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Autore: ElisPan    09/12/2012    0 recensioni
Lei, solo lei può capirmi.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Trent'anni anni fa mi ritrovai in uno stretto borgo lontano dal centro città, sempre più lontano, oltre gli alti pini e i verdi cespugli pieni di more, mi recavo in quel luogo quando volevo dare uno stacco a questa frenetica vita, che ormai a nessuno da tregua, da quando la tecnologia ha preso il sopravento nelle menti delle persone, ogni giorno ne tirano fuori una nuova, ‘’dovete tenervi al passo coi tempi’’ ripeteva in continuazione il mio giovane capo, laureato in fisica, sembrava quasi onnisciente, indistruttibile. Stavo lì ore e ore senza pensare a niente, mente libera, disteso sull’erba, il mio unico movimento era alzare e abbassare il braccio tra una tirata e un’altra. Nella vita quotidiana  ero sempre solo, ho avuto un’infanzia difficile, fui costretto ad abbandonare i miei amati studi di latino e greco antico per aiutare la mia famiglia, anche se con pochi spiccioli. Il mio sogno era quello di diventare un grande cultore delle lingue antiche, erano forse l’uniche materie a cui dedicavo anima e corpo, ricordo ancora che per il mio compleanno i miei genitori mi regalarono un malandato dizionario di latino, e i mio fratello  un libro di grammatica latina  in modo da aumentare le miei conoscenze. Erano diventati quasi i miei migliori amici, le mie versioni erano perfette, e senza loro non sarei mai arrivato a quei livelli, ma nella mia famiglia si sentiva il bisogno di un aiuto in più, in quel periodo la peste si diffondeva rapidamente,  mio fratello si  ammalò gravemente e per pagare le medicine fui costretto ad abbandonare i miei cari amici. La mia vita prosegui velocemente. A diciotto anni iniziai a lavorare in fabbrica e li restai. Col tempo tutto cambiò, mi dovetti specializzare in una complicata materia per poter continuare a lavorare, usai i pochi soldi lasciatomi dai miei defunti genitori per pagare il corso. Non  ho ricordi abbastanza felici per i quali ancora sorridere, ho un solo rimpianto, quello di averti lasciato così, senza una lacrima, un grido disperato, una parola sottovoce.. niente, la mia faccia sembrava bloccata, il mio sguardo vuoto di fronte al tuo corpo senza vita. Te ne sei andata proprio come tutti loro,  il mio amato fratello, la mia umile e bellissima madre insieme alla bambina che portava in grembo  e il mio povero, povero  padre che avrebbe fatto di tutto pur di farci condurre una vita migliore. Sei stata accanto a me solo per pochi anni, tu eri l’unica persona che mi capiva veramente, amavi la letteratura moderna, il profumo delle rose rosse il mattino, essere svegliata con un piccolo bacio sul collo, amavi quando ti spazzolavo i capelli, e io adoravo il tuo irresistibile sorriso, le tue rosee guance, i tuoi occhi verdi, la tua chioma d’orata, le tue carnose labbra e il  tuo profumo alla lavanda e muschio bianco. Credevo che saremmo invecchiati insieme, seduti sul nostro piccolo dondolo,a prendere il sole, felici e contenti, ma non ho considerato gli ostacoli che la vita ti impone, e quello, quel maledetto ostacolo non ero mai riuscito a superarlo. Non riuscivo a credere che quella terribile malattia avesse colpito anche te, ti corrodeva da dentro e piano piano accresceva sempre di più fino a raggiungere il tuo, ormai debole,  cuore. L’ultima notte della tua vita io ero accanto a te, ti stringevo forte la mano e ti ripetevo in continuazione di non mollare, di restare sveglia!. Ma niente, per la disperazione ti presi dal letto e ti portai fuori, mi accasciai sul dondolo con il tuo freddo corpo fra le mani… le tue ultime parole furono: vale amor meus, che tradotto significa: addio amore mio.  E io, rimasi là, immobile a fissarti per ore ore, fin quando ti riportai a letto e annunciai a tutti la tua scomparsa. Il giorno del funerale fu solo un’aggiunta alla mia devastazione interna. Mi licenziarono dalla fabbrica, perché da giorni non andavo più a lavorare, sinceramente non me ne importava niente, rimasi fuori seduto in quel dondolo, di giorno di notte, passavano le stagioni, arrivo l’inverno ed io mi ammalai gravemente. Quando mi diagnosticarono il tumore ero felice, volevo morire, morire e dar fine a questa triste vita, e ritornare da te amore mio. Per questo ho scritto questa lettera,  per annunciare a chi non mi  troverà in casa,  che sono passato dalla mia cara moglie, gli ho fatto un saluto, e sono tornato in quel lontano posto fuori città ed è li che darò fine alla mia vita, tra la natura, immerso nel silenzio,con un mazzo di rose rosse e senza pensieri dirò: Arrivo amore mio.
  
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