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Autore: maude17    09/12/2012    7 recensioni
Città nuova, amici nuovi, scuola nuova. Andare a vivere a Bayville era un proprio e vero cambiamento per Caroline Ryan, ma è proprio ciò a cui sua madre l’aveva costretta. E ora Caroline era obbligata a lasciare il suo migliore amico, Justin, e tutta la sua vita per andare in Tennessee. Tutto però nella nuova scuola sembra smentire quello che aveva letto su internet, ma niente è come sembra, come le aveva ricordato Derek, un compagno di scuola; infatti tutto inizia a peggiorare dall’arrivo di Scott Lafferty, giocatore di football incredibilmente bello quanto stronzo, che insieme alla sua banda di bulli la iniziano a tormentare senza un evidente motivo. E il fondo viene toccato in quel maledetto giorno in cui tutto a scuola cambiò.
E cosa può esserci di così grave da far mettere da parte i rancori reciproci di Caroline e Scott?
Cosa può accadere da far ribaltare la situazione e da far apparire Scott per quello che è davvero e non solo per lo stronzo della scuola?
E quando Caroline si accorgerà di non odiarlo più come prima, che accadrà?
In fondo lei era una normalissima nuova arrivata.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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 Grazie mille a Jess Graphic per la nuova copertina! :D


Capitolo 13___E’ tutta colpa mia

 
 
 
-Che hai fatto?!-, esclamò staccandosi di colpo da me.
Lo guardai spaesata: non era forse ovvio?
Lui si guardò intorno controllando che non ci fosse nessuno.
-Ho la ragazza! Che ti è saltato in mente?!-, fece un passo indietro.
-Io…-, mormorai confusa.
-Tu?! Non so come ti è potuto venire in mente che io fossi d’accordo con una cosa del genere!-
Abbassai il capo, arrossendo.
-Io credevo che…-
-Niente Caroline, non credevi niente. Io sto con Samantha e la amo, non mi piaci te-
Alzai lo sguardo ferita, con gli occhi lucidi e li puntai nei suoi, terrorizzati.
Un momento. Terrorizzati?
E perché mai era terrorizzato? Da cosa poi?
-Credevo di interessarti, almeno un po’-, mi impuntai.
-Certo, come amica! Amica, Caroline. A-M-I-C-A!-
-Okay, ho capito! Non c’è bisogno di ripeterlo mille volte!-, sbottai, stringendo il pugno. –Già che ci sto facendo una figura di merda, non c’è bisogno di sottolinearlo!-
-Evidentemente non l’hai capito se mi hai… hai… ecco… si, insomma…-
-Baciato, Scott. Baciato!-, ora toccava a me ripetere le cose. –Ti ho baciato Scott e non ti sei nemmeno tolto subito, quindi vuol dire che… non lo so che vuol dire, ma qualcosa vorrà pure dire… ma comunque non si è mai sentito di un ragazzo di un metro e novanta di muscoli essere stato violentato da una nana e tu… tu mi stai aggredendo come se ti avessi fatto chissà cose. Come se ti avessi provocato una chissà quale vergogna, come se ti avessi fatto un qualche torto. Ma sai qui chi è l’unica che ha subito un torto? Io!-, gli ringhiai addosso, spintonandolo leggermente e lasciando cadere una lacrima per la frustrazione. –Sono io quella che è sempre presa per il culo, quella che si è illusa. È tutta colpa mia, Scott Lafferty. Tu non hai fatto niente, niente! Ho fatto tutto io! Sei contento ora?!-, non aveva senso arrabbiarsi così, alla fine lui non aveva fatto davvero niente… se non illudermi inconsapevolmente.
Mi guardò con gli occhi fuori dalle orbite. Che cavolo voleva ora!?
-Smettila di guardarmi così!-, sbottai. –Grazie per oggi, ci vediamo a scuola-, lo salutai freddamente, trattenendo le altre lacrime che cercavano di uscire prepotentemente.
Lui mi guardò sempre più sorpreso ma non accennava a muoversi.
-Vattene Scott-, mormorai stanca.
-Ma non ha senso quello che stai dicendo…-
Lo continuai a guardare senza però dire nulla. Ora ero anche una scema che diceva cose a caso e senza senso. Perfetto.
Lui sbuffò sonoramente: -Va bene, ci rinuncio. E non fare l’offesa, perché non hai ragione-
-Vaffanculo, Lafferty!-, gli gridai addosso spintonandolo giù dai gradini che davano sull’ingresso, poi entrai in casa e gli sbattei la porta in faccia.
Stronzo.
-Tesoro che è successo?!-, subito mia mamma mi venne incontro.
-Niente, mamma. Abbiamo solo discusso-, mormorai amara sobbalzando quando sentii il rumore del SUV di Scott che partiva.
-Sicura di stare bene?-, chiese di nuovo.
-No, ma non è niente-, mi tolsi la giacca e mi diressi verso la cucina.
-Ti piace vero?-
Perché doveva chiedermi queste cose? Non mi piaceva per niente che mi riuscisse a capire così bene.
Proprio no.
-Si mamma; ma non sono ricambiata quindi non succederà mai niente, come mi ha fatto capire bene lui prima-, spiegai senza guardarla negli occhi. –Non ho voglia di parlarne ora, preparo la cena. Puoi andare su-
Mi sentii abbracciare da dietro e la sentii darmi un bacio sulla nuca.
-Vedrai che sistemerete tutto, tesoro-
Mi voltai e le sorrisi debolmente. –Lo spero-
E lo speravo davvero, anche se ero piuttosto scettica al riguardo.
Scott me lo aveva fatto capire pochi minuti prima e anche molto bene.
Avevo rovinato tutto. Tutto.
Perché devo sempre essere così stupida?!
Già che ho dovuto fare quella figura di merda da sognatrice illusa da cose che vedeva solo lei, perché lui mi ha dovuto trattare così?
Bastava anche un solo “Ehi Caroline, mi sa che hai frainteso, amici come prima?”
No.
Mi aveva umiliata ulteriormente e questa volta non gliela volevo perdonare tanto facilmente.
Non potevo innamorarmi di un ragazzo meno complicato, che ricambiasse?
No, ovviamente. Troppo facile.
E io non sarei Caroline Ryan se non mi complicassi sempre la vita.
Credo che abbandonerò il genere maschile; forse mi faccio lesbica: le donne sono più furbe.
Perché dicevano che eravamo noi le complicate poi?
Mah.
Presi la sfoglia per fare le rosette con rabbia e incominciai a metterci sopra fette di prosciutto cotto, dopo aver acceso il forno per farlo riscaldare.
Sentii mia mamma sospirare e poi andare in salotto: aveva capito che volevo restare sola a pensare e a darmi mentalmente della stupida, in quel momento.
Non volevo piangere però, non lo avrei più fatto per quell’idiota, ne avevo già versate a sufficienza.
Chiusi gli occhi per tranquillizzarmi e poi tornai ad arrotolare la sfoglia intorno al prosciutto.
Non solo con David era finita male, ma ora anche con Scott e oltre a due possibili ragazzi, avevo perso anche due amici.
Mai ferma! Non sto mai ferma!
Incominciai ad avvolgere la sfoglia in modo tale da darle una vaga forma di rosa.
Quella ricetta me l’aveva insegnata una ragazza italiana che aveva ospitato Justin per sei mesi grazie al programma di scambi culturali. Si chiamava Alba* ed era molto carina, poi parlava molto bene l’inglese. Era un tipino sveglio e piccolino e aveva i capelli ricci neri, lunghi fino alle spalle.
Non sapevo se Justin si fosse mantenuto in contatto, ma credevo proprio di sì.
Ripensare a quel periodo mi fece sorridere e non rimuginare all’episodio che era successo poco prima.
Forse avevo esagerato, non dovevo starci tanto male. No.
Infornai le rosette e mi appoggiai al bancone della cucina, con la testa posata su una mano e il gomito sul ripiano.
Sbuffai prendendo il cellulare per leggere il messaggio che mi era appena arrivato.
 
Ciao tesoro, che hai fatto oggi? :)
 
Era Justin. Sorrisi e risposi:
 
Sono andata alla Casa del Mobile con Lafferty.
 
La sua risposta non si fece attendere troppo:
 
Oh oh. Che è successo?
 
Come riusciva a capire quando c’era qualcosa che non andava mi sorprendeva ancora.
 
L’ho baciato.
 
L’hai che?! E?!
 
Puoi immaginare… abbiamo litigato, tanto, e mi ha detto che ama la Jeffrey e che mi vede solo come un’amica e che non devo fare l’offesa perché ha ragione lui.
 
Balle! Non ama l’oca! Come stai, Car?
 
Come vuoi che stia? Da schifo. Ho fatto una figura di merda tripla: una per il bacio, la seconda per le cose che mi ha detto e poi perché gli ho urlato contro.
 
Che gli hai detto?
 
Non mi va di scriverlo per messaggio. Ho voglia di tornare a casa, lì era tutto più semplice.
 
Vieni allora, ho voglia di rivederti. Domani dopo scuola!
 
Sai che mi stai tentando? Dai, ora lo dico a mia mamma e domani ci vediamo. Mi ospiti per una sera?
 
Ovvio! E me lo chiedi pure?! I miei saranno felicissimi di rivederti!
 
Allora è deciso. A domani, Justin :)
 
A domani, piccola :)

 
Riposi il cellulare nella borsa sorridendo felice: era da tanto che non tornavo a casa. Chissà se Durstend era cambiata!
Andai in sala e mi sedetti sul divano con mia mamma.
-Mamma, va bene se domani vado a Durstend e poi resto a dormire da Justin?-, le chiesi.
Mi guardò sorpresa, ma poi vedendo quanto ero felice di quella novità mi sorrise anche lei.
-Con la scuola non avrai problemi?-
-No, tranquilla-
-Allora va bene… stai un po’ meglio?-, mi chiese cauta.
Sorrisi sghemba. –Forse un po’-
Fummo interrotte dal timer del forno: le rosette erano pronte!
Stavo morendo di fame! E con la speranza di tornare a com’ero prima della Bayville, incominciai a mangiare.
 
Quella notte dormii poco o niente e mi svegliai ancora di più di malumore.
Essere innamorati faceva schifo. Esserlo di qualcuno che non ricambiava lo era ancora di più.
Mi preparai con calma e svogliata: non volevo arrivare presto e dover assistere alle scenette d’amore di Lafferty con la sua amata.
Puah.
Mi infilai una maglietta e dei jeans, poi presi un cardigan nel caso ci fosse più fresco a Durstend e indossai le mie amate All Stars. Controllai di aver preso tutto per la mia piccola gita: beauty-case, vestiti di ricambio e per uscire, soldi, cellulare, chiavi della macchina.
Ero tornata a sorridere a guardare il borsone, anche se continuavo ad avere l’amaro in bocca per quello che era successo con Scott.
Scesi in fretta le scale e lasciai un bigliettino a mia mamma con scritto che ci saremmo viste il giorno dopo verso sera e uscii di casa.
Misi il borsone nel baule e misi in moto, arrivando con calma al mio incubo giornaliero: la scuola.
-Caroline, finalmente! Pensavamo non venissi più-, mi saluto Felicia.
Sorrisi debolmente. –Stavo cercando di evitare Scott e la oca-
-E’ successo qualcosa?-, chiese Danielle.
-Ieri l’ho baciato-
-COSA?!-, fu praticamente l’urlo simultaneo delle mie due amiche.
Sospirai e incominciai il mio racconto, cercando di non guardare verso la sua auto.
-Cioè, ma è impazzito!?-
-La ama?! Ma dove!?-
-E’ quello che mi ha detto lui-
-Beh, allora è proprio scemo-
-E’ un uomo, non pretendere Dani-, ecco la solita Felicia-anti-uomini.
-Non ho parole, tu hai fatto benissimo a dirgli tutte quelle cose-
-Non lo so… so solo che ho fatto una figura di merda colossale-, abbassai gli occhi.
Mentre raccontavo ci eravamo avvicinate verso l’entrata e per fare i gradini alzai lo sguardo.
Non lo avessi mai fatto.
La visione che mi si parò davanti fu come uno schiaffo in faccia. Un crudele e fortissimo schiaffo.
La piova, l’oca, la gallina, la troia, meglio conosciuta come Samantha Jeffrey, si era appolipata –strano!- a Scott.
Aveva le mani tra i suoi bellissimi capelli, le labbra sulle sue, morbidissime e caldissime, era così vicina al suo corpo.
Mi venne il magone a quella scena e mi si inumidirono gli occhi: potevano essere meno plateali; anche se mi chiedo ancora perché mi stupissi così tanto visto che sono sempre stati molto… diciamo… espansivi.
-Ragazze vado in classe…-, sussurrai voltando lo sguardo, non prima che le mie amiche vedessero cosa mi avesse fatto cambiare presto umore.
-Vengo con te-, mi disse Felicia, mentre Danielle mi abbracciava e andava verso l’aula di matematica.
Licy mi prese per mano e senza dire niente ci dirigemmo verso l’entrata.
Ora, problema numero due: i due polipi erano proprio lì di fronte.
Ma lo facevano apposta!? Si.
La conferma l’ebbi quando Samantha aprì gli occhi e mi guardò mentre continuava a violentare le labbra di Scott.
Potevo picchiarla!? Avrei fatto un favore a tutto il mondo, questo era poco ma sicuro.
La fulminai con lo sguardo poi strinsi la mano a Felicia e con lei entrai finalmente a scuola.
 
Storia, inglese e biologia passarono senza troppi problemi, o almeno credo…
Non avevo praticamente calcolato i professori rimuginando sulla visione di quella mattina: si lo so, ero masochista.
Ero troppo crudele se speravo che facendo una delle sue piroette da cheerleader si rompesse qualcosa e fosse costretta a letto?! Senza danni permanenti, certo, ma che comunque la facciano sparire un po’ dalla circolazione!
Okay, non mi riconoscevo quasi più.
-Stai distruggendo quelle crocchette-, mi colse alla sprovvista Scott alle spalle.
Lo guardai incredula: aveva davvero il coraggio di venirmi a parlare!?
-Che vuoi Scott?-, chiesi acida.
Lui fece una smorfia.
-Credevo che potessimo rimanere amici-, mi disse.
-E’ colpa tua se non possiamo esserlo, anzi scusa, è colpa mia perché sono stupida. Non ci riesco Scott, scusa-, mi alzai, portando via il piatto e buttando il suo contenuto, praticamente immacolato, nel pattume della mensa.
Aveva anche avuto la faccia tosta di venirmi a parlare!? Dopo il suo spettacolino di quella mattina poi! Suvvia, un po’ di tatto poteva averlo.
Dopo l’episodio della pausa pranzo non ci rivolgemmo più la parola, nemmeno a ginnastica, anche se poi io ero attaccata a Danielle e raramente alzavo gli occhi dal pavimento o dal viso della mia amica o del professore.
Qualcuno lassù doveva amarmi –o no, a seconda dei punti di vista-, ma quel pomeriggio non ci fece giocare a football e quindi avevo potuto continuare nel mio piano di ignorare Scott.
Mi dispiaceva non parlarci più, dopo l’amicizia che avevamo costruito, ma per il momento non me la sentivo, non dopo la sua scenetta da vittima della sera prima.
Dopo aver salutato Danielle e averla avvertita che il giorno seguente non sarei stata a scuola, uscii dalla palestra e mi avviai al parcheggio.
Salii in macchina e sistemai lo specchietto retrovisore, ma nel farlo potei vedere una replica della scenetta della mattina.
Vomito. Ma non mi doveva importare, mi sarei dovuta abituare, e poi non volevo che rovinassero la mia visita a casa.
Però… no basta Caroline, porca vacca!
Non ti importa, non ti importa, non ti importa.
Sbattei ripetutamente le mani sul volante, facendomi male con le chiavi che avevo strette nel pugno, poi mi passai una mano sulla fronte e presi profondi e lenti respiri per tranquillizzarmi.
Che merda di situazione.
Inserii la chiave nell’auto e misi in moto.
Alzai un’ultima volta lo sguardo e vidi Scott guardami con un’espressione strana che non riuscii a decifrare. Poi quello che successe mi lasciò basita: Samantha gli aveva mollato uno schiaffo.
Ero sempre più confusa ma ormai il mio povero cervello chiedeva, anzi gridava, pietà: dovevo scollegarlo e non pensare a Scott Lafferty e a Samantha Jeffrey per un po’.
Justin faceva al caso mio e, inserendo la prima, partii per tornare finalmente a casa, a Durstend.




*Alba: esiste davvero, mi sono ispirata ad una mia amica :D <3




Spazio dell'autrice:


Ciao a tutti! :D
Sono riuscita a pubblicare un giorno prima! Sono fiera di me :D ahah
Dunque dunque . La reazione di Scott, buah, è scemo e non perde tempo a dimostrarlo!
La nost
ra Caroline ci è rimasta malissimo, specialmente perchè il comportamento di Scott era piuttosto ambiguo! E' delusa da lui e anche un po' -okay, un po' molto- demoralizzata e imbarazzata, come lo sarebbe ogni ragazza nella sua situazione.
Ora, il comportamente di Samantha. A parte la piovra costante, dovete fare attenzione a quando apre gli occhi per guardare Caroline!
La Jeffrey ha capito i sentimenti di Caroline e fa la stronza per marcare il territorio; il fatto che Scott si lasci pure baciare gli fa meritare uno schiaffo, che non ha gli stessi motivi di quello che gli da alla fine del capitolo Samantha. 
Nei prossimi capitoli si spiegherà anche quello di schiaffi :3
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che non vediate l'ora di tornare a casa con Justin! :D
Vi lascio un piccolo spoiler del prossimo:


Ad un tratto lo vidi! Era Scott! Giuro che era lui!
Mi alzai di scatto e camminai verso di lui sorridendo.
-Scott!-, lo chiamai facendolo voltare di colpo.


E ve ne lascio uno piccolissimo anche io: non è come sembra :D
Mah! :D

Ora vi lascio, se volete lasciare una recensione è sempre molto gradita! :D



Alla prossima! 



MaudeScott



  
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