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Autore: Ria-chan    09/12/2012    6 recensioni
Senza dargli tempo di scansarsi, avvicina una mano al viso del ragazzo: le dita stese in avanti ad eccezione di pollice e indice che sono stretti l’uno contro l’altro e con un sonoro schiocco colpisce l’esatto punto della fronte su cui troneggia un segno rosso come il fuoco.
-Ahia!! Ma sei matta!!??-
Natsu si porta subito una mano sul punto dolente, si accovaccia a terra di spalle onde evitare che qualche lacrimuccia, perché sì, il colpo l’ha fatto decisamente lacrimare, sia visibile e gli si ritorca contro.

Quando Natsu si volta ancora, per intimarle di smetterla, non può fare a meno di trovare davvero bello quel sorriso così dolce che si apre sulle labbra della biondina.
Gli piace davvero tanto.
Perché? E che ne sa.
Semplicemente gli piace perché, al mondo, sono poche le persone che sanno ridere di cuore a quel modo.
Lo guarda divertito e di rimando, non riuscendo a trattenersi, anche lui ride trascinato dal quel pensiero.
-Lu-Lucy. Lucy Heartphilia.-
La ragazza si asciuga gli occhi con la manica della giacca bianca della divisa e poi allunga questo stesso braccio verso di lui.
-E tu sei…?-
[Ovviamente NaLu]
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gray Fullbuster, Lluvia, Loke, Natsu/Lucy, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Finalmente ce l'ho fatta!
Questo capitolo mi ha preso più tempo del previsto e, considerando che il prossimo dev'essere ancora iniziato... conto che ci vorrà un po' di tempo prima che possiate leggerlo.
Prima di tutto, proprio a riguardo di questa pubblicazione, vorrei dire che mi scuso se il capitolo può risultare un po' noioso ma, i capitoli di passaggio, si sà, lo sono sempre. Purtroppo era necessario per portare Lucy e Natsu a conoscersi meglio e, sinceramente, non volendo affrettare troppo le cose...beh questo è quello che ne è uscito.
In secondo luogo vorrei ringraziare le persone che stanno seguendo questa storia e, invitarle, -ovviamente qualcosa volessero- ad esprimere il loro parare. (sapete, a volte ho l'impressione che le storie vengano seguite solo per... "vediamo questa pazza se tocca il fondo o scava più giù..." XD e quindi mi preoccupo un po', lo ammetto.) Che sia positivo o negativo va bene allo stesso modo poichè, essendo qui per migliorarmi fin dove mi è possibile, accetto ovviamente tanto i complimenti quanto soprattutto le critiche (ed anche le idee per la storia XD sia chiaro!!! u.u)
In ultimo ringrazio invece chi ha commentato rendendomi oltre modo felice *w* spero di non deludervi.
Ps. manca il riferimento al racconto, lo so, ma nella seconda parte del capitolo lo troverete senz'altro ;)
Buona lettura! =w=


4 Il castello (parte 1)
 
Il tragitto per tornare a casa non è lungo, non almeno quanto lo sembra la mattina presto in cui è perennemente in ritardo.
Natsu si sente meglio ora, è sempre ignaro del perché ma ciò non lo turba: perché dovrebbe scervellarsi per trovare una motivazione al suo “stare meglio”? E’ forse un idiota? No di certo! E allora gli basta sapere che la stanchezza e la fatica, nonché quel chiodo fisso che lo tormenta da giorni, si sono dissolti quasi del tutto o quanto meno sono stati in parte diradati come nebbia dalla fitta pioggia.
In qualche modo si sente contento, contento di aver conosciuto un viso nuovo, di aver fatto amicizia con quella ragazza che gli sembra diversa da tutte le altre: lui non ha, in materia, una vasta esperienza, sia chiaro, ma comunque, in qualche modo, è il suo istinto a guidarlo, a dirgli che quell’incontro non è stato una sfortuna ma, anzi, un bel colpo di fortuna.
Perché?
Neanche questo si ferma a spiegarsi.
Spiegarsi le cose, ragionarci troppo su, perdersi in inutili grattacapi, non è qualcosa a cui Natsu è abituato, non perché sia stupido, anzi, semplicemente perché preferisce i fatti, combattere con la vita ed i problemi a volto scoperto e pugni sollevati. Preferisco agire d’istinto, seguirlo e vedere, alla fine, quale sarà il destino che ha scelto.
Ecco il modo in cui ha superato la scomparsa prematura della madre, ecco come fa a vivere da solo e mantenere, sul volto, un sincero e solare sorriso ed ecco, come farà, nei riguardi di Lucy e di ciò che la guida verso di lei.
-Lucy…-
Il nome di quella strana ragazza gli piace.
Su questo non ha da pensare.
Gli suona, gli da’ idea di qualcosa di positivo e quindi sì, gli piace decisamente.
A pensarci bene, se proprio deve sforzarsi a farlo, gli ricorda un po’ la parola “luce”, “Lucy”: luce del sole come i suoi capelli dorati, luce di felicità come il suo sorriso sincero e luce delle stelle come i piccoli fogli di cartoncino che stava appendendo al soffitto. Anche “luce” d’avventura forse, se fosse possibile viverne nel ventesimo secolo almeno, e del resto chissà… Natsu non ha mai smesso di credere nelle storie che sua madre era solita raccontargli e, se avrà fortuna, forse un giorno anche lui sarà il protagonista di un racconto “reale”.
-Lucy. Luuuu-cccccy. Lucy.-
Natsu si ripete quella parola canticchiandola appena mentre, procedendo a larghe falcate, sporgendosi con la schiena all’indietro e lasciando che la cartella gli urti ripetutamente contro la spalla, si dirige verso il supermercato nel quale si era ripromesso di andare già il giorno precedente.
Benché il sole stia già calando perché al ritorno da scuola si è trattenuto più del dovuto a casa di suo nonno, qualche tenue raggio gli accarezza ancora i capelli rosa e fa sì che, illuminandoli e riflettendone la luce, quel buffi capelli assomiglino a fuoco vivo, fiamme ardenti e libere: esattamente come sua mamma gli diceva...
 
-Amore ma scotti! Avrai la febbre altissima! Per stasera a letto e niente storie.-
-Ma mamma… voglio giocare con-
-Ho detto niente storie!-
-Uffaaaaa!-
-Sei un fuoco, cucciolo mio. Abbi pazienza fino a domani e, quando la temperatura sarà scesa, potrai uscire dal letto.-
-E se mi faccio un bagno non passa?-
La mamma lo guarda intenerita e divertita: il suo cucciolo d’uomo riuesce sempre a sorprenderla e, come tutti i bambini, la sua innocenza e freschezza riesce sempre ad illuminarle il cuore.
-Natsu! Non intendevo che sei un fuoco per davvero! Scotti, sei caldo, tutto qui.-
-Ma a me piace il fuoco!-
-Si ma-
-Io voglio essere un fuoco!-
Non ha neanche il tempo di controbattere, la povera donna, che il teppistello è già in piedi sul letto, spoglio delle coperte e quasi del pantalone del pigiama che è sceso oltre il pancino scoperto.
-Io sarò il fuoco!-
La donna guarda il suo bambino sospirando rassegnata: un piccolo diavoletto, ecco cos’è; eppure è il più bel diavoletto che avesse mai potuto desiderare.
-Va bene, va bene. Sei come il fuoco. Contento?-
-Sì.-
Il bambino pare acquietarsi solo quando, con l’aiuto della mamma, si insinua nuovamente sotto le coperte e si lascia carezzare la fronte e le ciocche rosa che su di essa vi ricadono.
-Sei come il fuoco, bambino mio. Illumini la mia vita e riscaldi il mio cuore. Sei vivace come il falò che facevo con mio padre da bambina e sei caldo come la sciarpa che ho cucito per te. Sei una forza della natura, mio piccolo ometto, e questo non vuol dire che tu sia distruttivo e che incenerisca tutto ciò che incontri, ma vuol dire semplicemente che bruci chiunque incontri lungo il tuo cammino. Lo bruci avvolgendolo nel calore, nella luce e nella scoppiettante gioia di vivere e per questo sì, sei il fuoco, mio piccolo Natsu.-
Il piccolo non riesce ad udire le parole di miele che la mamma proferisce per lui: si addormenta, cullato dal tepore delle coperte, dal calore protettivo che quella dolce mano, posta sulla sua fronte, emana.
Anche quella sembra essere di fuoco, tanto calda da riscaldare completamente ogni parte del suo corpo e non solo, più di tutto, ciò che gode di più quel calore, è ciò che risiede dentro, dentro il suo corpo e che ancora, il piccolo Natsu, non sa cosa sia.
 
-Happy! Happy, sono a casa!-
Una piccola figura compare dal salone della casa, seguita solo dal leggero rumore che le zampette morbide fanno sul pavimento.
-Stasera si mangia!-
Natsu poggia le buste sul tavolo della piccola cucina: senza ordine alcuno ne riversa il contenuto davanti a sé e, dopo aver aperto malamente la scatola dei croccantini ed aver dato da mangiare al suo micio, si stravacca sulla sedia cominciando a trangugiare tutto ciò che le sue mani incontrano.
Sì, alla fine ci è andato nel supermercato, e non perché avesse bisogno di cibo, questa volta, ma perché ad averne bisogno era Happy e, per quanto a volte litighino come se l’animaletto fosse umano, Natsu lo reputa il suo migliore amico, la sua compagnia e la sua famiglia.
-Ti piace?-
Afferra una coscia di pollo dalla scodella in alluminio e la caccia in bocca, sporcandosi come un bambino ed abboffandosi le guance come un criceto o uno scoiattolo che fanno provviste in vista dell’inverno:
-E’ bfuono Haffffy?-
Bofonchia senza mandare giù i grossi bocconi presi e, quando il micio si volta appena per rispondergli con un “miaooo” entusiasta, Natsu sorride soddisfatto.
Ora sì, ora si sente bene, pieno, sazio e soddisfatto.
Sospira lasciandosi ricadere all’indietro, sullo schienale della sedia, e si dondola su di essa facendo pressione alle sue spalle e reclinando la testa all’indietro; le sue mani sono sulla pancia, quasi a tenersela visto l’evidente gonfiore che tutto il cibo ha provocato e gli occhi sono chiusi, cercando un risposo che gli spetta di diritto.
Suo nonno è stato davvero gentile a preparargli tutto quel ben di Dio.
Suo nonno che non l’ha mai lasciato solo anche se, essendo ormai anziano e dovendo occuparsi del suo piccolo negozio di orologi, non è mai riuscito pienamente ad occuparsi di lui.
Quando la sua bambina è morta, lasciando un figlio che non voleva saperne di abbandonare la sua casa, Makarov aveva affrontato l’inferno, quello che solo la morte di un figlio può rappresentare per un genitore, in più c’era appunto il problema di Natsu che, abitando lontano da lui, ma non volendo abbandonare la sua casa, non sapeva in che modo avrebbe potuto occuparsene e crescerlo come un nonno dovrebbe fare.
Alla fine aveva affrontato tutto con la forza d’animo e di spirito di cui tutta la sua famiglia sembrava dotata: sorridendo sempre, cercando di non far mai pesare nulla al piccolo e, dove poteva, accontentandolo sempre. E Natsu era venuto su ottimamente! Un ragazzo splendido, forte, solare, gentile e combattivo.
Makarov ne era fiero. E lo è tuttora.
Natsu gli deve molto, è vero, ma non è solo per questo che adora suo nonno con tutto il cuore.
 
Natsu si rigira nel letto sbuffando, si sfila il cuscino da sotto il capo e lo abbraccia girandosi sul fianco, facendo scivolare il povero Happy giù dalla sua pancia, e mugugna qualcosa di indefinito, lamentandosi.
Da quel lato verso cui è girato, proprio sulla parete difronte al suo viso, è posta la finestra aperta che facendo filtrare i primi raggi mattutini attraverso le leggere tendine bianche lo sta infastidendo e svegliando, cosa ottima dal momento che, come ogni mattina, quasi fosse lo stesso giorno ripetuto all’infinito, Natsu è in ritardo per la scuola.
-Mmh-
Il ragazzo si lamenta ancora, afferrando questa volta il secondo cuscino, quello che solitamente vaga nel letto come “compagnia” e se lo schiaccia sul viso per coprirlo dai primi raggi che gli pizzicano fastidiosamente gli occhi ancora chiusi, serrati con forza.
-Che ore sono?-
Riesce a biascicarlo più a sé stesso che non rivolto verso qualcuno anche perché, in casa, oltre lui non vi è nessun altro, animale a parte; si pone poi a sedere sul letto solo quando, non potendo più evitare la luce in alcun modo e neanche le zampette di Happy che hanno cominciato a grattargli la schiena, capisce che dormire ancora non è possibile. Si gratta la testa con una mano, spettinandosi i capelli e, con l’altra, il fondo schiena coperto da un morbido boxer blu a quadretti azzurri e bianchi. A fatica apre un occhio, continuando a strizzare l’altro che brucia per la troppa luce che si sta espandendo nella stanza:
-Merda! E’ già così tardi?!-
Una nuova giornata comincia.
Noiosa come sempre e, come sempre, di corsa perché è in ritardo.
Beh, poco male, ci è abituato e poi… poi quella corsa mattutina, in cui ormai è specializzato, gli ha permesso di mettere su un fisico invidiabile per i suoi soli 17 anni d’età. (in fin dei conti tanto meglio, allora, dorme di più e si allena pure!)
Meccanicamente versa i croccantini nella ciotola di Happy, nel mentre calza una scarpa aiutandosi con l’altro piede, si infila la camicia e afferra al volo i due panini tostati che, bollenti, sono appena scattati fuori dal tostapane.
Li infila in bocca aggiustandosi l’ultimo bottone della camicia e poi, afferrando la cartella e la sciarpa che aggiusterà mentre corre come un razzo per le strade ancora semideserte della città, saluta Happy prima si tirarsi la porta alle spalle.
-Shao Hafffffy!-
 
Natsu corre come un pazzo, rischia di abbattere pedoni e poveri passanti lungo la via ed anche, alla fine della corsa, di schiantarsi contro il muretto che circonda la scuola, eppure si sente stranamente di buon umore, riposato, come non si sentiva da molto tempo. Riesce perfino ad arrivare al cancello prima che il custode stia per accompagnare l’inferriata e, concedendosi solo un attimo di riposo una volta all’interno del cortile, sorride anche perché sì, si è divertito.
Divertito? Da quando andare a scuola lo diverte?
No, non è quello.
La scuola gli fa schifo: è noiosa, sfiancante, ma vedere i suoi amici lo rende felice ed ora, tra questi, ce n’è uno nuovo.
 
-Arrivato in anticipo capelli orrendi?-
-Sta’ zitto pervertito.-
-Il pervertito sei tu, ricordi?…-
Ridacchia Gray alzandosi dalla sua sedia e parandosi davanti al rosato.
-Ah? Vuoi fare a botte di prima mattina idiota?-
-Sono pronto, fatti sotto.-
-Avete voglia di morire, voi due?-
La voce arriva dalle loro spalle, ferma, sicura, inconfondibile.
-N-no. Buo-buon giorno Erza.-
I due ragazzi sbuffano non appena la rossa è di spalle, pronta a raggiungere il suo posto al banco in prima fila e, ugualmente, ma ovviamente nelle “retrovie”, fanno loro.
Natsu getta la cartella a terra, ai suoi piedi, anche questo gesto è meccanico, ripetuto, sempre uguale; si siede scompostamente lasciandosi ricadere sulla sedia e si sporge con la schiena all’indietro facendovi pressione, non è solo la sua schiena ma anche la testa, così come un braccio, a sporgere all’indietro penzolando nel vuoto. Ed infine, il suo sguardo, come sempre, è rivolto verso la finestra.
I ciliegi sono quasi in fiore, ormai, e Natsu ripensa alla sua misteriosa sconosciuta: non l’ha vista, questa notte.
Sussulta appena, ricadendo in avanti con la sedia e provocando un rumore sordo che disturba la lezione: è vero! Questa notte, lei, non è andata da lui. Non le ha implorato di aiutarla, di salvarla, di essere lì con lei.
Ed in verità è proprio per quello che Natsu ha tante energie, oggi, se è riuscito a dormire bene rispetto a quanto non abbia fatto nelle sere scorse. E poi era quello il suo scopo… liberarsi di quel terribile e fastidioso incubo.
Andiamo, perché dovrebbe esserne scontento, dopo la fatica che ha fatto (quale? Il merito non è mica suo?) per liberarsene?
E se lei non lo volesse più?
Se fosse… morta?
O se, forse...
“Magari qualcuno l’ha salvata…”
Pensa sorridendo e rilassandosi nuovamente sul banco, portando le braccia a stendersi su di esso ed il mento a poggiare su uno di quelli.
 
-Fate silenzio!-
Il caos regna durante la ricreazione, come in tutte le aule, del resto, ma a Erza non occorre molto perché tutti si plachino, si blocchino al suono della voce ed abbandonino, ammutoliti, qualsiasi intento di confusione o fastidio.
-Bene.-
La rossa batte la mano sulla cattedra, è eccitata, è evidente.
-Durante il festival scolastico, come sapete, ogni classe dovrà partecipare in qualche modo. Dal momento che siamo stati gli unici…-
Ed una venetta dispettosa spunta sulla fronte della splendida ma temibile ragazza:
-…gli unici a non aver deciso un tema o cosa presentare… parteciperemo aiutando le altre classi e per farlo ci divideremo in gruppi.-
Neanche danno tempo alla ragazza di parlare, i restanti alunni che occupano l’aula, che un “Nooooo!!” corale risuona tra le mura. Ed ora, le venette sulla fronte di Erza, sono due.
La rossa strizza gli occhi a fessura, passa in rassegna, con il suo terribile sguardo severo ognuno dei presenti e poi, quando il suo sguardo si posa su Natsu e Gray che si tengono per i colletti della camice, soffiandosi contro chissà quale insulto, decide che il momento di esplodere è infine arrivato: afferra il cancellino poggiato sulla cattedra accanto al registro e, altrettanto, fa con il gessetto che si schianta poco dopo sulla fronte di Natsu. Così come, ovviamente, il cancellino fa con la faccia di Gray:
-Chi è stato? Chi? Lo faccio a pezz-
Erza ride. Ora sì, mentre i due ragazzi la guardano, spezzando esattamente la stessa frase nello stesso punto, Erza si sente più rilassata, divertita.
-Voi due! Filate nella 4C! Ho già detto loro che li avreste aiutati. Scattare!!-
 
-Prima o poi gliela faccio vedere!-
-Certo come no…-
Gray ridacchia mentre avanza con le mani in tasca, preceduto da Natsu, verso la classe che Erza ha indicato loro.
-Vedrai idiota! Prima o poi…-
Natsu si volta verso Gray ridacchiando, ma giusto il tempo di fare un ulteriore passo che, ancora una volta, sbatte contro qualcuno.
-Oh, signor perv- Natsu!-
Riconosce quella voce immediatamente, anche se ancora è rivolto verso Gray poiché il colpo l’ha fatto rimbalzare all’indietro. La riconosce e non riesce a trattenere un sorriso idiota che spunta sul suo volto anche senza che lo voglia:
-Lucy!-
-Vi-vi conoscete?-
Natsu annuisce alla nuova arrivata che spunta alle spalle di Lucy: una ragazzina carina, minuta e da strani capelli azzurri.
-Sì, Natsu… mi ha salvata ieri, attutendo la caduta con la sua schiena, mentre ruzzolavo dalla scala.-
La bionda ride. Si può notare un leggero rossore sulle sue guance ma, Natsu, del tutto ignaro del mondo femminile, non lo nota minimamente. In realtà è troppo preso da una parola che la biondina ha pronunciato e non riesce a distogliere la sua attenzione da quelle rosee labbra dalle quali è uscita: “salvami…”
-Natsu! Natsu!-
-Idiota! Svegliati!-
Una mano gli viene sventolata davanti agli occhi.
Natsu si da’ uno schiaffo tentando di riprendersi, ma a poco serve; Lucy lo prende per mano, avvolge le sue dita delicate attorno al suo polso dalla calda pelle e lo strascina dietro di sé.
Da lì Natsu riesce ad avvertire l’odore della ragazza, il profumo splendido di camomilla che i suoi capelli dorati emanano, l’odore di fiori di ciliegio che la sua pelle libera nell’aria e se ne bea, respira a pieni polmoni annusando quelle fragranze  delicate ed intense.
Si lascia trascinare in silenzio fino a quella che è la classe che Erza aveva detto loro di raggiungere e, quando vi arrivano, fermandosi davanti alla porta e sciogliendo la presa che li unisce, Natsu si dispiace anche che quel momento sia durato poco, troppo poco.
Ed a quel pensiero arrossisce.
Non l’ha mai fatto, forse. Eppure arrossisce. E ne è conscio.
Si sente uno stupido e scuote la testa come per scacciare via il calore che ha imporporato le sue guance ma Lucy non sembra volerlo aiutare, non almeno quando, girandosi verso di lui, gli sorride dolcemente:
-Siamo arrivati. Questa è la mia classe, era qui che dovevate venire, giusto?-
Ed avvicina il volto al suo fin quasi a permettere ai nasi si sfiorarsi tra loro, accarezzarsi e baciarsi come in tv ha visto fare agli esquimesi.
-S-si.-
Natsu balbetta e, per una volta ancora, si sente un idiota.
Un dannato idiota.
Ma ciò che ha davanti, quella luminosa luce fatta sorriso, quegli occhi profondi e gentili e quell’aria tanto elegante… più che una semplice ragazza quella sembra essere una principessa, di quelle che delle favole ne è la protagonista ed allora, sinceramente parlando, un po’ gli dispiace di non aver mai voluto ascoltare quelle che sua mamma voleva raccontargli.
 
-Questa è Levy.-
Lucy presenta il gruppetto con il quale, da oggi fino all’arrivo del festival, lei, Natsu e Gray dovranno lavorare.
-Lei è Juvia e quello laggiù- indica un ragazzo dai lunghi capelli neri e dall’aria un po’ da bullo, seduto in fondo all’aula con le gambe accavallate sul banco –è Gazille.-
-Heilà!-
Natsu si sporge appoggiandosi sulla spalla di Lucy e, agitando la mano, cerca di salutare il ragazzo che li sta deliberatamente ignorando:
-Lascialo stare, è un po’ scontroso, all’inizio.-
Lo rimbecca Levy sorridendo prima che Lucy riprenda parola:
-Non so se Erza ve lo ha detto ma… ma, ecco, a noi spetterà gestire il “servizio bar”. Dovremo cucire le divise ed organizzare la sala…-
-Che cosa?!-
Natsu, Gray, e perfino Gazille, sbottano contemporaneamente.
A quella vista Lucy ride.
Levy sorride.
E Juvia è troppo presa nell’osservare Gray per poter fare altro.
-Se non avete programmi possiamo andare a casa mia. E’ grande, staremo comodi.-
 

Natsu odia la scuola, eppure con i suoi amici si diverte sempre.
Natsu ora ha nuovi amici, nuove persone simpatiche con cui passare il tempo.
Natsu ha anche scoperto che passerà più tempo con Lucy e ne è felice. Perché? Ancora? Ma andiamo! Vi ha già detto che non gli importa il perché! Quella ragazza gli piace e questo, al momento, è tutto ciò che c’è da sapere.

   
 
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