CAPITOLO 1
Una
tranquilla giornata d'autunno; il vento che scuote le fronde degli alberi ormai ingiallite, il cielo
coperto da nubi,le strade semideserte; nessun uccello si sente cinguettare,
ormai sono tutti migrati nei paesi caldi e per le strade si incontra solo
qualche passante infreddolito che si affretta a tornare a casa o qualche cane
in cerca di un luogo riparato dove poter trascorrere la notte. In effetti sta iniziando a farsi
buio e manca poco all'ora di cena.
Nella
camera da letto vi è la radio accesa... un motivetto allegro, ricordo
dell'estate ormai trascorsa; la scrivania è ingombrata da diversi libri
scolastici sparsi a caso e da altrettanti quaderni. Il diario aperto, varie
penne colorate tutt'intorno
ed io... ed io intenta a scarabocchiarci sopra
mentre canticchio il motivo trasmesso dalla radio. A dire la verità, più che cantare mi
sto lamentando dal momento che non conosco le parole della canzone ma non me ne
curo più di tanto(e poi non mi sta ascoltando nessuno!!!).
La mia opera d'arte sul diario scolastico è ormai completata
quando... un qualcosa, non so bene come definirlo, è tipo un brusio,
beh, si, diciamo così, un brusio mi arriva alle orecchie, è quasi come se mi
stessero fischiando. Non gli do peso, concentrata come sono
ma la cosa comincia a preoccuparmi quando vedo
un chiarore che fuoriesce tutt'intorno
alla penna che ho in mano. Istintivamente la
lascio cadere allontanando la mano e tutto il busto dal tavolo.
L'arnese smette di brillare ma
ciò non mi fa per niente tranquillizzare, anzi, continuo a guardarlo stranita
fin quando un avvenimento ancora più sbalorditivo distoglie la mia attenzione
da esso. Le punte delle dita della mia mano destra cominciano ad illuminarsi e,
più i secondi passano, più diventa color oro. Scuoto l'arto cercando, senza
successo, di far smettere quello strano fenomeno
mentre l'agitazione comincia a prendere il sopravvento. Per poco
non inizio ad urlare quando
entrambe le braccia brillano senza motivo... forse perchè, cercando una
spiegazione razionale, ne deduco che sto sognando. Mi metto il cuore in pace ed
aspetto l'evolversi degli eventi. Pian piano vengo completamente avvolta dalla strana luce che,
dopo aver preso "possesso" della mia persona, si spande allo spazio
circostante così che nel giro di un paio di secondi, non ho intorno a me altro
che pura e semplice luce. Io stessa fluttuo in questa... cosa.... sostanza....presenza estranea senza però pormi
troppe domande (tanto ormai sono sicura al 100% che mentre disegnavo mi è
venuto un colpo di sonno e che quello che sta avvenendo è solo frutto del mio
subconscio!). Non trascorrono due minuti che il chiarore comincia a diminuire
ed ho come la sensazione di stare planando da qualche parte.
Brilla
ancora tutto quando i miei piedi hanno la fortuna di toccare terra e, quando
riesco a mettere fuoco la realtà circostante, devo dire la verità, rimango un po' delusa! Mi sarei
immaginata di "atterrare" in un posto fantastico, pieno di cose o di esseri strani ed invece, mi
ritrovo sugli spalti di un campo da calcio! Bah, è anche vero che non c'ero mai stata, però... Sospiro come
per dire "Va beh,Plutone
lo visiterò nel mio prossimo sogno!" e mi giro in cerca di un'uscita
quando vedo, alla mia sinistra, una ragazza non del tutto sconosciuta. La
guardo incuriosita: ha una fascia legata intorno alla fronte e, nelle mani,stringe l'asta di una bandiera che
continua ad agitare mentre urla a squarciagola: "Forza ragazzi,
mettetecela tutta!!!!"
A quelle parole sorrido con l'aria di chi la sa lunga e mi avvicino. Sembra non
accorgersi della mia presenza e mi tocca poggiarle una mano sulla spalla per
farla girare. La giovane si volta e mi guarda interrogativamente e riesco a leggerle in viso la
muta domanda: "Che vuole questa?"
"Ehm, scusa, forse... anzi,
ti sembrerò di sicuro una pazza ma... anche se questo è un sogno, avevo voglia
di conoscerti!"
Lei mi rivolge un sorriso insicuro e poi, porgendomi la mano:"Piacere, mi
chiamo Patricia Gatsby, per
gli amici Patty!"
Le ricambio il sorriso e faccio, dopo essermi presentata: "Grazie per
avermi dato retta anche se... già sapevo il tuo nome...
non fa niente, non farci caso, hm, che bella questa partita, già, come se non
sapessi come andrà a finire!"
Ridacchio guardando prima il campo da gioco e poi la mia interlocutrice che mi
squadra con uno sguardo sospettoso. Sospiro e metto le mani sui fianchi
guardandomi un po’ intorno...
"Però, che bello essere qui! Ora che
posso, perchè non rendere più interessante e movimentato il sogno? Già,
dopotutto è l'unico modo salutare per evadere come si deve dalla routine
giornaliera! Allora, cosa potrei fare? Dunque,
dunque...si! Perchè non spiattellare in faccia al "tipo" tutti i suoi
comportamenti antipatici? Tanto che può succedere? A massimo mi può mollare un
pugno in faccia, anche se non è nella sua indole, e farmi svegliare... si, ho
deciso, adesso vado alla carica...!"
La mia
"vicina" mi guarda come se fossi
impazzita.
“Scusa,
ma ti senti bene?"
La
guardo divertita e ribatto: "Mai stata meglio!"
Mi
allontano pensando al discorso da fare al ... "tipo" e sperando di
non svegliarmi prima di averlo concluso
ed aver visto la reazione del "bersaglio"!
Riesco
facilmente a raggiungere il campo da gioco (... dopotutto è un sogno e, ancora
più importante... è il mio!) e una volta che la mia vittima è vicina comincio
ad urlare:
"Ehi,
n°10! Ehi, puoi venire qui un
momento, per favore?!"
Un
ragazzo dai capelli corvini si volta e si avvicina alla linea di bordo campo
domandandomi, con aria sorpresa: "Cos'è successo?"
"Ehm...niente!
Ehm... volevo solo dirti che
da quando i tuoi tre amici sono andati all'estero, tu sei diventato un
antipatico di prima categoria!"
Lo
guardo compiaciuta dal mio discorso breve ma conciso e resto in attesa di una qualche reazione pronta anche a
svegliarmi da un momento all'altro (tanto ho compiuto la mia
"missione").
Il
giovane mi guarda incerto e fa: "Ehm... non so cosa risponderti...
a-aspetta un attimo... fra cinque minuti finisce la partita...!"
Corre
via riprendendo da dove aveva lasciato
ed io rimango lì con un dubbio atroce: "Ha capito quello che ho
detto?"
Ritorno
indietro un po' confusa e mi siedo...
"Posso
chiederti cos'hai chiesto ad Holly?"
Mi giro
e guardo la ragazza.
"E... oh, niente di
importante!"
Lei
però insiste "E allora perchè l'hai chiamato nel bel mezzo della partita
se... non era importante?" Scoppio a ridere e mi affretto a rispondere:
"Ok, ok, pace! So perfettamente dove vuoi arrivare! Non devi preoccuparti, non faccio parte
di quella schiera di "ochette
aspiranti fidanzate" del tuo...ehm... amico!"
Le
faccio l'occhiolino mentre la
giovane arrossisce vivamente cercando di discolparsi
"No!
Io... io... non intendevo dire... oh,
cavoli, è così evidente?"
"Hm...non
saprei, io ne ero già al
corrente quindi..."
"Lo...lo
sapevi già? E, dimmi, chi te
l'ha detto?"
Rimango
un po' interdetta, non sapendo cosa rispondere.
"Ecco,
a dire il vero io, cioè
tu...cioè voi... beh, siete solo dei personaggi televisivi quindi è normale che
io, spettatrice, sappia tutto della vostra vita!"
Patricia
Gatsby mi fissa come se
fossi un'aliena.
"Ma cosa vai farneticando? Questo è
impossibile!"
"Senti,
non farti troppi problemi. Questo non è che
un sogno, è tutto frutto della mai fantasia e... uh, la partita è finita...e...
stavo dicendo? Ah, si, questo è solo un sogno e, mi dispiace per te, ma sei solo un personaggio di un
manga, trasformato poi in cartone animato o, se preferisci, in anime, che poi è
la stessa cosa!"
La
ragazza comincia ad innervosirsi e guardandomi dice, in tono di sfida:
"Ah,
tu dici che questo è solo un
sogno quindi, se io adesso ti mollo un calcio, tu non dovresti avvertire alcun
dolore o, al massimo, dovresti svegliarti, vero?!"
Alzo le
spalle e rispondo tranquilla: "Certo, si, proprio così!"
“Bene,
allora..."
D'un
tratto avverto un dolore lancinante alla gamba sinistra ma, stranamente, non mi ritrovo nella mia
stanza. Al contrario, davanti a me vi è Patricia che se la ride soddisfatta.
"Ahi!
Ma...com'è possibile? Io...
non riesco a capire... è impossibile che sia accaduto tutto per davvero... o
mamma! No, deve esserci un errore..."
Metto
una mano sulla fronte mentre
l'altra massaggia la gamba ancora dolorante
"Se
non è un sogno... vuol dire
che sono impazzita! Beh, a questo punto è l'unica spiegazione plausibile!"
"Ehi,
amica, mi sembri in difficoltà!"
Impassibile,
salto in piedi ed afferro la ragazza per un braccio trascinandola con me,
mentre continuo a borbottare: No,è
un sogno, è solo un sogno, io-io non so parlare il giapponese, non avrei potuto
parlare con loro... ma cosa diavolo dico...? Loro sono solo dei disegni... dei disegni... dei disegni...!"
Continuo
a dire cose del genere finché, arrivata vicino alla strada, fermo un taxi e
salgo sopra con Patty che
grida: "Ehi, dove accidenti mi stai portando?!??"
Ed io, più agitata che mai: "Non lo
so!"
La
giovane non si arrischia più a fare domande.
Sono
fermamente decisa a dimostrare che quello è un sogno e, dopo essermi fatta
portare all'aeroporto e non aver pagato il tassista che mi urla dietro non so
cosa, decido di prendere il primo volo diretto in Europa!
"Hm...
vediamo un po'... ah, ecco il
tabellone delle partenze! Dunque, dunque, dunque... Tokyo, Tokyo, New York,
ancora Tokyo, Mosca... no, non va bene!...
Ecco, Berlino! Imbarco fra 15 minuti! Si, si può fare, tanto non dobbiamo fare il check-in, non abbiamo
bagagli!"
Sorrido
soddisfatta e mi avvicino allo sportello dove vengono venduti i biglietti.
"Mi
scusi, avrei bisogno di un...
anzi, di due biglietti per Berlino!"
La
signora dietro alla scrivania mi guarda e prende a digitare dei tasti sul
computer.
"Per
Berlino... si, l'aereo parte fra poco meno di 15 minuti...due biglietti... sono
12.000 yen!" Inclino la testa da un lato e, infilando una mano in tasta
penso:"Adesso, se questo non è un sogno, non
dovrei avere nulla in tasca!"
La mia
mano tocca qualcosa e ne estraggo
delle banconote. Un ghigno compare sul mio volto e consegno il denaro alla
donna che mi porge i due biglietti
"Bene,
ed ora andiamo" esclamo rivolta a Patty che mi guarda con aria
confusa.
La
ragazza non oppone resistenza quando
la trascino con me nell’aereo e in men
che non si dica, siamo in volo verso la capitale tedesca!
“Adesso
sarai soddisfatta! Siamo su di un aereo e i miei non sanno che fine abbia
fatto, farò prender loro un
colpo!”
“Non ti
preoccupare, non ti diranno niente e se lo fanno dirai che sei stata rapita da una pazza in vena di
scherzi!”
Sorrido
e guardo fuori dal finestrino.
“Ancora
non mi hai detto da dove vieni!”
“Cosa?”
La
domanda arriva a sorpresa
“Oh,
beh, abito in Italia, in un piccolo paesino di montagna!”
Guardo
davanti a me e prendo a pensare al motivetto che stavo ascoltando prima di
cadere addormentata... improvvisamente mi viene sonno. Trattengo a stento gli
sbadigli…
“Accidenti,
come può venirmi sonno se sto già dormendo?”
Scuoto
la testa e prendo in mano un giornale posto sullo schienale del sedile davanti.
Inizio a leggere ma gli occhi mi si chiudono da soli.
“Fra qualche istante atterreremo all’aeroporto di Tempelhof, preghiamo
i signori passeggeri di portare il sedile in posizione eretta, e di allacciare
le cinture di sicurezza, grazie!”
Apro
gli occhi e sollevo la testa guardandomi intorno.
“Cavoli,
devo essermi addormentata sul serio! Non è possibile, mamma, però, che
dormita!” Stiracchio le braccia e noto che il mio orologio segna le
“Stupendo!
Quindi, secondo il mio
orologio, sarebbero le otto di mattina!”
“Già! Invece in Giappone sono le due di notte!”
La voce
assonnata di Patty mi fa
voltare; ha gli occhi gonfi e una gran brutta cera
“Cos’hai?”
chiedo un po’ preoccupata
“Cos’ho? Tu hai dormito, io no!”
Sollevo
le sopracciglia e mi preparo per scendere dal mezzo.
“Adesso
che si fa?” domanda Gatsby
con aria annoiata
“Allora,
dunque... Benji è ad
Amburgo, giusto?!! Quindi è lì che andremo!”
“Non ho
ancora capito cos’hai intenzione di fare!E poi come conosci Benji?”
“Ma
allora non hai ancora capito che non avete segreti per me?! Dopo lui,
andremo a prendere anche Tom,
in Francia!”
Sorrido
e guardo il volto dell’altra farsi preoccupato
“Cosa? Hai intenzione di andare
anche in Francia? Ma per fare
cosa?”
“Niente,
voglio riportare entrambi in patria!”
“E perché, di grazia?”
La
giovane mette le mani sui fianchi e mi guarda con aria torva
“Così!”
“Ok, io ci rinuncio! Tu sei pazza,
completamente fusa! Ed io
devo chiamare casa!”
“Non
puoi farlo!”
Esclamo,
guardandomi intorno alla ricerca di una cartina della Germania
“E perché,
me lo impedirai tu?”
“No, ma
tu stessa hai detto che ora
in Giappone è notte fonda! Non credo sia una buona idea!”
La
ragazza non parla più. Sospiro e scuoto mestamente il capo
“Accidenti!
Dobbiamo trovare un taxi, o non arriveremo mai ad Amburgo!”
“Ma tu
hai idea di dove sia
Amburgo?”
Chiede Patty con aria esasperata “Beh,
si, più o meno… a dire il
vero la geografia non è l mio forte… perché?”
La
ragazza mi afferra un braccio
“Hai
ancora del denaro dietro?”
La
guardo un po’ stordita
“Beh,
si, dovrebbe comparire, un attimo!”
Infilo
una mano in tasca e ne estraggo
diverse banconote
“Wow, è
cambiata automaticamente la valuta!”
Ridacchio
soddisfatta
“Uff... ascolta, con un taxi non
arriveremo mai, conviene prendere un altro volo!”
Annuisco
e parto alla volta del tabellone delle partenze.
In poco
più di un’ora siamo nel bel mezzo della città tedesca e con molta facilità
raggiungiamo il campo dell’allenamento dell’omonima squadra di calcio.
Appena
vado la sagoma del ragazzo che stiamo
cercando parto in quarta, senza preoccuparmi del fatto che per lui sono una
perfetta sconosciuta
“Benjamin Price! Ehi, dico a te, vieni qui!”
Urlo
mentre un ragazzo con un cappello rosso in testa e i capelli corvini, si volta
con aria interrogativa. Vicino a lui vi è un altro giovane dalla chioma castana
“Accidenti,
non ci posso credere! Ho preso due piccioni con una fava! Ehi, Patty, tranquilla, non dovremo
andare in Francia! Tom Baker è qui!”
Ci
vogliono molti minuti per riuscire a convincere i due calciatori a seguirci ma allo fine l’ha vinta la
sottoscritta (poteva essere altrimenti???). Ci imbarchiamo nuovamente su di un aeroplano e, verso
le 12, ora locale, giungiamo a Fijisawa.
“E ora che siamo qui, che dobbiamo
fare?” chiede con aria accigliata Benji.
“E io
che ne so?! Andate a salutare
i vostri vecchi compagni di squadra!”
Il trio
mi guarda con aria assassina
“Ragazzi!!! Patty!!! Ma, che ci fate qui? Patty, tua madre era preoccupata, dove eri finita?”
La
comparsa di Oliver Hutton cattura l’attenzione dei tre che vanno a
salutare il giovane.
Non so
perché, ma mi sento di troppo e, con passo felpato, mi allontano di qualche metro
“Ah!!! È stato proprio forte! Dovrei
fare più spesso sogni così divertenti!”
Alzo la
testa e guardo il cielo azzurrino, sospirando. Un debole bagliore comincia a
vedersi tutt’intorno.
Socchiudo gli occhi e mi sento improvvisamente leggera.
Quando
mi guardo nuovamente intorno, vedo la mia scrivania, ancora piena di
libri, e capisco di essermi svegliata.
“Però, un po’ mi dispiace!” sussurro
a mezza voce.
Non ho
neppure finito di pronunciare la farse
che, un improvviso bagliore riempie la camera “Adesso che cavolo succede!”
esclamo alzandomi di colpo dalla sedia e voltandomi verso il letto.
Strabuzzo
gli occhi, vedendo quattro persone che mi guardano con aria ancora più confusa.