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Autore: nuccetta    09/12/2012    10 recensioni
Elena, Damon e Stefan. Elena è bella, mora, con gli occhi del color del cioccolato. Damon ha due iridi di ghiaccio, un atteggiamento da bello e dannato e la battuta sempre pronta sulla punta della lingua. Stefan è ligio al dovere ed innamorato perdutamente della sua donna. sembrerebbero gli stessi protagonisti che abbiamo imparato ad amare in The vampire diaries, ma non è così.
Elena e Stefan si sono conosciuti e amati anni fa, la loro storia è ricca di passione, tenerezza e amore. Damon giunge all'improvviso tra di loro e legherà indissolubilmente la vita alle loro.
E' la storia di un amore travagliato, è una storia di tradimenti, di bugie, di sentimenti veri e di timori nascosti.
un triangolo un po' diverso dal solito....
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena, Elena/Stefan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lui è al mio fianco, il corpo ancora caldo d'amore, il profumo della mia pelle sulla sua. Ho quasi paura a voltarmi, a scorgere il suo viso dubbioso ed impertinente. Mi vergogno terribilmente del mio comportamento, di chi ho finto di essere, anche solo per una sera. E adesso ho un enorme groppo in gola. Come devo comportarmi? Cosa dovrei dirgli? Come posso sistemare tutto? Come posso spiegargli il mio atteggiamento di ieri sera, vorrà delle risposte ed io ho bisogno di dargliele.

 

 

 

Continuiamo a bere. Ormai, sono talmente assuefatta dall'alcol che non riesco a percepirne neanche il sapore acido e bruciante. Mi lascio andare in una danza scoordinata, totalmente incurante del mondo che mi circonda, incurante degli sguardi indisposti delle donnine antipatiche e bisognose di attenzioni, incurante del suo sguardo che avido mi percorre. Non sono me stessa, o forse lo sono davvero per la prima volta in vita mia. E magari è questo che mi spaventa.

Forza, Gilbert, riprenditi. Usciamo da qui”. Le sue mani afferrano salde la mia vita, muovo debolmente le gambe, è come se stessi fluttuando nell'aria, totalmente in balia di lui.

Ride divertito per tutto il viaggio di ritorno, la mia espressione assente deve essere particolarmente buffa. Gli lancio un paio di sguardi irritati. E' incredibile come sia facile trascorrere del tempo con lui, non devo preoccuparmi di nulla, come se le nostre poche ore di conoscenza venissero in secondo piano. Ed è qui che si consuma la mia colpa, è qui che mi sento una stupida, un'irresponsabile. Sono qui, sull'auto di un uomo che neanche conosco, il telefono senza suoneria ed un fidanzato ed una coinquilina abbandonati nel bel mezzo di una festa... cosa posso ricavarne di buono?

Poi, giro leggermente la testa, leggermente perchè altrimenti potrei rimettere tutti i liquidi bevuti sul cruscotto di Damon e immagino che questo potrebbe non renderlo felice. Lo scruto nell'oscurità di questa notte limpida, analizzo la mascella squadrata e perfetta, le ciglia lunghe e folte, le labbra leggermente imbronciate e comunque irritanti. E allora non ho paura, non può farmi paura. Forse l'unica cosa che dovrei temere sono io, io ed il mio bisogno indisponente di allungare una mano verso di lui, il bisogno di sfiorare le sue labbra con le mie... ok, che diavolo stai dicendo, Elena? Tu ami Stefan, lui è il tuo amore epico, non ricordi?

Cerco di allontanare questi pensieri contrastanti dalla mia mente, non mi viene neanche così difficile, l'unica cosa che vorrei fare è dormire, dormire e dimenticare questa giornata, dimenticare la rabbia, la delusione, il disgusto per me stessa, la tentazione.

Ehi, principessa, siamo arrivati”.

Siamo di fronte a casa Salvatore, la mia macchina è ancora lì davanti, Caroline deve aver trovato un passaggio. Scendo dall'auto, sento la gambe molli e la testa sta pericolosamente girando. Damon mi fissa preoccupato. “Elena, non credo che sia una buona idea lasciarti guidare”.

Perchè mai? Sto benissimo”.

Non sei abituata a bere, vero?”.

Questi non sono affari tuoi”. Ride, storcendo leggermente la bocca. Perchè è così dannatamente sexy?”.

Mi piaci, Gilbert. Ci sai fare”. Le sue labbra si avvicinano pericolosamente alle mie, i suoi denti bianchi mi illuminano come un faro in piena notte. Ed io... beh, io rimango lì, inerme, incapace di muovere un solo passo. Poi un altro millimetro recuperato ed il mi cuore che batte ancora più forte.

Ci siamo quasi, i nostri sguardi riescono a toccarsi, ma qualcosa succede. Una smorfia, la sua bocca che si incurva in un espressione di desiderio ed io mi perdo nei ricordi, nella famigliarità di quel ghigno. Mi ritorna alla mente Stefan, ciò che io sono per lui, ciò che lui è sempre stato per me.

Non posso”. Mi ritraggo così velocemente che sembro trasmettere elettricità. I suoi occhi mi infiammano, mi penetrano nei muscoli, nelle ossa.

Scusami”. Corro verso villa Salvatore. Damon rimane solo nel buio di quella notte stellata. Non mi volto a guardarlo, forse perchè ho paura di affrontare il suo sguardo stupito, forse perchè ho paura di voler tornare indietro. Mi perdo nell'oscurità e, con il fiato corto, un po' per lo sforzo, un po' per l'eccitazione di quel momento così intenso, raggiungo l'appartamento di Stefan.

Perchè è lui, Elena. Perchè e sempre stato lui. Busso con vigore alla porta blindata, con un po' di immaginazione vedo le mie nocche tingersi di rosso. Sto pregando affinchè Giuseppe Salvatore e consorte non si sveglino di soprassalto decidendo di dare uno sguardo a ciò che succede nel cortile della loro casa.

Uno Stefan assonnato e in mutande mi apre, sfregandosi gli occhi. E' bello, è mio. Cosa dovrei volere di più? Il suo sguardo sorpreso mi coglie impreparata. Non so come comportarmi, non so cosa raccontargli.

Elena, che fine avevi fatto?”. Ecco la domanda che più temevo. “Scusami per stasera, sono stato un perfetto idiota, avrei dovut...”. Mi lancio su di lui, gli blocco le labbra con un bacio. Un bacio che finge passione, che nasconde le colpe, che tenta disperatamente di dimostrare qualcosa che non c'è.

Già, perchè mentre bacio Stefan con slancio e femminilità, mi accorgo che la mia mente, la mia pelle sta rispondendo a stimoli esterni. A due occhi più gelidi del ghiaccio, a due labbra più avide del fuoco...

 

 

“Ma no, non può essere così. Sei solo condizionata dal tempo, dalla rabbia. Tu ami Stefan. Lui è il tuo amore epico”.

“Non ti sto dicendo che il mio amore per lui è scemato in una sera per il primo demente incrociato. Dico solo che non mi era mai successo”.

“Cosa non ti era mai successo?”.

“Di essere così tanto tentata da un corpo che non sia quello di Stefan”.

“Senti, scommetto che se le si presentasse di fronte Brad Pitt nudo con un fiocchetto in testa, tua madre, per quanto innamorata del padre dei suoi figli, non si tirerebbe indietro di fronte ad un possibile salto sincronizzato...”.

“Bonnie! Grazie, ma non voglio parlare della situazione sessuale di mia madre, anzi voglio completamente ignorare il fatto che ne abbia una”.

“Ok, smetto di fare la stupida. Dimmi che cosa senti in questo momento, può aiutarti”.

“Io... io ho paura...”.

Faccio appena in tempo a lasciar cadere il discorso, che Stefan fa il suo ingresso in cucina. E' bello da spezzare il fiato. La canotta sportiva gli fascia perfettamente i muscoli gonfi e scattanti.

“Ehi...”.

“Bonnie, scusa, devo lasciarti, ora”.

“Ok, ma comportati bene... e salutami Stefan”.

Chiudo il telefono e mi avvicino timida ed impaurita al petto del mio grande amore. Profuma di buono, profuma di noi e questo è ciò che conta, è ciò che ha sempre contato.

“Di cosa hai paura?”. Ritorno per un attimo al mio mondo, a quello che si è capovolto sotto sopra in una sola notte.

“Ehm... niente... stavo dicendo a Bonnie che ho paura per... per oggi... è il mio primo giorno di lavoro. Sono un po' agitata”.

Stefan mi stringe forte tra le braccia, mi sento protetta, al sicuro, eppure una strana sensazione di angoscia sta prendendo vita dentro me.

“Sarai perfetta, piccola”. Gli abbandono un gelido bacio sulle labbra... alzo gli occhi ed incrocio il suo verde foglia, ma... ma è come se tutto ad un tratto preferissi il cielo alla natura.

“Elena, dove sei stata ieri sera?”.

Ecco la terribile verità, ecco il momento che ho più temuto in queste ore.

“Lo so, mi sono comportato come un cretino. Avrei dovuto difenderti, farti capire che per me sei la cosa più importante, che ha più senso in assoluto. Ma andartene così... ho avuto paura, temevo ti fosse successo qualcosa. Poi il tuo telefono che squillava a vuoto...”.

E' il momento della verità, quello in cui devo farmi valere per ciò che sono, per Elena Gilbert, la donna leale e corretta che sono sempre stata.

“Stefan...”. Una semplice parola, il suo nome e tutto mi sembra assumere una prospettiva diversa.

“Scusa, ma ero troppo arrabbiata. Avevo bisogno di stare da sola, di trascorrere qualche ora in compagnia di me stessa... perdonami”.

Ed è qui che si consuma il mio tradimento, la mia bugia, il mio cambiamento di personalità. Io, Elena Gilbert, ho appena detto una bugia e l'ho detta all'unica persona che non la meritava.

“Devo andare a lavoro. Non posso rischiare di arrivare tardi proprio il primo giorno!”.

Bacio Stefan con dolcezza. Ho fatto la cosa giusta, ho preservato il nostro amore, l'unica cosa giusta.

 

 

“Ecco qui la principessa! Ieri io e Stefan ti abbiamo cercato ovunque. Si può sapere che fine avevi fatto?”.

“Ciao, Caroline, anche io sono felice di rivederti”.

Ecco questo vulcano esplosivo prendere il sopravvento ed eruttare davanti a me. E' una giornata pesante, l'agitazione per il primo incontro con il capo, il senso di colpa per la bugia raccontata a Stefan, la rabbia per aver anche solo pensato di poter tradire il mio fidanzato epico... no, decisamente non è giornata.

“Dai, vieni, ti accompagno nella tana del lupo. Non spaventarti, sa essere parecchio crudele quando gli gira!”.

Wow, di bene in meglio. Come iniziare il lavoro con il piede giusto.

Caroline mi fa strada tra le stanze di un lussuoso stabile di città. Statue d'autore, quadri pittoreschi e moquette da centinaia di soldoni, incrociano il mio cammino. Dove diavolo mi trovo? E' un'editoria, o la reggia del sultano?

Caroline, perfetta nel suo tallier grigio e impeccabile sui suoi tacchi dodici, bussa con insistenza ad una spessa porta di legno.

“Prego”.

“Ehi, guarda un po' chi ti ho portato”.

La porta si spalanca allargando nettamente la mia visuale. Lo studio è la parte più facoltosa dell'intero edificio. Come in una scena a rallenty, il mio sguardo attraversa prima le frivolezze dell'ufficio, dopo di che si posano su di lui, sul mio capo.

Due occhi azzurri mi osservano luminosi, un sorriso sarcastico e sornione mi illumina il viso.

“Tu....”.

“Strano modo per rivolgerti al capo. Dopo tutto è solo il tuo primo giorno di lavoro”. Ironico ed irritante come ieri sera.

“Vi conoscete?”. Quasi mi dimenticavo della presenza di Caroline. In questo momento i suoi fanali ci stanno scrutando sospettosi ed anche un po' stupiti.

“Diciamo che ci siamo scontrati. Piacere, Damon Kallaghan”. Guardo con diffidenza la mano che mi tende, non può essere così, non è giusto!

Scrollo la testa rassegnata. “Elena Gilbert, piacere”.

Damon Kallaghan... suona bene, gli conferisce un non so che di misterioso... ok, Elena, limitati a pensare a lui come al tuo capo, anche perchè è questo che è. Il tuo capo.

“Signorina Gilbert, vuole fissarmi con quell'espressione da pesce lesso per tutto il tempo del suo turno, o vuole farmi delle domande di senso compiuto su quelle che sono le sue mansioni?”.

Ok, è ufficiale: lo odio.

“Posso immaginare quali siano le mie mansioni di assistente, la ringrazio signor Kallaghan”. Sorride soddisfatto, mentre questo giochino mi irrita, lui sembra divertirsi alla grande. Forse perchè tornato a casa,ieri sera, non non si è dovuto far carico delle conseguenze delle sue azioni, forse perchè se nella vita hai tutto, non devi temere di far del male alle persone che ami, forse perchè è molto più sincero con se stesso di quanto lo sia stato io per tutta la mia vita.

“Allora, Caroline ti guiderà all'interno del mio mondo, ok, Barbie?”. Siamo già passati al tu. Lui e Caroline scambiano uno sguardo d'intesa. Sembrano molto complici. Sento un fastidio sotto lo stomaco, eppure non riesco a capirne il motivo... ma, no, non deve esserci nessun motivo.

“Vorrei che scrivessi un articolo per la pagina della cultura. Deve essere sul sentimentale, qualcosa di malinconico sulla città di New York... sono certo che mi stupirai, Elena”. Pone l'accento sul mio nome, quasi fossimo due amici di lunga data, ma si sa che niente unisce due persone quanto una notte folle e un animo buio.

“Non pensavo dovessi occuparmi di giornalismo”.

“Tu pensi troppo, o forse troppo poco. Sta di fatto che questo non va di sicuro a tua vantaggio, ricordati che sei solo in prova”.

“Cercherò di farmi venire qualche idea”.

“Non avevo dubbi”.

 

 

 

 

“Elena, non disperare. Damon sembra uno stronzo manipolatore, ma ha il cuore buono. Ti sta solo mettendo alla prova, devi averlo colpito”.

Guardo Caroline dubbiosa. E poi, perchè parla di lui come di una sorta di Dio greco, sceso dal cielo solo per aiutare noi?

“Cosa c'è tra di voi?”.

“Co... come?”. Si china per raccogliere una penna dal pavimento, importanti ciocche bionde le coprono elegantemente il viso, ma non abbastanza da distrarmi dal rossore che hanno assunto le sue guance.

“Dai, è evidente che ci sia del tenero”. Non so perchè, ma sento la voce venire meno.

“Ti sbagli. Attualmente non c'è nulla tra di noi. E se anche in passato c'è stato qualcosa, ti assicuro che si discosta totalmente da ciò che può essere definito tenero”.

Fantastico, avrei preferito fosse meno esplicita, ma cerco di non fare troppo caso alle sue parole. Ma che caspita dico? Perchè dovrei temere le sue parole? Io non provo nulla per Damon. E' solo un uomo molto affascinante, con un modo di porsi pari a quello di un cane. In questo ne sono convninta: Stefan non ha uguali!

“Beh, non sareste una brutta coppia”.

“Elena, io e Damon non stiamo insieme. Perchè vuoi sentirtelo dire?”.

Mi sento arrossire . Non è da me comportarmi in questo modo, non è da me dimostrarmi così fragile e scoperta.

Un ragazzo dal bell'aspetto fa il suo ingresso nel nostro piccolo ufficio.

“Ciao ragazze”. Ha un bel sorriso bianco e sincero.

Caroline si alza per raggiungerlo, incrocia la sua mano a quella del ragazzo. “Elena, ti presento Tyler, il mio fidanzato”.

Ok, ora arrossisco se è possibile ancora di più. Io e Caroline non abbiamo ancora tutta questa confidenza e il mio comportamento sono sicura le abbia suscitato sorrisi.

“Piacere, Elena”. Sorrido imbarazzata a Tyler.

La porta si spalanca di nuovo, questa volta con più prepotenza di prima.

“Adoro vedere i miei dipendenti darsi così da fare per l'azienda”.

“E dai, Damon, non essere petulante, sono giusto venuto a conoscere la nuova componente dello staff”. Deve esserci una grande amicizia tra i due, Tyler sembra essere uno dei pochi capaci di tenere testa alle manie di protagonismo di Damon, e lui non sembra prendersela troppo.

Il suo sguardo si appoggia su di me, incendiandomi.

“Elena, hai scritto ciò che ti avevo chiesto?”.

Sento un vuoto allo stomaco, è il mio primo giorno di lavoro e già non so rispondere alle esigenze del mio capo.

“Veramente... io... Damon mi dispiace, ma....”.

“Non ne sei stata in grado”.

“Damon, non fare lo stronzo. E' appena arrivata, dalla il tempo di ambientarsi”.

Il suo sguardo glaciale rimane puntato su di me, ignorando completamente le parole di Tyler.

“Preparati, devo parlarti”.

“Damon....”.

“No, Caroline. Ho bisogno di parlare con Elena. Da solo”.

 

 

 

 

Busso con indecisione alla porta del mio capo. Penso di aver appena fatto un record: la ragazza incapace di tenersi un lavoro per più di cinque ore. Fantastico. Come devo dirlo a Stefan? Era così contento di avermi aiutato a trovare questo lavoro per me.

“Entra pure”.

Non dico nulla, la vergogna ha ormai preso il mio posto, il mio corpo.

“Andiamo”. Prende la giacca appesa all'appendiabiti. Devo avere uno sguardo interrogativo, perchè si ferma a guardarmi sorpreso. Sembra quasi un'altra persona, il suo sguardo è carico di bontà, una bontà che di certo non lo contraddistingue.

“Non guardarmi così. Devo portarti in un posto. E' importante per la tua formazione personale”.

Neanche mezz'ora dopo mi ritrovo catapultata in un aeroporto, uno di quelli piccolini di cui non si sa neanche dell'esistenza.

“Damon, dove mi stai portando?”.

“Lo vedrai, un po' di pazienza”.

Sono quasi le sette, il sole è tramontato da poco e il buio ha inghiottito l'intero paesaggio. Sono sopra l'aereo privato di Damon Kallaghan e sono completamente spossata.

L'automobilista inizia il decollo. Tra le varie teorie che mi frullano in testa, la più accreditata è che mi voglia lanciare giù, una volta saliti ad alta quota.

“Perchè mi hai portata qui?”.

Mi invita ad alzarmi con un cenno della mano. Slaccio la cintura e lo seguo fino a metà dell'aereo.

Mi circonda la vita con una mano ed io mi sento morire.

“Guarda fuori”.

Alzo lo sguardo verso il finestrino. Davanti a me uno spettacolo mai visto. New York brilla sotto le luci della notte. E' lucente, bella, potente.

“Non capisco”.

“Non sei stata in grado di scrivere l'articolo, non per le tue scarse capacità da scrittrice, ma perchè ti senti un'estranea nella città che ti ospita. Devi imparare a conoscerla per amarla”.

“Continuo a non capire...”.

“Quando ho messo piede in questa azienda, ero solo un ragazzino viziato che amava divertirsi con i soldi del padre. Non mi piaceva per niente l'idea di dover rinunciare alla mia libertà, ma mio padre era stato chiaro, o il lavoro, o i ponti”.

“E tu hai scelto il lavoro...”.

“Amo troppo il lusso e il benessere per rinunciare ai soldi. Sono una testa di cazzo, e lo ero anche molto di più una volta, ma poi ho scoperto che i soldi hanno un sapore diverso quando ti portano anche la stima e l'invidia dei più in della società”.

“Quindi tu fai tutto questo per avere un posto tuo nel mondo?”.

“Io faccio tutto questo per egoismo. Ma tu no, Elena, tu non sei come me. Il tuo spirito è libero, è puro. Tu puoi arrivare molto più lontano di me, tu non devi agire per far del male a qualcuno, tu lo farai per fare del bene a te. E' questa la differenza sostanziale tra noi due.

Guarda fuori. Io sono New York di giorno. Grande, potente, impegnato. New York sotto la luce del sole è una vetrina, una vetrina che fa invidia al mondo intero, così ricca da intimorire anche i paesi più coraggiosi. Ma dietro questa scorza, vivono anche i suoi problemi, i suoi altarini, le sue paure.

Tu sei diversa, tu non devi apparire, tu sei. Esattamente come New York in questo momento, quando le porte degli uffici si chiudono e la gente torna a casa dalla propria famiglia. Nessuno si gode più questo panorama perchè è impegnato a dimostrare amore alle persone che lo circondano. Ed è in questo momento che New York si mostra bella, accogliente, dolce, innamorata. Si sente sola, abbandonata, inutile, eppure è sempre lì, sempre presente quando hai bisogno di lei. Tu sei come questa città, riesci a mostrare te stessa solo quando intorno a te è tutto buio, solo quando non devi rendere conto a nessuno. Tu sei uno spirito libero, Elena, tu puoi fare tanto e puoi farlo con le tue gambe”.

Rimango a fissarlo allibita, è una delle cose più belle che siano state dette su di me. Mi sento viva, apprezzata, accettata, e tutto questo da un uomo che non conosco ancora.

“Hai detto delle cose stupende. Perchè non scrivi tu questo articolo? Sarebbe eccezionale”.

“No, ti ho già detto il perchè. Io sono New York sotto la luce del sole, ho troppe facciate da preservare per cadere in inutili sentimentalismi”.

“Non sono inutili”.

“Elena, solo tu puoi ottenere ciò che voglio. Tu sei...”.

“New York di notte”.

“Bastano poche ore per innamorarsi di una visione del genere”.

Il suo sguardo diventa grave ed io non so perchè, ma ho voglia di arrossire.

 

 

 

 

“Elena. Domani hai la giornata libera. Finisci l'articolo ed esci con Caroline, ti serve un vestito”.

“Cosa?”.

“Abbiamo una cena a casa Mikaelson. Sono degli stronzi, ma sono anche tra i più grandi finanziatori dell'azienda. Tu e Care verrete con me”.

Attacca il telefono. Sono quasi vicino a Casa Salvatore, ma le emozioni di un'ora fa sono vive dentro me. Incredibile come in un guscio così duro, possa esserci così tanta passione... mi ritrovo a sorridere, mio malgrado.

Stefan mi aspetta alla porta, il sorriso da parte a parte. Sento un bruciore interno.

“Tesoro, mi sei mancata immensamente”.

Lo abbraccio forte. “Anche tu mi sei mancato”.

“Come è andato il primo giorno”.

“Non c'è male”.

“Beh, direi che va bene. Sei andata ben oltre le ore di lavoro”.

Il cuore accelera leggermente il suo percorso. “Già, straordinari”. Cos'altro potrei dire? Il mio affascinante capo mi ha portata su un aereo per osservare insieme le luci della città? No, direi che non ne vale la pena.

Lo stringo ancora di più a me, il suo profumo mi stordisce.

“Tu hai tanta fame?”.

“Dipende da cosa intendi per fame?”.

Lo bacio con trasporto e passo dopo passo siamo in camera sua. Per una sera voglio che esistiamo solo noi due, Stefan, Elena e nessun altro.

 

 

 

 

 

Ciao ragazze! Come state?

 

In questo capitolo scopriamo che non stiamo parlando di Damon Salvatore, ma di Damon Kallaghan, un Damon un po' diverso dalla serie tv, ma altrettanto irritante.

Elena inizia a perdere un po' del suo spessore, è confusa ed incapace di prendere decisioni, ma vi assicuro che il suo carattere uscirà di nuovo fuori al più presto possibile... e allora saranno dolori. Stefan è ancora ignaro di ciò che sta succedendo, presto lo vedremo più in azione... promesso.

Abbiamo inoltre scoperto che Elena non è andata a letto con Damon... vi ho deluse??? ricordate che in questa storia, non tutto è come sembra....

vi ringrazio tutte. Un bacio

  
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