira-tardi di Godot.
 
Meglio però che mi alzi e mi serva da solo, sennò qui facciamo notte. Tutto arriva, in effetti, tutto tranne Godot. Diamo però una sbirciatina fuori, sai mai che ci sia qualcuno di interessante tra quegli stracci d'uomo... Un poliziotto allucinato, un giudice corrotto, qualche impiegato fallito, toh va', c'è anche la puttana della sesta strada! Strano, non dovrebbe essere a casa dell'amministratore stasera? Va bhe.. Lo strozzino di via Bosco, due venditori di giovinezza, l'avvocatessa di Madre Azramir...
Tutte facce note. Tutta gente che è meglio evitare. Però, quella brunetta là in fondo... Dai, tiro su un Montchalet e le mando iun bicchiere.
 
Con cannuccia.
 
- Fine Capitolo 1
  
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