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Autore: Ale_kiss_    08/12/2012    1 recensioni
-Che vuole da me …?- domandai tremante. Fece un passo avanti e si rivolse a tutti nonostante solo io la capissi.
-Lo tiene lui. È suo prigioniero da quasi sempre. Ha portato il suo corpo nella propria dimora dopo aver bruciato il vostro palazzo. Vuole parlarti Erika, si tratta proprio di questo!-
Genere: Drammatico, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Lasceremo le cose in macchina …-
- Perché?-
- Torneremo più tardi-



Vagavamo da qualche ora nella neve alta. I cappotti ci coprivano poco e lasciavano scorci velati della nostra pelle. Tutti avevamo il naso arrossato e le mani fredde, anche più del solito. Selene sbuffava in continuazione borbottando parole incomprensibili. Riguardavano sicuramente l’essere venuta con noi in un’impresa così folle e fuori dalle regole. Avevamo deciso di trovare un Bed & Breakfast dove stabilirci per vari giorni, anche mesi. Il tempo necessario, insomma, per setacciare la Romania. Freddi brividi mi pervadevano la schiena. Soren mi venne in parte e mi cinse le spalle con un braccio, per provare a scaldarmi.
- Tutto bene?- domandò con voce flebile, bloccata dalla neve. Annuii esitante. A lunghi passi Michael cercava di seguire la compagna, più veloce di noi. Abituata già da tempo a quelle situazioni. Ecco i lati negativi di non esser mai uscita dal palazzo se non per piacere proprio. Vedemmo il villaggio. Non c’era nessuno per strada in quel momento, se non qualcuno che tornava da scuola e percorreva il tragitto di casa.  I negozi erano vuoti, eccetto qualche supermercato ed i panettieri. Dopo qualche mezz’oretta vedemmo l’insegna di un Bed & Breakfast. Aumentammo il passo. Mancavano poche decine di metri all’arrivo. Improvvisamente udimmo uno sparo. Michael lanciò un grido e si piegò a terra. Gocce di sangue macchiarono la neve. Selene si girò velocemente assieme a noi. Un servo di Amelia aveva ancora l’occhio nel mirino di un tiratore. La mora lasciò cadere il cappotto e estrasse le pistole dalle tasche. Iniziò a sparare senza una mira precisa. Gli Agenti di Morte erano circa quindici. Soren velocemente prese le armi a sua volta e seguì Selene. L’affiancò ed iniziò a sparare.
- Erika!- gridò Selene. Io la guardai. Mi dava le spalle procedendo a passi veloci. Senza risponderle aspettai che continuasse.
- Pensa a Michael!- in quel momento girò la testa. Incrociai i suoi occhi blu. Erano seri, intenti nella sparatoria ma intravidi una luce mai vista prima, una luce strana. Un luccichio che li attraversò per un lungo momento: preoccupazione. Senza esitazione annuii e lei rigirò la testa. Corsi fino da Michael. La ferita sanguinava ma non era grave. Gli levai il cappotto e gli alzai la manica.
- Tranquillo Michael, sta’ rilassato- lui strinse i denti, come se non mi avesse sentita. Lentamente con le dita provai ad estrargli la pallottola. Appena sentii il metallo, lo presi ed iniziai a tirarlo fuori dalla pelle. Il sangue m’invase la mano e anche la neve. La gettai a terra e lui mi sorrise forzatamente, ancora dolorante. Estrassi da un marsupio che avevo preso una benda e gliela avvolsi attorno alla ferita. Poi mi alzai aiutando anche lui. Indossò nuovamente il cappotto giacché il freddo era poco sopportabile. Guardammo gli altri due. Pareva non avessero problemi. Schivavano perfettamente le pallottole e riuscivano a colpire gli avversari con immensa facilità. Non erano sicuramente allenati come i nostri. Improvvisamente qualcuno mi prese un braccio ed iniziò a stringerlo. Me lo tirò dietro la schiena. Un altro prese Michael per il collo. Lo sbatté a terra e gli puntò una pistola alla tempia. Al minimo suono Soren si voltò. Corse verso di me.
- Fai altro passo e lei muore!- gridò il seguace di Amelia alle mie spalle. Il suo ungherese era stentato ma l’intenzione era perfettamente comprensibile. Subito Soren si bloccò senza muoversi. Colui che mi teneva mi puntò una pistola sulla schiena. Al contatto trasalii.  Soren alzò le mani molto lentamente.
- Bravo, vedo che capire. Ora lasciare a terra arma …- continuava a sogghignare il nemico.
- NO SOREN NON FARLO!- urlò Selene mentre tirava una gomitata nel petto ad un agente avversario. Lui abbassò lo sguardo con lentezza. Pian piano lasciò cadere la pistola. Selene non voleva sicuramente compromettere la mia vita ma non aveva la minima idea di perdere Soren come alleato. L’arma non emise suoni nella neve.
- Bravo, tu eseguire ordini. Ma essere nemici, io seguire Amelia- detto ciò sentii il grilletto caricare. La mia pelle prese la forma del tiratore. Soren si gettò addosso a me. Udii uno sparo. La neve si colorò di rosso. Soren era a terra. I suoi occhi erano aperti. Pian piano mi piegai sulle ginocchia. Non riuscii a gridare, né a piangere né ad emettere alcun suono. Tutto si era svolto in pochi secondi e tutto in pochi secondi era finito. Selene era immobile, a bocc aperta, le sue mani erano comunque attaccate all’arma. Sentii la neve fredda sul viso. Sotto di me la neve si colorava di rosso. Non era Soren ad esser stato colpito, ero io. Non mi rendevo conto del dolore, essendo sottopressione ma pian piano tutto si dissolveva. Le figure divennero stereotipi, gli stereotipi ombre e le ombre buio. L’unica cosa che ancora riuscivo a distinguere erano le voci ma tutto il resto non era più riconoscibile. La neve atrofizzava la mia pelle al suo contatto.
- ERIKA!- urlò Soren. Davvero sarebbe finito tutto così? E Kraven? Chi lo avrebbe salvato? Chi avrebbe comandato quella missione? A chi sarebbe ancora importato di lui? Soren … ce l’avrebbe fatta da solo? Per la terza volta morivo: la prima, al morso di Kraven, un’emozione indescrivibile, una passione inimmaginabile quando i suoi canini perforarono la mia pelle in quella stanza buia del night club di Piccadilly. Caddi sul letto spoglio senza sensi. Sentii le sue mani possenti prendermi per i fianchi e stringermi al suo petto. Ero morta per sorgere e risplendere, speravo al suo fianco. La seconda volta quando era morto lui. Una parte di me già gli giaceva affianco. Ed ora, per la terza volta mi ritrovavo con una lapide al capezzale. Sentii una lacrima rigarmi il viso.
- Addio amore mio …- sussurrai. Improvvisamente un dolore lacerante mi pervase il corpo. Una mano mi afferrò per un braccio e cercò di alzarmi.
- Erika! Erika! Ti prego riprendi i sensi!- le gambe cedevano ma la voce di Soren era chiara e limpida, anche se non lo sarebbe stato ancora per molto … cercai di aprire gli occhi e non capivo se erano chiusi o se vedevo tutto offuscato. Udii degli spari. Soren si buttò a terra sopra di me.
- SELENE! HA UN’EMORRAGIA!- gridò improvvisamente Soren.
- Portala via Soren! Non posso aiutarti ora!- disse la ragazza senza perdere la calma. Poi sentii Michael trasformarsi. I suoi ringhi invasero l’aria. Soren mi trascinò da qualche parte. Un dolore atroce alla schiena m’impediva di rendermi conto di tutto. Mugugnavo qualcosa d’incomprensibile che nemmeno io decifravo. Sentii il mio petto appoggiarsi al suo. Mi prese il viso e lo scosse lentamente. Aprii pian piano gli occhi. Soren era moltiplicato tante volte attorno a me, poi, però riconobbi quello vero e le allucinazioni iniziarono a svanire.
- Erika! Erika! Ti prego, resisti! Posso riuscire a curarti! Ma tu aiutami ti prego!- provai ad annuire con le poche forze che mi erano rimaste. Lui fece un lieve sorriso. Iniziò col togliermi il cappotto e poi le due felpe. Arrivato alla maglietta, la alzò. Mi girò e mi guardò la schiena. Sentii le sue dita entrare lentamente nella mia pelle. Prese della neve e me la mise sul punto che la pallottola aveva perforato. Non sentivo più dolore, era tutto atrofizzato. Pian piano estrasse la pallottola e la gettò a terra. Si tolse lo zaino dalle spalle ed iniziò a frugare cercando delle bende. Lo guardavo girando leggermente la testa indietro. Vedevo il suo viso preoccupato. Perché teneva tanto a me? Gli piacevo davvero? Perché? Ma anche io provavo un certo affetto nei suoi confronti. Da quella notte in Russia era successo qualcosa. Quei baci avevano scatenato qualcosa dentro di noi. Per me era semplice affezionarmi, nonostante cercassi di trattenermi, per paura di ricevere nuove delusioni … Non appena trovò le bende iniziò ad avvolgermele. Sapevamo entrambi che la ferita sarebbe guarita a momenti, ma era meglio non rischiare. Nel sentire le sue mani che mi avvolgevano le fasce con delicatezza, al contatto con la sua pelle e il suo respiro caldo sul collo, nasceva una strana sensazione nel mio corpo. Rimasi a guardarlo per lunghi attimi. Lui alzò di poco lo sguardo ed i nostri occhi si incontrarono. Per un momento che parve un’infinità, continuammo a guardarci. Tutto il paesaggio si dissolse. Rimase solo lui. Con calma fece scivolare le mani giù per il mio busto sino a toglierle. Sospirai dolcemente in quel momento, amareggiata di non avere più un contatto con lui. Ma quegli sguardi erano più di un contatto … erano …
- Cos’è stato?- esclamai riprendendomi dalla trance. Uno sparo aveva dissolto tutto. Soren mi abbassò velocemente la maglia e mi aiutò ad infilare tutto il resto. Mi porse una mano e ci alzammo. Con passo lesto arrivammo sino al capo di battaglia. Selene non aveva nemmeno un graffio ma attorno a lei stavano distese di corpi ed immaginai che i quindici Agenti di Morte non fossero stati soli … dovevano per forza esserne arrivati altri!
- Oh, Erika!- esclamò Selene sferrando un calcio al nemico che le andava contro e colpendo con la pistola un altro alla testa.
- Spero ti sia ripresa! Come stai? Ok, non è momento!- si girò velocemente ed iniziò a sparare contro tutti quelli che le andavano contro. D’un tratto non si udì più il suono della pistola.
- Dannazione! Soren! Sono finite le munizioni!- poi un agente avversario si gettò su Selene. Lei lo schivò velocemente. Io mi allontanai. Soren iniziò a cercare nello zaino ma le munizioni erano rimaste in macchina. Sicuramente la mora aveva già usato le armi di Soren ed erano scariche anche quelle. Eravamo spacciati. Guardammo Michael dimenarsi tra cinque avversari che provavano a fermarlo. L’amico di Kraven mi si accostò. Lentamente le sue labbra si avvicinarono al mio orecchio.
- Qualsiasi cosa succeda tu devi scappare. Non fare domande! Fallo e basta, fallo per noi, fallo per Kraven!- poi si allontanò ed afferrò un tubo di ferro. Con quello iniziò a combattere contro un seguace di Amelia. Mi guardavo attorno e vedevo solo sangue e morte. Non potevo fare niente. Improvvisamente vidi una ragazza avvicinarsi da lontano. Aveva dei lunghissimi capelli neri. Gli occhi dello stesso colore e la carnagione scura. Magra e vestita di bianco. Aveva molti gioielli. Portava solo un abito senza maniche, lungo e attillato. Mi chiedessi come facesse a non soffrire il freddo. Guardando lei non mi accorsi di niente altro. D’un tratto da dietro la schiena estrasse una pistola ed iniziò a sparare una volta sola ad ogni russo. Uno alla volta caddero a terra, morti. Tutti lentamente ci voltammo verso di lei. Teneva lo sguardo basso. Ci avvicinammo a lei. Era impacciata, infatti fece un passo indietro con le labbra leggermente aperte.
- Tranquilla, non ti vogliamo fare niente di male- le dissi con il tono più pacato che potessi assumere. Lei mi guardò in un modo strano, quasi non avesse capito ciò che le avevo detto. A prova dei miei dubbi fu proprio una sua frase, in greco. Non era della nostra terra.
- Mi chiamo Kalá Néa …- lieta notizia … in greco. Che bello, detto ironicamente, ma sperai veramente che ce ne portasse!
-  Cerco i fuggitivi del clan di Budapest …- sussurrò nella sua lingua. Ci scambiammo uno sguardo. Io ero l’unica che parlava greco, escluso Viktor e …
- Siamo noi …- le dissi parlando in greco in modo che mi potesse capire.
- Sono qui per ordine del mio padrone. Devo parlare con Erika- mi stupii.
- Sono io- d’un tratto il mio sguardo ricadde sul suo braccio. Aveva un cerchio grigio tatuato con qualcosa all’interno. Feci qualche passo avanti per vederlo meglio. Le appoggiai una mano sul braccio e lo sporsi verso di me con fare istintivo. Da lontano ero sicura di averlo già visto. Appena notai la M all’interno in stile gotico ritrassi la mano e mi allontanai. Un lungo flashback mi attraversò la mente. Mi attaccai a Soren.
- È UNA SEGUACE DI MARCUS!- urlai con gli occhi lucidi in ungherese. Nonostante lei non avesse capito perfettamente intese la mia frase. Provò ad avvicinarsi.
- Sono qui per ordine suo!- disse in greco. Le risposi nella sua stessa lingua anche perché mi pareva che non capisse la nostra.
- NON M’IMPORTA!- mi ostinavo a gridare. La morte di Kraven mi invadeva la mente. Non avevo mai pensato di rivedere Marcus, non l’avevo mai pensato veramente. Ero terrorizzata. Che voleva lei da me? Che cosa voleva “Lui” da me?!
-  Ti vuole parlare!-
- Sono io che non voglio parlare con lui!- due lacrime mi scesero per le guance. Soren provava a calmarmi e con il pollice me le asciugò. Sicuramente non avevano capito ma sentivano che stava per succedere qualcosa.
- Si tratta di Kraven!- a quelle parole mi gettai carponi a terra. Anche i pugni caddero nella neve e rimasero le impronte. Kraven? Cosa centrava Marcus con lui? L’aveva ucciso, anche se per qualche strano motivo era ancora vivo, cosa voleva fargli ancora? Non aveva già sofferto abbastanza?
- Che vuole da me …?- domandai tremante. Fece un passo avanti e si rivolse a tutti nonostante solo io la capissi.
- Lo tiene lui. È suo prigioniero da quasi sempre. Ha portato il suo corpo nella propria dimora dopo aver bruciato il vostro palazzo. Vuole parlarti Erika, si tratta proprio di questo!- mi guardai attorno. Soren mi aiutò ad alzare.
- Che cos’ha detto?- domandò. Abbassai lo sguardo e gli strinsi una mano.
- Kraven è sotto il dominio di Marcus … lo detiene … da sempre …- dissi con voce flebile e tremante. Non riuscivo a credere a nulla di tutto ciò.
- Perché ha mandato te, e non è venuto lui?- chiesi.
- Non sono tenuta a rispondere … dovete trovarlo, non vi possiamo aiutare- corrugai la fronte. Quel giochetto mi irritava, soprattutto perché si trattava di Kraven!
- Voi … chi?- usai un tono un po’ troppo acido.
- Io e le altre serve. Ne troverete una ovunque andrete e tutte proveremo a condurvi con degli indizi da lui- ci guardammo. Selene alzò il mento.
- Che dice? Eh, che dice?- sospirai. Non piaceva a me quel gioco, figuriamoci a Selene! Presi un respiro. Chissà cos’avrebbe detto …
- Non ci dirà dov’è Marcus … dobbiamo girare il Mondo con degli indizi e trovarlo …- vidi la sua fronte corrugarsi a poco a poco e le guance arrossarsi. Gli occhi diventare azzurri e poi … prese Kalá Néa per la tunica ed iniziò a scuoterla.
- Scherzi vero? Noi non siamo qui per perdere tempo!- ma la ragazza non capiva. Michael provò a staccare la moglie dalla preda e alla fine ci riuscì.
- Vi prego! Vi prego! Io sto solo seguendo degli ordini! Ecco …- mi porse una pergamena. Iniziai a sfilare il fiocco rosso che la teneva arrotolata.
- NO! Non farlo! Non … non ora! Aspettate di essere al sicuro! Ora devo andare … spero … di esservi stata d’aiuto … a presto- così detto si girò e si allontanò in mezzo alla distesa candida mimetizzandosi grazie all’abito ma ancora in lontananza si scorgevano i suoi capelli corvini. Tutti ci guardammo ed istintivamente iniziammo a camminare. Nel bel mezzo del cammino guardai Soren. Mi scambiò un sorriso e mi strinsi a lui felice. Lui entusiasta mi abbracciò più forte e mi diede un bacio in fronte. La felicità che avevo nel corpo aveva cancellato il nervosismo. Era una cosa magnifica. Se avessimo compreso bene gli indizi presto avremmo ritrovato Kraven! Vivo! Poi guardammo gli altri due. Michael si avvicinò a Selene e si fermò. Lei fece lo stesso. Noi facemmo ancora qualche passo poi li imitammo. Si scambiarono una lunga occhiata. Poi lui le appoggiò una mano alla guancia. Gliela accarezzo. Lei gli strinse la mani non togliendola dal volto. Improvvisamente Selene gli butto le braccia sulle spalle e li vedemmo scambiarsi un bacio ad occhi chiusi. Fu uno spettacolo speciale. Ci stavamo affiatando uno all’altro ed il nostro rapporto si intensificava. Sentivamo l’amore dell’ibrido e della vampira scorrere anche nelle nostre vene. Loro continuavano a baciarsi come se niente fosse, come se esistessero solo loro due ed intorno il paesaggio fosse invisibile. Un bacio che molto probabilmente da molto non si davano. I loro sentimenti si mischiarono e diventarono un tutt’uno. Nulla li avrebbe divisi. Per la prima volta erano una coppia, la coppia che avevano sempre desiderato essere.

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ciao a tutti i miei cari lettori! grazie di esserci! però ... non ho ancora ricevuto nessun commentino ... dai ragazzi! ne basta anche solo uno! vi preeego! vorrei davvero sapere cosa ne pensate! se no come faccio a migliorare? Voglio comunque dare un bacione a tutti! Ale_kiss
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