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Autore: LianaGrindcore    08/12/2012    2 recensioni
1684 in Germania: Amburgo
Tre ragazzi furono trasformati in vampiri il 3 Dicembre del 1684. Nessun motivo... nessun motivo per essere trasformati... ma loro lo volevano, volevano essere immortali per l'eternità. Ma era la cosa giusta? diventare un succhiasangue, un mostro, un morto... anzi... non-morto. Si, perchè i vampiri si chiamano Non-Morti! Non so perchè, ma è cosi. Comunque ritorniamo a loro... Sono due fratelli gemelli, Tom il più grande e Bill nato 10 minuti dopo. Vi starete chiedendo... ma non erano 3? Infatti lo sono... stavo dicendo... sono 2 gemelli e il loro migliore amico Andreas. Sono molto diversi tra loro... ma infondo hanno molte cose in comune. Hanno molta sete di uccidere, specialmente le cacciatrici, adorano vederle soffrire e morire piano piano. Cosa diversa per Tom, lui preferisce portarsele prima a letto e poi ucciderle. Il loro capo: Georg Listing.
Ormai sono passati molti anni... dal 1684 al 2010 i ragazzi continuarono ad uccidere le cacciatrici. Uccidevano, uccidevano... il loro unico pensiero. I loro soprannomi sono: David (Bill), Christofer (Tom), Josef (Andreas). Georg era molto orgoglioso di loro. Praticamente erano i suoi vampiri migliori. Si, erano i migliori. Ma le cose... stavano per cambiare.
2010 in
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Roberta si svegliò di prima mattina, potevano essere circa le 08.23. Si girò e rigirò nel letto, senza aprire gli occhi. Tom entrò nella stanza, tenendo un vassoio. Si avvicinò al letto, sedendosi ai suoi piedi. Poggiò una mano su una delle sue gambe -"Roberta..."- sussurrò.
Ella mumugnò, era sveglia, ma non connetteva ancora.
-"Roberta..."- ripeté, sorridendo.
-"Sofia non rompere!"- esclamò, nascondendo il viso sotto il cuscino.
-"Oh, se fossi Sofia non avrei una voce da maschio."- rispose ridendo.
Roberta aprì gli occhi di scatto, alzando la testa. Non disse niente, lo guardò, poi si guardò intorno. 
-"Siamo in hotel."- spiegò, prima che lei potesse parlare. -"Siamo arrivati la notte scorsa e non ne volevi sapere di svegliarti."- disse, poggiando il vassoio sul letto -"Colazione."-
La ragazza abbassò lo sguardo, sorrise -"Bhè, grazie..."- disse, spostando le coperte. Si guardò, sorpresa, per poi coprirsi subito dopo -"E i miei vestiti?"- chiese allarmata.
-"Emh..."- li  indicò, piegati su una sedia.
-"Mi hai spogliata?!"- domandò.
-"Pensavo stessi più comoda."- si difese.
Ella non rispose, afferrò un cuscino e glielo buttò addosso -"Che sia l'ultima volta!"- esclamò.
Il ragazzo sviò il cuscino, ridendo -"Io speravo fosse una delle prime."- rise.
Roberta scuoté la testa, prendendo il cornetto sul vassoio.
-"Sai cosa è successo con Luciana?"- chiese, guardandola.
Ella annuì, dando un morso al cornetto.
-"Consigli per Bill?"- chiese, sdraiandosi.
Lo guardò per un attimo -"Il corpo è schiavo dei suoi impulsi. Ciò che ci rende umani, e ciò che vi rende umani, è quello che possiamo controllare. Dopo la tempesta, dopo la rabbia, dopo che il calore del momento è passato; possiamo raffreddarci e sistemare i casini che abbiamo fatto. Dovrà aspettare. Luciana è una persona difficile; non ha mai fatto vedere la sua umanità, tranne che a Bill. Deve calmarsi, deve... portare fuori la sua rabbia. Dopo che l'avrà fatto, Bill potrà provare a parlare e forse... riuscirà a lasciar perdere ciò che è stato."- rispose, a voce bassa; quasi sussurrando.

[...]

Andreas era seduto sulla poltrona, mentre Sofia cercava di riposare un po'; senza successo. Il ragazzo si voltò verso di lui -"Niente?"- domandò.
-"Ho una guerra nella mia testa, non riesco. Ci sto provando, ma non riesco proprio a dormire."- rispose, con gli occhi chiusi.
-"Ma sono giorni che non dormi, devi riposare."- le sussurrò. 
-"Lo so, ma non ci riesco."- rispose.
Andreas si alzò, sedendosi accanto a lei. Le fece poggiare la testa sulle sue gambe -"Rilassati."- le disse.
Non rispose, cercò di fare come le era stato detto. Il ragazzo le prese la mano, stringendogliela. -"Ci sono io qui, non devi preoccuparti di nulla."- sussurrò.
Sorrise, senza farsi vedere. Si lasciò andare, si lasciò prendere dal sonno. Addormentandosi, sentendosi protetta.

[...]

-"Rebekah!"- esclamò Luciana, scendendo le scale.
La ragazza alzò il viso, incontrando il suo sguardo -"Chi sei?"- domandò, priva di forze.
-"Oh..."- si sedette sull'ultimo scalino -"Sai, ti ho cercata ovunque. Sei uno dei pochi vampiri rimasti."- iniziò a ridere -"E come potresti andartene, sei intrappolata qui."-
-"Dov'è mio fratello?"- domandò.
-"Ah, Andreas? Diciamo che lui è occupato con una cacciatrice. Sai..."- abbassò la voce -"...che resti tra noi: credo si sia innamorato."- rispose con una piccola smorfia. -"Voi vampiri siete così... umani!"- esclamò.
Rebekah rise, con le poche forze che le restavano -"I vampiri non sono umani!"- rispose.
-"Oh, no! Lo siete, eccome se lo siete. Vi innamorate come degli stupidi! Vi fate contagiare, prendere, dalle emozioni. Siete così... disgustosi."- continuò.
-"Mi dispiace se hai avuto qualche delusione, ma in realtà... non mi importa."- rispose.
-"Delusione? La delusione è umanità, io non ho umanità!"- esclamò -"Bill sarà uno dei tanti che ucciderò."- 
-"Bill?!"- domandò, guardandola.
-"Certo, Bill..."- rispose.
Il viso di Rebekah diventò cubo; Luciana la guardò, per poi ridere -"Oh, no! Non mi dire che sei innamorata di lui."-
Rebekah non rispose, voltando il viso da un'altra parte. Luciana si alzò, avvicinandosi dietro di lei. Sfilò il paletto dallo stivale e lo avvicino al suo petto -"Mi dispiace che non potrai più rivederlo."- le sussurrò, sorridendo.
-"Se non fossi legata..."-
-"Non faresti un bel niente! Sono più forte di te, tesoro."- rispose.
Puntò il paletto al cuore, alzando appena la mano...
-"Luciana, no!"- esclamò Dylan, scendendo velocemente le scale e avventandosi su di lei.
Luciana cadde a terra, Dylan accanto a lei. 
-"Ma che diavolo fai, Dylan?"- domandò, cercando di capire dov'era finito il paletto.
Il ragazzo si rialzò, avvicinandosi a Rebekah. Spaccò le catene, che le legavano le mani e i piedi. Rebekah cercò di alzarsi, senza forse; Dylan la prese in braccio -"Ci penso io."- la rassicurò. 
Luciana si rialzò, fissandolo -"Dylan..."-
Bill scese le scale -"Portala via."- disse al ragazzo. Quest'ultimo annuì, uscendo dalla cantina. 
-"Che ci fai qui?!"- chiese la ragazza.
-"Dobbiamo parlare."- rispose, sentendo la porta chiudersi.
-"Non ho niente da dirti."- 
-"Io sì, invece."- esclamò, avvicinandosi -"La verità è che Janice era la mia ragazza."- 
-"Non sono affari miei!"- esclamò.
-"La amavo, molto. Lei sarebbe dovuta tornare, ma non è stato così. Tu le somigli molto, lo ammetto. Sembri lei; speravo fossi lei. Forse lo sei, ma non mi spiego il perché tu non lo sappia. Ma comunque sia... io ti amo. Sono innamorato di te. E non riesco a pensare a niente, nessun'altra! Non riesco a dormire, non riesco a respirare, non riesco a mangiare. Ti amo. Ti amo in ogni momento, in ogni minuto di ogni giorno!"- esclamò.
Luciana alzò gli occhi al cielo, cercando di nascondere gli occhi lucidi -"Fai sempre soffrire le persone che ami?"- domandò, con poca voce -"Non... non mi ero mai sentita così, nei confronti di qualcuno."- continuò -"Volevo fidarmi di te."-
Il ragazzo si avvicinò -"Tu devi fidarti di me; fidarti di ciò che provo. Non ti farò soffrire, non soffrirai, non per colpa mia."-
-"Io... sto bene quando sono sola."- rispose, mentre una lacrima le rigò il viso. 
-"Lo so che provi qualcosa per me."- insistette. 
La ragazza scuoté la testa -"Se mi ami, devi lasciami andare."-
-"E' questo il problema! Ti amo troppo, per non combattere per te."- 
-"Io amo troppo me stessa, per lasciartelo fare. Ho passato cose che... nessuno immagina. Lasciami andare, le cose cambieranno."- la ragazza si avvicinò.
Egli si spostò, alzando appena il braccio, per farla passare -"Sappi solo che io non mi arrendo."- concluse.
 
   
 
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