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Autore: TheGreenPenguin    08/12/2012    1 recensioni
E' la storia di una ragazza sola, senza amici, con un padre che non la capisce; allora decide di cambiare.
Sceglie la strada sbagliata del fumo e della droga.
All'inizio è un pò titubante, e poi incontra un ragazzo e grazie a lui decide di lasciare del tutto quella scelta.
Ad un tratto però il ragazzo..
Vi tocca leggere. E' una One Shot perciò tutto è descritto in un capitolo, così la vostra curiosità sarà saziata (?) subito.
L'ho chiamata "Tutto in un giorno" perchè spiega in poche parole tutta la storia.
Buona lettura.
Ps. Scritta da una tredicenne.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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'Cara Cheryl,
Per l'ennesima volta mi sento sola.
E la mia autostima svanisce lentamente.
La mia vita fa pena, il mio corpo è indecente e io?
Io sono inutile.
Nessuno mi accetta per quello che sono; e tanto meno nessuno vuole il mio aiuto.
A volte penso a come sarebbe la vita delle persone, da me conosciute, senza di me.
E se morissi? Chi penserebbe a me? Una migliore amica che non esiste? Quante persone piangerebbero per me?
Molta gente dice di non cambiare per gli altri.. Però quando si inizia ad avere una vita difficile, fatta di solitudine e sangue.
Forse per star meglio c'è bisogno di cambiare.
Addio Cher.'
 
 
Mi alzai di scatto dalla sedia; con le spalle rigide rilessi quell'ultima pagina della mia cara amica. Forse dell'unica amica che riusciva a capirmi. Ma se ci penso quell'amica ero io, perchè lei sapeva tutto di me, ma lei non era viva.
Scacciai via i pensieri, e lascia cadere la mia vecchia amica nella fossache avevo scavato nel terreno umido del giardino.
Ritornai dentro casa, ed entrai dentro la mia camera. 
Le mie lacrime scendevano come piccole fiammelle che mi bruciavano le guance.
Alzai i polsi e li osservai.
Quei tagli profondi facevano male, un male non percepibile, un male mentale.
Una crisi di rabbia, che in quel periodo si facevano sempre più presenti, mi assalì.
Strappai tutti i poster e le foto attaccati alle pareti rosate.
Aprii l'armadio violentemente, e strappai tutti quegli abiti infantili, che mi facevano sentire bambina e io ero stanca di essere trattata così.
Mi diressi davanti allo specchio.
Guardavo la mia immagine.
Perchè devo cambiare per gli altri?
Perchè non avevo nessuno?
Eppure tantissime persone mi reputano intelligente, ma nessuno mi volevo lo stesso.
Nonostante fossi sola dentro la stanza, mi sentivo sola dentro. 
Aprii lo scomparto segreto dello specchio; tirai fuori la lametta, che al contatto con la luce brillava; strinsi il pugno della mano sinistra e spingendo sopra una delle cicatrici, vidi altro sangue scendere.
Mi risvegliai dalla cazzata che avevo appena fatto e corsi in bagno, a risciacquarmi la ferita.
 
Era un pomeriggio estivo, quando rubai il portafoglio di mia madre, e uscii a comprarmi i nuovi vestiti della mia nuova vita.
La mia vita che forse era più sbagliata di quella di prima.
Ma magari qualcuno mi avrebbe accettato per quello che non sono.
E se ciò non accadrà.. Cosa dovrò fare?
 
Riiniziò la scuola.
Mi guardai allo specchio, prima di uscire da casa.
Osservai, per l'ennesima volta, quei tagli che sarebbero stati lì per sempre.
Una canotta in pizzo che non nascondeva granchè del mio busto, un jeans tutto strappato, ed il trucco pesante che nascondeva gli occhi blu come il mare.
Questo era il mio nuovo essere? 
Un essere sbagliato o giusto? 
Avevo deciso di avere un carattere diverso dal solito gentile e felice.
C'era bisogno di scendere a livelli così bassi per piacere alla gente?
Venni richiamata da mia madre che mi portò a scuola.
Varcai il cancell d'entrata, tutti mi fissavano.
In quell'estate ero cambiata.
Sentii un gruppo di ragazze che mi chiamava e mi fischiava.
“Ehi Annie! Vieni qua!” mi urlavano.
Le raggiunsi.
Mi suonava strano essere vicino a loro, ed avevo tanta paura, ma non la diedi a vedere.
Non avevano una bella storia alle spalle, ma dovevo cambiare no? Anche se non era una bella strada, forse sarei stata accettata da qualcuno.
“Ehi, sei così cambiata.. Cos'è successo?” mi risvegliò dal mio mondo di dubbi, Ronnie.
Cancellai dalla mente l'ipotesi fatta all'inizio, la mia coscenza mi proibiva quella via.
“Ho deciso di cambiare.” dissi fredda, per girarle le spalle.
Mi prese per il braccio e mi avvicinò a se, con tono di sfida.
Che problemi aveva contro di me?
“Dove vuoi andare?”
“Voglio cambiare, ma voglio anche una vita pulita.”
“Anche la nostra è pulita.. Solo che è più facile rispetto a quella tranquilla..”
Disse porgendomi una sigaretta.
Volevo davvero cambiare, ma non in quel modo.
Non volevo più tagliarmi, e forse quegli affari non erano così male.
La presi e la accesi.
Un paio di colpi di tosse, e tutte iniziarono a ridere compresa me.
Illudevo me stessa, ridevo per darle corda, ma non volevo questo.
Ripresi il controllo e la lanciai a terra pestandola.
“Non voglio questa vita.” ripetei con tono freddo.
Suonò la campana, e mi diressi al portone.
Ronnie mi fermò.
“Volevi cambiare, e ti farò cambiare.” disse per poi andarsene.
Perchè proprio me?
Su centinaia di ragazzini, perchè proprio me? Una ragazzina sfigata, che voleva cambiare.
Sparii dentro l'edificio grigio.
Entraii in classe, con tutti i miei compagni che mi fissavano.
La professoressa mi guardò di traverso.
“Green è in ritardo! E per di più il suo abbigliamento è inadeguato.”
In effetti, entrare in classe con il petto mezzo nudo non è il massimo, ma non diedi retta a quella vecchia signora.
Le voltai le spalle senza ascoltare.
Non avevo mai mancato di rispetto a una professoressa.
Cosa mi stava accadendo?
In quelle ore pensai a Ronnie, e alla mia scelta.
Forse a lei interessava veramente farmi cambiare, forse avevo trovato finalmente il mio punto di riferimento, un'amica, la mia prima amica in carne ed ossa; o forse era solo una ragazza che voleva avere il controllo sull'altra gente, una ragazza rude che mi voleva rovinare, quella ragazza che cercava la vittima perfetta su cui far ricadere le colpe, una ragazza in cerca di prede ingenue.
Assaporavo quel poco che era rimasto di quel tiro, eppure non era male, all'inizio  faceva schifo, ma pian piano pareva cioccolato amaro, avevo un pò di capogiro, però ne volevo ancora..
Uscii da scuola e avevo ancora voglia di quel cioccolato (?), cercai ansiosa Ronnie.
La vidi dietro un muretto, allora corsi verso di lei.
“Hai cambiato idea?” disse, di nuovo, con tono di sfida.
“Ok hai ragione. Devo cambiare.” dissi decisa della mia scelta sbagliata.
Mi porse l'ennesima sigaretta, e io frettolosa la presi e l'accesi. La mia voglia sparì.
“Stasera ti aspetto al vecchio mercato.”
Annuii, e girai l'angolo andando via.
Sentivo ancora le voci di Ronnie e del ragazzo che era affianco a lei.
“Un'altra stupida c'è cascata.” 
E sentii ridere il ragazzo.
Avevo ragione. Di me non gli interessava nulla.
 
Ritornai a casa, delusa.
Mi sorse una delle mie tante domande.
Cosa ho fatto?
Mia madre mi chiamava per pranzo, e senza darle ascolo mi chiusi a chiave in camera.
Ritornai davanti al mio stalker.
La mia figura imperfetta, così odiosa.
Allora la ruppi.
Ruppi la mia immagine.
Un colpo forte e cadde a terra, riflettendo il mio corpo in tanti piccoli brandelli.
Scoppiai in un pianto liberatorio, pieno di domande senza risposta e dolore.
Mio padre tornò da lavoro dopo pranzo, e come suo solito salì in camera a salutarmi.
Lui non sapeva dei miei tagli, perchè li nascondevo sempre sotto dei polsini, che il giorno avevo dimenticato.
Mi vide piangere, e vide anche le cicatrici e il segno del mio ultimo taglio.
Mi tirò uno schiaffo, perchè lo aveva fatto? Mi fidavo di lui e credevo mi avesse capito.. Ma no non ero nessuno neanche per lui.
Continuai a piangere, e allora scappai.
Corsi verso il parco, e nel mentre che mi calmai e iniziai a rallentare mi scontrai contro un ragazzo.
Rimasi sbalordita dai suoi occhi.
“Ehi?! Stai bene?!” mi chiese gentilmente.
“Si stai tranquillo.” dissi un pò fredda..
“Sicura? Stavi piangendo.. Vuoi parlarne?” era così dolce..
“Perchè dovrei parlare con uno sconosciuto?!”
“Perchè non sembra che la gente ti ascolti tanto..” disse guardandomi e osservando i miei polsi.
Mi sedetti su una panchina, ormai rassegnata.
E iniziai a raccontare la mia vita a un perfetto sconosciuto della mia età, probabilmente. Era un ragazzo dagl'occhi color cielo e un pò basso.
Mi mostrò anche lui i suoi polsi, dove si notavano delle piccole linee, simili alle mie.
Anche lui era vittima dell'autolesionismo.
Avevamo storie simili.. E iniziò a parlare anche lui.
Eravamo molto simili su questo argomento.
Si fece sera, allora decisi di andare.
“Grazie per avermi ascoltato..” dissi sorridendo.
“Di niente.” mi sorrise.
Voltai le spalle e feci per andarmene, poi mi girai di nuovo e dissi: “Comunque piacere Annie.”
“Piacere Niall”
Uscii dal parco, e notai che mi stava rincorrendo.
Mi bloccai e lo aspettai.
“Ti accompagno a casa?”
“Ok..”
Non avevo mai dato fiducia a qualcuno mai visto, conosciuto un paio d'ore prima.
Passammo davanti al vecchio mercato, dove vidi uscire Ronnie, mi ero scordata di lei.
Vedendo la sua faccia mi venne voglia di fumare, di nuovo.
“Ehy perchè non sei venuta?!” disse un pò scocciata.
“L'ho dimenticato, e in ogni caso non penso sarei venuta lo stesso, non dipendo da te.”
“Senti cara, non sfidare. Volevi cambiare e io ti voglio aiutare. Sei entrata nel giro, e non puoi uscirne; perciò vieni con noi.”
“Ti sbagli io non sono entrata in nessun giro, e ho deciso di non cambiare più, perciò ti ripeto che non dipendo da nessuno tanto meno da te.”
Mi prese il braccio e cercò di portarmi via.
“Ma cosa vuoi da me!” dissi opponendo resistenza “Ti ho solo ascoltata, ma non ho deciso nulla, perciò non sono entrata in nessun giro.”
Niall spinse Ronnie.
“Ehi e per lui che sei cambiata?!”
“Lui mi ha ascoltato, cosa che non avresti fatto tu.. Mi avresti solo mettere un velo sopra I problemi, ma non affrontarli.”
Continuai a camminare, e Niall era al mio fianco.
Arrivammo a casa mia e lo salutai.
“Io sono arrivata” dissi.
“Seriamente abiti qua?”
“Si, perchè?”
“Io mi sono appena trasferito in quella casa..” disse indicando quella affianco alla mia.
“Da quando quella casa era in vendita?” dissi stupefatta.
“Da circa un mese, e io sono arrivato stamattina con i miei genitori..”
“Non me ne ero accorta, vabbè questa mattina ero a scuola quindi.. Dai io devo andare.. Ci sentiamo..” sorrisi, ed entrai in casa.
 
Mi rivenne voglia di fumare, allora andai in salotto e aprii il cassetto del mobile, sfilai una sigaretta dal pacchetto nascosto di mio padre (che di tanto in tanto fumava) e andai in camera mia.
Aprii la botola del soffitto, e uscii nel tetto.
Presi l'accendino e iniziai a fumare.
E di nuovo, la voglia svanì.
Vidi uscire, nel tetto della casa affianco, un ragazzo.
Era Niall.
“Ehi che ci fai qua?” dissi felice.
“Sono uscito per vedere il panorama di sera, che ne dici di buttare quella sigaretta?”
“Prima la finisco.” dissi un pò nervosa.
Si avvicinò accanto a me, e si sedette.
Fumai, e lanciai il mozzicone giù dal tetto.
“Bello qua su eh?” dissi felice della compagnia.
Il ragazzo biondo annuì.
 
Ero stanca morta quando tornai dentro casa.
Mio padre entrò in camera per scusarsi per l'accaduto di prima, ma come sentì il fastidioso odore del fumo mi colpì in pieno volto.
Di nuovo.
“Devo sapere altro!? Vuoi farmi ancora del male!?” disse ormai in lacrime.
Scese un'altra lacrima, e istintivamente lo abbracciai.
Mi strinse forte a sé.
Quell'abbraccio forte pareva eterno.
 
Era capitato tutto in un giorno, voglia di cambiare, avevo iniziato a fumare, avevo incontrato il mio primo vero amico, avevo conosciuto realmente Ronnie, mio padre aveva scoperto tutto di me. Tutto in un solo giorno.
 
La mattina dopo tornai a scuola, Ronnie non mi avava parlato, forse aveva capito che non ero facile da gestire.
Non mi parlò più per vari mesi; e nel mentre, io continuavo a parlare con Niall, divenimmo grandi amici, forse più che amici.
Un giorno eravamo sul tetto, il nostro posto dolce e romantico, e si.. Ci baciammo.
Ci furono vari periodi, ultimamente, che disse che doveva partire, perciò non lo vedevo per qualche giorno o settimana.
 
Poi un giorno, per caso, mi arrivò una telefonata.
-Pronto?-
-Annie?-
-Si, chi parla?-
-Sono la madre di Niall-
-Buongiorno signora, mi dica.-
La signora iniziò a piangere.
-Sta bene?- chiesi dolcemente.
-Niall..-
-Niall?- dissi un pò allarmata.
-E' volato.- disse interrompendo la telefonata.
Sentii il mondo crollarmi addosso.
Tutte le mie illusioni, erano scivolate giù.
Era andato via.
Piansi, piansi.. Ma era inutile, niente me lo avrebbe ridato.
La sera andai dalla madre.
Mi aprì la porta e mi abbracciò.
Ci sedemmo in salotto.
“Sai.. Niall aveva un grande problema.. E immagino che non te ne abbia mai parlato, era fatto così.. Non voleva far soffrire gli altri dei suoi problemi.”
Ormai qualla madre sola, senza marito e senza nessuno, aveva finito le lacrime, non aveva più forze.
“Era affetto da una malattia che ha rapito anche lui.”
Ero sconvolta e riiniziai a piangere.
 
Un mese dopo.
“Mi dispiace per il tuo amico.” disse Ronnie avvicinandosi a me.
Continuai a spalle dritte per la mia strada.
Ero di nuovo sola, ero tornata la sfigata di sempre.
Non volevo essere così.
Mi girai verso la ragazza: “Mi dai un'altra possibilità?”
“Andiamo.” disse fredda.
La seguii consapevole del mio sbaglio, ma cos'altro avevo da perdere?
 
Passarono giorni, settimane e mesi.
Era la sera del mio compleanno.
Del mio ultimo compleanno.
Perchè la mia vita non durò molto, solo vent'anni.
Mio padre non mi parlò più, e allora me ne fregai anche di lui.
Andai a vesteggiare il mio complanno a una festa clandestina, organizzata da Ronnie.
La musica era assordante, tirai fuori dalla tasca dei jeans la solita bustina contenente anfetamina, assunsi la pillola e la buttai giù con un pò di gin.
Mi aiutava a dimenticare, e a coprire I problemi, e con essa il mio corpo era (apparentemente) perfetto
Si sentirono le sirene avvicinarsi.
Ronnie mi prese il braccio, e mi mise alla guida della macchina, lei era troppo ubriaca, e anche io.
Misi in moto e partimmo.
Forse accellerai troppo, forse era la droga che mi aveva fatto svenire, o forse solo il destino.
Il fumo avvolgeva ormai i nostri cadaveri.
Una lacrima scese.
E i miei occhi color mare si chiusero.
Il vuoto che mi aspettava era infinito.
 
Perchè l'ho fatto?
Perchè ho iniziato?
 
§


Salve:)
Che ve ne pare?
In precedenza, questo testo era un compito in classe sull'adolescenza.
L'originale era un pò diverso, e così l'ho modificato, spero vi sia piaciuto.
Io non ho provato nulla di tutto ciò.. L'ho scritto basandomi su racconti reali di persone, e su testimonianze.
Ogni riferimento è puramente casuale.
*Se trovate errori è perchè non l'ho riletto*
Buonaserata:)
Carla.
   
 
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